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Autore: Siamo_infiniti    17/11/2015    3 recensioni
Il moro posò la fronte contro la sua spalla nuda, con le grandi mani gli accarezzò la schiena e lo strinse a sé, annuendo brevemente, più volte.
Sapeva quanto suo fratello avesse ragione, quanto non si sbagliasse. Era sempre stato così, quando si erano allontanati, poi si erano riavvicinati, erano capaci di farsi del male, [...] ma era difficile condividere tutto, aria compresa, sebbene indispensabile per la loro sopravvivenza.
“Devi guardare le cose positivamente” fece Bill a voce bassa contro il suo orecchio “[...] Ma non posso nemmeno scappare da te, amore, anche tu sei una mia responsabilità ed io voglio che tu lo sia per tutta la vita, adesso ho capito cosa voglio, ho capito che voglio amarti senza riserva, senza esclusione di colpi, voglio solo te, e Dio, [...] Camille non conta niente, per me[...]”
“Lo giuri?” sussurrò Tom, insicuro.
“Oh, Tom” borbottò Bill fingendosi esausto, “ti sto giurando il mio amore eterno da mezzora, come fai ad essere così ottuso?
Dal Capitolo 14
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Sorpresa, Tom Kaulitz
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Capitolo diciotto – Got my heart

 

 

Nicole dormiva profondamente, i pugnetti chiusi e un sorriso sulla bocca, la copertina rosa fino alle spalle, la culla che la riparava dalle cattiverie del mondo.

Bill, invece, non riusciva a chiudere occhio.

Era rimasto nella stanza della bambina, seduto sul davanzale interno della finestra che dava sulla strada deserta, una gamba piegata e l’altra allungata, le braccia conserte e la schiena contro il freddo muro.

Guardandosi attorno nella stanza buia, illuminata a stento dalla mezza luna in cielo, Bill osservava le pareti che aveva decorato per l’arrivo della figlia, per far sì che anche quella cameretta fosse accogliente.

Era stata una lunga giornata, non tanto per l’aver badato l’intero giorno a Nicole, che a parte qualche pianto per il mal di pancia, era stata bravissima, quanto perché Tom era davvero sparito per ore senza tornare nemmeno per cena.

Senza avvertire.

Bill cercava di chiudere gli occhi e far finta di non vedere, anche poco prima aveva provato a contenersi, a non dare di matto e c’era riuscito quasi del tutto.

Tom sapeva di legna bruciata, addosso aveva un profumo che non era il suo, negli occhi una luce strana.

E di nuovo a chiudere gli occhi, a fingere.

Era consapevole del fatto che Tom, di certo, non fosse stato in giro da solo l’intero giorno.

Anzi, sapeva addirittura che non era stato proprio in giro, piuttosto in un posto che conosceva bene dai racconti passati di Tom… quando stava con Anis, infatti.

Era difficile non percepire le sensazioni di suo fratello, Tom non era capace a chiudersi a riccio, ad ostentare spensieratezza o a mentire, quindi sin dalla nascita di Nicole, Bill aveva capito che qualcosa era cambiato, o meglio, che qualcuno era tornato.

Bill aveva sentito tutto ed aveva avuto un colpo al cuore, si sentiva tradito ed arrabbiato eppure faceva finta di niente da un mese: Tom, con lui, si era comportato come nulla fosse ma possibile fosse così stupido da non capire che per Bill era come un libro aperto?

Nicole mugolò nel sonno, aprendo e chiudendo i pugnetti: Bill allungò il collo per guardarla, strappato ai suoi pensieri, sorrise: per fortuna aveva lei che lo distraeva.

 Amava quando Nicole gli afferrava il dito e lo stringeva tra le sue manine alzando gli occhi chiari verso i suoi ed accennando quello che –Bill avrebbe giurato- era proprio un sorriso per il suo papà.

Immerso nei suoi pensieri –non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di tristezza che gli aveva dato l’intera giornata ad aspettare invano Tom- si accorse della porta socchiusa.

Nel corridoio illuminato stava in piedi Tom, un asciugamano legato ai fianchi, i capelli bagnati sulle spalle.

Bill sentì una fitta dolorosa allo stomaco mentre tutti quelli che sperava fossero dubbi prendevano lentamente forma: Tom lo aveva tradito.

“Ehi, piccolo” sussurrò proprio il moro, una mano sullo stipite della porta “vieni a letto?”

Bill lo osservò per un lungo attimo, arricciando impercettibilmente le labbra.

Nonostante tutto, annuì: “Tra poco arrivo” mormorò in risposta lasciando disegnare sulle labbra del gemello un bel sorriso.

Un’altra fitta allo stomaco.

Tom non si era resto conto della sua tristezza.

Il biondo si chinò sulla culla della figlia, la coprì meglio rimboccandole le coperte e le baciò delicatamente la fronte, una carezza appena pronunciata sul visino.

Buonanotte, piccola mia.

 

 

*

 

 

“Mi dispiace essere tornato tardi” fu la prima cosa che pronunciò Tom semisdraiato sul letto, una tuta come pigiama. Allungò le braccia verso il fratello e afferrò il suo polso tirandolo contro di sé, a riposare contro il proprio petto.

Bill inizialmente puntò i piedi ma poi si lasciò andare tra le sue braccia, le dita di Tom ad accarezzargli il collo e la mascella perfetta.

“Non tenermi il muso…” sussurrò chinandosi per dargli un piccolo bacio sulla fronte e Bill si ritrovò a sorridere, azzerando i pensieri.

Forse poteva perdonarlo anche quella volta.

