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Autore: f9v5    18/11/2015    1 recensioni
[Crossover; Full Metal Panic/Black Lagoon] [Linguaggio scurrile "gentilmente" concesso da Revy e anche da altri, astenersi finti moralisti]
Un nuovo incarico per i Fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge, un rapimento che nasconde più trame di quante ne mostri all'apparenza.
Una Whispered incolpevole il cui unico peccato e avere concetti tecnologici in testa che lei neanche ha chiesto e un fissato delle armi che si crede sempre in guerra.
Attraverso la frazione rossa che porta al "Domani".
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Revy negli ultimi dieci minuti aveva scaricato addosso a quel ragazzo tutto il suo repertorio di insulti, da più leggeri (secondo il suo punto di vista) a più pesanti.

-Te lo chiedo un’altra volta: dov’è che i tuoi complici hanno condotto Kaname Chidori?-

-Fottiti!- il pugno partì quasi immediato centrandola alla bocca dello stomaco.

Un verso di rabbia e dolore uscì roco dalla bocca della donna, seguito da uno sguardo di puro astio verso il suo interrogatore; se solo non avesse avuto le mani e le gambe letteralmente legate a quel fottuto albero lo avrebbe già fatto pentire di ogni singolo colpo.

-Rassegnati ragazzino, da me non saprai niente!- aggiunse poi, con un misto di provocazione e rabbia.

Ciò non ebbe l’effetto desiderato di scalfire lo sguardo freddo e concentrato del ragazzo.

-Pretendo una risposta soddisfacente, o le conseguenze per te saranno spiacevoli!- proseguì lui.

Revy non ricordava d’ aver mai visto qualcuno usare quello sguardo con lei, ma sapeva bene cosa esso esprimesse, perché, se era vero che aveva visto ben pochi rivolgerlo a lei, d’altro canto era stata lei ad adoperarlo molte volte: lo sguardo freddo e senz’anima di chi in quel momento ha in mano la tua vita. Quel ragazzo doveva davvero aver vissuto esperienze dello stesso peso psicologico delle sue, uno sguardo del genere non si imparava a farlo, era qualcosa di naturale.

Ma non sarebbe bastato ad impensierirla.

-Credi davvero che me ne importi di cosa mi farai?! Qui a Roanapur non siamo altro che cadaveri che camminano, conviviamo con la morte ogni giorno. Non saranno certo le tue minacce a farmi paura!-

All’improvviso un segnale acustico giunse dalle tasche dei pantaloni del ragazzo.

Senza smuovere minimamente lo sguardo da lei, infilò una mano in tasca e tirò fuori la ricetrasmittente portandola all’orecchio, ma il vuoto del suo sguardo era sempre puntato su di lei, trafiggendola.

-Cosa c’è?- stava parlando in giapponese, notò Revy, erano sicuramente i suoi compari.

Di giapponese lei non ne capiva granché ma intese che dovevano avergli riferito qualcosa che, almeno per lui, dovesse avere una grande importanza a giudicare dalla scintilla che brillò nei suoi occhi, strappandoli via dall’oscurità che fino a poco prima la stava minacciando.

“Non l’ha persa, lui.” Pensò con disgusto e, forse, con un briciolo di invidia.

Ma quell’attimo di debolezza durò appunto ben poco prima che ghignasse sotto i baffi: quel povero coglione evidentemente si illudeva ancora che la vita potesse riservare sorprese piacevoli.

Se non ti ammazzerò prima, un giorno qualcosa ti farà capire come stanno davvero le cose.” Pensò sfacciatamente.

Poi lo vide mettere su un’espressione incerta.

-Cosa?! Siete sicuri? Avete analizzato bene quanto vi è stato riferito? Avete garanzie che non vi stiano ingannando?-

-HO DETTO DI SÌ, FISSATO CON LE ARMI CHE SI CREDE SEMPRE IN GUERRA, PASSALO ALLA DONNA CHE È  LÌ CON TE!- anche a distanza, Revy potè sentire l’urlo che giunse dall’altro lato dello strumento di comunicazione e fu a quel punto che drignò i denti infastidita.

Era proprio la voce di Kaname Chidori?! Che cazzo voleva dire, Dutch, Benny e quel pappamolle di Rock si erano fatti fregare?

Alcuni minuti dopo fu ancora più confusa dal gesto del ragazzo: le portò la trasmittente all’orecchio, facendole cenno di essere richiesta dall’altro lato.

-Revy.- stavolta vi era la voce di Dutch dall’altro capo.

-Dutch, a questo punto è ovvio che c’è qualcosa che mi sfugge, mi spiegheresti in che merda di situazione ci hai fatti finire?- sbottò la donna, con fredda rabbia.

