Serie TV > Victorious
Segui la storia  |       
Autore: Queen Elsa    22/11/2015    2 recensioni
[BADE]
“Era un amore fragile il nostro ed a un certo punto si è spezzato. Forse, se fossi stata diversa, sarei riuscita a salvarlo. Ma è questo che sono, un pericolo. Come una droga, all’inizio ti piaccio, poi mi ami, divento quasi un’ossessione e alla fine, lentamente ti uccido.” - sussurra.[…] “Perché sei così dura con te stessa e continui a rifilarmi tutte queste cazzate?”- Beck si porta i capelli all’indietro, stanco. Quasi esasperato. Lei non lo guarda, continua a fissare il vuoto. Poi lentamente risponde - “ Sono solo sincera. Tutti quelli che amo finiscono col farsi male. - alza le spalle come se non le importasse - “ Ci ho fatto l’abitudine”.
“Mi ami?”.
Genere: Comico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beck Oliver, Cat Valentine, Jade West, Robbie Shapiro, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO III

Sorseggiava la sua cioccolata accoccolata sul divano, la sua giraffa viola stretta al petto, la tv accesa. Stringeva in mano il suo cellulare giallo, in tinta con il suo pigiama ricoperto di nuvolette stilizzate. La conduttrice del telegiornale elencava veloce una lunga lista di brutte notizie con voce fredda. Si chiedeva sempre come facessero a raccontare tutte quelle notizie così spiacevoli senza farsi scappare mai una lacrimuccia di dispiacere. Insensibili pensò. Il peraphone vibrò nella sua mano e la ragazza sorrise leggendo il messaggio di buongiorno del suo ragazzo.
Buongiorno piccola!
Cat mosse veloce le dita sulla tastiera del cellulare, rispondendo a Robbie. Probabilmente si sarebbero visti per pranzo. Gettò uno sguardo all’orario indicato in alto a destra della schermata del cellulare : le 09:05. Beck dovrebbe essere arrivato da un pezzo. Ripensò a Jade, a quanto fosse stata male dopo la sua partenza … chissà come doveva sentirsi adesso. Ripose il cellulare sul tavolinetto davanti a lei, constatando che in effetti, non avrebbe ricevuto un messaggio da Sam prima delle undici di quella mattina. Tic tic – tac tac tic tic – tac tac … la forte pioggia batteva contro i vetri delle finestre con un ritmo regolare.
“ Tic tic – tac tac” – canticchiò sovrappensiero la ragazza alzandosi e posando nel lavandino la  sua tazza a forma di coniglietto, i residui della cioccolata formavano strani disegni astratti sul fondo. Si mosse veloce verso la sua stanza, prendendo degli abiti puliti e portandoli in bagno. Avrebbe fatto una doccia veloce e poi avrebbe preparato la stanza per Jade, magari anche cucinato qualcosa di buono … così, per tirargli su il morale. Sorrise, spogliandosi e infilandosi nel box, sotto il getto dell’acqua calda, aggrottando la fronte cerando di ricordare qual’era la dose perfetta di farina per preparare una squisita torta al cioccolato.
________________________________________________________________________________________________________________________________

