Capitolo diciotto – Got my heart
Nicole
dormiva profondamente, i pugnetti chiusi e un sorriso sulla bocca, la copertina
rosa fino alle spalle, la culla che la riparava dalle cattiverie del mondo.
Bill,
invece, non riusciva a chiudere occhio.
Era
rimasto nella stanza della bambina, seduto sul davanzale interno della finestra
che dava sulla strada deserta, una gamba piegata e l’altra allungata, le
braccia conserte e la schiena contro il freddo muro.
Guardandosi
attorno nella stanza buia, illuminata a stento dalla mezza luna in cielo, Bill
osservava le pareti che aveva decorato per l’arrivo della figlia, per far sì
che anche quella cameretta fosse accogliente.
Era
stata una lunga giornata, non tanto per l’aver badato l’intero giorno a Nicole,
che a parte qualche pianto per il mal di pancia, era stata bravissima, quanto
perché Tom era davvero sparito per ore senza tornare nemmeno per cena.
Senza
avvertire.
Bill
cercava di chiudere gli occhi e far finta di non vedere, anche poco prima aveva
provato a contenersi, a non dare di matto e c’era riuscito quasi del tutto.
Tom
sapeva di legna bruciata, addosso aveva un profumo che non era il suo, negli
occhi una luce strana.
E
di nuovo a chiudere gli occhi, a fingere.
Era
consapevole del fatto che Tom, di certo, non fosse stato in giro da solo
l’intero giorno.
Anzi,
sapeva addirittura che non era stato proprio in giro, piuttosto in un posto che
conosceva bene dai racconti passati di Tom… quando stava con Anis, infatti.
Era
difficile non percepire le sensazioni di suo fratello, Tom non era capace a
chiudersi a riccio, ad ostentare spensieratezza o a mentire, quindi sin dalla
nascita di Nicole, Bill aveva capito che qualcosa era cambiato, o meglio, che
qualcuno era tornato.
Bill
aveva sentito tutto ed aveva avuto un colpo al cuore, si sentiva tradito ed
arrabbiato eppure faceva finta di niente da un mese: Tom, con lui, si era
comportato come nulla fosse ma possibile fosse così stupido da non capire che
per Bill era come un libro aperto?
Nicole
mugolò nel sonno, aprendo e chiudendo i pugnetti: Bill allungò il collo per guardarla,
strappato ai suoi pensieri, sorrise: per fortuna aveva lei che lo distraeva.
Amava quando Nicole gli afferrava il dito e lo
stringeva tra le sue manine alzando gli occhi chiari verso i suoi ed accennando
quello che –Bill avrebbe giurato- era proprio un sorriso per il suo papà.
Immerso
nei suoi pensieri –non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di tristezza
che gli aveva dato l’intera giornata ad aspettare invano Tom- si accorse della
porta socchiusa.
Nel
corridoio illuminato stava in piedi Tom, un asciugamano legato ai fianchi, i
capelli bagnati sulle spalle.
Bill
sentì una fitta dolorosa allo stomaco mentre tutti quelli che sperava fossero
dubbi prendevano lentamente forma: Tom lo aveva tradito.
“Ehi,
piccolo” sussurrò proprio il moro, una mano sullo stipite della porta “vieni a
letto?”
Bill
lo osservò per un lungo attimo, arricciando impercettibilmente le labbra.
Nonostante
tutto, annuì: “Tra poco arrivo” mormorò in risposta lasciando disegnare sulle
labbra del gemello un bel sorriso.
Un’altra
fitta allo stomaco.
Tom
non si era resto conto della sua tristezza.
Il
biondo si chinò sulla culla della figlia, la coprì meglio rimboccandole le
coperte e le baciò delicatamente la fronte, una carezza appena pronunciata sul
visino.
Buonanotte, piccola mia.
*
“Mi
dispiace essere tornato tardi” fu la prima cosa che pronunciò Tom semisdraiato
sul letto, una tuta come pigiama. Allungò le braccia verso il fratello e
afferrò il suo polso tirandolo contro di sé, a riposare contro il proprio
petto.
Bill
inizialmente puntò i piedi ma poi si lasciò andare tra le sue braccia, le dita
di Tom ad accarezzargli il collo e la mascella perfetta.
“Non
tenermi il muso…” sussurrò chinandosi per dargli un piccolo bacio sulla fronte
e Bill si ritrovò a sorridere, azzerando i pensieri.
Forse
poteva perdonarlo anche quella volta.
Portò
le dita sul suo mento e cercò le sue labbra, per baciarlo dolcemente.
La
mano del moro scivolò lungò il suo corpo sinuoso, fino al fianco, poi al sedere
perfetto.
“Tom…”
sospirò il biondo alzando gli occhi liquidi verso i suoi “sono ancora
arrabbiato”
Dal
canto suo, Tom sentiva un peso in fondo allo stomaco, un nodo fatto di senso di
colpa che però andava sciogliendosi con ogni piccolo sorriso che Bill gli stava
dedicando; e i suoi occhi liquidi di desiderio…Dio.