Da quando si mettevano a negoziare con i loro avversari? A meno che quei tizi non gli avessero offerto, per liberare Chidori, una cifra ancor più alta di quella offertagli da Cliff per rapirla, allora non vedeva nessun motivo per non averli ancora freddati e lasciato i loro cadaveri a marcire in qualche fogna.

Sgranò gli occhi quando sentì quello che le riferì il suo capo.

-Mi auguro sia una presa per il culo, perché te lo puoi scordare che lo faccia! Questo stronzo qua davanti a me non si merita altro che una morte dolorosa e straziante e sarò io a dargliela. Puoi scordarti che io deponga l’ascia di guerra!- continuò a lamentarsi con tragicomica rabbia.

Sembrò calmarsi al sentire il resto del discorso.

Alla fine sospirò.

-E va bene, se vogliamo metterla su questo piano.- fece cenno al ragazzo di aver terminato la discussione, questi, senza mostrarsi minimamente preoccupato per li minacce da lei perpetrategli, si limitò a scambiare alcune ultime informazioni prima di riagganciare.

-Mi sembra quasi paradossale, questa situazione.- commentò distrattamente mentre con un coltello recideva la fune con cui l’aveva legata all’albero.

-Lo dici a me?! E comunque…- fulmineo, fu il pugno di Revy che si abbatté sul volto del suo ormai ex-avversario buttandolo a terra.

-… questo me lo devi. E ti assicuro che prima o poi regoleremo i conti.- aggiunse lei, prima di incamminarsi verso il porto di Roanapur senza degnarsi di aspettarlo, sapendo che tanto questi non avrebbe mosso critiche verso il suo atteggiamento.

“Dunque le cose stanno così. Tsk, lo ripeto: ci siamo cacciati in una situazione di merda!” pensò Revy distrattamente, accendendosi una sigaretta e riflettendo, con cruenta soddisfazione, a ciò che, a breve, sarebbe accaduto.

-Quel Rowan Cliff ha sottovalutato Roanapur. Ora ne saggerà la vera consistenza!- dichiarò malignamente, più a se stessa che al ragazzo che in quel momento le camminava di fianco.

Questi sì limito a guardarla di sottecchi per un attimo, non aggiunse nulla.

 

 

 

-Manca mezz’ora all’ora dell’incontro dei membri della Lagoon, capitano. Presumo sia il caso di muoverci.-

-La squadra ha ultimato i preparativi, compagno sergente?- chiese una voce di donna con un forte accento russo.

-Siamo pronti. Aspettiamo solo i suoi ordini.- confermò il suo braccio destro.

-Molto bene. È il momento che questo Rowan Cliff capisca chi detiene il comando qui a Roanapur!- le ustioni cicatrizzate sul lato sinistro del volto della donna sembravano bruciare di fuoco vivo quando le luci del tramonto si posavano su di esse mentre lei percorreva i corridoi del suo quartier generale, affiancata dal suo soldato più fedele.

Avrebbe dovuto ricordarsi di dire a Dutch di dovergli un favore, ma prima era il caso di occuparsi di quella faccenda prima che divenisse spinosa e rimarcare una volta di più quali fossero le gerarchie in quella città dimenticata da Dio.

 

 

 

Rowan Cliff era conscio del fatto che, per molto tempo, nella sua vita, fosse stato costretto a masticare amaro. Erano stati non pochi i bocconi indigesti che aveva dovuto tollerare, ma sarebbe valsa la pena di sopportarne anche il doppio per quel momento tanto atteso.

Perché lì, ad uno  dei moli del porto di Roanapur, lì, in mezzo a quei container vuoti e abbandonati, stava finalmente per avere ciò che bramava ormai da troppo tempo.

Nick, al suo fianco, strinse i pugni con tale forza da far sbiancare le sue nocche; ogni tanto lanciava anche degli sguardi dietro di sé per accertarsi di avere il suo bazooka ancora legato alla schiena, oppure tutto intorno alla zona, sempre con quello sguardo freddo e serio che sembrava non abbandonarlo mai, come a voler eseguire una scansione a raggi X di ogni singolo centimetro di quel posto per accertarsi che non vi fossero sorprese sgradite.

In un certo senso poteva capirlo, ma ormai era ovvio che non vi fossero rischi. I suoi hacker avevano tenuto sotto osservazione il telefono della Lagoon per tutto il tempo, nel caso in cui avessero deciso di “avere ripensamenti” o cominciassero ad avere sospetti e con i loro computer non erano stati da meno.

Quegli idioti non sospettavano niente e avevano svolto perfettamente il lavoro da lui commissionatogli.

E per ogni evenienza si sarebbe anche sbarazzato di loro, meglio essere prudenti fino in fondo.

Dovette trattenere un fremito di eccitazione quando i membri della Lagoon cominciarono ad entrare nel suo campo visivo; il loro capo, Dutch, teneva stretta a sé la figura di Kaname Chidori in modo che non scappasse.

