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Autore: Deline    21/11/2015    3 recensioni
“Vuoto di ogni essenza perché possa catturare la vostra”
Recita una incisione sul retro di un antico specchio.
Una ammonizione che la giovane Nere ha voluto ignorare per sfuggire, anche solo per qualche giorno, alla noia della routine.
Così ha inizio il suo viaggio nella Chicago distopica di Divergent alla ricerca del tenebroso Intrepido che le ha rubato il cuore attraverso le pagine della saga scritta da Veronica Roth.
Una ragazza come tante e uno specchio magico che le permette di attraversare il confine tra realtà e fantasia e la trasporta, come solo un libro saprebbe fare, in un mondo nuovo, sognato e temuto allo stesso tempo.
Nere, una ragazza normale, distante anni luce dalle eroine dei libri, una di noi, insicura e fragile ma anche caparbia e fiera, che lotterà per la salvezza del suo amato e della dimensione alla quale ormai sente di appartenere.
*** *** *** *** *** *** *** *** *** ***
Il racconto si basa solo sui primi due libri e film della saga, Divergent e Insurgent.
Età e aspetto dei personaggi sono quelli dei film, per tutto il resto "salto" da libri a film, soprattutto per Divergent. Per quanto riguarda le parti di Insurgent resto fedele al libro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tori
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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     Il giorno dell’aggressione di Tris si avvicina e con esso partirà il conto alla rovescia per il povero Al. Grazie alla geniale idea di Martina è stata infranta la regola numero uno: non modificare gli eventi. Non ci sono state conseguenze gravi, tutti feriti in modo lieve e Tris ormai cammina di nuovo bene, per fortuna era solo una slogatura e il suo corpo ha una stupefacente capacità di ripresa.
Infondo è andata bene, dopo quello che è accaduto durante l’esercitazione è stato deciso di dare più giorni di riposo agli iniziati e così ho potuto avere tutto per me il mio adorato capofazione…dalle sei di sera fino alle nove del mattino. Max mi ha costretta a fare supporto psicologico agli iniziati, Eric come al solito l’ha passata liscia. All’inizio volevo fargli pesare la cosa ma, la prima sera, quando sono tornata nel mio appartamento, il mio caos era scomparso e il tavolo della sala non era più la succursale di librerie e armadi ma era apparecchiato. Non avrei mai immaginato che Eric fosse bravo a cucinare. Continua a stupirmi, ogni giorno che passa sembra assomigliare sempre meno al sadico descritto nel libro. Mi chiedo se sia davvero così o sta solo impegnandosi per farmi innamorare follemente di lui. Ci sta riuscendo molto bene. Vorrei che si decidesse a spingersi un po’ oltre a baci e coccole, non ne posso più di questa astinenza forzata, sono a un passo dal chiudermi nel bagno del mio studio insieme alla mia bacchetta magica. Mi chiedo come fa a sopportare tutto questo, insomma, per gli uomini è un po’ più fastidioso restare eccitati…mi auguro per lui che si “rilassi” nel modo classico.
Guardo l’ora, sono quasi le undici di sera, mi chiedo dove sia andato, da quando siamo tornati dall’esercitazione vive praticamente nel mio appartamento e di solito la sera lo trovo che mi aspetta con la cena già in tavola. Questa mattina mi ha detto che aveva una cosa molto importante da fare e che sarebbe tornato prima che andassi a dormire. Mi fido di lui ma la mia mente non riesce a non andare in paranoia. Meglio tornare a concentrarmi sulla lettura di Divergent per cercare di capire come iniziare a modificare a mio favore gli eventi futuri.
Martina è assorta nella lettura e la vedo prendere appunti in continuazione.
«Dobbiamo salvare Al» dice chiudendo il suo quaderno per gli appunti.
«Non dovremmo fare meno modifiche possibili? Senza la sua morte come facciamo a far partire la storia tra Tris e Quattro?» le domando sentendomi in colpa per trattare un povero ragazzo come una pedina sacrificabile.
«Per quella basta l’aggressione» risponde accendendosi una sigaretta.
Mi alzo e vado ad aprire la portafinestra, non voglio che Eric trovi la casa piena di fumo al suo ritorno.
«Tini non so se è una buona idea, avremo una persona che non dovrebbe esserci e questo potrebbe complicare parecchio le cose e rendere poco gestibile l’evolversi degli eventi» le faccio notare.
«Potrebbe esserci utile se arrivassimo alla fine» dice mostrandomi la copertina di Allegiant sul suo tablet.
«Come?» le domando intuendo già la risposta. Morire per la sua bella.
