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Autore: DARKOS    25/11/2015    1 recensioni
Roxas era ormai al terzo anno della Twilight Town University, l’accademia di prestigio della regione. Ormai un “veterano”, era anche la celebrità del campus: la storia di come avesse trionfato sul Consiglio Studentesco e sull’utopia di Xemnas neanche due anni addietro era ormai leggenda e tramandata a tutte le matricole. E come ogni leggenda, anche paurosamente gonfiata: lo stesso Roxas aveva addirittura sentito una versione secondo la quale lui aveva affrontato da solo tutti i tirapiedi di Xemnas in dieci diverse prove di abilità, per poi battere il capo stesso con eleganti mosse di judo. Non poté trattenersi dal ridere, primo perché lui non conosceva nemmeno il judo, secondo perché di sicuro non aveva fatto tutto da solo: era solo grazie ai suoi amici che se l’erano cavata.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Secondo Capitolo

Roxas entrò nella biblioteca del campus, attento a non fare troppo rumore. Concluso il regno di Xemnas, le strutture erano di nuovo accessibili a tutti. E lì Roxas trovò l’ospite abitudinario che stava cercando.
Lexaeus chiuse il librone, lo ripose sullo scaffale e sorrise all’amico, facendogli cenno di seguirlo: anche da presidente e responsabile del club di lettura il gigante era di poche parole, ma almeno aveva un piccolo stanzino dove potevano parlare in tranquillità, e dove Roxas gli spiegò la situazione.
“I Campionati” disse lentamente Lexaeus. “Si svolgono quest’anno, certo. E tu vuoi che io vi prenda parte?”
“Lo so che non ti piace metterti in mostra, dopo tutto quello che è successo, e se vuoi rifiutare…”
“Rifiutare? Certo che no! Sarà un vero piacere, potersi misurare con individui di alto livello in discipline accademiche. In più io ti sono debitore come chiunque altro. Non ti preoccupare, ti seguirò senza indugio.”
Il biondino sospirò di sollievo. Non avrebbe potuto chiedere compagno migliore: a dispetto delle dimensioni Lexaeus era uno studente molto capace, già all’ultimo anno della Magistrale, e nelle materie umanistiche si poteva tranquillamente definire -era proprio il caso di dirlo- un vero colosso. In più era anche la personificazione della lealtà, tanto che Roxas pensò di renderlo partecipe dell’inquietante disegno delle università Foretelling.
“Lex, ascolta-“
“Eccoti qua. Lo sospettavo.”
I due si voltarono ad accogliere l’ormai familiare silhouette che si stagliava sulla porta. Larxene indossava i soliti vestiti alla moda, forse giusto un po’ più sobri (doveva darsi un contegno ora) e un paio di occhiali da vista color rosso veneziano. Furono proprio quelli a catturare l’attenzione di Roxas.
“Larxene! E, uh… tu porti gli occhiali?!”
“Mh? No, li tengo per scena. Aiutano la mia immagine di Presidentessa e mi fanno sentire a mio agio attorno ai secchioni. Tu, piuttosto.” Mentre parlava, si avvicinò e prese Roxas per un orecchio. “Davvero pensavi di cavartela mandandomi Luxord? Ti sei rincretinito col passare degli anni? Ora esigo che tu mi dica tutto quello che sai su quest’evento, perché io non ne sono stata informata e quando pensavi di venire da me per parlarne! In quest’ordine!”
Una volta esaudita la richiesta e aver spifferato tutto, Roxas pensò che anche Larxene come Lexaeus aveva il potere di farti dire tutto quanto, ma con modalità assai differenti.
“Quindi, cinque Università sono in realtà la stessa? Che strano. Chi mai si interesserebbe a tal punto del sistema educativo?”
“Di pure dei Campionati: perché è ovvio che l’obiettivo è quello.”
Larxene e Lexaeus sembravano analizzare la situazione molto meglio di lui. C’era da aspettarselo, erano entrambi dotati di una forte personalità e una mente acuta.
