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Autore: Oblio    22/11/2015    0 recensioni
C'era una volta una ragazza bella e popolare di nome Juliet. Aveva tutto quello che avrebbe potuto desiderare, e poi, improvvisamente, non più.
La vita di Juliet viene sconvolta quando, durante il ballo scolastico, viene uccisa sua madre. Da allora tutto cambia.
Juliet, la regina della scuola, perde la sua corona. Ed ora tutto quello che può fare è cercare l'assassino di sua madre. Cercare la verità.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo sceriffo di Stonewood non tardò ad arrivare sulla scena del... Be, Ju non era sicura che trovare una mano sanguinante in una scuola in ci si era appena introdotti illegalmente fosse un vero crimine, o che esistesse almeno un nome per chiamare il tutto.
-Montatura! Ecco come chiamo tutto questo!- disse lo sceriffo Field sbattendo un pugno sul tavolo della sala interrogatori.
-ma io non ho fatto niente!- si difese lei per l'ennesima volta.
-quindi lei non si è introdotta illegalmente in una struttura scolastica, in piena notte??-
-beh, sì, stavo solo...
-e non aveva forse con sè tutto il necessario per organizzare uno scherzo del genere?-
-sì avevo del materiale, FINTO!-
-e non è stata una sua idea l'idea di cospargere la mano finta col il sangue rinvenuto anche su un'altra scena del crimine?!-
-aspetti... Coosa??-
-mi ha sentito. Secondo me dietro a tutto questo c'è solo una persona: lei!-
-aspetti aspetti aspetti. La mano era finta?-
-certo che era finta! Era identica a quella che abbiamo trovato nella sua borsa!-
-e il sangue...-
-come le ho detto, il sangue era quello rinvenuto anche su un'altra scena del crimine: quella dell'omicidio di sua madre.-

-cosa hai fatto?-
-nulla- sbuffò salendo sull'auto di Sam.
Solo tre sbuffi e quattro occhiatacce si decise a parlare, e raccontò al fratello tutto quello che era successo.
-era solo uno stupido scherzo e...-
-No.- la interruppe Sam, -Ju, questa è una cosa seria. Un... Affare di famiglia-
-sarà meglio che tu stia alla larga da tutto questo d'ora in poi- le disse una volta a casa.
-sì- annuì senza ascoltare, e si chiuse in camera sua.
Accese il telefono: sette chiamate da parte di Michael.
Cielo, quel ragazzo doveva farsi una vita.
-Michael?-
-Jul... Ju!- rispose lui entusiasta.
-cosa vuoi?-
-be, volevo sapere solo se stavi bene.. Ecco, se è andato tutto bene-
-perché non dovrebbe essere così?-
-perché forse siamo stati portati via dalla polizia?-
Ju si buttò sul letto.
-sì, be, mi è capitato anche di peggio...-
-d'accordo..- concluse lui un po' deluso, e lei se ne accorse.
Non doveva trattarlo così, è una parte di lei lo sapeva. -Ehi?- lo chiamò dopo un attimo di silenzio, e lui sembrò risvegliarsi.
-eh? Sì, cosa?-
-grazie per... Be, avermi aiutato anche ad un orario improponibile per una missione che ci ha fatto arrestare.- non ci credeva, l'aveva detto davvero?
-a questo servono gli amici, giusto?- le rispose lui raggiante.
-già.- e la loro epica telefonata si concluse.
-Amici- pensò. Lei non ne aveva, non più ormai. Non da quando aveva perso la corona.

Anche la scuola ricominciò, e Ju ebbe la sua occasione. Quell'anno avrebbe cercato. Qualcuno l'aveva incastrata. Qualcuno aveva ucciso sua madre e lei l'avrebbe smascherato. Ne era certa.
-oh scusa- disse in fretta quando, assorta nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcuno.
-nulla anzi, lascia che ti...- rispose una voce familiare.
-Jake- salutò lei.
-Juliet- e il tono del ragazzo sembrava quasi deluso.
Le riprese il libro che era caduto e glielo porse. -tieni-
-grazie- gli disse senza guardarlo negli occhi.
Lui era sempre lo stesso, il re, il suo cacciatore che ora aveva ripreso la corona.
Lei, forse per i capelli più corti, aveva perso la sua tiara.
-be, ora devo andare a lezione- tagliò corto lui. -ciao-

