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Autore: la luna nera    20/11/2015    5 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Rose, sbrigati per favore!”
La ragazza sospirò. “Perdonami James, devo andare altrimenti mia madre e mia sorella mi uccidono. Helen deve ultimare le prove dell’abito da sposa, io e mia madre dobbiamo ancora scegliere il nostro abito per la cerimonia.” Scorse delusione negli occhi del giovane. “Appena mi sono liberata di loro, passo dalla tua libreria, così parliamo. D’accordo?”
“Capisco….” Le sfiorò la mano. “Non ti preoccupare, ci vediamo in un altro momento.”
“Rose, allora?! Vuoi farmi arrivare i ritardo?!”
Alzò gli occhi al cielo. “Scusami, devo andare.”
Si congedò di malavoglia assecondando i pressanti richiami di sua sorella, salì sul calesse e partì.
James restò immobile a guardare la nuvola di polvere dissolversi lentamente nell’aria prima di rassegnarsi a tornare a casa sua con le mani in tasca e l’umore sotto terra.
 
Passeggiando per le strade della periferia londinese James pensava a quanto era accaduto nelle ultime settimane: quando era venuto a conoscenza del mistero legato alla scomparsa di miss McEvans aveva fatto carte false per sbirciare fra quelle righe e solo grazie all’intercessione di Albert ed un suo passo falso, aveva convinto Rose a parlare. Credeva di divertirsi alle spalle della ragazza, ma era uscito fuori un gran bel rompicapo che lo aveva messo a dura prova, facendo però emergere tutta la sua intelligenza nell’interpretare correttamente il significato dei numeri. Era possibile che questo particolare avesse colpito la ragazza dato che pian piano si era aperta e confidata con lui, lui farfallone incallito che giorno dopo giorno era rimasto affascinato dalla sua determinazione, dal suo essere così fuori dal comune e dal  suo voler apparire forte ed orgogliosa mentre quando meno se lo aspettava, cercava conforto e protezione fra le sue braccia. Era ben deciso ad andare in fondo a tutta questa faccenda dei Guardiani degli Elementi, non poteva permettere loro di portargli via l’amore della sua vita.
Immerso in questi pensieri raggiunse i locali in cui da quasi un secolo la sua famiglia aveva tirato su la tipografia e la libreria che fin da piccolo lo avevano viaggiare con la fantasia.
Aprì la porta ed entrò, immergendosi nella sua consueta quotidianità.
 
 
Nel frattempo Rose con la madre e la sorella era alle prese con gli abiti per la cerimonia nuziale che si sarebbe svolta fra poco meno di tre settimane.
“Allora? Che ve ne pare?” Helen era radiosa, quell’abito candido fasciava la sua esile silouhette rendendola assolutamente deliziosa. Portava un bustino che le regalava un vitino da vespa tutto decorato con pizzo bianco aprendosi poi in un trionfo di pieghe e ricami preziosi.
“Sei un incanto!” La signora Catherine era entusiasta, tanto più che quel matrimonio con un partito come mr.Greenwood era quanto di meglio potesse sperare per la figlia. Era infatti il figlio di uno dei più illustri luminari della medicina le cui finanze erano piuttosto floride, tanto più che era uno dei pochi possessori delle futuristiche automobili.
“Sorellina, vieni qua per favore.”  Rose sorrise alla sorella i cui occhi brillavano ogni giorno di più ed il sorriso non era mai stato così luminoso come negli ultimi tempi, la raggiunse mettendosi di fianco a lei di fronte al grande specchio della sartoria. “Secondo te mi fascia troppo la vita?”
“Ti sta d’incanto… Magari avessi la tua silouhette!”
“Ma dai, Rose! Sai benissimo anche tu quanto sei affascinante!”
La ragazza la guardò non troppo convinta di quanto affermato.
“Non fare quella faccia contrariata, sai benissimo a cosa mi riferisco.”
Silenzio.
“Che mi dici di James Bradley?”
Il suono di quelle due parole sussurratele a bassa voce provocò un violento incendio all’interno della ragazza. “Che devo dirti? Niente di niente!”
“Ah, ma dai! Ultimamente ti gira un po’ troppo intorno. Non è che fra un po’ devi tornare qua ad acquistare il tuo abito da sposa?”
“Ti prego Helen!! Sii seria!” Figuriamoci se poteva pensare al matrimonio con tutti i problemi che aveva nella mente! “Potrei pure decidere di restare zitella come la prozia Jacqueline! ….anzi, non sarebbe poi tanto male.”
“Tu dici?” Si aggiustò leggermente  il colletto. “Quando incontrerai l’amore vero cambierai idea, fidati. Quando non puoi fare a meno di pensare a lui in ogni momento della tua giornata significa che lo ami più di te stessa e saresti disposta a tutto pur di averlo al tuo fianco.”
Restò in silenzio meditando sulle parole della sorella: da quando si era fidanzata aveva notato un profondo cambiamento in lei, parlava in modo più maturo e saggio rispetto a prima. Poi i suoi occhi caddero di nuovo sul vestito indossato sa Helen. Sin da quando era bambina sognava l’abito bianco, quando giocava con le bambole finiva spesso per inscenare il matrimonio della bella principessa con il suo adorato principe azzurro. Alla luce degli ultimi avvenimenti invece una gran confusione campeggiava nella sua testa, le rubava quella spensieratezza e capacità di sognare ad occhi aperti come l’abito nuziale era in grado di regalarle fino a poco tempo prima.
Pensava ad Heaven?
Pensava a James?
La lotta era piuttosto difficile perché uno quasi la tormentava incessantemente pur di averla accanto a sé, facendole intendere di nutrire un interesse smisurato nei suoi confronti; l’altro se da un lato si era presentato come un grande impiccione, ora le appariva l’unico vero rifugio sicuro su cui fare affidamento. Uno era bello oltre ogni umana immaginazione e la stava invitando a migliorarsi per raggiungere la sua perfezione; l’altro era belloccio, sì, ogni tanto la prendeva in giro, le stava spesso addosso preoccupandosi per lei, ma ogni volta che aveva bisogno di conforto e protezione c’era sempre.
Sospirò profondamente: era confusa su entrambi i ragazzi. Doveva prendere una decisione nel giro di dieci giorni, una decisione che avrebbe segnato in modo indelebile tutto il resto della sua esistenza.
 
