Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe
Segui la storia  |       
Autore: Blueberry yellow    22/11/2015    1 recensioni
Era una buia sera di fine primavera. L’aria odorava di gelsomino e di edera fresca, il bosco si preparava alla notte, cedendo a poco a poco al buio. Delia correva a piedi scalzi, con la bambina tra le braccia. Correva da più di un’ora all’interno di quel misterioso bosco che in passato aveva custodito il suo segreto. La luna non c’era, non si sapeva nemmeno dove fosse. Delia non si fermava, nonostante non vedesse dove metteva i piedi, sapeva benissimo dove doveva andare. La casa di Kendra si trovava alla fine del bosco, dalla parte opposta della spiaggia, lungo il fiume, vicino al ruscello sotterraneo che sbucava in superficie. Kendra l’avrebbe aiutata, Delia lo sapeva, o almeno lo sperava. La bambina che teneva tra le braccia dormiva, dolcemente cullata dai movimenti della madre. Era piccola, troppo. Ma aveva già il Segno. Quella macchia rossiccia proprio alla base del collo, simile ad una mezzaluna. Identica a quella di Delia. Il Segno del Demonio, così la chiamavano i cittadini della piccola Armbay, ma per lei, per Kendra e molte altre persone era solo il simbolo del Potere.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
13 Ottobre 1433 Si sentivano come degli ululati provenire dal bosco. Era una cupa giornata di metà ottobre e gli animali più furbi iniziavano a mettere al riparo le provviste per il letargo. Gli scoiattoli correvano su e giù lungo i rami, gli usignoli si piazzavano nei loro nidi e la famiglia di volpi rintanava nel buco sotto la grande quercia. Canticchiavo guardandomi le dita dei piedi. Avevo freddo, mi ero scordata di portare con me lo scialle e già sapevo che se mi fossi ammalata, Kendra mi avrebbe rinchiusa in casa per intere settimane. Odiavo dover restare in casa, mi sembrava di essere in una prigione. Non che sapessi com’era fatta una prigione, ma se l’avessi dovuta immaginare, l’avrei immaginata proprio così. Kendra mi obbligava a leggere strane poesie, mi metteva a lavorare nella serra o a compilare il libro delle erbe. Eravamo sempre e solo noi due, ma a Kendra la cosa non sembrava dispiacere. Lei usciva ogni mercoledì sera, ma non diceva mai dove andava, mi chiudeva semplicemente in casa e tornava a notte fonda, senza farsi quasi sentire. Io, però, mi sentiva estremamente sola. Ogni tanto camminavo lungo tutta la riva del fiume, fino ad arrivare al margine del bosco e mi sedevo sui rami più alti di un vecchio albero, osservando. Nessuno si avvicinava più di tanto al bosco. Più che altro i ragazzini, quegli sciocchi. Facevano a gara per chi riusciva ad addentrarsi più in fondo. Il bello è che non è mai morto nessuno di quelli che hanno varcato quella soglia. Le signore che venivano a lavare i panni al fiume non parlavano mai tra loro, non cantavano, non ridevano. Mi parevano come delle bambole che eseguivano dei comandi. E quando sentivano dei rumori provenire dal bosco dietro di loro, raccoglievano in fretta le loro cose e se ne andavano facendosi strani segni sulla fronte, sul petto e sulle spalle. Mi sarebbe piaciuto scoprire cosa significassero quei segni, ma aveva paura della possibile reazione di Kendra. Lei non aveva mai voluto che avessi rapporti con altre persone, lo riteneva inopportuno. “Le persone sono crudeli piccola, ricordalo sempre”, mi diceva sempre Kendra e io non obiettavo mai, convinta che fosse la decisione migliore. Ma c’era un nonsochè di meraviglioso in ognuna delle persone che vedevo. La gente mi appassionava a tal punto da farmi passare intere giornate appollaiata su quell’albero o immersa nei cespugli. Fin da quando ero bambina la mia più grande occupazione era quella di girovagare per il bosco alla scoperta di qualcosa, di cui nemmeno io sapevo con certezza le caratteristiche. Non mi spinsi mai, però, oltre il confine del bosco. Non per mia volontà, ovviamente. Se fosse stato per me di sicuro non sarei ancora nella casetta con Kendra. Ogni volta che provavo a superare l’ultima quercia, era come se tornassi cinque passi indietro rispetto a dove mi trovavo prima. Era strano, ma tutta la mia vita era strana, perciò non ci davo particolarmente peso. Guarivo gli animali feriti che trovavo nel bosco. Sapevo sempre che pianta utilizzare o che intruglio preparare e per questo ringraziavo sempre il libro delle erbe di Kendra. Ad esempio, un impacco di lavanda e menta era ottima per curare le bruciature superficiali o i tagli poco profondi. Riuscivo sempre a trovare la cura giusta per ogni tipo di male, anche quello più insolito. Ma non era l’unica cosa strana che riuscivo a fare. Riuscivo a percepire lo stato d’animo delle piante, degli animali e delle persone. Vedevo come una luce colorata intorno alle cose, e in base al colore della luce, interpretavo ciò che si trovava di fronte. Quando la luce di Kendra diventava color Rosso fuoco, allora era meglio starle lontana, mentre quando era quasi trasparente, significava che era tornata trattabile. Ogni giovedì mattina la luce di Kendra era bianca, così