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Autore: Peanuts_e_Chocolate    24/11/2015    1 recensioni
[Spoiler per chi non avesse letto il quarto libro!]
Non me l’ero più sentita di restare, di vedere Lissa che si preoccupava per me, ma nei suoi pensieri ardeva di desiderio per usare il suo potere e quando lo faceva, anche solo per far migliorare la fioritura delle piante sul balcone o per guarire qualche ferita o per piccole cose, la mia testa esplodeva, il mio umore iniziava a variare da triste, ad arrabbiato senza un motivo.
Ma sentire le sue emozioni mi ha fatto riflettere molto, o meglio agire con il mio solito carattere irresponsabile.
E alla fine presi l’unica decisione che avrebbe permesso alle mie emozioni di sfogarsi senza far del male a nessuno e a lei di usare il suo potere. Scappare, di nuovo.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Lissa Dragomir, Nuovo personaggio, Rose Hathaway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Incontro.



Nella notte mi ero svegliata nella mente di Lissa nei corridoi della Cprte Reale mentre pensava a me.
 La tristezza mi aveva assalito e i suoi pensieri erano diventati i miei.
Rapidamente si diresse nella sua camera chiudendosi dentro e stendendosi sul suo letto. I guardiani non le avevano dato nessuna risposta e nessuna notizia su dove ero, nessuno mi aveva trovata e non sapevano se ero viva.
 Stava male, non sapeva niente ed era assalita da mille pensieri negativi tanto che inconsciamente la portavano ad odiare i guardiani, perché nessuno era riuscito a scoprire niente e avevano ritirato la squadra di ricerca.
  "Rose, perdonami." 
 Mi stupii sentendole dire quelle parole ma capivo come stava e sentivo che la colpa della mia fuga la divorava ma oltre quello dentro Lissa c'era un angolo pieno di determinazione e che voleva trovarmi e salvarmi.
 Sperai vivamente che non facesse niente di folle e non cercasse di scappare per trovarmi o cose simili. Doveva lasciare il lavoro ai guardiani. 
Un bussare leggero distolse l'attenzione di Lissa dai suoi pensieri e si avviò ad aprire la porta e appena lo fece il mio cuore perse un battito.
 "Ehilà, cugina!" Andrian si presentò davanti a lei, sfatto.
Lissa era stupita e non capiva perché era in quelle condizioni, "Adrian, per l'amor del cielo. Cosa hai fatto? Sei in condizioni pessime." Lo fece entrare e accomodare nel divano che aveva in camera.
 "Vuoi un po' d'acqua?" Gli chiese gentile ma lui rifiutò. Puzzava di alcool e fumo e sia io che Lissa capimmo che esattamente come lei stava male per me, anche Adrian ne soffriva enormemente.
 "Lissa, dove sarà?" La sua voce era smorzata e rovesciò la testa all'indietro guardando il soffitto. Lissa si intristì capendo come si sentisse.
"Non lo so. Sono preoccupata anche io." Si sedette affianco a lui. "Non riescono a trovarla e non c'è giorno da quando se né andata che non mi chieda il perché lo abbia fatto. Perché non ha chiesto aiuto... perché..." Adrian le prese una mano, ma non c'era malizia in quel gesto. Solo consolazione.
 "Non lo so." Adrian sospirò. "Non ho neanche il coraggio di provare ad entrare nei suoi sogni, anche se lei stessa mi ha chiesto di non farlo io non voglio... se non ci riuscissi. Se scoprissi ciò che non vorrei..." Lissa gli strinse la mano.
 "Adrian, io vorrei andare a cercarla. Non riesci più a stare ferma... sapendo che se avessi smesso di usare lo spirito, se avessi cercato di aiutarla di più forse tutto questo non sarebbe successo." I loro occhi verdi si scontrarono e capirono entrambi le emozioni che provavano, la sofferenza e il sentirsi inutili in una situazione del genere.
 "Lo so, vorrei anche io. Ma dove potremmo andare? Cosa potremmo fare? Due Moroi, per giunta reali e senza la più pallida idea di come si faccia a combattere e con uno spirito che funge da vaso di pandora." Lissa d'un tratto capì come la sua idea di volermi salvare era totalmente priva di senso e l'avrebbe portata a cacciarsi solo nei guai e quasi non riuscì a non pianger e appoggiò la testa sui palmi delle mani piegandosi sulle ginocchia.