Roxas decise di affrontare allora il problema che gli premeva di più: “Larxene, ora che sai tutto… bisogna partecipare in sette per ogni istituto, e noi siamo attualmente già in tre… mi chiedevo se tu potessi aiutarci…”
“A trovare membri? Non ti viene in mente nessun altro? Diamine, sei al terzo anno; dovresti ampliare le tue cerchie di amici, Roxy.”
Roxas ci aveva provato, ma la fama che lo circondava gli rendeva molto difficile trovare gente disposta ad accettarlo per com’era davvero.
“Va bene, agli altri quattro ci penserò io, ho già in mente qualche nome. Tu ora sbrigati e torna a lezione, è già pomeriggio.”
“Va bene, va bene, perché tanta fretta?”
Larxene si aggiustò gli occhiali e si mise in una posa che doveva aver provato molte volte.
“Non permetterò a degli studenti di saltare le lezioni durante il mio mandato!”

Quella sera, il pub Wayfinder era quasi pieno, ma fortunatamente Roxas aveva prenotato in anticipo. Lui e Xion furono condotti al loro tavolo, e attesero l’arrivo degli altri.
Come Roxas immaginava, il primo ad arrivare fu Zexion: si era vestito elegantemente e in modo impeccabile, ma non troppo rigido.
“’Sera, Roxas. Xion” salutò in modo affettato. “Direi una qualche banalità sul fatto che ne è passato di tempo, ma è appena finita l’estate, quindi non ne è passato poi così tanto.”
“Ciao anche a te” rise Xion. “Com’è il lavoro? Nessuna nostalgia del campus?”
“Mi trovo bene all’azienda. La produttività è aumentata del quaranta per cento rispetto all’anno passato. Papà voleva mettermi da subito a capo di un team, ma girano già abbastanza chiacchiere sul mio conto per farmi anche scortare subito ai piani alti. L’università… un po’ mi manca l’ambiente, ma progettare software è molto meglio che registrare voti, davvero. E anche più semplice, credete a me.”
La conversazione si interruppe brevemente quando arrivò anche Axel. Nemmeno lui era cambiato: veniva a quanto pare direttamente dal lavoro a giudicare dalla camicia con le maniche arrotolate e le penne nel taschino. Si era evidentemente dato una breve rinfrescata e messo i primi pantaloni che aveva trovato.
“Ehi ragazzi! Aspettate da molto?”
“No, per quanto incredibile possa sembrare.”
“Spiritoso, Roxas. Ho una mezza idea di portarti al cantiere, magari ti passa la voglia di scherzare!”
“Se gli edifici li costruisci tu, ce ne vorrà di lavoro prima che vengano ultimati.”
“Anche tu, Zexion? Ne riparleremo quando i tuoi computer forniranno vitto e alloggio!”
I tre continuarono a punzecchiarsi nel loro solito modo, con Xion che rideva di cuore, e sgranocchiando patatine nell’attesa che lo show cominciasse.
Capirono di esserci quando le luci si spensero e si illuminò un piccolo palco davanti ai tavoli, sul quale fecero il loro ingresso quattro ragazzi e una ragazza. Uno di loro si avvicinò al microfono posto al centro e disse: “Ehilà, gente! Uhh…  io sono Demyx, e questa è la mia band… siamo i Rhythm Mixer, e suoneremo brani tratti dal nostro nuovo album! Spero vi piaccia lo spettacolo, e in caso acquistate pure una copia del disco! Vai con la musica!”

Il piccolo concerto durò poco, ma ebbe di sicuro successo. Dopo l’ultimo bis, la band lasciò il palco e Demyx raggiunse direttamente gli amici al tavolo.
“Grande performance ragazzi! Lasciate pure gli strumenti lì, ci penso poi io a sistemarli!
…ehi, gente! Piaciuta l’esibizione?”
“Non so quasi nulla di musica, quindi lascio ad altri il compito di giudicare. Basandomi sulla reazione della gente, dovete essere bravi.” Disse pacatamente Zexion, in quello che era un modo tutto suo di fare complimenti.
“Sei stato grande, Dem” dissero Roxas e Axel in coro.
“Dai, non è vero… beh, forse sì. Ma siete tutti qui? Larxene ha messo il guinzaglio corto a Luxord oggi?”