«Il fratello di Tris è totalmente inutile e lo sacrificherei molto volentieri, ma lei purtroppo no. Al è cotto di Tris, potremmo spingerlo a morire al suo posto» dice come se niente fosse, come se non si stesse parlando di vite umane.
«Tu mi spaventi. Al è una persona non una pedina degli scacchi!»
«Lui sarebbe morto comunque ma in modo inutile, se facciamo come dico io morirebbe da eroe. Preferisci veder morire Tris? A me non dispiacerebbe, resterebbe Quattro da consolare» dice con un sorriso malizioso sulle labbra che lascia immaginare quale osceno film mentale si stia facendo con lei e Quattro come protagonisti.
«Tini, sei incorreggibile» la rimprovero con tono serio per poi scoppiare a ridere un attimo dopo.
«Ok è deciso, salveremo Al, qualche idea?» mi domanda infilandosi in bocca una manciata di popcorn.
«Per prima cosa possiamo evitare che aggredisca Tris e poi tenerlo d’occhio per assicurarsi che non vada in depressione. Forse qualcuno dovrebbe stargli vicino» suggerisco.
«Per quello ci sto già pensando io» dice strizzando l’occhio.
«Tini, cazzo, ha sedici anni!» esclamo allibita.
«Qui l’età non conta, non è così mia cara il-mio-toy-boy-è-un-capofazione?»
«Non è il mio toy boy!» grido infastidita.
«Come lo convinciamo a non aggredire Tris senza fargli capire che noi sappiamo che l’aggredirà?» le domando.
«Ci appostiamo e quando vediamo il gruppo avvicinare Tris, prendiamo Al e lo trasciniamo via» dice come se fosse la cosa più semplice del mondo per due nanerottole come noi trascinare via un ragazzo di quasi un metro e novanta.
«Facile da dirsi. Una volta catturato che facciamo? Non possiamo fargli sapere chi siamo»
Infondo sono la consulente psicologica che ha stretti contatti con i capifazione e che, dalle voci che circolano da giorni, pare che sia diventata anche la nuova serie di scopate di Eric.
Magari mi scopasse davvero…
«Ovviamente avremo il viso coperto. Parlerò io e gli dirò “questo non è mai successo, non farne parola con Tris” o qualcosa del genere e poi lo lasciamo andare» dice facendo una pessima imitazione di un malavitoso.
«Lui va via, Quattro arriva sul suo cavallo bianco, salva la principessa Tris e la porta nel suo castello» le dico in tono melodrammatico.
«Vedi, per loro due non cambia di molto, manca solo Al» dice spalancando le braccia.
«Dopo il suicidio di Al loro due parlano e alla fine lei gli confessa di essere una Divergente. Questa è una parte importante, come la sistemiamo?» le faccio notare.
«Già. Dobbiamo spingerli l’uno nelle braccia dell’altra, il fatto che siano due Abneganti rende le cose più difficili» risponde come se stesse cercando la soluzione all’annoso quesito: “cosa mi metto questa sera?”
Credo stia prendendo tutto questo poco seriamente.
«Forse dovremmo lasciare le cose come stanno»
«Ma sei fuori? Io non voglio avere sulla coscienza un ragazzo e tu?» mi dice fingendosi indignata.
Ora sono diventata io il mostro che sacrifica vite umane come pedine? E’ brava a rigirare la frittata.
«Neanche io. Cosa possiamo fare allora?»
Eric entra nella stanza a metà della mia frase. Perché non fa rumore quando cammina? Dovrò appendergli un campanaccio al collo.
«Fare riguardo a cosa?» ci chiede con il suo solito finto sguardo annoiato. So che è curioso.
«Per far cessare i gossip. Sai che si dice in giro? Nere è la tua nuova serie di scopate e tu, grande capofazione, non stai facendo nulla per difendere l’onore della tua donna» risponde prontamente Martina.
«Sistemerò le cose, ma anche tu, grande amica, non mi sembra che ti stia sbattendo molto per difenderla» le dice in tono acido.
«Invece sì, ma nessuno mi crede. Forse dovresti farti vedere flirtare con lei in giro per la residenza invece di fare finta di nulla» controbatte Martina.
«Grande Tini!» esulto. Eric mi guarda male.
«Ok piccioncini, vi lascio soli» sorride maliziosa, raccoglie le sue cose e mentre attraversa il corridoio aggiunge: «Nere prova a spingerlo in terza base o almeno il più vicino possibile»
Guardo Eric e gli dico: «Non sarebbe un dramma»
«Sta buona» dice sedendosi a fianco a me.
«Hai detto una via di mezzo, ma noi non siamo neanche al punto di partenza» mi lamento.
Mi alzo, sollevo leggermente la gonna, mi siedo sopra di lui e mi preparo ad andare per l’ennesima volta in bianco.