-è solo una mia impressione o a te piace ancora?-
-ciao Michael- sospirò girandosi.
-che ci fai qui?-
-abbiamo il laboratorio di arte ora, non ricordi?-
-oh, certo- e lo seguì in fondo al corridoio.
-bentornati, anche quest'anno- esordì Michael nell'angusta aula in cui una decina di cavalletti erano sistemati in cerchio.
Era evidente che quello era il suo regno.
-sì a proposito..- lo interruppe una ragazza dal fondo dell'aula.
Aveva i capelli biondi e piastra ti, il rossetto sulle labbra e la gonna fin troppo corta.
Ju conosceva fin troppo bene quel genere di ragazza; una volta lo era stata lei stessa.
-vorrei dire che quest'anno ho intenzione di lasciare questo... Corso. Dove trovo il signor Danning, per finire il tutto?- chiese con un velo di sufficienza.
-oggi è assente, Shannon- rispose Michael, e Ju faticò a non spalancare la bocca.
Shannon Jill prese la sua borsa e fece sentire i suoi tacchi fino ad arrivare vicino alla porta.
Ju si accorse di fissarla solo quando Shannon le rivolse un'occhiataccia.
La ragazza inarcò un sopracciglio. -che c'è Juliet, sei caduta dal piedistallo?-
Ju non sopportava più il suo sorriso troppo truccato.
-perché non hai mandato una email al professore?- le chiese il ragazzo.
-sai, non sono molto brava... Con le email-
-glielo riferirò io Shannon, non ti preoccupare?-
-grazie Martin- sorrise ancora.
-Michael- la corresse lui.
-ah già. Pensi sia così importante perché me ne freghi qualcosa? Già-
Shannon Jill si accarezzò i capelli tinti e uscì dalla porta soddisfatta.
-bye bye.

Ju prese posto in fondo, dove prima era seduta Shannon.
Ancora non riusciva a capire come quella ragazza fosse riuscita a cambiare così tanto
Michael iniziò a spiegare qualcosa come il programma dell'anno, di come quel corso desse crediti in più e bla bla...
Ju si era distratta nel frattempo. Accanto al cavalletto c'era una cartella di cartone.
-i fogli della scuola- pensò lei,  finché non vide la scritta.
"Shannon P. Jill- corso di arte e creatività".
La aprì e inavvertitamente fece cadere un bel po' di fogli scarabocchiati e colorati, attirando l'attenzione di tutti.
-scusate- si affrettò a dire, finché, mentre raccoglieva i disegni, notò uno schizzo che catturò la sua attenzione. Era datato 6-8-15, lo stesso giorno del ballo scolastico.
Ma ora non aveva tempo. Rimise tutti i fogli nella cartella e la chiuse.
-cosa è successo a Shannon?- chiese a Michael alla fine dell'ora.
-cosa? Non lo sapevi? Subito dopo la fine della scuola è stata in vacanza da sua zia in Georgia per un mese, quando è tornata...-
-e tu invece come fai a saperlo?-
-frequentiamo il corso di Recitazione insieme, e di solito lavoriamo anche d'estate.-
La campanella suonò e Ju si diresse verso l'aula di Chimica al terzo piano. In realtà, il resto della mattinata fu un susseguirsi di lezioni a cui lei non prestava minimamente attenzione. Rimpiangeva gli anni in cui gli insegnanti chiedevano ancora come erano andate le vacanze o che libri avevano letto.
L'una.