 "Sta bene, ne sono certa. Tornerà." Lissa cercò di convincere più se stessa che Adrian mentre inevitabilmente delle lacrime le uscirono copiose. Adrian dal canto suo si strusciò gli occhi, anch'essi lucidi. "Sì Lissa, starà bene."
 Ma entrambi sapevano che cercavano solo rifugio in quelle parole di consolazione.

Uscii dalla mente di Lissa con una tristezza imane e un magone al petto. Aver visto entrambi in quello stato mi aveva fatto molto male e dovevo almeno fargli sapere che ero viva e rassicurarli.
*
  Per il resto della notte pensai a come Adrian e Lissa dovevano soffrire e solo quasi all'alba riuscii a chiudere occhio per qualche ora e quando mi alzai il mattino dopo mi sentivo ancora un po' scossa ma decisa a scrivere una lettera a Lissa.
 Così mi vestii e mi diressi in cucina, dove un buon odore di carne arrosto mi inebriò le narici e risvegliò il mio lato da carnivora. 
Con lo sguardo cercai Mary e Robert ma non trovai nessuno in casa e vedendo la porta aperta uscii intenta a cercarli. 
Era una bellissima giornata, il cielo era coperto solo da qualche nuvola candida e il sole splendeva, l’aria era fresca e mi accorsi che il paesaggio era immerso dal bosco e in lontananza si stagliavano delle montagne, sentii il rumore dello scorrere del fiume dove sicuramente mi avevano trovata e non doveva essere lontano. 
  Per il resto la casetta era circondata da un orto e c’era parecchia vegetazione. 
Andai dietro la casa, trovando i due intenti a raccogliere qualche pomodoro e altre verdure, il primo a notarmi fu Robert che arricciò i baffi e si tirò su sistemandosi un cappello fatto di paglia. 
“Ben svegliata signorinella!” Trovai buffo come aveva preso a chiamarmi. 
   Subito anche Mary mi salutò chiedendomi se avevo dormito bene.
Rivelai a Mary la mia intenzione di scrivere la lettera e lei mi disse che era un’ottima idea per far sapere che stavo bene a chiunque la volessi inviare.
Li aiutai con le verdure da raccogliere e quasi ad ora di pranzo rientrammo e Mary mi porse dei fogli a righe e una penna, poi mi diede una busta e un francobollo mentre lei prendeva a tagliare e pulire le verdure che fece per condimento all'arrosto. 
 Io nello scrivere ero proprio impedita e ci pensai su dei buoni minuti e optai che essere sdolcinata o troppo descrittiva non era da me e tanto meno non era la mia priorità. Scrissi una lettera corta e rassicurai Lissa e Adrian dicendo che ero viva ma non sapevo se mai sarei tornata.
 Alla fine che avrei dovuto dirle? Era meglio se ero schietta e aggiunsi anche che se i guardiani mi stavano ancora cercando, di avvertirli che potevano anche terminare le loro ricerche.
  Dopodiché chiusi la lettera nella busta e attaccai il francobollo, scrivendo poi l’indirizzo della corte reale e il nome di Lissa. Alla fine avevo scritto poco più di una pagina, ma pensavo potesse bastare e mentre la penna scriveva la mia firma marcando il foglio con l’inchiostro nero, sapevo che nel giro di nemmeno due giorni da quando l'avrei spedita sarebbe stata recapitata. 
 Sospirai, appoggiando lettera sul tavolo e chiedendo a Mary se aveva bisogno di una mano, "Se vuoi puoi apparecchiare la tavola, io vado fuori ad aiutare Robert con la legna." Le chiesi se avesse voluto che andavo io, visto che sarebbe stato più semplice apparecchiare ma ovviamente mi disse che il lavoro pensante non lo faceva fare agli ospiti e uscì.
 Così iniziai ad apparecchiare mentre la mia mente corse a Dimitri, mi chiesi se credeva fossi morta o se mai si stesse solo minimamente preoccupando o interessando a me. Sicuramente nella sua mente pensava che ero stata un irresponsabile, un’immatura e sicuramente era furioso. Questo ne ero più che sicura. 
 Però, mi chiesi, se quello sguardo di preoccupazione che aveva prima che cadessi dal ponte, lo aveva ancora. 

Una mano mi si posò sulla spalla riportandomi alla realtà.
 “Sei preoccupata signorinella?” Robert mi guardò e sistemai le posate sorridendogli.
 “Bhe, si, un po’, a dirla tutta non so nemmeno dove mi trovo di preciso e se volessi andare da qualche parte non potrei. Non voglio essere di troppo.”
