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Autore: AliNicoKITE    23/11/2015    1 recensioni
cap2)Gli occhi di Reyna Avila Ramirez-Avellano ti inchiodarono sul posto.
Eravate diventati amici, prima che scoprissi quanto le emozioni portano guai. Avevi imparato ad apprezzare il suo sguardo penetrante e fiero,l’audacia e capacità di comandare così romane che ti fecero pensare di poter aver trovato un’anima affine. Sbagliasti.
‘’Sono come Icaro, che cadde a terra per non riemergere. Non sono un angelo, le mie ali si sciolgono al sole.’’
I rapporti con il pretore si erano gelati.(..)Litigaste, capisti la tua ingenuità. Ti affacciasti, e cadesti giù. Come Icaro.
cap3A volte mi chiedo perché il fato abbia sbagliato così tanto con te. Deve odiare il tuo sorriso, o i tuoi occhi chiari venati di pazzia.
Qualcosa mi dice che sei nato nel periodo sbagliato. A volte ti immagino come un secondo Giulio Cesare, un condottiero implacabile verso i barbari e misericordioso con i deboli.(...)
Avresti vissuto nella tua forma peggiore, ma saresti stato libero: qui sei tenuto al guinzaglio dalle regole e dalle ideologie.
Mi fermo in questa fantasticheria quando penso a una cosa.
Se fossi vissuto allora, dall’alto del tuo trono,dopo aver calpestato cadaveri per poterti ci sedere sopra, avresti mai sorriso?
Genere: Angst, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Apollo, Nuovo personaggio, Octavian
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Autore: AliNicoKITE (efp e forum)
Titolo: Don’t let him go away
Fandom (PJO; HoO; Originale): HoO
Rating: giallo
Personaggi: Octavian,Nuovo Personaggio, Micheal Kahale *finalmente nella sezione personaggi*
Genere/Avvertimenti:
NdA: Non mi sono mai sentita coì in colpa. Mi sono dimenicata di aggiornare, ho abbandonato una storia che speravo di non dover trascinare arrivando a sparire per mesi. Scusate, scusate davvero. Questo capitolo l'ho scritto con amore, sperando di farmi perdonare da Little_Foxy99 e altre anime pie che seguivano questa storia. Abbiamo dolci irlandesi, persone da conoscere e, dopo un piccolo flashback dove scopriamo dove è andato Zacharias dopo aver lasciato Octavian, si spiega cosa diavolo è successo con i fratello Arghelion. SI', Inua è inquietante e SI', ora smetto di blaterare. Baci, buona lettura <3

Don’t let him go away
Ovvero:
Lemon and Vanilla Curd Cake e risse con figli di Nike

