Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Piuma_di_cigno    20/11/2015    2 recensioni
Elsa guarda sua sorella Anna volteggiare entusiasta tra le braccia di Kristoff il giorno del suo matrimonio. Per un attimo, rimpiange che il suo cuore sia tanto freddo da non permetterle di conoscere davvero qualcuno.
Ma quella sera, quando decide di fare una passeggiata nei giardini del castello, qualcosa stravolge il cuore di Elsa.
*“Come mai siete qui tutta sola? Vostra sorella ha dato inizio alle danze, dovreste andare a cercarvi un cavaliere.”
Strinsi le labbra.
“E voi lo stesso.”
(...)
“Non sono interessato alle dame nel castello.”
“Perché, se posso chiedere?”
Il giovane mi lanciò un'occhiata.
“Ballo solo con la dama che amo.”*
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 17 – Faccia a faccia con la strega

 

Era ormai scesa la notte quando ci trovammo davanti alle porte sbarrate del castello, pronti per partire per la nostra missione suicida.

Sentivo la mano di Harry stringere forte la mia, stranamente calda, come quella di mia sorella.

Cador, che ci precedeva, si fermò e si voltò e, per un attimo, nei suoi strani occhi felini intravidi la nostra immagine: io ed Harry per mano, Sam e Avery accanto a noi, pronte ad aiutarci. Vidi la sagoma indistinta dei nostri mantelli neri negli occhi dello stregone, i miei capelli che balenavano argentei, raccolti in una coda come quelli di un uomo. Ancora mi sembrava strano essere vestita in quel modo, con i pantaloni e la camicia. Se mi avessero vista i miei sudditi … O Anna. Mi avrebbe riconosciuta, dopo che ero cambiata così tanto? Sentii il mio cuore stringersi al pensiero degli occhi di mia sorella che riflettevano il terrore, guardandomi come una straniera.

“Avete tempo fino a mezzanotte.” disse Cador interrompendo i miei pensieri. Con fare sbrigativo, consegnò ad Harry un ciondolo che sembrava pieno di qualche strana polvere nera.

“Metteteli al collo e non toglieteli fino all'ora stabilita.” guardando con più attenzione, notai che erano minuscole clessidre. “Quando la sabbia smetterà di scorrere o ne modificherete il vero, l'incanto cesserà.”

Harry mise il ciondolo al mio collo.

“Appena siete pronti, girate la clessidra.” ordinò Cador. “E, davvero, non ho nessuna voglia di sapere il motivo della vostra missione. Non lo voglio sapere.”

Si voltò senza darci il tempo di replicare. In breve di lui non rimase altro che il leggero fruscio della veste azzurrina che indossava.

La luce fioca delle candele illuminò il volto di Harry quando mi girai verso di lui e vidi che aveva gli occhi velati di preoccupazione, nonostante il sorriso.

“Al mio tre?” chiese Sam, allegra come un gatto che ha appena avvistato un pesce.

“Al tuo tre.” confermò Harry con un sospiro, ma senza distogliere lo sguardo dal mio.

“Bene allora! Mano alle clessidre!”

Avery alzò gli occhi al cielo. Afferrammo la clessidra, i cuori che battevano all'impazzata.

“Uno!” cominciò Sam. “Due!” I suoi occhi scintillarono nella semi-oscurità quando strillò:”Tre!”

Girammo le clessidre.

All'inizio non successe nulla, ma quando alzai lo sguardo, dubbiosa, sentii quella che probabilmente fu la sensazione più strana della mia vita: le mie ossa che si fondevano e diventavano come sabbia dentro di me. Le mie ossa erano sabbia, il mio sangue sabbia, ogni cosa dentro di me era sabbia e argilla, pronta per essere modellata.

L'aria passava attraverso il mio corpo e per un attimo tutto quello che riuscii a fare fu cercare di afferrare il mio cuore con le mani scheletriche di un Capo Nero, ma incontrai solo il vuoto e il tessuto del mantello.

Mi girai sgomenta verso Harry, ma tutto quello che vidi furono un paio di occhi rossi immersi nel fumo nero e parzialmente nascosti da un cappuccio.

Anche Sam e Avery si erano trasformate, nonostante Avery avesse un leggero bagliore azzurrino intorno alla testa e Sam avesse gli occhi più ambrati che rossi.

Il mio cuore non batteva, il mio cuore non batteva, il mio cuore non batteva. Non riuscii a pensare ad altro. Respiravo, almeno? No. Non avevo polmoni. Non avevo costole, non avevo niente. L'unica cosa erano le mani e gli occhi, per il resto ero solo un agglomerato di fumo.

Andiamo.” sussultai sentendo la voce di Harry nella mia testa. Almeno quella era sua. Annuii e lo seguii con le altre attraverso la porta. Non fu strano attraversarla: un leggero pizzicore su quella che doveva essere la pelle fu l'unico indizio.