“Chiedo scusa Mrs Elliott…” La madre si avvicinò alle figlie e alla sarta. “Non credete che manchi qualcosa all’abito di Helen?” Si mise dietro la ragazza. “Suggerirei dei fili di perle, sono di gran moda in questi anni e dunque mi piacerebbe vederne, che so, una decina al collo, altre perle sul diadema che sostiene il velo… e poi ai polsi, magari cucite sui guanti e….”
“Mamma, vi prego!” Helen riuscì a mettere a tacere la madre che quando parlava di gioielli perdeva quasi la lucidità. “Non voglio somigliare ad una bambola di porcellana!”
“Beh? Che ci sarebbe di male! Rose, dillo a tua sorella!”  
Rose invece non rispose, si era messa in disparte osservando con occhi sognanti quei capi di alta sartoria, immaginando come sarebbe stato bello indossarli, sentirsi amata ed apprezzata approssimandosi all’altare per vivere quella favola e….
“Rose!” Il richiamo della madre la riportò coi piedi per terra in un lampo.
“Scusate….” Rispose con un filo di voce. “Stavo solo dando un’occhiata…”
“Oh, cielo… E’ vero, devi ancora scegliere il tuo abito per la cerimonia. Fa’vedere.”
La ragazza temeva che la madre le imponesse un qualche vestito modello meringa, tutto vaporoso e pieno di merletti, una cosa diametralmente opposta ai suoi gusti in fatto di abbigliamento, perciò afferrò la gonna del primo capo che le si parò davanti. “Posso provare questo, Mrs Elliott?”
“Vostra figlia ha un buon occhio, quello è uno dei modelli più in voga. Puoi andare nella stanza là dietro, cara.”
Al suono di quelle parole Catherine non obiettò e permise a Rose di allontanarsi con quell’abito. La ragazza lo indossò rapidamente e con grande emozione: era di un tenue color pesca, con un colletto adornato da piccoli ricami floreali. La vita era fasciata da un’elegante cintura in raso e la gonna scendeva giù allargandosi fino alle caviglie.  Qualcuno le aveva suggerito spesso di non soffermarsi sull’aspetto esteriore perché l’abito non fa il monaco, ma in quella circostanza non aveva alcun valore: rimirandosi nello specchio stentava a riconoscersi! Quell’abito la faceva sentire una principessa pronta per fare il suo ingresso nella sala da ballo del palazzo reale, dove un affascinante principe stava ad attenderla con il sorriso sulle labbra.
E questo romantico pensiero guidò la sua mente fino a James.
Come avrebbe reagito nel vederla vestita a quel modo?
Quanto sarebbe stato bello se l’avesse invitata a ballare, a volteggiare fra le sue braccia?
Vide le sue guance tingersi di un delicato rosso accompagnato da una strana sensazione all’altezza dello stomaco. Come se non bastasse si portò una mano sul cuore che batteva sempre più forte con il respiro che si faceva attimo dopo attimo maggiormente intenso.
Bastava il solo pensiero di James a farla sentire in quel modo?
Se Helen lo avesse invitato alle nozze?
E se durante il ricevimento mr Bradley l’avesse invitata a ballare?
Come si sarebbe dovuta comportare?
Si guardò nello specchio: il suo animo romantico e sognatore l’aveva tradita perché negli occhi brillavano miriadi di stelle e le sue labbra erano piegate in uno strano sorriso.
Si era forse innamorata?
 
