Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Heartless_18    18/11/2015    14 recensioni
Lei: Samantha Jackson, denominata psicopatica disadattata.
Lui: Sven Clark, denominato stronzo di professione.
L'apparenza inganna, e Sam lo sa bene.
Un angelo.
E' questo l'aggettivo che gli ha affibbiato la prima volta che i suoi occhi si sono puntati su di lui.
Peccato che poi questo angelo abbia aperto bocca, rivelando la sua natura da demonio.
Il problema? Per Sam è già troppo tardi, anche se cercherà invano di combattere contro la forza dell'attrazione che la spinge irrimediabilmente verso di lui.
Ma anche Sam sa di non essere un angioletto, quindi quale coppia più perfetta di due diavoli che indossano maschere da angeli?
“Tutto il mio cuore è suo; Gli appartiene e con lui rimarrebbe, anche se il fato destinasse il resto di me a stargli per sempre lontano.”
-Charlotte Brontё, Jane Eye.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2 mesi dopo..
 
“Mia sorella sta per sposarsi..”
Erano quelle le parole che Sven stava ripetendo da tutta la giornata, ed ero sfiancata di sentirgliele pronunciare ancora.
Rimaneva seduto sul divano, con la testa tra le mani, a ripeterlo ossessivamente fino a farmi venire la nausea.
Prima attendevo il giorno del matrimonio con ansia e ora, per colpa sua, stavo cominciando ad odiare quell’evento.
Alzai gli occhi al cielo e mi diressi verso la porta quando sentii il campanello trillare.
Non appena aprii, mi ritrovai davanti il volto sorridente dei ragazzi, che cambiarono espressione una volta notato il mio viso sfinito.
“Che succede?” chiese prontamente Joe.
Sospirai e mi massaggiai le tempie con una mano. “È da tutto il giorno che ripete come un malato che sua sorella sta per sposarsi, non ce la faccio più a tollerarlo.” cominciai a frugare nella tasca posteriore dei jeans, e mi illuminai quando le mie dita vennero a contatto con qualcosa di cartaceo.
“Do venti bigliettoni a chi si offre per dargli una botta in testa e metterlo a tacere.”
Prima risero pensando che stessi scherzando, ma quando notarono la mia espressione seria, si fecero seri a loro volta.
“Io non lo faccio, ho già dei trascorsi con lui che mi farebbero uccidere all’istante..” se ne tirò fuori Jay.
Guardai quindi Trey e Gaz, che a loro volta alzarono le mani in segno di resa, facendo un passo indietro.
Vigliacchi.
Mi girai in direzione di Joe quando lo sentii sfilarmi la banconota dalla mano per mettersela in tasca.
“Ci penso io.” fece spallucce e si sistemò la giacca, prima di entrare in casa con un sorriso a 32 denti.
“Sven!” lo salutò raggiante, camminando verso di lui con le braccia aperte.
Notai il mio amorevole fidanzato, alzare la testa per incontrare la figura del cugino.
“Mia sorella sta per sposarsi..” ripeté ancora.
Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, prima di richiudere la porta nel preciso istante in cui avvertii Joe rifilargli una bottai in testa.
Speravo che quello sarebbe servito per tenergli la bocca tappata per almeno le restanti ore del giorno.
 
Era l’ennesimo bicchiere di vino che Sven buttava giù e, se avesse continuato su quella strada, gli avrei fatto percorrere il percorso verso casa strisciando.
Gli tolsi di mano il bicchiere quando tentò ancora di riempirselo, guadagnandomi una sua occhiata lancinante.
Non disse una parola e si limitò a prendere il mio bicchiere per riempirlo.
Sbuffai. “Sei ancora arrabbiato con me?”
“Tu che dici? Non è sicuramente per causa mia che ho un occhio nero, ma piuttosto la colpa è della mia dolcissima fidanzatina. La stessa che ha pagato mio cugino per mettermi al tappeto.” mi guardò eloquentemente.
“Stavi delirando, dovevo fare qualcosa..” mi giustificai.
“Così hai pensato di pagare mio cugino per farmi un occhio nero.” ripeté per l’ennesima volta, portandomi all’esasperazione.
“Ah, e va bene!” mi alzai da tavola sbattendo il tovagliolo di stoffa sopra di esso.
“Si stanno tutti godendo questo fantastico giorno. Sono tutti felici di star partecipando a questo matrimonio strepitoso, quello di tua sorella, ma tu continua pure a comportarti così.” e con quelle parole me ne andai, uscendo nel giardino esterno.