Aveva
passato l’intera giornata con Anis ma adesso aveva voglia di stare anche col
suo Bill, la sua anima gemella; con la mano scivolò fin tra le sue gambe, accolto
da un sospiro tremante che lo fece rabbrividire.
“Oh,
piccolo, ti amo…” sussurrò coinvolgendolo in un bacio rovente e lasciando che
Bill lo sovrastasse col corpo.
Bill,
da parte sua, ci aveva messo un attimo a dimenticare tutto il rancore della
giornata: sapeva bene, lo percepiva in ogni modo, che nonostante Tom fosse
stato con Anis, quel giorno, in quel momento era perfettamente consapevole che
il cuore di suo fratello batteva solo ed esclusivamente per lui.
“E tu mi ami?” sussurrò Tom accarezzando la
sua pelle dopo aver spogliato entrambi, baciando il suo collo dolcemente e poi
mordicchiandogli il lobo, “Mh, amore, mi ami?” ripeté
lasciando scontrare i loro sessi desiderosi, adesso viso a viso, voltati su un
lato.
“Sì,
ti amo” gemette l’altro socchiudendo gli occhi ambrati, il palmo aperto sulla
sua schiena per premerlo meglio contro di sé.
Era
amore, il loro?
Quante
volte ancora Tom avrebbe potuto andarsene e successivamente tornare sapendo di
un altro, per poi lasciarsi accogliere dal gentile cuore di Bill?
*
Era
notte fonda, quasi l’alba, quando Anis si voltò tra le lenzuola decorate
prendendo in mano il cellulare e visualizzando l’ennesimo messaggio.
“No, domenica non posso, te l’ho detto…”
L’uomo
sorrise dolcemente, il profilo austero illuminato dalla luce del display, gli
occhi scuri socchiusi per il fastidio.
“Ma
perché, dai, potremmo stare insieme tutto il giorno… solo io e te…” scrisse,
mille idee maliziose per la testa.
“Abbiamo un’esibizione e un’intervista, mica
posso mandare solo Bill e gli altri”
Anis
sospirò, aveva una gran voglia di vederlo, di toccarlo, di baciarlo…
“Non
so se posso resistere ancora molto senza starti vicino: oh, se tu fossi qui
cosa ti farei…”
“Smettila, me lo stai facendo venire duro. Cretino.
Pensa piuttosto a quando possiamo vederci” rispose Tom e Anis riuscì ad
immaginarselo, solo, in quel suo
letto, la mano che gli scivolava lenta tra le gambe ad accarezzare il proprio sesso,
un sospiro tra le labbra schiuse, quelle labbra che avrebbe baciato una vita
intera.
Fu
invece lui a portare la propria mano sull’erezione crescente, iniziando a
toccarsi dandosi rapidamente piacere, la schiena inarcata e la nuca affondata
nel cuscino di piume, il volto di Tom in mente, gli sembrava di udire i suoi
gemiti deliziosi di sole poche ore prima, i suoi di più, amore, ti prego sospirati
nella fatica del momento; rilasciò copiosamente tra le dita trattenendo un
ansito, gli occhi serrati.
Si
alzò lentamente, cercando di non fare cigolare il letto, chiudendosi in bagno
per lavarsi le mani, evitando di guardarsi allo specchio, colpevole.
Tornato
in camera, tornò a sdraiarsi, coprendosi il corpo infreddolito e notando due
occhi scuri che lo fissavano.
“Amore,
tutto bene?” domandò la figura.
“Sì,
Anna” sussurrò chinandosi per lasciare un morbido bacio sul ventre arrotondato
della donna.
“Allora
noi torniamo a dormire” sussurrò lei
accarezzandogli i capelli con dolcezza e lui annuì aspettando che la fidanzata
chiudesse gli occhi per inviare l’ultimo messaggio: mercoledì pomeriggio solito posto.
Non
riuscì ad impedirsi di sorridere.
*
Angolino!
Grazie,
rigrazie e grazissime per
essere arrivati fino qui ed ovviamente grazie per le vostre puntualissime
recensioni: mi fate sempre molto contenta, adoro leggere le vostre opinioni, i
vostri ragionamenti.
Ed
ora arriviamo qui, in fondo ad un capitolo dove secondo me vorreste uccidermi.
Ho
provato pena per Bill ed un misto di tenerezza, riesco a capirlo più di quanto
vorrei: tornerebbe da Tom mille volte e mille ancora, nonostante il male,
nonostante i casini. E Tom, non riesco nemmeno ad essere arrabbiata con Tom perché
non riesce a staccarsi da Anis, Anis è il passato che ritorna e Bill il suo
futuro (?).
Il
nome della donna con Anis non è scelto a caso, la sua vera moglie porta questo
nome (in realtà sarebbe Anna-Maria ma in quel contesto ho preferito abbreviarlo…
insomma, sarebbe risultato troppo distaccato da parte di lui chiamarla col nome
intero). E quindi, Anis è uno stronzo o è solo innamorato di Tom?
Aspetto
ansiosa i vostri commenti!
Un
bacio,
vostra
M.