mi facevo dare il permesso per stare fuori anche fino a dopo il tramonto. Quel 13 ottobre era proprio un giovedì e attendevo con gioia l’arrivo della notte. Tolsi i piedi dall’acqua e mi raggomitolai ai piedi della quercia, di fianco alla tana delle volpi. Uno dei cuccioli uscì dal buco e mi si posò in grembo, come faceva di solito. Così aspettai la notte, accarezzando il pelo rubino dell’animale ed ascoltando la quiete che piano piano mi si creava tutt’attorno. I lunghi capelli lisci, mi ricadevano leggeri sulla schiena, Kendra mi aveva sempre vietato di legarli. Non ero molto alta. Non superavo nemmeno il primo ramo della quercia. Non ero nemmeno slanciata, considerando che da sempre non mi fermava e correvo ovunque. La muscolatura era evidente, soprattutto nelle gambe. L’abito di lana azzurro cielo mi arrivava poco sotto il ginocchio, lasciando scoperto il polpaccio. Il corpetto era stretto, ma non eccessivamente e il petto non risaltava troppo. Le mani erano piccole, le dita abbastanza tozze e ruvide, per via delle giornate passate nella serra e nell’orto. Quando arrivava il giorno del bagno, guardavo con disapprovazione la mia immagine riflessa nell’acqua, trovandola sempre troppo rude, troppo sporca. Una volta, le donne che lavavano al fiume, avevano parlato di una lontana principessa, di qualche paese straniero, che per avere la pelle più morbida e bianca, si lavava nel latte di asina. Credevo fossero cose da pazze! Chi mai si laverebbe in una tinozza di latte d’asina? Com’erano buffe le donne al fiume. Non parlavano quasi mai, ma quando lo facevano, disquisivano di cose futili, ma la cosa mi divertiva talmente tanto che, dopo poco, ero costretta ad allontanarmi da loro per non far sentire le risate. Pensavo a tutte queste cose mentre la volpe che tenevo in braccio mi scaldava. Quando il sole scomparve dall’orizzonte, mi alzai, salutai il bosco e mi recai saltellando verso quella casetta di pietra e malta in cui vivevo da sempre. - Ciao Kendra! Scusa se ho tardato, ma ho voluto controllare i cuccioli di volpe! -, esclamai entrando in casa. Kendra era al pentolone che bolliva sul fuoco, intenta a mescolare chissà quale intruglio di verdure rappresentante la cena. La scrutai e notai che la luce colorata era violacea, il che non rappresentava proprio un buon segno. - Dovrò partire domani mattina. -, annunciò infine la donna senza staccare gli occhi dal suo intruglio. - E dove andrai? -, le chiesi io. - Nel Summerseth. Sono circa tre giorni di cammino, perciò tornerò tra due settimane. – - E io posso venire con te? -, domandai speranzosa. Kendra alzò rapidamente gli occhi dal pentolone e mi fissò dritta negli occhi. Aveva gli occhi rossi, lucidi, ma non per un pianto recente o imminente, sembrava molto stanca. Tolse il cucchiaio di legno e lo poggiò delicatamente sulla credenza. Si avvicinò a me e mi prese per le spalle. - Tu dovrai stare qua. Sempre. Soprattutto quando io non ci sono. Non uscire dal bosco. Non farti vedere da nessuno. Se hai paura fai dormire il cane in casa, ma nient’altro. Mi hai capita bene? -, Kendra sembrava sconvolta, ma non riuscivo ad intuirne il motivo, la luce violacea ora pulsava tutto intorno a Kendra e le sue mani erano artigliate nelle mie spalle. - Alia se qualcuno ti dovesse vedere, rovineresti ciò che ho cercato di fare per ventuno anni e io non te lo permetterò, anche a costo di murarti in questa casa. -, Kendra non demordeva, così la rassicurai: - Non uscirò dai confini che mi hai tracciato e sarò invisibile a tutti. Non preoccuparti, credo di essere in grado di badare a me stessa. – Kendra sembrò calmarsi e tornò a mescolare il contenuto del pentolone che si rivelò non essere la cena. In effetti non seppi mai con precisione cosa ci fosse in quel pentolone anche se l’odore dell’intruglio rimase nella casetta di pietra per tutti i giorni che seguirono e giurai di sentirmelo anche addosso, impregnato fin dentro la pelle, le labbra e la gola. Quando mi svegliai il mattino seguente, non fui sorpresa di trovare vuoto il letto di Kendra, fui, però sorpresa quando scoprii di poter fare un sacco di cose strepitose senza la presenza della mia nutrice. Come ad esempio scatenare un temporale o far tramontare prima il Sole. I rami degli alberi si abbassavano per permettermi di salire e i fiori crescevano rigogliosi non appena posavo la mano sopra. Il primo giorno lo passai scendendo lungo il fiume, osservando come il riflesso sull’acqua cambiasse al variare del tempo e della posizione del Sole. Nel tardo pomeriggio, mi sdraiai sotto una grande quercia e guardai lontano, verso l’orizzonte, cercando un infinito che non avrei mai trovato. Tornata a casa, feci scaldare una forma di pane e ci spalmai sopra del burro. Non avevo parlato per tutto il giorno, non avevo incontrato nessuno e avevo trascorso tutta la giornata fuori, esattamente come avevo sempre voluto. Mi misi a letto abbastanza presto, volevo essere in piedi all’alba, pronta per qualche nuova avventura.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe / Vai alla pagina dell'autore: Blueberry yellow