Mi sedetti su una sdraio a bordo piscina, mentre ascoltavo le urla degli invitati e la musica mi rimbombava nelle orecchie.
Poco dopo mi venne incontro la sposina, porgendomi un bicchiere di champagne che accettai di buon grado.
“E adesso che ha mio fratello?” domandò esasperata, sedendosi al mio fianco.
“Ma che ne so..” grugnii infastidita, lanciando un’occhiata in sua direzione. “Avrà le sue cose.”
“Che succede? Devo chiamare l’autista della limousine per farti fare un giro così ti calmi?” arrivò la voce di Trent, che si posizionò davanti a me con le braccia incrociate e un sorriso divertito.
“L’unica cosa che potrebbe calmarmi in questo momento, è sapere che Sven Clark è stato spedito sulla luna con un razzo nel..”
“Stop!” mi interruppe Amy, prima che potessi dar sfoggio della mia finezza.
Ispirai e raccolsi la pazienza. “Ragazzi, non dovete stare qui con me. Insomma, è il vostro giorno e a me non è successo nulla di diverso dal solito. Litighiamo un giorno sì e l’altro pure, quindi non è una novità.  Me la so cavare benissimo da sola.” e dicendo quello, gli spinsi in direzione dell’entrata per invitarli ad andare a divertirsi.
“Guarda che se mamma ti vede qua fuori, è capace di tirare su un casino. Con tutte probabilità, se scopre che Sven ti ha fatta arrabbiare, lo spedirà davvero sulla luna..” rise Amy.
Oh sì che lo sapevo, io amavo quella donna dal sadismo represso.
“Ben venga. Ora andate!” gli spronai ancora.
Mi lanciarono un ultimo sguardo indeciso, prima di ritornare dentro e lasciarmi da sola.
E così era riuscito a rovinarmi anche quella giornata.
Ma non era una novità, dato che tra di noi succedeva il finimondo pressoché ogni giorno!
In quel preciso istante partì un lento, e mi schiaffai una mano sulla fronte con fare frustrato.
Avevo aspettato quel momento per tutta la giornata per ballare insieme a lui e, quando finalmente era arrivato, ero momentaneamente senza partner.
Che vita di merda.
Sbuffai, prima di inclinarmi in avanti e appoggiarmi con i gomiti sulle ginocchia.
Mi lasciai cullare malinconicamente dal suono di quella melodia, mentre la rabbia si trasformava in tristezza.
Perché dovevo essere sempre io a starci male, ogni volta?
Che se ne andasse a farsi fottere, una volta per tutte!
Mi alzai con uno sbuffo e feci per ritornarmene dentro, quando mi scontrai contro qualcuno.
Alzai gli occhi e..oh guarda un po’,era proprio lui.
Mi guardai indietro. E causalmente c’era una piscina che aspettava soltanto che io ce lo buttassi dentro.
“Scusa, sono stato un coglione.”
Quando sentii quelle parole, i miei pensieri sadici nei suoi confronti sembrarono evaporare.
“Sì, sei un imbecille.” rammentai.
Mi afferrò dolcemente da un polso e mi attirò a sé,imprigionandomi al suo corpo.
Prese a muoversi lentamente,costringendomi ad andare in sincrono con lui.
“E tu sei isterica, ma non te lo ricordo ogni giorno.”
“Sì invece che lo fai.”
Sorrise. “Però ti amo lo stesso.”
Misi su il broncio e mi imposi di non rispondere.
Non se la sarebbe cavata tanto facilmente.
Mi passò due dita sotto il mento e mi girò il viso in sua direzione per farmi scontrare con i suoi occhi.
“Allora, facciamo la pace?” mi spronò.
Mi persi a fissare i suoi occhi e feci per scuotere la testa, ma rimasi totalmente paralizzata sul posto.
Dal suo sorriso soddisfatto, ero sicura che lui sapesse a cosa stessi pensando.
Gli diedi un pugno sul braccio. “Così non vale, premi sui miei punti deboli per farmi cedere..” mi lamentai.
“Oh no, premerei sui tuoi punti deboli se facessi questo.” e si chinò su di me per baciarmi delicatamente il collo, soffermandosi più del dovuto sul mio punto sensibile appena sotto l’orecchio.
Mi uscì un gemito indistinto che lo fece sorridere sulla mia pelle.