Poi, di colpo, fummo fuori, nell'aria fredda della notte e la luna splendeva davanti a noi mentre, in volo, ci dirigevamo verso i monti attraverso la foresta.

Sapevo che faceva freddo, ma sicuramente non potevo sentirlo: ero completamente insensibile e assolutamente terrorizzata. L'unica cosa che volevo era girare la clessidra e tornare nel mio corpo. In un certo senso, era più doloroso avere la soluzione di quel malessere tanto vicina e allettante, piuttosto che averla lontana ed irraggiungibile.

La tentazione fu talmente forte che arrivai quasi ad allungare una mano verso la clessidra, ma alla fine la lasciai ricadere.

Anna e Harry. Era per Anna che lo stavo facendo, e c'era dentro anche Harry. Cosa potevo fare? Tirarmi indietro e lasciare mia sorella nei guai, e deludere Harry?

Disperata, abbassai la mano e la obbligai a restare lungo il fianco, lontana dalla clessidra.

Qual è il primo passo?” chiese Sam, la voce un po' meno pimpante del solito.

Sarà lei a farsi trovare.” rispose Harry. “Dobbiamo solo continuare.

E continuammo. Per ore ed ore, sotto gli occhi vigili della luna, fluttuammo su tutti i sentieri delle montagne, o meglio, nella valle fra tutte le montagne possibili immaginabili. La mezzanotte si avvicinava sempre di più e se davvero la stregona aveva anche la minima intenzione di riceverci, non sarebbe successo molto presto.

Immaginai che ci stesse studiando: quattro sconosciuti che volevano incontrarla a tutti i costi e non sembravano propensi alla resa. Magari l'avevamo persino incuriosita.

Dopo almeno quattro ore di ricerche, tre Capi Neri ci si pararono davanti, silenziosi e fluttuanti. Se fossi stata umana, il mio cuore avrebbe battuto all'impazzata, il mio respiro sarebbe stato veloce, il mio viso bianco. Ma ero protetta da un'ottima maschera.

Ci passarono accanto senza dare a vedere nulla, senza fare nemmeno un cenno. Rimanemmo tutti e quattro immobili, in attesa del loro passaggio, poi ricominciammo a volare, troppo spaventati per metterci in contatto telepaticamente.

Solo in quel momento, abbassai lo sguardo.

Acqua.

C'erano delle pozzanghere d'acqua nel terreno irregolare e riflettevano le stelle, vivide come non mai. Mi fermai e presi a fissarle.

Le stelle. Certo.

Erano le stelle a guidarci.

Vidi la luce fondersi con l'acqua e a quel punto non capii più niente.

Limitandomi a fare un cenno agli altri, sfrecciai in avanti, gli occhi splendenti e il mantello che svolazzava al vento. Continuai a volare, sempre più veloce, sempre di più, sempre di più finché il paesaggio non fu altro che una macchia indistinta attorno a me e io solo una freccia scoccata da un arco.

Ma a quel punto la vidi e potei solo fermarmi.

Un immenso albero dalle foglie bianche, e tra esse splendevano meravigliosi gigli bianchi, i più belli che avessi mai visto. Ma non era quello il particolare più incredibile: era la casa incastonata nell'immenso tronco. Non sarebbero bastate cinque persone adulte per abbracciarlo.

E lì dentro, lo sapevamo tutti, c'era lei.

 

Mi sentivo stranamente attratta da quella casa. Ormai era quasi mezzanotte e il camuffamento aveva i minuti contati.

Sembrava di essere circondati da elettricità statica; lo sentivamo tutti, il nervosismo, ma anche l'inconfondibile e potente magia che giungeva da dentro l'albero. La sua luce era meravigliosa, incredibile, capace di penetrarmi sin nell'anima e accarezzarla con le più soavi promesse: mi ricordò il canto delle sirene per Ulisse. Ulisse, fattosi incatenare all'albero della nave pur di sentire il loro canto, ma poi disperato perché non poteva raggiungerle, ormai ignaro del noto destino dei marinai ammaliati dalle sirene.

E così era in quel momento per me.

Sapevo che era pericoloso, ma non lo capivo né ricordavo perché lo fosse. Sapevo solo che quella era l'unica strada che potevo percorrere, e così avanzai verso al casa della stregona, consapevole degli altri dietro di me.

Nessuno di noi rimase sorpreso quando la porta si spalancò da sola e ci ritrovammo in una stanza luminosa, ricca di luce azzurrina e di altri gigli bianchi, a volte intrecciati a edere ed orchidee. L'edera scendeva dal soffitto e si arrampicava lungo le pareti, creando uno strano rifugio verde privo di finestre, ma con aria fresca e una meravigliosa luce.