-ciao- la salutò Michael prendendo posto davanti a lei.
Una parte di lei era contenta: non avrebbe dovuto mangiare tutta sola, dato che chiunque "contasse qualcosa" evitava il suo tavolo. Ma se da un lato era felice, c'era pur sempre una sua parte che trovava quel ragazzo troppo... Appiccicoso.
-ciao- rispose senza guardarlo.
Nel frattempo, qualcuno al tavolo di quelli che contavano, stava ridendo, e guardava dritto verso di lei.
-gli sfigati vanno bene insieme, vero Kane? Ahahah-
Fred Tompson, il capitano della squadra di football rideva di gusto.
Ju si girò e gli dedico una lunga e profonda occhiataccia. Stava per alzarsi, quando Michael la fermò. -no Ju, non ne vale la pena...-
-stai a sentire il tuo amichetto Kane. Devi fare la brava, non vorrai che ti rimettano dentro-
Era troppo.
Ju si alzò e andò impettita al tavolo dei giocatori di football.
-che problema hai Tompson?- chiese sforzandosi di essere educata.
-che problema hai tu, Kane... Tutti ormai lo sanno.-
-Fred smettila- sibilò un ragazzo accanto a lui, e Ju lo riconobbe subito: Jake.
-oh dai, non posso giocare con la tua ex?-
-ti piace giocare eh?- rispose lei stringendo la mano a pugno.
-oh oooh, ha un bel caratterino. Capisco perché ti piaceva tanto ahahahah. E sentiamo, cosa farà ora Cappuccetto Rosso, mi farà del male proprio come fa suo padre?-
-mio padre?-
-già, tesoro. Notizia dell'ultima ora: il signor Kane arrestato per l'omicidio della moglie. Non lo sapevi? Certo che lo sapevi. Tu e la tua famiglia siete così, no?-
E prima che potesse dire altro, il goffo destro di Ju incontrò il naso dello stupido ragazzo.
-aaah!- urlò lui, -te la faccio pagare put- -Fred basta!-
Ju era tornata a sedersi intanto.
Michael la guardava a bocca aperta.
-sì: ne è valsa la pena. E ora mangiamo- sentenziò addentando un pezzo di carne.
Michael rise.
Tutto è più buono con gli amici, giusto? Anche il cibo della mensa.

-ricordami perché noi non possiamo ordinare la pizza come loro- si lamentò Michael buttando via la sua scodella di zuppa.
-non siamo ricchi- rispose lei.
Già, il cibo della mensa era comunque orribile, ma non era questo ora il suo problema.
-dove vai? Abbiamo ancora due ore di lezione- le disse il ragazzo vedendola correre verso la porta d'ingresso.
-devo fare.. Una cosa- farfugliò lei sparendo dalla sua visuale.
Era vero. Doveva fare una cosa, una cosa importante.
-è un affare di famiglia- ricordò mentre correva a casa.

-Sam!- urlò appena entrata in casa. -Saaam!-
-cosa hai?-
-quindi non sei al lavoro, come pensavo-
-e tu non sei a scuola, come invece pensavo-
-cosa è successo?!- chiese ignorandolo.
-di cosa parli?-
Il ragazzo si buttò sul divano del soggiorno, sforzando un'espressione sorpresa.
-nostro padre- pronuncio a voce bassa.
-ascolta- cominciò lui, -non è stato lui...-
-come.. Come puoi dirlo? Lo hanno arrestato! In questo momento è in prigione e-
-non è più in prigione-
-cosa? Tu... Tu non hai pagato la cauzione-
-Ju papà ha fatto molte cose brutte, ma questa volta-
-non gli hai pagato la cauzione- ripeté lei arretrando, verso la porta.
-Ju non hanno prove che sia stato lui. Ha solo guidato ubriaco quella notte, lo hanno interrogato. È stato accusato solo per guida in stato di ebrezza-
-che novità!-
-Ju...-
-Sam dove è adesso?- chiese nervosa, adocchiando le chiavi dell'auto sul tavolino.
-sarà a casa sua, ma... No Ju!- le disse quando capì quello che aveva in mente.
Troppo tardi.
Ju prese le chiavi e chiuse la porta di casa.
-Juliet! Juliet Kane!- chiamò Sam uscendo, ma lei era già seduta al volante della sua auto.
-Ju aspetta!- sentì mentre schiacciava il pedale dell'acceleratore.
Destinazione? Un'altra città del Main sconosciuta perfino al Cielo. Riverwood, la città in cui viveva suo padre.