“Litighiamo in continuazione.” dissi, senza una logica.
“Lo so.”
“Di questo passo finiremo all’inferno..”
Si staccò dal mio collo e rise per la drammaticità delle mie parole, prima di appoggiare la fronte contro la mia.
“Lo so, ma lo faremo insieme.”
Chiusi gli occhi e sospirai. “Però ti amo.”
“Anche io Sam,  anche io.”
 
1 anno dopo..
 
Dopo tanti sforzi, ci eravamo trasferiti a vivere insieme in un appartamento al ventesimo piano di un magnifico grattacielo di New York.
Come andavano le cose? A gonfie vele!
Eravamo diventate persone mature, che si confrontavano apertamente su pensieri e decisioni per il futuro, che riuscivano a dialogare senza lanciarsi addosso qualcosa e che..
“Dove diamine è finita la mia chiavetta USB? L’avevo appoggiata sul tavolino di cristallo, Sam!” mi urlò dal soggiorno.
“Allora sarà sul tavolino di cristallo!” gridai di rimando.
“Ovviamente no, c’è di tutto tranne che la mia chiavetta USB. E tra l’altro, credo che la destinazione dei tuoi calzini sia nel cassetto, non sul pavimento!”
“La destinazione delle mie cose, è dove dico io!” ribattei,alzando ulteriormente la voce.
Cosa avevo detto? Due persone mature che sanno relazionarsi.
“Fai come ti pare, basta che io riesca a rintracciare il mio spazio vitale!”
Mi alzai in piedi con uno sbuffo e mi diressi verso il soggiorno a passo di marcia.
“Mi dispiace ricordartelo tesoro, ma tu non ce l’hai più un tuo spazio vitale!”
Lasciò ricadere il portatile sul divano con un ringhio frustrato, prima di girarsi in mia direzione  con espressione esasperata.
Aprì bocca per dirmi qualcosa, ma poi la richiuse decidendo di cambiare prospettiva.
“Oh, vai al diavolo!”
Spalancai la bocca in una ‘o’ perfetta, oltraggiata dalle sue parole.
Mai nessuno in tutta la mia vita, aveva osato mandarmi al diavolo.
“E ora dove sono le chiavi della mia macchina?” bofonchiò, mentre si toccava le tasche del giubbotto alla loro ricerca.
Avevo capito cosa volesse fare: voleva darsela a gambe!
Un’altra volta.. aggiunse l’insopportabile vocina all’interno della mia testa.
Poi i miei occhi caddero sul suo mazzo di chiavi, nel preciso istante in cui lo fecero i suoi.
Quanta distanza mi separava da loro? Probabilmente un metro.
E quanta da lui? Probabilmente due.
Beh, ero avvantaggiata!
Mi lanciai sulle chiavi prima che potesse farlo lui, ridendo in modo goduto davanti alla sua espressione pallida.
“Sam, riporta immediatamente qua con quel fottuto mazzo di chiavi!” mi urlò dietro, seguendomi quando presi a correre in direzione del bagno.
Se le buttavo nel cesso, rischiavo di otturarlo? Pazienza, l’avrei scoperto a breve.
Non.provarci.” scandì minacciosamente.
“Minacciarmi non aiuterà a migliorare la tua situazione..” canticchiai allegra, mentre le tenevo sollevate da un dito sopra la tazza del water.
Con un minimo spostamento d’aria, sarebbero cadute irrimediabilmente al suo interno.
Si passò una mano sul volto, con fare stravolto. “Ok, ragioniamo.” concesse.
“Dovevi pensarci prima di mandarmi al diavolo.” sorrisi innocentemente, mentre le lasciavo scivolare dalle mie dita e cadere all’interno del water.
Pluf.
Non gli diedi il tempo di reagire che premetti sullo scarico, mandandole a fondo.
Le guardò scomparire al suo interno con le mani nei capelli e il viso pallido.
Mi beai per qualche istante della sua espressione sofferente, prima di uscire dal bagno per andare a chiudermi nuovamente in camera.
“Così vuoi la guerra?” sentii che mi urlava.
“Quella sarebbe dovuta essere stata la mia domanda, e in ogni caso la risposta rimane la stessa: che guerra sia!” e mi richiusi la porta della stanza alle spalle con un tonfo.
Brutto stronzo..te la faccio vedere io.
Mi diressi a grandi falcate verso l’armadio e staccai dall’appendi abiti le sue amate camice,divise per colore e fantasia.