CAPITOLO 2- Benvenuto a Nuova Roma, Zacharias O'Connalain

Mi sono sempre chiesto come fa una persona ad accettare la propria morte. Cosa si prova quando il tuo cervello realizza che niente è come immaginavi? La tua morte, la tua vita. Capire definitivamente che non vedrai più niente, non penserai più a niente, semplicemente perché non avrai una coscienza per accorgerti che non esisterai più?
Me lo sono sempre chiesto. Poi, quel giorno in cui la neve si tinse di rosso sangue, capì. Solo i più illuminati, come Silente in Harry Potter per intenderci –sì, alla fine ho letto tutti quei libri, Octy, spero tu sia orgoglioso di me- possono accettare che il punto finale, nel racconto della nostra vita, è proprio in quel determinato momento. ‘’Per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura.’’.
Io semplicemente … non ce la faccio,non riesco ad accettare tutto questo.Non morirò in modo convenzionale, con la pace nel cuore.
Sarò, sono, come te. In fondo, tu la pace non l’hai mai avuta.
***
Nuova Roma era bellissima. Vitale ed ordinata al tempo stesso, lo sguardo del ragazzo seguiva ogni edificio affascinato dalla raffinata architettura e dalla perfetta praticità di ogni accorgimento apportato alla città. I semidei camminavano, parlando di Natale e di battaglie, di ludi di guerra e di altre cose che Zacharias non conosceva. La scortesia di Octavian era già dimenticata, ormai contava solo cogliere ogni particolare di quel posto, che a primo impatto gli sembrò magnifico.
Solo dopo qualche minuto di camminata cominciò a notare piccole imperfezioni, ragazzi che litigavano, lari che si lamentavano e passavano attraverso i vivi creando una spiacevole sensazione di gelo. Semidei scostavano scocciati Zacharias per poter camminare più in fretta, carichi di scudi o con in mano pergamene recanti vistosi sigilli di cera rossa.
Una ragazza dalla pelle olivastra e i capelli scuri raccolti in una composta treccia gli passò davanti, fermandosi un attimo dopo avergli scoccato una intensa occhiata che gli creò un istintivo brivido.
-Zacharias O’Connalain. –disse-Ti avevo lasciato sotto la custodia di Octavian, ma a quanto pare persino gli ordini più semplici gli risultano ostici.
Sentendo il suo nome completo il semidio si accigliò, per poi riconoscere nella ragazza nientemeno che Reyna Avila Ramirez-Avellano, pretore del Campo Giove. Affianco a lei sopraggiunse un ragazzo che a Zacharias ricordò Capitan America. Forse perché aveva uno sguardo responsabile, cristallino e serio, un sorriso gentile e i capelli biondi che risplendevano come gli intarsi dorati dei templi. Quando Zach aveva varcato il pomerium aveva dovuto lasciare in custodia a Terminus il pugnale che aveva usato per uccidere il dragone, e l’enorme catasta di armi d’oro imperiale che aveva scorto in quel momento gli ricordò istintivamente quello che riconobbe essere Jason Grace, collega di Reyna. Jason era stato il primo a soccorrerlo, quando si era accasciato a terra con il petto squarciato dagli artigli del mostro, quindi Zacharias cercò le parole per ringraziarlo, ma prima che potesse dirgli qualcosa il figlio di Giove intervenne.
-Zacharias O’Connalain, l’ammazza-dragoni! Lieto di vederti in forma. Jason Grace, figlio di Giove.
Il ragazzo gli porse la mano, che Zach si premurò di stringere calorosamente, nonostante odiasse l’essere chiamato per cognome. Octavian non l’aveva neanche voluto sapere, grazie al cielo.
-Onorato, grazie per avermi soccorso.-borbottò imbarazzato, sorridendogli riconoscente. Jason-Capitan-America scosse la testa, un’aureola di santità e modestia quasi visibile attorno al capo.
-Dovere, sei stato incredibilmente coraggioso con quel dragone.
‘‘Coraggioso? Io volevo solo salvarmi la pelle! Maledetti lupi invasati e le loro stupide prove di coraggio!’’ pensò Zacharias, premunendosi di nascondere le sue imprecazioni verso quei canidi con uno schernirsi speculare a quello di Jason, ma molto meno vero.
-Ti hanno dato da mangiare in infermeria?-chiese Jason apprensivo. Subito Zach lo reputò più simpatico, mentre Reyna salutò entrambi con un cenno del capo che pareva dire ‘‘io non ho tempo di parlare di cibo, miseri mortali’’ per poi sparire prima che Jason potesse dire ‘Ehi’.
-Scusala, siamo entrambi anche troppo impegnati. Sai, tra qualche giorno i ludi di guerra saranno grandi il doppio, c’è tanto da organizzare e in infermeria hanno finito le stampelle.
Il semidio più basso celò le domande isteriche nella sua testa –Come si fa a finire le stampelle? Non voglio rimanere zoppo a vita!- con un:-Mh, sì, capisco, non ho mangiato.
Immediatamente Jason lo trascinò fino a un vicolo da cui provenivano semidei con tazze fumanti e cornetti caldi. Gli occhi di Zach minacciarono di riempirsi di lacrime di gioia… poi Jason sparì in una nuvola di fumo e di scuse ‘devo-andare-troppi-impegni-da-pretore-responsabile-oh-yeah-dura-essere-amati-da-tutti’. A Zacharias fece leggermente pena per qualche secondo, poi si girò e si incamminò nel vicolo sprofondando in un mondo che odorava di cioccolato e brownies caldi.
 