Ju si ricordava ancora si quando, al suo quinto compleanno, in attesa di una bicicletta, aveva invece trovato sua madre a suo padre litigare e gridare. Luke Kane aveva tradito la moglie. Per Ju, aveva tradito tutti.
Il giorno dopo, forse svegliata dal silenzio che aveva seguito la notte di urla, aveva sceso le scale, fermandosi sugli ultimi gradini. Mamma e papà avevano fatto pace?
Ju aveva visto il padre portare le valigie verso l'entrata.
Sua madre dormiva, o piangeva in camera.
E poi aveva chiuso gli occhi finché non aveva sentito la porta sbattuta.
Ju non aveva perdonato la madre per aver cacciato suo padre di casa, e per anni aveva risparmiato per raggiungere suo padre. Lei lo avrebbe ritrovato.
È così era stato: dopo un litigio con sua madre, a quattordici anni, era scappata di casa. Aveva portato con sé tutti i soldi che aveva, anche se non erano molti, e aveva viaggiato in autobus, e in autostop quando i soldi erano finiti, fino alla città da cui provenivano le cartoline che il padre le mandava per il compleanno.
Ed era arrivata alla meta alla fine. Stanca, disordinata. Ma era arrivata.
Aveva suonato al campanello dell'elegante casa in stile vittoriano del 409 di Royals Street e aveva aspettato allenando il suo sorriso.
Aveva immaginato tutto: il padre l'avrebbe abbracciata, poi lei gli avrebbe raccontato tutto il suo viaggio e insieme, finito il racconto, avrebbero giocato insieme come una volta.
Ecco perché Ju si era sentita spaesata quando una donna sulla quarantina aveva aperto la porta. -ti serve qualcosa piccola?-
Non era di certo suo padre.
Ma lei non si era persa d'animo, non aveva fatto tutta quella strada per niente.
-scusi, forse ho sbagliato casa- disse guardando l'indirizzo su una cartolina. -qui non abita Luke Kane?-
-sì è esatto-
E lei tirò un sospiro di sollievo.
-Tesoro- chiamò la donna mentre due bambini correvano verso di lei, -c'è qualcuno per te.-
E il suo cuore si era spezzato.
Luke Kane l'aveva invitata comunque a restare, e, con fare impacciato, aveva cercato di parlarle.
-Juliet io non voglio che tu viva tutto questo in maniera negativa... Insomma, tu. Tu sei sempre mia figlia-
Ju aveva stretto i denti. -evidentemente non ti bastavo. Io e la mamma non ti bastavamo...-
E il resto era confuso. Era uscita dalla stupida casa in stile vittoriano e aveva corso per tutta quella stupida strada fino a perdersi. E qualche ora dopo, sua madre era venuta a prenderla.

Se la prima volta che aveva visto quella casa era rimasta stupita, questa volta lo era il doppio.
La casa era ormai abbandonata. Il tetto con un buco e i muri dalla vernice scrostata. L'erba non bevi a tagliata da chissà quanto.
Era decisamente diversa dall'ultima volta.
"Vendesi" diceva il cartello sbiadito accanto alla cassetta delle lettere.
-sono andati via- disse una voce dietro a lei.
-cosa?- chiese voltandosi.
-sono andati via- ripeté un anziana signora che stava salendo le scale di casa, proprio di fronte a quella di suo padre.
-oh, è una brutta storia quella della famiglia Kane...- e Ju, per quanto la riguardava, non poteva darle torto.
-era una bella famiglia, una volta...-
-e poi cosa è successo?- chiese lei sempre più incuriosita.
-beh, un anno fa, uno dei figli è morto, investito da un'auto. Da allora marito e moglie litigavano in continuazione. Hanno divorziato e lei ha ottenuto la custodia dell'unico figlio, ormai.
Oh, è una triste storia.- concluse la signora prima di entrare in casa.
-sa dove abita ora Luke Kane?- provò a chiedere prima che se ne andasse.
-tu gli somigli molto sai? Beh, qualche mese fa ha trovato un appartamento al Foggy Day...-
-grazie- rispose lei, mentre la signora chiudeva la porta.
-Foggy Day- ripeté.