Rose.
Silenzio.
Rose, svegliati dal tuo torpore.
Ancora silenzio.
A quel punto una mano uscì dallo specchio, produsse una leggera corrente di aria che invase la ragazza facendola tornare alla realtà. Fu di nuovo padrona dei sensi e guardando davanti a lei, vide Heaven nello specchio.
“Ben svegliata, mia cara.”
Spalancò gli occhi incredula. “Mi segui anche qui?!”
“Volevo vedere i maldestri tentativi dei mortali corruttibili di migliorarsi.”
Simpatico…. “Questo non giustifica che tu ti intrufoli nella mia esistenza in questo modo!”
“Considerando tutto non sei male con quella stoffa cucita addosso, è un bene che ci sia io a farti raggiungere ciò che meriti.”
“Come, prego?”
“Manca poco all’inizio del cammino, dieci giorni a partire da oggi e poi tutto prenderà la giusta via.”
“Dai per scontato il mio benestare.....” Incrociò le braccia mostrando il suo palese disappunto.
“Si può forse rifiutare la perfezione?”
“Dipende: il concetto di perfezione per me è soggettivo.”
Heaven alzò il sopracciglio destro, non si aspettava risposte così schiette da parte sua. “Ascoltami bene, da adesso fino al momento prestabilito io non ti cercherò più tranne in caso di grossi rischi.”
“Che genere di rischi?” Aveva un po’ di paura, da lui c’era da aspettarsi di tutto.
“Non devi avere interferenze esterne, devi essere solo tu a riflettere e a decidere in piena libertà. Il cammino che dovrai percorrere per diventare Ruhna spetta a te soltanto e non è il caso che tu ti faccia influenzare da chi ti è vicino. Prendi questa pergamena…” Fece uscire dallo specchio un rotolo di carta avvolto in una nube celeste che si dissolse solo quando Rose lo sfiorò con la punta delle dita. “Qua c’è scritto ciò che dovrai fare in questi dieci giorni che ci separano dal momento del tuo ingresso parziale in Neo Phaerd: leggi bene ogni cosa perché questo sarà anche il percorso che dovrai seguire per tutta la durata della tua vita da terrestre mortale.”
“Senti Heaven, io ti ringrazio però….”
“Sssh. Non dire altro potresti prendere decisioni affrettate. Fa’ tuo il tesoro contenuto nella pergamena e non  desidererai altro. Non puoi preferire l’imperfezione alla perfezione.”
Dette queste ultime parole, Heaven scomparve, lasciando la ragazza con in mano quel rotolo e la testa piena di interrogativi. Restò per qualche secondo immobile, poi osservò ciò che le aveva consegnato il ragazzo dagli occhi del cielo e si decise a sbirciare dentro la pergamena: vi trovò i numeri messi in ordine crescente dall’uno al dieci, accanto ad ognuno di essi c’era scritto qualcosa con i caratteri del loro alfabeto.
“Rose, ti sei addormentata?”
La ragazza si voltò richiudendo in tutta fretta il rotolo, vide sua sorella affacciarsi alla porta. “No, sono sveglia.” Sorrise. “E’ solo che…. Ho qualche difficoltà con questi abiti così eleganti e….”
“Potevi chiamare me o la mamma, ti avremmo aiutata.” Si avvicinò. “Stai d’incanto, credimi! Se mr Bradley ti vedesse così, lo faresti uscire di testa.”
“Ti prego Helen!!”
Rise. “Sto scherzando, rilassati! Comunque avrei intenzione di invitarlo al mio matrimonio, in fin dei conti siamo in ottimi rapporti di amicizia.” Sistemò per bene le maniche dell’abito della sorella. “E comunque sono del parere che formereste una bella coppia.”
Quella volta non rispose, in cuor suo sapeva che era ciò che desiderava. E forse lo sapeva anche Heaven visto che ogni qual volta il suo pensiero si focalizzava su James, lui compariva dal nulla, aveva la quasi certezza che lo facesse di proposito.
 
Uscì dalla sartoria con la madre e la sorella dopo aver definito tutti i dettagli circa gli abiti per la cerimonia, aveva nascosto la pergamena nella borsetta e si congedò rapidamente in quanto non desiderava altro che raggiungere James nella sua libreria/tipografia per mostrargli la pergamena e scoprire ciò che voleva dirle quella mattina.
 
 
 
 



 
 
Ciao a tutti e benvenuti al nostro consueto appuntamento del venerdì.
 
Confesso di non essere particolarmente convinta del capitolo, infatti ho impiegato più tempo del normale a scriverlo e riscriverlo.
Fra un pensiero romanico e l’altro, adesso spunta una pergamena dal contenuto misterioso. Non trovate che Heaven, per quanto figo, sia un po’ troppo impiccione?
 
Ringrazio chiunque voglia commentare, in particolare eppy, indeedofthem, Emmastory e nephylim88, invitandovi di nuovo a dare un’occhiata alle loro storie.
 
Alla prossima settimana!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
 
 
 
 
 
 
 


 
  
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