Vidi un calderone nell'angolo e almeno cento mensole, parzialmente nascoste dalle piante, piene di libri, alambicchi, provette, strane bottigliette di vetro e creature di ogni genere. In un vaso con disegni greci, una piuma bianca, evidentemente di angelo, sfolgorava di luce. Era pieno di bauli, scrigni e pergamene, ma non riuscivo a vederlo come qualcosa di malefico; mi spaventò più di tutto.

Era davvero brava a fingere.

Dal nulla, in mezzo all'edera, lei comparve.

Era alta, molto più alta di me, e i suoi capelli erano lunghissimi, argentei ma ricchi di luce dorata; le arrivavano ai polpacci, tanto erano lunghi. Le orecchie erano allungate, come quelle degli elfi nei libri, e il suo viso aveva tratti affilati.

Gli occhi erano dello stesso colore dei capelli e, se non fosse stato per quei rari bagliori dorati, sarebbe sembrata cieca. La pupilla era stranamente normale, anche se me l'aspettavo felina come quella di Cador. La pelle era di un bianco innaturale, quasi sfolgorante, e attraverso essa si snodavano infiniti e complicati tatuaggi neri come l'inchiostro: erano formule in un alfabeto che non riconoscevo.

I polsi sottili erano circondati da braccialetti argentei, e lo erano anche le caviglie. Un pendente rosso rubino ammiccava al suo collo e una camicia bianca e sottile, che lasciava poco spazio all'immaginazione, le calzava alla perfezione, come il paio di pantaloni da uomo che indossava.

Era scalza e disarmata.

Fui talmente colpita da quella visione così normale e, al tempo stesso, così straordinaria che non riuscii nemmeno a stupirmi di sentire il mio corpo tornare da me, il cuore ricominciare a battere e il respiro tornare nei polmoni.

“Non ci si presenta ospiti da una strega già sotto incantesimo.” fece notare, la voce perfettamente normale, ma con una nota decisa e precisa, netta e chiara, che era stata certamente messa a punto nel lungo corso dei secoli.

Mi accorsi di essere davanti a tutti gli altri e notai anche che era me che fissava.

“No, di certo.”, risposi, “Vi chiediamo scusa. Io sono ...”

“Elsa.” ammiccò, “Regina di Arendelle, sorella di Anna.” sottolineò queste ultime parole con un vago divertimento nella voce. “L'amore per lei ti spinge qui. O forse la disperazione?”

Sospirai.

“Credo entrambe le cose.”

“Questo lo so. Quello che non so è: che cosa mai pensi che io possa fare per te? La magia realizza il possibile e parte dell'impossibile, ma di certo non può fare tutto.”

Incontrai i suoi occhi, ma non vi trovai niente. Fu come fissare una statua.

“Siamo venuti qui perché vogliamo che tu prepari la pozione per un incantesimo di scambio tra me e Harry.”

“E così aiuteresti tua sorella?”

“I miei poteri sono d'intralcio, ma se me ne privassi potrei fare del male a lei, perciò … Sì. Se potessi trasferire i miei poteri per breve tempo, potrei aiutarla.” la mia voce era ferma e ne fui persino orgogliosa per un breve istante.

La strega abbassò lo sguardo e mi scrutò da capo a piedi.

“Ne sei sicura, Elsa?”

Annuii.

“Certo.”

“E tu Harry?”

“Ovviamente.” nemmeno la sua voce lasciò trapelare nulla.

“E siete certi di essere degni della mia magia?” mi morsi il labbro inferiore, incerta, alla ricerca di una risposta. Ma non mi diede il tempo di trovarla.

“Questo si vedrà.” disse infine, un sorriso enigmatico sul viso. Il mio cuore accelerò e provai l'impulso di voltarmi verso la porta: non potevamo più tornare indietro. Non avremmo mai potuto.

Io e Harry accennammo ad avvicinarci alla strega, ma lei lo fermò.

“Non tu. Solo lei.”

“Io? Ma l'incantesimo riguarda entrambi!” obbiettai stupita. La strega scrollò le spalle.

“Solo tu hai il pagamento che desidero e perciò è te che voglio e nessun altro. Sii degna del mio dono, e lo riceverete entrambi.”

Fece l'occhiolino a Harry e un cenno a me. Cominciai a camminare verso di lei e, quando la strega si voltò per farmi strada, mi girai per un istante verso di lui. Mi si mozzò il respiro vedendo i suoi occhi intrisi di angoscia, le labbra serrate e il viso pallido, ma non potei fare altro che seguire la stregona ad occhi bassi.