-arrivo arrivo!- si sentì rispondere da una voce mezza ubriaca quando bussò alla porta del B612 del Motel.
-oooh, sei tu- commentò Luke Kane facendole segno di entrare.
-già sono io-
-be, accomodati, pure. No, scherzo. In questa camera c'è solo il letto, quindi... Accomodati per terra- sorrise sforzandosi di tenere aperti gli occhi.
-no grazie- rispose ferma lei. -penso che starò in piedi.-
-allora, Juliet, perché sei qui?-
Ju lo guardò. Era cambiato tutto dall'ultima volta. Era cambiata lei, ed era cambiato lui.
-cosa ti serve?- chiese sbadigliando.
Ju se ne stava ancora in piedi, le braccia incrociate.
-la verità.

-la verità...- cominciò il padre, -che bella parola. Ma pensi davvero di essere pronta?-
-sì.- rispose lei decisa.
-bene bene bene. Allora, la verità su cosa?-
-mi stai prendendo in giro? Ti hanno arrestato per l'omicidio della mamma!-
-ah già...- rispose lui mettendo giù la bottiglia che teneva in mano.
Ju si ricordò allora perché non le era più mancato.
-be, io e tua madre avevamo ripreso a vederci-
-non ci credo-
-sei libera di non farlo.- questa volta sembrava serio, -ma è così. Tua madre mi ha aiutato molto, dopo... Quel che è successo-
-mi dispiace- riuscì a dire lei, ricordando i due bambini che correvano, il giorno in cui si era presentata alla sua porta.
-non è colpa tua, non devi dispiacerti.... Tua madre era una brava persona. Non meritava di certo uno come me-
-e su questo siamo d'accordo. Ma perché ti hanno messo dentro?-
Luke Kane socchiuse gli occhi, pensieroso.
-un multa- disse alla fine.
-una multa?-
-una multa per eccesso di velocità-
-ma tu non hai un'auto!-
-si be, la multa e il furto d'auto...-
-hai rubato un'auto?- e a quel punto Ju si mise a sedere per terra.
-è una lunga storia... No, scherzavo. È solo complicato.-
-allora fammi capire-
Luke Kane tossicchiò, per preparare la voce. -quella sera io e tua madre dovevamo vederci. Avevamo appuntamento qui, al motel. Ma lei non è mai arrivata.. L'ho chiamata e richiamata e quando mi ha risposto, ha solo detto che non poteva venire perché aveva bisogno di tempo. Era a scuola e stava finendo qualcosa.-
-cosa stava facendo?-
-non ne ho idea. Ma... Stavo male. Avevo bisogno di vederla. Sai, per quanti errori possa aver fatto, per quanto mi sia allontanato da lei, tua madre aveva sempre il potere di farmi stare bene-
-lo so- annuì abbozzando un sorriso.
-ad ogni modo, sono salito sul primo autobus che portasse a Stonewood e sono arrivato un'ora dopo.
Lei era a scuola, nel suo ufficio.
Stava sistemando delle carte in un fascicolo-
-quale fascicolo?-
-non lo so. Era importante, ha detto che c'era qualcosa che non andava. C'era qualcuno che aveva nascosto qualcosa, anche se io non ho capito molto.
Ero ubriaco, lei mi ha detto di tornare a casa...- si interruppe. Gli occhi vuoti, senz'anima, persi nei ricordi.
-e...?-
-ero arrabbiato. Ho rubato un'auto e sono corso a casa a finire di ubriacarmi-
-perché ti hanno messo dentro allora?-
-perché c'erano le mie impronte nel suo ufficio, e ora hanno scoperto che quella notte, l'auto che avevo rubato è stata segnalata ad un semaforo per eccesso di velocità. C'è persino una foto. E sanno che sono stato lì, in quella maledetta scuola.-
Silenzio. Ju rifletteva su quello che aveva sentito.
-stai dicendo la verità? Perché dovrei fidarmi di te?-
-non dovresti, in effetti. Ma è così.-
Ju non riusciva ad obiettare nulla.
Si alzò, andando verso la porta.
-ha pagato Sam la cauzione?- chiese prima di uscire.
-mi hanno messo dentro per furto e guida sopra i limiti di velocità. Nient'altro-
Ju lo guardò negli occhi. Sorrise.
-Sam-