Aveva cominciato a piovere appena aveva messo piede a terra. Adesso fissava le altre auto ferme in coda dal finestrino posteriore del taxi su cui era salito. Procedevano lentamente verso la meta, imbottigliati nel traffico. Era stato strano tornare in città dopo tutto quel tempo. Il traffico, lo smog, tutta quella gente super indaffarata che correva a testa bassa per le strade, ignorando i mendicanti che cercavano qualche spicciolo. Si era quasi dimenticato com’era. La cosa peggiore però, erano stati tutti quei ricordi, piombati su di lui come affamati avvoltoi. Lui si era lasciato beccare, graffiare, mordere, come un cadavere inerme. Non era stato, come lo aveva ingenuamente immaginato, un commovente ritorno a casa dopo un lungo viaggio. Era stato  fottutamente terribile. Jade non c’era ad aspettarlo all’aeroporto, non sorrideva accanto a lui. Jade non era più la sua Jade. Incredibile – pensò sbuffando. Dopo poco raggiunse finalmente la meta. Pagò l'autista, prese il trolley che gli porgeva e si diresse verso la sua vecchia roulotte. Aprì la porticina arrugginita e s‘infilò dentro, scuotendo il folti capelli bagnati e gettando sul letto il borsone. Abbandonò il trolley in un angolo, guardandosi intorno e inspirando quell’odore di casa che gli era tanto mancato. Tutti i momenti, tutte le discussioni, le coccole, le stupidaggini fatte con Jade affollarono la sua mente. Davvero lei aveva dovuto affrontare tutto questo? Sospirò, passandosi una mano sul viso. Si buttò a peso morto sul letto, che si abbassò di una spanna con un gran cigolio, causato dal movimento delle vecchie molle del materasso. Si massaggiava le palpebre con le dita. A che cosa serviva quel distacco, se il suo unico risultato era farli stare male? Lui non sapeva effettivamente come stesse Jade, ma se quella luce che aveva visto risplendere nei suoi occhi azzurri in tutti quelli anni era amore, allora non poteva stare bene. Gemette, tirandosi a sedere. Strinse i pugni -così forte che le sue nocche erano diventate bianche- e li spinse con forza contro le pareti della roulotte, ancora e ancora, fino a far sanguinare le dita. Era la sua valvola di sfogo e dopo tanti -troppi- sorrisi forzati, notti insonne e pianti trattenuti doveva liberarsi o sarebbe scoppiato. Ed era proprio questo il problema di Jade, lei non aveva una valvola di sfogo, perlomeno una accettabile. Tratteneva e tratteneva e poi scoppiava per stupidaggini. Sbuffò. Ogni cosa in quella dannata città parlava di lei, così tanto che anche i suoi atteggiamenti venivano involontariamente collegati alla ragazza dalla sua mente. Il ragazzo si alzò e si chiuse in bagno. Forse una doccia fredda l’avrebbe aiutato a rilassarsi.
_______________________________________________________________________________

Si svegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore, il cuore batteva così forte che sembrava voler scappare via dal petto. Quell’incubo. Di nuovo. Tremava come una foglia. Si strinse di più nella coperta, cercando di calmarsi. Afferrò il cellulare che giaceva inerme sul comodino. Era un atto involontario ormai, scorreva veloce i nomi della rubrica fermandosi sempre sul solito. Lo osservava per un po’ con occhi vitrei e poi posava nuovamente il cellulare. Non aveva smesso di farlo, neanche una volta. Prima, quando l’incubo la svegliava la notte, le bastava una telefonata. Lui sarebbe arrivato, veloce come la luce. L’avrebbe consolata, sussurrandole all’orecchio che davvero, non era colpa sua. Lei si sarebbe addormentata, senza paura. Ma adesso lui non c’era. Non c’era da due anni. Neanche una volta, in quell’arco di tempo aveva smesso di prendere il suo peraphone, cercare il numero di Beck e osservarlo per un po’. Non sapeva, non aveva idea, se questo fosse positivo o no. Avrebbe continuato a farlo, senza saperne il perché. O forse infondo ne era a conoscenza, ma  era una verità troppo difficile da accettare. Accese la piccola l’abat-jour  che stava sul comodino dell’hotel. Una vecchia foto immortalava una sorridente Jade di sette anni che abbracciava un uomo con i suoi stessi occhi grandi, lo stesso sorriso. Suo padre la guardava sorridendo. Una strana espressione negli occhi. Amore forse. Portava sempre quella foto con se. Ovunque. Anche nella sua vecchia borsa della Hollywood Arts e l’unico a saperlo, ovviamente, era Beck. 

