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Autore: Jenny Ramone    22/11/2015    4 recensioni
Parigi, maggio 1789.
Irène Fournier è una giovane venditrice di giornali dal passato misterioso e oscuro che vive in miseria a Montmartre con il suo fidanzato, Jean e il loro bambino.
Quando si diffonde la notizia che Louis XVI ha deciso di convocare gli Stati Generali, Irène si rende conto che è giunto il momento di combattere per i diritti del popolo e in particolare delle donne: fa in modo di aiutarle con tutti i mezzi possibili e partecipa attivamente a tutti gli avvenimenti fondamentali della Rivoluzione Francese.
Ma nel frattempo il suo passato è dietro l'angolo, pronto a tornare a perseguitarla...
Londra, 1799.
Dieci anni dopo Irène, fuggita in Inghilterra dopo il 9 Termidoro e la caduta di Robespierre, racconta la propria storia di amore, coraggio, passione, sacrifici, dolore e amicizia a William, un giornalista inglese che sta scrivendo un saggio sulla condizione femminile per un circolo di intellettuali progressisti.
Genere: Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
Capitoli:
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“Buonasera Cittadina Irène.
Eh eh…oggi è arrivato il grande momento vero? Il 14 luglio, la Rivoluzione inizia!
Non vedevo l’ora di sentire raccontare la vostra azione sul campo, Cittadina”,
Sbuffai, infastidita.
“E va bene, sei contento? Cittadino… come ti chiami che non me lo hai mai detto?”-chiesi, incuriosita.
“William”.
“Cittadino William.
Devo partire da quella mattina.
Anzi  no, dai giorni precedenti.
Prima di iniziare però vorrei chiederti un favore…ci sono delle cose… tra quelle che ti sto per raccontare… che sono strettamente personali.
Io…io se vuoi te le racconto… però ti chiedo perfavore di non inserirle nella storia, te ne prego.
Almeno non nella loro interezza.
Farebbero soffrire troppe persone e soprattutto… farebbero soffrire la persona che amo di più al mondo e credimi, ha già sofferto abbastanza durante quegli anni.
Non se lo merita”.
Il giornalista mi guardò.
“Jean? A proposito, mi stavo chiedendo se  avresti qualcosa in contrario se venisse lui stesso a raccontare parte della storia?
Mi piacerebbe conoscerlo.
Però va bene Cittadina.
Raccontami quello che ti senti, per cominciare”.
Si, Jean… lui… accetterebbe sicuramente.
Però non so se è una buona idea.
Vedi lui… non è più quello di una volta purtroppo.
Non è più com’era durante questi eventi.
Se vorrai parlargli dovrò farti alcune raccomandazioni prima di iniziare, se non sai come prenderlo potrebbe reagire male.
Ti parlerò anche di quello che gli è accaduto ma in seguito.

Adesso arriviamo alla Presa della Bastiglia: come ultima cosa, ti chiedo di non mostrarti così esaltato per questo evento, noi abbiamo solo fatto il nostro dovere e non è stata una passeggiata,ti chiedo solo un po’ di rispetto.
William annuì e a quel punto iniziai a raccontare:” Fino al 20 giugno 1789 la nostra vita era andata avanti senza grandi stravolgimenti.
Il nostro progetto per aiutare le donne stava funzionando alla perfezione: avevamo aggiustato la casa abbandonata e la voce di quello che facevamo si era sparsa per la città, tra le donne del popolo.
Per ricevere il nostro aiuto avevamo posto una sola condizione: nessuno al di fuori delle donne che aiutavamo doveva venire a conoscenza della nostra attività, che doveva assolutamente rimanere segreta altrimenti avremmo rischiato grosso.
Scusami Cittadino ti vedo confuso, mi sono espressa male.
La voce si era diffusa tra gli strati più bassi della popolazione ma potremmo dire che tutte le donne sapevano e nessuna ne parlava se non con una sua pari.
Lo so cosa stai pensando, che ci hanno tradite.
Mi dispiace deluderti ma nessuna di loro ci ha mai tradito o ha mai spifferato della nostra esistenza.
Oddio scusami, ti sto mandando in confusione?
Le mie amiche mi hanno sempre detto che ero una versione femminile di Marat, una arringatrice di folla che una volta che inizia a parlare comincia un’orazione infinta.
Ti prometto che adesso cercherò di non farlo più.
Il 20 giugno come ti dicevo ci era giunta una notizia molto importante: il Re aveva fatto chiudere la sala dove si riuniva l’Assemblea Nazionale ma il Terzo Stato non si era arreso.
Si erano riuniti in una sala dove si giocava alla pallacorda e avevano giurato che l’Assemblea non si sarebbe sciolta prima di aver dato una costituzione alla Francia.
Quando Amèlie corse alla nostra sede a darmi questa notizia, non ci potevo credere.
Una costituzione!
Corsi da Edith, che si trovava nell’altra stanza ad ascoltare il racconto di una delle nostre protette e a fornirle del denaro, la abbracciai e le dissi:”Oh Edith, avevi ragione, l’Assemblea Nazionale darà una Costituzione alla Francia e presto le nostre vita miglioreranno! Ancora non posso crederci!”-gridai mentre lei mi guardava stupita e annuiva:”Irène, io ho sempre ragione.