Ah, cucinare gli era mancato. Era bastato elencare le ricette di dieci dolci diversi perché Phil gli permettesse di dimostrare le sue abilità con un dolce a sua scelta.
Zach impastò, rimaneggiò uova e vaniglia e zucchero dopo tanto, troppo tempo, sotto lo sguardo di Phil Baker, che portava onore al suo cognome vantando il miglior bar-pasticceria di tutta nuova Roma. Jason Grace, gli aveva detto dopo che Zacharias si era complimentato per i brownies che gli aveva dato, avrebbe persino fatto da sponsor ai suoi dolci, se solo non fosse stato troppo corretto per privilegiare una sola pasticceria grazie alla sua posizione politica a Nuova Roma.
Mentre Phil, capelli neri e occhi nocciola, le mani sporche di farina e fisico magrolino, continuava a decantare la notorietà del suo bar, Zacharias si godeva l’aria satura di zucchero e di limone, riuscendo a sfornare una bellissima, perfetta lemon and vanilla curd cake**, in onore di sua madre, che veniva dalle verdi colline irlandesi come la ricetta di quella torta.
Phil osservò la torta, che vantava soffici strati di pasta sottile, crema alla vaniglia e limone, con occhio critico, addentandone una fetta con circospezione.
Poggiato il dolce su un piattino, Phil sollevò lo sguardo, fece un sorriso a trentadue denti e abbracciò di slancio Zacharias.
-Oh, aspettavo da tempo uno come te!
***
Dieci: secondi che gli erano serviti per accordarsi con Phil sul loro prossimo incontro.
Nove: minuti di cammino prima di incontrare i semidei della prima coorte.
Otto: i denti che Pulce aveva brutalmente divelto dalle gengive dei gemelli Arghelion con due rovesci ben mirati. Inua li avrebbe raccolti per i suoi esperimenti nella bigiotteria.
Sette: le persone che si erano radunate a vedere lo scontro.
Sei: i secondi che Pulce aveva impiegato per arrabbiarsi.
Cinque: i colpi andati a vuoto di Nathan Arghelion.
Quattro: le imprecazioni colorite di quest’ultimo.
Tre: gli attimi durante i quali Matt Arghelion aveva catalogato l’avversario preoccupandosi.
Due: i perdenti.
Uno: il vincitore.
 
***Cinque minuti prima****
Matt Arghelion non aveva degnato di uno sguardo il ragazzino con l’accento strano che gli si era parato innanzi. Samhal se n’era andato, e per un meraviglioso attimo si stava godendo la pace di chi non ha nessun pazzo tra i piedi.
Alizard, quella mattina, aveva sorriso –non ghignato, sorriso- mentre lo osservava inerte tra le coperte. Non si era accorta che non stava dormendo, che il suo cuore stava dimenticandosi di battere davanti a lei, che la palpebra socchiusa gli aveva permesso di imprimere nel cervello a fuoco il luccichio dolce nelle iridi verdi della ragazza. La figlia di Giano, poi, lo aveva ‘’svegliato’’ brutalmente e come suo solito, con un lancio mirato di una misericordia letale quasi come lei.
Matt Arghelion era rimasto felice per le successive otto ore.
Non aveva degnato di uno sguardo il ragazzino con l’accento straniero che gli si era parato innanzi.
 
Nathan amava il sapore della terra e del sangue ferroso nella bocca. Era gentile quanto un boa constrictor e delicato come un bulldozer.
Prendere in giro il ragazzo nuovo dopo il discorso introduttivo di Michael gli era venuto dannatamente naturale.
 