Lo vide agitare le dita sul suo palmare, probabilmente per l'ennesima volta.
-ma dove eri? Ti ho cercata per tutto il giorno! Dove eri finita??-
E Ju allora salutò il ragazzo con l'ansia. -Ciao Micheal
Entrò nel laboratorio di arte, sempre con il ragazzo al seguito.
-Ju?-
Lo ignorò, -Tu cosa ci fai a scuola alle cinque del pomeriggio?-
-be, sono a capo di questo corso finché non arriva l'insegnante. Non cambiare discorso!-
Ju si sedette in fondo all'aula.
-ero da mio padre, se lo vuoi sapere-
Michael si ammutolì.
-era stato arrestato, ma non è stato lui. Non è lui il colpevole...- abbassò lo sguardo.
Michael la guardava, lei lo sapeva.
Non era il suo tipo, e non era nemmeno il tipo capace di consolare. Lo sapeva.
Lo vide aprir bocca. Aspettò.
-Ju...- cominciò il ragazzo con l'ansia, quando venne interrotto.
-Scusate, dovreste liberare l'aula- chiese il signor James, il bidello, entrando nel laboratorio.
-sì, sì- rispose in fretta Michael, -ora ce ne andiamo.
Si alzarono. Ju prese la sua borsa e la cartella con i suoi disegni.
-grazie- disse il signor James portando il carrello dei detersivi dentro l'aula.
Ju stava per andarsene. Salutò Micheal.
-Ehi aspettate!-
Il signor James stava camminando verso di lei.
-avete dimenticato questa. Non può restare qui...-
-grazie- rispose senza pensare, e si ritrovò in mano un'altra cartella.
"SHANNON P. JILL- CORSO DI ARTE E CREATIVITÀ"

Tornò a casa a piedi, le mani impegnate a non far cadere le cartelle.
-Ciao Sam- salutò appena entrata, come se quel giorno non avessero mai discusso.
-Ju! Ma dove eri finita??- chiese il fratello, con l'ansia, -ho provato a chiamarti tutto il giorno!-
E Ju gli raccontò in breve il suo piccolo viaggio.
-ora posso andare in camera mia?- chiese alla fine.
-sì, certo ma... Ehi, è tutto a posto ora?-
Ju ci pensò un attimo, ma alla fine gli sorrise. -certo.
 Chiuse la porta dietro di sé, confinandosi nel suo piccolo regno.
Appoggiò la borsa sul tavolo, con le cartelle, quando le caddero di mano.
Tutti i fogli erano usciti.
-accidenti-
Si chinò a raccoglierli, per riporli al loro posto, quando si accorse che alcuni, non suoi, erano abbastanza... Interessanti.
Mise i suoi sul letto, e si sedette a terra, per guardare meglio i disegni di Shannon.
Ritratti, chiaroscuri, e piccole bozze mai terminate.
-wow- si lasciò sfuggire, -aveva talento...-
Ecco il ritratto più verosimile di una ragazza che sembrava pronta ad uscire dalla cellulosa, e dietro un progetto precisissimo di un d'oro romano. E poi....
Poi quello. "6-8-15"
Finalmente poteva guardarlo.
Girò il foglio con estrema cautela, quasi avesse avuto paura di sgualcirlo.
-ma che cavolo...!- urlò gettando il foglio a terra.
Senza rendersene conto, provò ad allontanarsi dallo schizzo, trascinandosi all'indietro sul pavimento.
-Ju! Ju? Va tutto bene?- le chiese Sam oltre la porta.
Lei si alzò.
-Ju?-
-sì, sì, va tutto bene. Non era niente- rispose aprendo un poco la porta. Il fratello le annuì.
Ju mise il foglio sulla scrivania.
Quel disegno la stava facendo impazzire. Continuava a chiedersi perché...
Ma quale perché aveva la paura?
Si sedette alla scrivania, guardandosi bene dal toccare la carta.
Di fronte a lei, lo stupendo schizzo di un cadavere femminile accasciato a terra. La testa appoggiata a un muro.
-non può... essere- si disse chiudendo gli occhi. Ma quando li riaprì, il disegno era ancora lì.
E là, prigioniero della carta imbevuta di colore, nell'angolo del foglio, con un coltello sporco di sangue in mano, ecco la figura appena sfumata, di una Cappuccetto rosso che le somigliava enormemente.
   
 
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