Siete voi che non vi fidate!”-mi disse.
Non vi furono altri avvenimenti degni di nota fino al 12 luglio, quando Camille Desmoulins, un giornalista rivoluzionario che stavo cominciando ad ammirare moltissimo, proclamò un discorso di fronte alla folla nei giardini del Palays-Royal.
In quel momento tra il pubblico si trovava Thérèse, che stava vendendo dei fiori come sempre.
Incuriosita, si era avvicinata e aveva udito Desmoulins dire che Necker era stato licenziato, mentre la folla emetteva un moto di rabbia.
Camille aveva continuato dicendo che le truppe dei tedeschi e degli svizzeri sarebbero scese nella notte da Campo di Marte per venire e a tagliare la gola ai Cittadini:non rimaneva che una possibilità per salvare la Francia:correre alle armi!
Questo in sintesi fu quello che ci riferì Thérèse quando ci raggiunse quella sera a casa di Marion: Thérèse come avrai già capito era la più riflessiva di noi,era paziente, tranquilla e sempre disponibile per qualunque cosa avessimo bisogno, si prendeva cura di noi e ci dava consigli se necessario, forse questo comportamento era dovuto anche al fatto di essere la più grande, aveva venticinque anni.
Se io ero quella che guidava il gruppo, la leader che tutti temevano e quella più agguerrita, Edith era solitamente quella più timida e moderata però sarebbe stata capace di cattiveria e perfidia se necessario, poi ti racconterò la sua storia più in dettaglio.
Marion era la mia migliore amica, vivace,orgogliosa,aveva un grande coraggio e una gran voglia di cambiare vita, per sé e per le persone che amava avrebbe combattuto ad ogni costo mentre Amèlie era un po’ più simile a Edith, non prendeva mai decisioni che la esponessero troppo però al contempo era meno timorosa rispetto a Edith, era pettegola, lunatica e sempre pronta a insultare chi non la pensava come lei, per questo sarebbe diventata una feroce guerriera durante gli scontri con i monarchici.
Non mi fraintendere Cittadino.
Volevo un bene dell’anima alle mie amiche, tutte quante.
Sto solo dicendo che Amélie era quella più diversa da me ma nonostante a volte risultasse difficile sopportarla e l’istinto dicesse di strozzarla con le mie mani, le volevo bene come alle altre.
Il 13 luglio la popolazione diede fuoco a quaranta degli ingressi di Parigi e iniziò a protestare per l’aumento del prezzo del pane: la battaglia si stava preparando.
Stando a ciò che mi riferirono le mie amiche, le notizie si susseguivano a grande ritmo nel nostro “rifugio” quella sera: Marion si dava da fare senza sosta a coordinare tutte mentre io ero al Cafè Procope: una ventina di donne avevano già partecipato alle proteste per il grano e erano venute a riferirmi le ultime novità ma, non avendomi trovata, si erano fermate a parlare con lei e con Edith.
“Cittadina Marion, qui le cose si mettono male! Siamo convinte, vogliamo andare alla Bastiglia! Domani mattina tireremo giù quell’odioso simbolo di oppressione, quel simbolo dell’Ancien Regime!”-si erano lamentate.
A quel punto una vecchia aveva rincarato la dose:”Si sono presi il mio unico figlio! Io sono vecchia, Cittadina Edith, però prima di morire vorrei vedere la Francia cambiare, vorrei vedere che voi giovani possiate vivere in pace, senza essere schiacciati dal peso della servitù monarchica, in questo modo potrei morire pensando che mio figlio ha dato la vita perché altri giovani come lui potessero finalmente vivere in un Paese giusto”.
La decisione era presa, ormai era praticamente ufficiale:il popolo sarebbe insorto e avremmo distrutto la Bastiglia.
Come ti dicevo, avevo ottenuto un posto da cameriera al Cafè Procope, il più antico di Parigi.
Vi si riunivano Marat, Danton, Robespierre… era solito frequentarlo perfino Voltaire tempo prima.
Io ero solo una cameriera ma approfittavo di ogni parola che sentivo pronunciare nei discorsi dei rivoluzionari per farne tesoro, a loro insaputa, e preparare la mia personale rivoluzione.
La sera del 13 luglio stavo finendo di pulire il locale e stavo per chiudere quando avevo sentito qualcuno bussare violentemente contro il vetro dell’ingresso.
Spaventata, ero andata a controllare: era Etienne.
“Irène, ci sono grandi notizie! Venite, adesso ci siamo tutti!”-urlò, facendo segno alle mie amiche e a Jean di seguirlo.
Gli feci segno di abbassare la voce, mi guardai intorno e li feci entrare poi andammo a sistemarci sul retro in modo che nessuno potesse sospettare ciò che si stava preparando nel Cafè.
“Lo sai che vogliono tirare giù la Bastiglia? Abbiamo pensato che ti potesse interessare questo fatto.
Noi siamo pronti, siamo ai tuoi ordini Irène.
Qual è il piano?”-domandò Etienne, tutto contento.