Sorrisi gongolante, prima di dirigermi in soggiorno con passo sicuro.
Camminai verso la finestra che dava sulla strada, aprendola con fare stizzito.
Lui si accorse con qualche istante di ritardo di cosa stessi complottando, perché troppo assorto dal contemplare il suo amato portatile.
Gliele feci oscillare sotto gli occhi,facendolo impallidire.
Balzò in piedi ma fu troppo tardi.
Allungai una mano fuori dalla finestra, prima di aprirmi in un espressione fintamente raccapricciata e farle ricadere di sotto.
“Cazzo!” imprecò, pestando un piede a terra.
Sorrisi soddisfatta, ma in quel momento venni distratta dalla suoneria del mio cellulare.
“Pronto? Ah, ciao Adison..” presi posto sul divano, mentre lui si volatilizzava.
“No,tutto magnificamente.. come vanno le cose tra me e Sven? Non potrebbero andare meglio, devi vedere che intesa e..” mi girai in direzione dell’ingresso del soggiorno quando avvertii un rumore, e lo vidi camminare in direzione della finestra.
Quella volta con le mie magliette tra le mani.
“Ti devo richiamare.” chiusi la comunicazione con effetto immediato, prima di buttarmi su di lui per cercare di sbarrargli la strada.
“Non provarci. Quella me l’ha fatta mia madre all’uncinetto!” gliene indicai una, per poi tirarla dal lembo sperando che l’avrebbe lasciata andare.
“Quale, questa?” la alzò tenendola fra l’indice e il pollice, mentre se la rigirava.
“Sì, proprio quella.”
Fece spallucce. “Allora dovresti ringraziarmi perché è orribile.” mi scansò di lato, e le lanciò dalla finestra.
Repressi un urletto isterico e feci vagare nervosamente lo sguardo intorno a me.
I miei occhi si posarono sulla palla di vetro in cui nuotava allegramente il suo pesciolino Fish.
Che poi, ‘Fish’..che razza di nome originale per un pesce!
Allungai la mano in sua direzione e feci per buttarla di sotto senza preoccuparmi di calcolare i danni.
“No, no, no !” urlò Sven, prima di afferrare rapidamente un bicchiere e immergere una mano nell’acqua per recuperare Fish prima che potessi lanciarlo di sotto insieme alla sua casetta.
Si diresse verso la cucina con rapide falcate, riempiendo il bicchiere d’acqua prima che morisse disidratato.
“Stavi per uccidermi Fish!” mi strillò contro gesticolando, rosso in viso.
Alzai gli occhi al cielo.“Ah giusto, dimenticavo fosse lui il vero amore della tua vita!”
Non mi prestò ascolto e raccolse dal tavolino le mie riviste, fino a riempirsi le braccia.
Quella volta fui io a impallidire.
“Posale, e intendo ora Sven!”
Mi ignorò e lanciò anche quelle dalla finestra.
“Ora siamo pari” disse, con espressione soddisfatta.
Lo guardai furente, prima di girare i tacchi e correre verso la nostra camera, sbattendomi la porta alle spalle.
Mi buttai in mezzo alle coperte e passai la successiva mezz’ora del mio tempo a lanciargli maledizioni.
Perché tra di noi finiva sempre così?
Perché non potevamo comportarci come una coppia normale?
Non ebbi il tempi di trovare una risposta a quelle domande, che la porta della stanza si aprì e la sua faccia fece capolino al suo interno.
“Sparisci!” gli urlai contro, lanciandogli addosso una scarpa.
Non avevo idea da dove fosse uscita fuori, ma poco importava.
Ignorò le mie proteste e fece il suo ingresso, sedendosi poi sul letto accanto a me.
Lo guardai imbronciata, prima di incrociare le braccia al petto e distogliere lo sguardo.
Era insopportabile, e io dovevo ancora capire perché continuassi a stargli dietro.
“Potresti guardarmi?” domandò irritato.
“Certo che no!” risposi piccata.
Lo sentii ispirare a fondo, per poi espirare lentamente. “Mi mandi in bestia..”
Cinque secondi dopo mi aveva preso il viso tra le mani, girandolo in sua direzione con la forza.
Mantenni la mia espressione fredda finché i miei occhi non entrarono in rotta di collisione con i suoi, a quel punto li richiusi per non cedere.
“Sven, hai buttato di sotto la mia roba e..”