Portò le dita sul suo mento e cercò le sue labbra, per baciarlo dolcemente.

La mano del moro scivolò lungò il suo corpo sinuoso, fino al fianco, poi al sedere perfetto.

“Tom…” sospirò il biondo alzando gli occhi liquidi verso i suoi “sono ancora arrabbiato”

Dal canto suo, Tom sentiva un peso in fondo allo stomaco, un nodo fatto di senso di colpa che però andava sciogliendosi con ogni piccolo sorriso che Bill gli stava dedicando; e i suoi occhi liquidi di desiderio…Dio.

Aveva passato l’intera giornata con Anis ma adesso aveva voglia di stare anche col suo Bill, la sua anima gemella; con la mano scivolò fin tra le sue gambe, accolto da un sospiro tremante che lo fece rabbrividire.

“Oh, piccolo, ti amo…” sussurrò coinvolgendolo in un bacio rovente e lasciando che Bill lo sovrastasse col corpo.

Bill, da parte sua, ci aveva messo un attimo a dimenticare tutto il rancore della giornata: sapeva bene, lo percepiva in ogni modo, che nonostante Tom fosse stato con Anis, quel giorno, in quel momento era perfettamente consapevole che il cuore di suo fratello batteva solo ed esclusivamente per lui.

 “E tu mi ami?” sussurrò Tom accarezzando la sua pelle dopo aver spogliato entrambi, baciando il suo collo dolcemente e poi mordicchiandogli il lobo, “Mh, amore, mi ami?” ripeté lasciando scontrare i loro sessi desiderosi, adesso viso a viso, voltati su un lato.

“Sì, ti amo” gemette l’altro socchiudendo gli occhi ambrati, il palmo aperto sulla sua schiena per premerlo meglio contro di sé.

Era amore, il loro?

Quante volte ancora Tom avrebbe potuto andarsene e successivamente tornare sapendo di un altro, per poi lasciarsi accogliere dal gentile cuore di Bill?

 

 

*

 

 

Era notte fonda, quasi l’alba, quando Anis si voltò tra le lenzuola decorate prendendo in mano il cellulare e visualizzando l’ennesimo messaggio.

No, domenica non posso, te l’ho detto…”

L’uomo sorrise dolcemente, il profilo austero illuminato dalla luce del display, gli occhi scuri socchiusi per il fastidio.

“Ma perché, dai, potremmo stare insieme tutto il giorno… solo io e te…” scrisse, mille idee maliziose per la testa.

Abbiamo un’esibizione e un’intervista, mica posso mandare solo Bill e gli altri”

Anis sospirò, aveva una gran voglia di vederlo, di toccarlo, di baciarlo…

“Non so se posso resistere ancora molto senza starti vicino: oh, se tu fossi qui cosa ti farei…”

Smettila, me lo stai facendo venire duro. Cretino. Pensa piuttosto a quando possiamo vederci” rispose Tom e Anis riuscì ad immaginarselo, solo, in quel suo letto, la mano che gli scivolava lenta tra le gambe ad accarezzare il proprio sesso, un sospiro tra le labbra schiuse, quelle labbra che avrebbe baciato una vita intera.

Fu invece lui a portare la propria mano sull’erezione crescente, iniziando a toccarsi dandosi rapidamente piacere, la schiena inarcata e la nuca affondata nel cuscino di piume, il volto di Tom in mente, gli sembrava di udire i suoi gemiti deliziosi di sole poche ore prima, i suoi di più, amore, ti prego sospirati nella fatica del momento; rilasciò copiosamente tra le dita trattenendo un ansito, gli occhi serrati.

Si alzò lentamente, cercando di non fare cigolare il letto, chiudendosi in bagno per lavarsi le mani, evitando di guardarsi allo specchio, colpevole.

Tornato in camera, tornò a sdraiarsi, coprendosi il corpo infreddolito e notando due occhi scuri che lo fissavano.

“Amore, tutto bene?” domandò la figura.

“Sì, Anna” sussurrò chinandosi per lasciare un morbido bacio sul ventre arrotondato della donna.

“Allora noi torniamo a dormire” sussurrò lei accarezzandogli i capelli con dolcezza e lui annuì aspettando che la fidanzata chiudesse gli occhi per inviare l’ultimo messaggio: mercoledì pomeriggio solito posto.

Non riuscì ad impedirsi di sorridere.

 

*

 

 

Angolino!

Grazie, rigrazie e grazissime per essere arrivati fino qui ed ovviamente grazie per le vostre puntualissime recensioni: mi fate sempre molto contenta, adoro leggere le vostre opinioni, i vostri ragionamenti.

Ed ora arriviamo qui, in fondo ad un capitolo dove secondo me vorreste uccidermi.

Ho provato pena per Bill ed un misto di tenerezza, riesco a capirlo più di quanto vorrei: tornerebbe da Tom mille volte e mille ancora, nonostante il male, nonostante i casini. E Tom, non riesco nemmeno ad essere arrabbiata con Tom perché non riesce a staccarsi da Anis, Anis è il passato che ritorna e Bill il suo futuro (?).

Il nome della donna con Anis non è scelto a caso, la sua vera moglie porta questo nome (in realtà sarebbe Anna-Maria ma in quel contesto ho preferito abbreviarlo… insomma, sarebbe risultato troppo distaccato da parte di lui chiamarla col nome intero). E quindi, Anis è uno stronzo o è solo innamorato di Tom?

Aspetto ansiosa i vostri commenti!

Un bacio,

vostra M.

 

  
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