Eric comincia a baciarmi, piccoli e leggeri baci sulle labbra. Mi stringe più forte a sé e i nostri baci si fanno più passionali, le nostre lingue si sfiorano, si accarezzano fino ad arrivare a intrecciarsi mentre i nostri respiri si fanno più pesanti.
«Questo è concesso?» gli sussurro mentre mi muovo sulla sua erezione e appoggio la sua mano sul mio seno.
«Concesso» mormora muovendosi sotto di me mentre con la mano abbassa la zip del mio body liberando i miei seni.
Le sue labbra scendono sul mio collo, a ogni suo bacio il mio fuoco cresce. Quando le sue labbra raggiungono il mio seno e sento la sua lingua muoversi sul mio capezzolo mi lascio sfuggire un gemito e inarco la schiena.
Le mie mani scendono fino ai suoi pantaloni e iniziano a slacciarli. Lui mi ferma. Lo guardo. Leggo nei suoi occhi che il suo autocontrollo sta arrivando al limite.
«Non farlo» sembra quasi una supplica.
«Eric, la cerniera, inizia a farmi male, per favore» mi lamento.
Mi lascia libere le mani, gli slaccio i pantaloni e inizio a massaggiarlo attraverso i boxer. Lui mi sposta la mano.
«Non è così forte il mio autocontrollo» mi dice con un filo di voce.
Non intendo fermarmi, sono giorni che non ci spingiamo più in là di teneri baci e coccole. Non mi dispiacciono ma io ho bisogno anche di passione e sono certa che per lui è la stessa cosa.
Cerco di sganciare i bottoncini del mio body ma la sua mano è subito sopra la mia e la blocca.
«Meglio fermarsi qui per questa sera» mi dice sforzandosi di parlare con un tono di voce stabile e un respiro regolare, ma non ci riesce, sento chiaramente l’eccitazione nella sua voce.
«Eric, questa non è una via di mezzo, questo è non fare un passo dal punto di partenza»
Sfioro con la punta delle dita l’elastico dei suoi boxer.
«Questo sarebbe un buon punto di incontro» dico mentre faccio scivolare la mia mano sul suo membro e inizio ad accarezzarlo attraverso i boxer. Lo sento ingrossarsi di più sotto la mia mano, il respiro di Eric si fa sempre più pesante. Credo che il suo autocontrollo sia a un passo dal crollare.
Infilo la mano nei suoi boxer, la stringo attorno al suo pene e inizio a massaggiarlo.
Lo sento gemere nella mia bocca. Il suo autocontrollo si è polverizzato.
Lui cede. Abbassa i boxer e sposta la sua mano sulla mia e continua a muoverla tenendola stretta nella sua mentre con l’altra sgancia i bottoncini del mio body e inizia a massaggiare il mio bottone rosso segreto. Il mio fuoco inizia a divorarmi. Ho bisogno di sentirlo di più. Mi muovo sopra la sua mano e lui fa scivolare le sue dita dentro di me. Inizia a muoverle seguendo il mio ritmo. Non riesco a trattenere un grido di piacere quando lo sento spingerle più in profondità. Ansimando ci muoviamo sempre più velocemente fino a raggiungere l’estasi quasi contemporaneamente.
Mi lascio cadere sul suo petto e lui mi stringe baciandomi dolcemente i capelli.
Restiamo stretti l’uno all’altra fino a quando i nostri respiri non tornano regolari.
«Era concesso?» mormoro.
«Lo è sempre stato» mi risponde accarezzandomi la guancia.
Lo guardo, sta sorridendo.
«C’è altro che mi è concesso?» gli chiedo.
«Tutto» mi risponde.
«Allora perché non andiamo sul letto?» gli propongo con voce suadente.
«Non ancora» sussurra mentre mi sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Hai detto che tutto è concesso!»
«Non riesci ad aspettare un giorno?»
«Perché un giorno?» gli chiedo appoggiando la mia fronte contro la sua.
«Perchè voglio portarti in un bel posto» mi risponde con un tono di voce che mi fa desiderare di essere già in quel posto, qualsiasi esso sia.
«Dove?» gli chiedo anche se so che non me lo dirà.
«Segreto. Ti piacerà vedrai»
«Eric…» mi zittisce con bacio.
«Non fare domande. Domani sera prepara la borsa, staremo via un giorno e una notte»
Mi stringe a sé, mi solleva e mi porta in camera da letto. So già che non devo farmi illusioni ma non mi importa, un giorno, dovrò aspettare solo un giorno.
Si sdraia accanto a me e con voce dolce mi sussurra: «Ricominciamo?»
   
 
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