“Guarda che sei tu che hai incominciato” mi interruppe.
“Perché tu me ne hai dato motivo!”
“Se tu forse ti impegnassi per non far assomigliare questa casa ad un mercatino dell’usato..”
Aprii gli occhi e lo guardai in tralice, e lui sorresse il mio sguardo freddamente.
“Basta, non ti sopporto più. Io me ne vado!” lo spinsi dal petto e feci per allontanarlo, ma lui mi trattenne per i polsi e mi vietò di darmi alla fuga strategica.
Mi prese dalle guance con forza, prima di far combaciare le mie labbra con le sue.
In meno di un minuto mi era già passato tutto, ma non poteva cavarsela così facilmente ancora una volta.
Gli morsi con forza un labbro, costringendolo ad allontanarsi.
“Sei completamente impazzita?” mi urlò contro, di nuovo.
Alzai gli occhi al cielo e scesi dal letto.
Mi avviai verso l’armadio e cominciai a mettere dentro la sacca lo stretto indispensabile.
Avevo bisogno di una pausa da lui e dalla sua ottusità.
Presi a borbottare nervosamente tra me, senza accorgermi che lui si fosse nuovamente avvicinato.
Mi circondò la vita con le braccia e appoggiò il mento sopra la mia spalla, sfiorandomi la guancia con i suoi capelli.
A quel punto prese a baciarmi lentamente il collo.
“Non ti sopporto più Sven, ma lo vedi come fai? Un attimo prima mi urli addosso e mi dici di andare al diavolo, mi dichiari guerra. E l’attimo dopo entri in camera pretendendo di fare la pace e inizi a comportarti..così e..”
“Se vuoi continuare a strillare e ad arrabbiarti, fai pure. Io intanto continuerò a baciarti” e mi riempì il volto di baci soffici e caldi.
Sospirai sconfitta e mi girai verso di lui per fronteggiarlo, rimanendo però sempre imprigionata tra le sue braccia.
“Forse è meglio che io vada via per qualche tempo..” tentai ancora, anche se non ne ero già più tanto convinta.
Si staccò dal mio collo e mi guardò nervosamente con un sopracciglio inarcato.
 “Vuoi prenderti una pausa..da me?  Non vuoi più stare con me?” non sembrava crederci neanche lui, e francamente neanche io.
“Perché dovremmo ancora stare insieme Sven? Insomma guardaci!  Non facciamo altro che litigare tutto il tempo e urlarci addosso.  Sai quanti vasi ho dovuto ricomprare in questo mese? Sette, sette cazzo di vasi!”
Sorrise scuotendo la testa. “Lo so Sam, ma noi siamo fatti così. Litighiamo, e lo facciamo per gran parte del tempo, ok.. Tu dici a me quanto sia uno stronzo arrogante e io dico a te quanto tu sia un isterica con problemi a gestire la rabbia. Ed è da ammettere che, entrambi, abbiamo anche ragione.”
Misi il broncio e presi a borbottare “Io non sono un’ isterica con..”
Il suo sguardo eloquente mi fece zittire, e mi ritrovai ad annuire impercettibilmente per dargli ragione.
“Quindi che si fa? Non andremo da nessuna parte in questo modo.” dissi.
Sospirò e si avvicinò nuovamente a me.
Sollevò l’orlo della mia maglietta e cominciò a disegnare figure astratte sulla mia schiena. Giocava sporco, molto sporco.
“Che si fa? Non so te ma a me non dispiace come siamo,proprio perché siamo io e te insieme a essere così. E inoltre, non me ne frega un cazzo se rischi di farmi ammattire sul serio, perché io voglio te. E quando dico che voglio te, intendo dire che voglio tutto di te. Compresi gli effetti collaterali e tua la parte isterica e rabbiosa” rise, lasciandomi un bacio sul naso.
Lo guardai con occhi lucidi, mentre mi scioglievo in un brodo di giuggiole.
Dannazione, aveva vinto ancora una volta!
Ma finché la sua vittoria comprendeva il restare insieme, mi sarebbe andata bene.
Sospirai con fare arrendevole, gli buttai le braccia al collo e lo baciai.
Ridacchiò quando si staccò da me. “Lo sapevo che ti avrei fatta cedere.”
Non ebbi il tempo di reagire che mi sollevò dalle gambe, costringendomi ad arpionarle intorno al suo bacino per risparmiarmi di finire con il culo per terra.