“Questa volta siamo andati troppo oltre, dobbiamo ribellarci, ha ragione Etienne.
Dobbiamo andare tutti insieme alla Bastiglia, ci servono delle armi!”-aggiunse Jean, trionfante,battendo un pugno sul tavolo.
Presi un foglio di carta che era stato lasciato da qualche distratto avventore, afferrai l’inchiostro e mi stavo per mettere a scrivere un piano di battaglia quando la porta si spalancò.
Nella penombra distinsi una figura con indosso abiti che ricordavano quelli di un militare: iniziai a tremare e in un attimo afferrai la pistola di Jean.
“Chi va là?”-domandai.
L’uomo alzò le mani e si mise a ridere istericamente.
“Ehi… Irène, non ti fa bene agitarti così! Sono io, abbassa la pistola!”.
Adrien?
Thérèse si precipitò contro di lui:”Adrien, ci hai fatto spaventare! Adesso stai zitto, vieni, entra.
Che è successo? Perché sei vestito così?!”.
Adrien non sembrava nemmeno lui, pareva che fosse cambiato da un momento all’altro.
Afferrò Thérèse e le fece fare una giravolta.”Hanno formato una milizia cittadina che hanno chiamato “Guardia Nazionale” e…. mi hanno preso!”-annunciò, saltando sul tavolo.
Non avevamo ancora capito se questa “Guardia Nazionale” stesse dalla nostra parte o fosse solo un’altra denominazione di potenziali guardie del re per cui gli chiedemmo chiarimenti.
“Staremo dalla vostra parte,almeno credo…non importa, io sto dalla parte della ribellioni, anche a costo di tradire la Guardia Nazionale.
Ecco, tenete, questi sono un paio di fucili che ho portato per esercitarvi ad usarli ma poi li devo riprendere, mi sa che se domani vorrete armarvi dovrete andare fino a Les Invalides!”-scherzò.
Io e le mie amiche ci mettemmo a discutere su come avremmo condotto la giornata seguente, se fossero state vere le voci che giravano.
“Avete presente Place de la Bastille ragazze? Ecco, questa è la fortezza-disegnai sul foglio.
Ora, mettiamo caso che ci sia tanta gente… dobbiamo stare unite.
Marion, tu ti metterai esattamente qui, alla mia destra, Thèrese alla mia sinistra.
Amèlie e Edith, voi starete dietro perché siete quelle meno esperte di scontri.
Se Véronique vorrà raggiungerci, si posizionerà tra voi perché altrimenti al primo proiettile va al Creatore.
Infine Jean e Etienne si metteranno davanti a noi, ad aprirci la strada se necessario.
Calma, niente scenate, vero Amèlie?
Sangue freddo e coraggio.
Siete pronte alla battaglia?”-domandai, entusiasta.
“Si!”-risposero in coro tutte insieme.
“E se rischieremo di morire? Cosa ne sarà di noi?”-domandò Edith.
“Metti che ci sparano addosso? Dobbiamo rispondere al fuoco? Io non so sparare, non ho mai provato! Però l’idea mi piace non poco, andiamo Adrien, portaci in un posto dove ci puoi insegnare, tra poche ore sarà l’alba e inizieranno i combattimenti!”-aggiunse Amèlie, che al massimo sarebbe stata in grado di spaccare un padella in testa a qualcuno.
“Aux armes Citoyens!”-conclusi io.
Chiusi il Cafè e uscimmo in strada, dirigendoci prima verso Montmartre per salutare mio figlio e passare a raccontare ciò che stava accadendo a Julie, la sorella di Edith.
Quella avrebbe potuto essere la nostra ultima notte e dovevamo poter dire addio ai nostri affetti.
Jean mi prese per  mano e mi baciò appassionatamente:” Se domani moriremo,sappi che ti amo più della mia stessa vita e che staremo di nuovo insieme, per sempre, dovunque finiremo.
Non ti lascerò mai, anche a costo di finire all’Inferno”-mi sussurrò nell’orecchio.
La battaglia stava per avere inizio.

ANGOLO AUTRICE: Bonjour!
Lo so che questo capitolo è lunghissimo e che mi sono soffermata molto suoi dettagli storici ma era necessario per il racconto.
Aspettate trepidanti la Presa della Bastiglia, so anche questo però già il capitolo è lungo, l’ho dovuto dividere in due.
Le nostre rivoluzionarie si stanno preparando alla battaglia e anche Adrien sembra che abbia trovato il modo di realizzare il suo sogno di militare: aiuterà molto le nostre protagoniste, non lasciatevi ingannare da questa sua apparizione un po’ frettolosa.
Giuro che al prossimo capitolo ci sarà davvero la Presa della Bastiglia, prendete questa parte come un intermezzo.
Uff, ho troppe idee ma non ho tempo per scrivere quindi non so quanto sarò puntuale negli aggiornamenti ma continuate a seguirmi eh? Ahah.
Presto faremo pian piano più luce nella vita di Irène scopriremo cosa è accaduto a Jean e il contenuto della lettera, tutto per gradi.
Ora devo scappare, grazie e alla prossima! :)
Jenny
  
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