Vi erano anche due tizi che non conosceva, anch’essi legati e trattenuti dagli altri due membri del gruppo, ma immaginava si trattasse di uomini della Mithril, quei bastardi erano stati una spina nel fianco già ai tempi dell’Amalgam e sembrava proprio che non avessero perso il vizio di impicciarsi.

I tre ostaggi non tentavano neanche di dibattersi, sembravano proprio rassegnati al loro destino.

Beh, poco importava cosa sarebbe successo a quei due intrusi, era solo la giovane Whispered che gli interessava.

Fece un cenno al suo assistente di seguirlo e gli andarono incontro;  i due schieramenti si fermarono a pochi metri l’uno dall’altro.

Rowan tirò fuori dal suo impermeabile uno dei suoi sigari e se lo accese, come a voler sottolineare la sua calma e sicurezza.

-Vedo che avete svolto con successo l’incarico. Sono soddisfatto.-

-Aveva forse dei dubbi al riguardo?- fu Dutch a porre la domanda, con un tono altrettanto sicuro e smaliziato che sembrava quasi volerlo sfidare.

-Certo che no, non mi sarei rivolto a voi se non fossi stato certo della vostra professionalità.-

-Oh, mi fa davvero piacere sapere che si fida ciecamente di noi, tuttavia…- con un movimento rapido Dutch estrasse la sua pistola e la portò alla tempia della giovane Whispered, la quale deglutì nervosamente.

Per un attimo Rowan rischiò seriamente di perdere il fiato e il sigaro di bocca, ma seppe metter su la miglior faccia di bronzo che possedeva e mostrare un’espressione solo vagamente confusa.

Che diavolo stava macchinando quel bastardo?

Il suo assistente Nick scelse saggiamente di non fare neanche il minimo cenno di voler afferrare il suo bazooka, aveva compreso che quel Dutch non avrebbe esitato un attimo a sparare alla ragazza e se la Whispered fosse morta tutto il loro lavoro sarebbe andato in fumo.

-… noi non possiamo dire di fidarci ciecamente di lei.-

-In che senso?-

Gli altri due uomini al fianco del leader della Lagoon sembravano non riuscire a condividere la sicurezza del loro capo, probabilmente temevano un esito negativo.

-Semplice. Lei ci ha pagato metà del compenso pattuito in anticipo, ora noi pretendiamo di ricevere l’altra parte  prima di lasciarle la signorina qui presente. Sa come funziona qui, no? Non si è mai abbastanza tranquilli a concedere piena fiducia.-

Rowan avrebbe voluto sospirare, riuscì a trattenersi solo per non far capire loro che per un attimo aveva seriamente avuto paura.

Dunque si trattava solo di quello, allora la situazione non era variata minimamente.

-Tutto qui? Bastava dirlo, signori. Volete l’altra parte del vostro compenso? Bene, seguitemi.-

A quel punto era importante giocare di intelligenza, non doveva far capire loro le sue intenzioni o addio Whispered.

-La mia base operativa è qui nelle vicinanze.- asserì prima di cominciare a far strada; i membri della Lagoon con i loro rassegnati ostaggi gli furono presto dietro.

-È sicuro di volerli condurre alla base, signore?- gli chiese il suo braccio destro affiancandolo.

I due cominciarono una breve discussione sottovoce onde evitare di essere sentiti.

-Siamo arrivati ad un passo dal traguardo Nick, non possiamo rischiare di inciampare proprio adesso! Vedranno ciò come un ulteriore segno di fiducia e abbasseranno la guardia. Una volta dentro la base ci penseranno i nostri uomini ad occuparsene. Andrà tutto secondo i piani.-

Sì, sarebbe andato tutto a posto, doveva andare tutto a posto.

Non dovettero camminare molto prima di giungere ad un container color giallo incrostato che faceva parte, come molti altri, dello squallido panorama che offriva quella zona del porto.

Rowan aprì il lato corto di esso rivelando al suo interno una rampa di scale.

-Ingegnoso.- commentò Dutch, Cliff provò un sincero senso di soddisfazione.

Sembrava proprio che tutto stesse filando liscio.

-Signore, se permette, io resterei qui a fare da guardia.- annunciò Nick.

L’uomo biondo non badò agli sguardi incerti dei membri della Lagoon e si affrettò a spiegarsi.

-Non sono mai stato bravo nelle contrattazioni o in faccende simili. Mi sentirei più utile qui a fare la guardia. E inoltre… presumo che i nostri ospiti si sentirebbero più a loro agio senza qualcuno che potrebbe puntargli un bazooka contro all’improvviso.-

Sul volto di Rowan spuntò un sorriso soddisfatto, sembrava proprio che Nick avesse deciso di reggergli il gioco del dar loro l’illusione di potersi fidare.