-Sei sicuro di voler attaccar briga?- gli aveva chiesto, come facevano tutti, perché tutti sono sbruffoni prima di assaggiare il fango, e non aveva notato, l’ingenuo Nat-nut, che aveva sussurrato il suo avvertimento, e che prima di minacciare si era guardato intorno.
Nat-nut aveva riso, perché era così il protocollo.
-Sicuro, devi imparare come funzionano le cose qui.
Se quello lì era un protetto di Octavian, allora l’augure si stava rammollendo. Magari Fred aveva ragione ed il discendente di Apollo era umano. Ma dubitava, come sospettava che in realtà Alizard non fosse fantastica come pensava prima di conoscerla sul serio: erano degli sprazzi di dubbio, che però venivano brutalmente sepolti dalle convinzioni che aveva da sempre. Octavian non aveva un cuore e Alizard era la donna della sua vita. E quel ragazzino era una preda.
-Dì un po’, il tuo accento è un deficit di pronuncia? Trovi difficile articolare le parole?
Matt sollevò lo sguardo dalla spada che stava affilando: possibile che suo fratello fosse così ottuso e ignorante? Persino le sue offese non erano decenti. Tornò a concentrarsi sull’arma senza notare il nuovo arrivato sollevare il mento con aria di sfida.
-Non credo di essere io il decerebrato. E’ vero che per parlare devi chiedere il permesso a tuo fratello?-sibilò il ragazzino, che dentro di sé sperava di aver visto giusto sul rapporto tra i due gemelli –ma questo Nat non poteva saperlo.
Nat si innervosì, riuscendo perfettamente nel punto 2 del protocollo: la preda si deve arrabbiare –se solo la preda non fosse dovuta essere il novellino.
Senza pensare più di troppo, Nathan ringhiò, rispondendo a tono con un eloquente:-Non è vero.
Zacharias fece un sorriso sfrontato, derisorio e divertito mostrando i denti bianchi e i canini leggermente scheggiati.
-Il tuo tono dice il contrario. Arghelion Numero Uno, per caso Due può rispondermi senza incorrere nella tua ira?
Matt si sentì chiamato in causa, e il lampo che vide in quegli occhi azzurro cielo gli ricordò Alizard, quando la ragazza gli aveva poggiato un anfibio sulla guancia osservandolo dall’alto – era stato il giorno in cui aveva capito di non essere invincibile.
Un sorriso sfrontato da chi è sicuro di vincere… ma anche un vago sentore di disgusto e repulsione che non riuscì a identificare, percepibile dalla smorfia del semidio. Il pupillo di Octavian sembrava triste e scocciato dal fatto di essere arrabbiato e palesemente in procinto di darsele di santa ragione con Nathan. Poco gli importava: li aveva chiaramente sfottuti senza pensare alle conseguenze. Forse meritava davvero un benvenuto.
Matt si alzò, facendo scrocchiare le nocche abbastanza teatralmente.
Zacharias sollevò un sopracciglio.
-Ditemi che non ve la prendete per così poco. Sarebbe noioso.
Nat ringhiò, sussurrando un ‘’che Nike abbia pietà di te e ci accordi la vittoria’’.
-Una frase ad effetto già migliore.
Matt sollevò gli occhi al cielo: dèi, quel ragazzino era falso e rompipalle quasi come Samhal e Octavian.
Nat sferrò un destro fulmineo nello stomaco di Zacharias, che emise uno sbuffo senza fiato, per poi sussurrare:-L’avete voluto voi.
Il ragazzino scattò di lato, e cominciò l’inferno.
 
A Matt sembrava di essere tornato nel momento in cui Alizard Queen,  la protetta di Samhal assieme ad Octavian,  lo aveva umiliato davanti a tutta la prima coorte. Le sue mani incontravano il vuoto, perché il ragazzino sembrava sapere dove i gemelli stessero per colpire.
Il ricordo del sorriso di Alizard non bastava più a farlo stare bene.
 
Nat non pensava, forse perché presto il dolore gli annebbiò la vista.
-Sono irlandese, idiota.- si sentì dire, dopo l’ennesimo colpo che subiva. Ecco il perché del suo buffo accento.
Era ufficialmente una giornata di merda.
 
Inua arrivò al campo di allenamento che Nathan e Matt erano agonizzanti, a terra, e un ragazzino che non aveva mai visto prima li stava fissando con il fiatone e i vestiti che odoravano di burro e cioccolato e polvere, le bende sotto alla maglietta che però grondavano sangue.
Si avvicinò, cogliendo dal terreno i denti dei gemelli, volati via dopo alcuni colpi del ragazzino, presumeva. Sentì il suo nuovo serpente attorcigliarsi attorno al collo, ma non vi badò, perché per la prima volta stava vedendo il nuovo arrivato, realizzò, il ragazzino che aveva preso al volo il pugnale di Octavian, che aveva piantato la lama tra le fauci del dragone urlando con una violenza tale da farle sentire il brivido dell’adrenalina lungo la spina dorsale, nonostante fosse una misera spettatrice.
Lo sguardo che ricevette fu talmente simile a quello che vedeva allo specchio da farla sussultare sorpresa, sollevandosi di scatto, erigendosi in tutta la sua altezza così da arrivare a vedere gli occhi azzurri del ragazzino ancorati ai suoi.
-Zacharias-disse piano, articolando con precisione ogni lettera. Il ragazzo sgranò gli occhi, confuso, indietreggiando istintivamente.
Inua scoppiò a ridere come una bambina, gli occhi scuri che sprizzavano scintille.
-Oh, aspettavamo da tempo uno come te!




**La curd cake di vaniglia e limone è DI-VI-NA
url per sbavare: http://www.irlandando.it/cultura/cucina/ricette/dolci/lemon-and-vanilla-curd-cake/
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(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede) © elyxyz
   
 
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