 Lui mi guardò e annuì,
“Sai, non devi pensare a queste cose. Parli come se non potessi più tornare a casa e ad ogni modo, non sei di troppo.” Mi guardò curioso e gentile. “Signorinella, sono certo che ti stanno cercando le persone a cui vuoi bene. I guardiani sono tipi tosti!” 
Ricambiai il suo sorriso e continuai il mio  lavoro mentre il telefono di casa squillò e Robert andò a rispondere al telefono e lo vidi sorridere deliziato. “Daniel! Come stai figlio mio?”
  Ripensando alle foto, ricordai che Daniel era il figlio che viaggiava, quello che avevo pensato somigliasse a Dimitri. 
Non seguii la conversazione facendomi gli affari miei e finii di apparecchiare.
 Vedendo che Mary non rientrava  mi preoccupai che avesse bisogno di una mano e andai ad aiutarla mentre dietro casa c'era un piccolo ripostiglio all'aperto dove era pieno di legna e la stava sistemando in pile da sei.
  "C'è sempre legna da sistemare! Robert ha sempre paura che non basti, ma quando mai la usiamo se non d'inverno!" borbottò uno 'stupido Robert' e iniziai ad aiutarla, finché dei passi svelti ci raggiunsero e vidi Robert entusiasta.
  "Mary, cara! Arriva Daniel!" Mary appoggiò la legna e sorrise felice di quella notizia.
"Finalmente quel mascalzone viene a trovarci!" disse chiedendo quando sarebbe arrivato e Robert disse che probabilmente entro sera massimo il giorno dopo sarebbe arrivato.
 "Se volete me ne vado, non voglio che abbiate troppe cose a cui pensare." Dissi, giustamente non avrei voluto essere di intralcio e se Mary e Robert volevano stare con loro figlio non sarei dovuta stare nel mezzo.
 "Ma cosa dici! Meglio, avremo più compagnia e avrai il piacere di conoscere uno dei miei figli!” Mi tranquillizzò Robert rincasando mentre fischiettava allegro.
  “Oggi faremo compere noi due.” Mi disse Mary molto felice e finimmo di sistemare la legna andando subito dopo a pranzare. 
*
Mi sentii coinvolta in quell'atmosfera allegra e mi trovai più felice di quello che mai avrei pensato e mentre pranzavamo entrambi mi raccontavano del figlio, di come da ragazzino spesso fantasticava di viaggiare nei paesi più sperduti e poveri del mondo, di conoscere nuovi posti e nuove culture e continuarono a parlarmene finché io e Mary non andammo in paese e allora iniziò a sparlarmi del panettiere, della fioraia e suo marito e anche del prete e dei pasticceri.
  In poco seppi che il panettiere era vedovo e aveva mandato avanti l’attività perché sua moglie amava il suo pane. Che la fioraia e il marito prima di stare assieme si odiavano, che i pasticceri in realtà, di sera, dirigevano un locale per adulti in una città vicina e che il prete anche se non evangelista aveva una moglie e un figlio, anch’esso parroco.
  Imbucai la lettera e sperai con tutto il cuore che la ricevessero il prima possibile.
Notai che le persone che mi vedevano assieme a Mary le chiedevano se magari ero una parente oppure una nipote che non conoscevano ancora. Ma lei diceva a tutti che ero semplicemente la figlia di un’amica e loro non aggiungevano altro facendomi i complimenti per il mio aspetto.
 Comprammo molta roba, tanto che pensavo dovevamo sfamare un esercito e Mary mi spiegò che sicuramente Daniel si sarebbe fermato per almeno un paio di settimane e che generalmente mangiava molto. 
  “Rose, vuoi comprare dei vestiti?” Mi chiese Mary, all’inizio declinai l’offerta dicendole che non volevo che spendesse soldi per me, ma lei mi trascinò in un negozio di abbigliamento dove comprai una paio di maglie e qualche pantalone, visto che quelli delle figlie mi stavano un po’ stretti. Comprai anche dell’intimo e in un market mi prese uno spazzolino da denti e una spazzola personale, dicendomi che le sembrava male se usava le sue. 
  Dopo passammo anche dalla fioraia dove lei prese un mazzo di margherite di campo, dicendo che erano i fiori preferiti del figlio e che gli faceva sempre piacere trovarne un mazzo al suo ritorno, ma stranamente prese anche delle rose rosse. 