-Nessun problema. Presumo che per voi sia altrettanto, vero?-

-Oh, ma certamente.- rispose Dutch con un ghignò che, molto lontanamente, poteva ritenersi affabile.

Lasciando Nick all’entrata e dopo aver richiuso il container, Rowan condusse i membri della Lagoon e i loro ostaggi giù per quella buia scalinata che prometteva di condurre loro, a loro insaputa, verso la morte e a lui verso il suo trionfo.

 

 

 

A Rowan Cliff non importava di lui, lo riteneva solo una pedina come tutti gli altri, se mai fosse stato necessario lo avrebbe sacrificato senza remore.

Non che a Nick la cosa desse fastidio; non si poteva dire neanche che quella consapevolezza l’avesse raggiunta, dal momento che l’accompagnava fin dal giorno in cui era stato “assunto”.

Nick, fin da piccolo, per sopravvivere, aveva imparato a dare poco credito alle parole e ad affidarsi più agli occhi (Gli occhi sono lo specchio dell’anima, non ricordava chi l’avesse detto), in essi aveva imparato a leggervi anche le più nascoste sfaccettature dell’animo dei suoi interlocutori; lo sguardo di Cliff lasciava trasparire troppo spesso le sue emozioni e vi si leggeva fin troppo facilmente la perversa e spasmodica brama di potere al di là del rispetto della vita.

Rowan Cliff desiderava smaniosamente raggiungere il suo scopo e chi presentava quella luce di follia negli occhi difficilmente provava rispetto per gli altri.

Ma, sinceramente, non gliene importava, se la cosa avesse avuto anche la minima rilevanza per lui avrebbe categoricamente rifiutato di unirsi a lui, probabilmente l’avrebbe anche ucciso quel giorno remoto, in quel vicolo, con quello stesso machete che ancora portava legato alla cintura dei suoi pantaloni militari, sporco di quel sangue secco, un miscuglio ricordo delle sue vittime, che non aveva mai lavato via.

Che per Rowan Cliff lui fosse il suo irrinunciabile braccio destro o un pezzente da sostituire non appena avesse trovato qualcuno più bravo di lui era irrilevante.

Nick sapeva solo che in quel folle progetto aveva di nuovo trovato un perché.

Da giovane lo chiamava “Sopravvivenza”, poi era divenuto “Niente”, un vuoto apparentemente incolmabile condito da sangue versato senza ragione, Rowan Cliff lo aveva fatto divenire “Vendetta”, su quegli ex-superiori dai quali si era sentito preso in giro (gliene aveva parlato distrattamente e non molte volte, ma aveva lasciato intendere che non lasciato la sua vecchia organizzazione in buoni rapporti) e per la quale gli serviva anche il suo supporto.

Avrebbe anche potuto essere un altro il nome del “perché” (Soldi, Politica, Sequestro, uno qualunque), a Nick importava solo che ci fosse.

Lui sentiva solo quello: il bisogno di seguire una strada con una motivazione, per sentirsi vivo.

E per sentirsi vivo avrebbe seguito il suo “Perché” fino alla fine.

-Vi stavo aspettando!- dichiarò, senza modificare il suo tono freddo e quasi meccanico.

Una cosa che aveva sempre rimproverato al su capo? Era troppo sicuro dei suoi mezzi e troppe volte quella sicurezza aveva finito per trasformarsi in arroganza.

Nick aveva la certezza che, prima o poi, tanta superbia avrebbe finito per rovinare tutto, quel giorno sembrava essere arrivato.

Perché non aveva mai fatto presente a Rowan quel suo pensiero? Sapeva già che non sarebbe stato ascoltato.

-Il braccio destro di quel bastardo.- disse la donna della Lagoon, affiancata da un ragazzo più giovane ma dallo sguardo da soldato esperto.

-Presumo siate qui per riprendere Kaname Chidori.-

-Affermativo!- dichiarò il ragazzo senza la minima esitazione e calcando bene la sua affermazione.

-Tsk, parla per te, moccioso. Io intendo solamente fare il culo a questi stronzi che pensavano veramente di fotterci e venire qui a Roanapur a fare i capetti.- aggiunse la donna, ghignando sinistramente e sgranchendosi le nocche.

Nick strinse la presa sul bazooka legato alla schiena; era il momento di lottare per il suo “Perché”.

 

 

 

 

Angolo dell’autore:

Per il prossimo capitolo, signore e signori, si prospetta un bell’handicap match 2 vs 1!

Sosuke e Revy da un lato, Nick dall’altro e non date per scontato nulla!

E preparatevi perché il prossimo capitolo sarà un concentrato di spari, imprecazioni, mani che picchiano e rivelazioni.

Detto questo, preferisco non aggiungere altro per evitare di farvi anticipazioni che potreste non gradire.

Alla prossima gente.

 

  
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