La Hollywood Arts era fantastica, riusciva a isolarsi benissimo.
Nessuno la disturbava. Nessuno eccetto un irritante ragazzo di  nome Beck Oliver.
Non riusciva davvero a capire perché non volesse lasciarla in pace.
“Ehi.”-  come non detto, si parla del diavolo e …
“Che vuoi Oliver?” – era incredibile quanto la irritasse. Glielo aveva chiesto
perché non la lasciasse in pace e lui aveva risposto,
come fosse la cosa più ovvia del mondo, che lei nascondeva qualcosa
e lui voleva scoprirla.
 Fai la tanto la dura, diceva, ma so che la tua è solo una maschera.
“Mi sorprende sempre la tua gentilezza, Jade.” 
rispose lui ,calcando sull’ultima parola.
“Lasciami in pace!”- Jade si era alzata di scatto, 
allontanandosi così velocemente che dalla borsa ancora aperta
 scivolò via una piccola cornicetta di legno.
“Jade aspetta!” Beck afferrò la cornice senza guardarla,
 fermando la ragazza prima che rientrasse in classe – “Ti è caduta questa.”
Gli occhi di Jade si spalancarono, animati da qualcosa 
che su di lei non aveva mai visto. Paura. Gli strappò di mano la cornicetta
osservandola mortificata. Un piccolo taglio divideva in due l’immagine di un uomo 
incredibilmente somigliante alla ragazza che aveva davanti.
“E tuo padre?” – Beck chiese piano.
 Lei non rispose, si limitò a fissarlo con quell’espressione spaventata.
 Poi ripose la foto nella borsa, gli voltò le spalle e si sedette in classe.

 
Sfioro con l’indice tremante il taglio sul vetro, proprio sulla figura del padre, immobile in quell’espressione serena. Com’è buffo che le persone nelle foto restino sempre uguali, mentre nella realtà cambino totalmente. Cos’era rimasto di quella piccola bambina? Niente.
“Scusa Papà” – sussurrò. Jade spense la luce, voltando le spalle alla foto. Si rintanò sotto coperte. Aveva freddo, ma per quanti piumoni potesse mettersi addosso, non sarebbe mai riuscita a riscaldarsi. L’inverno, quello che aveva dentro, era eterno. L’unico che fosse riuscito a trasformarlo in primavera lei non poteva averlo. E adesso chiedeva, a chiunque stesse lassù, quale razza di piano aveva in mente per lei. Perché davvero non capiva, quale senso aveva far innamorare le persone, farle illudere dell’esistenza di una possibile felicità per poi distruggere tutti i loro sogni in un istante, come fossero stati castelli di sabbia. Strinse la presa sul lenzuolo, cercando di non avere troppa paura e addormentarsi di nuovo.
_______________________________________________________________________________

Saltellava allegra, mentre alla radio mandavano una delle sue canzoni preferite. Quasi non lo sentiva il campanello. Guardò l’orologio. Non poteva essere Robbie … era troppo presto. Il campanello suonò di nuovo. Cat abbassò il volume della musica e andò ad aprire.
“Beck?” – sussurrò.




---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
N.A.
Buonasera!
Scusatemi per il ritardo nell'aggiornamento, ma connessione, impegni scolastici,
verifiche e un sacco di altre cose mi hanno impedito di farlo prima.
Vorrei ringraziare di cuore tutti i lettori e le persone che hanno recensito
con complimenti e consigli davvero gentilissimi.
In particolare chi ha ggiunto la storia tra le preferite ovvero hermionegranger394 e
AmyLynnLee(che mi ha addirittura aggiunta negli autori preferiti!Grazie mille!)
e chi tra le seguite ovvero Fating e meryxD!
Vi invito  a lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate e consigliarmi.
Mi scuso per eventuali errori
e a proposito ,su consiglio di AmyLynnLee e Mel_mel98, ho riletto e corretto il primo capitolo.
Spero di aver eliminato tutti gli errori!
Con questo è tutto, alla prossima!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Victorious / Vai alla pagina dell'autore: Queen Elsa