Il cuore frullava nel mio petto come un colibrì mentre fissavo impotente i miei piedi fare un passo dopo l'altro dietro di lei. In quel momento notai un bagliore alla mia mano e vidi l'anello argenteo che Harry mi aveva messo al dito chissà quanto tempo prima, appena ero arrivata al Castello. Quanto tempo sembrava essere passato!

Guardando indietro nella mia vita pensai che, nonostante ci fosse stata tanta tristezza, la felicità era stata grande, immensa proprio perché rara. E Anna era stata la sorella migliore che potessi desiderare. Se non fossi riuscita a salvarla, dovevo sapere di aver tentato tutto per farlo.

“Conosci i desideri degli uomini, Elsa?”

Sorpresa, alzai lo sguardo.

“No.”

“La maggior parte di essi desidera l'eternità. Pensano che sarebbe splendido non temere ogni giorno che la loro vita possa finire, che il loro corpo possa invecchiare, deperire e infine sparire per sempre. Molti vogliono oro, o felicità, ma alla fine l'eternità è sempre nella loro mente.” con un gesto mi indicò una sedia a dondolo realizzata con l'edera. Obbediente, mi sedetti e lei fece altrettanto di fronte a me. Eravamo in un'altra stanza, ora, e questa era piena di spighe di grano dorate e luminose, che si aprivano al nostro passaggio e ondeggiavano leggermente a ritmo di un vento misterioso.

“Potrei garantirti su me stessa che l'eternità è la peggiore delle pene.” i suoi strani occhi mi fissarono, impenetrabili. “Se potessimo essere felici per l'eternità, sarebbe meraviglioso, ma se la nostra vita eterna non ci piacesse? Io sarò condannata ad espiare per sempre, senza interruzioni.”

Annuii, sebbene confusa, e attesi il seguito.

“Ti piacerebbe vivere per sempre, Elsa?”

Strinsi le labbra.

“Non molto, purtroppo.”

“Non perdere tempo con giri di parole, per favore.”

Sospirai.

“No, non mi piacerebbe.” risposi infine. Era impossibile capire come avrebbe reagito.

“Eppure la tua vita, proprio perché così lunga, ha un valore immenso, a dir poco. Proprio perché non è eterna ha un valore inestimabile. Ed ecco il mio prezzo, Elsa.”

Il cuore mi martellava contro le costole, le orecchie fischiavano e sentivo freddo ovunque. No, no, no. Non poteva dirlo. No. Per favore, no. Non questo.

“La pozione per te e Harry è già pronta. Non devi far altro che accettare il mio prezzo: regalami volontariamente la mortalità della tua preziosa vita da Regina e da Custode, accetta di non poter avere mai più nessuno accanto e di vedere tutte le persone che ami finire la loro vita sotto i tuoi occhi. Accetta la condanna dell'eternità per vendermi quanto hai di più prezioso, e potrai avere quella pozione. E ti dirò di più: salverai tua sorella con questo semplice patto.”

Spazio autrice: incredibile a dirsi, ma ce l'ho fatta! Mi tocca ringraziare l'influenza, perché senza di lei non sarei rimasta a casa a scrivere :) Il colore di oggi, a leggere sulla tavolozza, è un marrone castagna, che richiama l'autunno ormai finito. Siamo tutti in attesa della famigerata perturbazione Attila, che dovrebbe finalmente portare l'inverno (un po' in ritardo) anche da queste parti.
Sono riuscita a scrivere un capitolo un po' più lungo e devo ammettere di essermi divertita un sacco; ho pensato a lungo al pagamento imposto dalla strega e sulle prime avrei voluto che fosse qualcosa del tipo: se salverai tua sorella, ucciderai Harry o cose similmente drammatiche, ma poi ho pensato a un libro che avevo letto e mi sono ricordata che nelle storie d'amore l'eternità può essere un grosso flagello. E così ecco arrivare la mia idea.
Non sapevo come dipingere il carattere della strega; ho optato per una maschera impenetrabile, perché ho sempre pensato che vivere per sempre, prima o poi, artrofizzasse le emozioni o, comunque, rendesse molto più facile nasconderle. La nostra strega ha sentimenti e desideri, ma si nasconde abilmente dietro una facciata imperturbabile.
Come vanno le vostre giornate? Chi a scuola chi al lavoro, qui sono tutti impegnati. Alla fine, lo stress mi ha causato una fastidiosa orticaria e la tonsillite, mio perenne punto debole sempre colpito con facilità appena fa freddo o sono più in ansia del solito. Così, inutile dirlo, sono stata non solo costretta a letto, ma anche costretta a dieta! La gola ha fatto un male terribile ... T.T Almeno, ho saltato un paio di verifiche e di interrogazioni ;)
Nella speranza di scrivere presto un nuovo capitolo e pregando che nessuno di voi si becchi la tonsillite,
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Piuma_di_cigno