Ci liberammo dei vestiti alla velocità della luce, rimanendo distesi l’uno affianco all’altro ad accarezzarci e a sentire quanto ci amassimo.
In quel modo, semplicemente noi, senza maschere o ammassi inutili di stoffa a separarci.
Facemmo l’amore non con il corpo ma con gli occhi, sfiorandoci con amore, senza fretta.
Per me, i suoi occhi, erano sempre stati i più belli che avessi mai visto.
Non perché fossero di un bell’azzurro o di un acceso verde accecante.
Amavo ciò che mi trasmetteva emozioni. E, i suoi occhi, erano un emozione allo stato puro.
Erano amore, passione, adrenalina..erano vita. Erano la mia vita. Lui era la mia vita.
E, ogni volta che mi perdevo ad ammirarli, mi innamoravo di lui sempre una volta in più. Con più passione, con più disperazione, più ardentemente.
Alzò una mano e mi sfiorò il viso, prima di baciarmi e muoversi lentamente sopra di me.
Continuò a baciarmi senza fretta, concentrandosi sull’amore che mi stavo impegnando per trasmettergli.
Mi accarezzò il corpo sfiorandolo impercettibilmente, mentre una scossa elettrica mi attraversava la colonna vertebrale.
Lo guardavo negli occhi, e pensavo non ci fosse cosa più bella che avessi visto. Ed era mio. Mio davvero, ufficialmente.
Dopo tutte le sofferenze, i pianti, le notti in bianco passate a pensare a lui.. avevo finalmente tagliato quel traguardo e l’avevo raggiunto.
L’amore non era soltanto amore e basta, l’amore era anche felicità.
Io avevo sempre sottovalutato questo sentimento, non mi era mai parso necessario provarlo nella mia vita. Pensavo semplicemente di bastarmi.
Avevo la folle convinzione che, nella mia vita, bastassi solo io per continuare a viverla.
Capii troppo tardi di non starla vivendo, ma di starla solo buttando via.
Era questo che aveva fatto inconsapevolmente Sven: mi aveva insegnato a vivere.
Aveva ribaltato le mie convinzioni e adesso, quella che più ardeva in me come un fuoco inconsumabile, era che fossi innamorata di lui. Che mi innamorassi di lui ogni giorno di più.
Sospirai e gli accarezzai i capelli, mentre lui si abbassava su di me e mi baciava dolcemente il collo.
All’improvviso rise,  si fermò e alzò la testa sopra la mia.
“Cosa c’è?” domandai.
Mi guardò come se fossi la cosa più bella del mondo. “Sai una cosa?”
Scossi la testa. “Cosa?”
“La mia vita avrebbe fatto schifo senza te..."
My life would suck without you…

 
Ed eccoci qua arrivati al grande finale!
Che dire.. beh, scusatemi ma le parole fanno fatica ad uscirmi in quanto sono leggermente commossa T^T.
Insomma, per me questa storia è stata un grande traguardo.. 
Mi sono sempre sentita una scrittrice incompleta, un po' come lo erano sempre state le mie storie.
Questa è stata un grande traguardo per me, nonché la mia prima vera e propria creazione.
Se ripenso al tempo che ho impiego per produrla, e in quanto poco tempo abbia già termianto la pubblicazione, beh.. fa un certo effetto.
Ci tengo anche a fare un annuncio, se così si può chiamare.
Ho intenzione di provare a cimentarmi in una storia fantasy, perché quest'ambito è sempre stato un mio blocco.
Se un giorno riuscirò ad abbatterlo mi potrò sentire definitivamente soddisfatta!
A questo proposito avrei piacere che, sempre se qualcuno avesse voglia, tempo e idee, mi aiutasse a trovare l'ispirazione.
Potete suggerirmi qualsiasi cosa e io cercherò di tirare su una storia con cui potervi ancora intrattenere, basta contattarmi per messaggio privato.
In ogni caso Sven, Sam, così come tutti gli altri personaggi rimarranno per sempre nel mio cuoricino sadico :')
E, come loro rimarrano nel mio cuore, anche voi lo farete!
Non posso esprimervi a parole il mio apprezzamento nei vostri confronti, nei confronti della dedizione con cui avete seguito la storia e recensito. E ancora un grazie per essere sempre riusciti a strapparmi un sorriso anche nelle giornate  NO!
Vi stringo ancora una volta forte!
La vostra sadica senza cuore xD.
Xoxo. Heartless.
 
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Heartless_18