  “Queste sono per te.” Mi disse. “Il tuo nome, Rose, e il tuo carattere e soprattutto i tuoi modi mi ricordano molto una rosa rossa! Delicata, gentile e bella. Ma che può far male se qualcuno la fa arrabbiare.” Mi disse sorridendo e fui sorpresa di sapere che alle persone davo questa impressione, ma soprattutto che lei pensasse queste cose quando non aveva mai visto il mio lato peggiore.
*
 Passammo quasi tutto il pomeriggio a giro per il paese dove mi fece anche vedere la piccola chiesa dove si erano sposati e la scuola elementare e media che i suoi figli avevano frequentato. 
Dopodiché tornammo a casa visto che Mary doveva cucinare un sacco di cose. 
 Arrivati nei dintorni della casa però mi sentii fissare ed ebbi l’impressione che qualcuno mi stesse spiando e mi voltai di scatto.
  Scrutai tra gli alberi ma non vidi nessuno. Subito mi venne da pensare che potessero essere dei guardiani, ma se lo fossero stati probabilmente non si sarebbero fatti problemi ad entrare in scena appena Mary si fosse allontanata di qualche metro da me. 
  “Tesoro, qualcosa non va?” Mary si voltò ma scossi la testa in cenno di negazione e lei entrò dentro casa e la seguii aiutandola con la spesa ma decisa ad uscire una volta finito per ispezionare l’area.
 Dissi a Mary che volevo fare un giro nei dintorni e tornai nel punto in cui mi ero sentita degli occhi addosso, ma non c’era tracce di nessuno.
 Che fosse stata una mia impressione?
Continuai a camminare e a guardare nei dintorni e quando fui sicura che era stata solo una mia impressione, tornai verso la casa.
  Ero vicina all’orto, quando improvvisamente sentii uno scricchiolio dietro di me e con velocità mi voltai in difesa.
 “Vieni fuori!” Il mio tono uscì minaccioso e forse un po’ troppo alto, sperai solo di non far preoccupare Mary e Robert, perché se fosse stato un nemico sarebbe stato meglio che loro restassero dentro e al sicuro.
 Vidi scattare un ombra da dietro un albero e in mosse veloci me lo ritrovai alle spalle.
 “Sei veloce, ma non abbastanza!” sferrai un calcio volante, colpendolo al pari del torace e sentii una chiara voce maschile uscire dalle sue labbra in un verso di dolore. Nel momento che si piegò per toccarsi il punto dove lo avevo colpito gli saltai a dosso, pronta a sferrargli un pungo nel naso.
 “Non sono un nemico!” Mi fermai per un pelo dal suo setto nasale, la mia mano a bloccarlo a terra e il suo viso misto tra paura e sconcerto. Lo riconobbi, era il ragazzo delle foto di Mary. Riccioli castani e voluminosi, muscoli tonici e occhi dorati.
 “Rose! Cosa fai?” Guardai alla mia destra, Mary aveva le mani sulla bocca e Bob aveva un viso preoccupato e quando capii cosa era successo mi alzai subito da lui.
 “Oddio, scusami.” Lo aiutai a tirarsi su e Mary lo abbracciò subito. “Perdonatemi, pensavo fosse un nemico. Mi sono sentita spiata… volevo essere certa non ci fossero pericoli.” Mary mi sorrise e accettò le mie scuse mentre anche Daniel si scusava di avermi spiata e non essere uscito subito allo scoperto.
Li guardai; Robert rideva e diceva che per fortuna nessuno si era fatto male. Mary fece una breve presentazione tra me e suo figlio Daniel che ancora un po’ preoccupato mi tese una mano che afferrai con piacere sentendo un calore piacevole.
 “Piacere, io sono Daniel.” Mi sorrise, scusandosi ancora.
“Mi spiace di esserti saltata addosso, l’istinto…”
 Stranamente, anche lui scoppiò a ridere e quella risata mi fece star tranquilla.
   Anche se in maniere poco gentili, avevo conosciuto Daniel.
 *




N.d.a:  Ta daaan, con un giorno di ritardo ecco il quinto capitolo! E con questo ecco anche Daniel! :D Spero che la sua presenza non sia di troppo per i miei lettori e possa piacere! Sarà un punto importante nella mia fan fiction e aiuterà molto Rose nei suoi problemi e la aiuterà per il suo futuro. Con questo vi lascio e ringrazio tantissimo la mia fidata lettrice: Dayafterday  che recensisce tutti i miei capitoli! :D Con questo ringrazio anche chi mi ha messo tra i preferiti, seguiti e ricordati. Un bacio a tutti e a presto!
YK91
   
 
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