“Temo che la colpa sia mia” intervenne Roxas. “Anzi, ora sarà meglio che vi racconti tutto quanto.”
Finito il racconto, il biondino si distese sul sedile e attese le reazioni degli altri. Tutto nella norma: Demyx fischiò piano, Zexion rimase apparentemente impassibile e solo chi lo conosceva sapeva che in realtà il suo cervello da premio Nobel elaborava le informazioni ricevute a pieno regime, Axel fissò il soffitto pensieroso.
Xion sapeva ovviamente già tutto da suo padre. Alla fine Axel parlò: “È evidente che c’è sotto qualcosa. Non ti invidio, Roxas. Stavolta ti sei andato a ficcare in un bel pasticcio.” Lo disse con un tono che lasciava intendere di non volersi assumere alcuna responsabilità.
“Davvero, situazioni del genere sono molto incresciose” rincarò Zexion. “Specie al terzo anno, anno cruciale per la formazione.”
“L’hai fatta grossa, amico.” Fu tutto ciò che disse Demyx.
Roxas ci rimase davvero male. Non tanto per la scelta delle parole -sapeva che non volevano ferirlo- quanto per il fatto che non sembravano intenzionati ad aiutarlo. Certo, non era loro preciso dovere, e lui non poteva costringerli. Forse avevano pensato che non essendo studenti non potevano aiutarlo in alcun modo… ma se ora lui avesse tirato fuori la seconda parte della sorpresa, sarebbe sembrato un tentativo per costringerli ad aiutarlo.
Invece a rimanere sorpreso fu lui, quando tutti e tre risero e gli appiopparono delle manate sulla schiena (tranne Zexion).
“Ma dai, Roxas! Davvero ci avevi creduto? Certo che ti aiuteremo, ci mancherebbe!” disse Axel.
“Dovevi vedere la tua faccia, amico! Sembrava che avessi inghiottito un’intera confezione di gelato in un colpo!” Demyx lo prese e gli grattò la nuca.
“Ad essere onesti, sapevamo già tutto, e abbiamo organizzato un piccolo scherzetto” spiegò Zexion sorridendo. “Sappiamo anche che il Rettore ti ha dato in quanto caposquadra ben cinque pass gratuiti per amici e parenti. E ciascuno di noi ha organizzato o organizzerà il lavoro in modo tale da potersi prendere delle ferie anticipate… non capita certo tutti i giorni di vedere i Campionati in tribuna d’onore.”
Roxas, incredulo, guardò tutti i suoi amici. “Siete dei… dei…” non sapeva nemmeno lui come continuare. Ma alla fine scelse di riderci su: erano pur sempre i membri fondatori dei Nobodies, e fare scherzi era il loro mestiere. “Avrei dovuto immaginarlo” sogghignò infine.

I festeggiamenti si protrassero fino a notte fonda. Alla fine tutti lasciarono il pub, e Roxas si ritrovò a trascinare la sua ragazza, più che ad accompagnarla.
“Xion, non avrai bevuto troppo?”
“Ah, piantala, sei come mio padre! Va bene se ogni tanto mi lascio andare!” Parlava così, ma gran parte era solo scena. Come molte altre ragazze nelle relazioni, Xion giocava un po’ con lui, stuzzicandolo. Ma ad un tratto lo fissò negli occhi. “Roxas, non ce l’hai con me vero?”
“Eh? Per cosa?”
“Perché ho informato gli altri senza dirtelo. Pensavo ti avrebbe fatto piacere, non sapevo che avrebbero fatto uno scherzo simile…”
“Tranquilla. Sono stato scemo io a non capirlo subito. E poi è stato divertente. Con te non ci si annoia mai.”
“Heheh. Daremo il massimo ai Campionati, vero?”
La domanda lo colse alla sprovvista, ma si capiva che Xion cercava da parecchio il momento adatto. Poteva non sembrare, ma era sempre molto attenta che non gli venisse imposto nulla: sapeva quanto per Roxas fosse importante il concetto di libertà, per la quale si era battuto e messo in gioco.
“Naturalmente. Sarà dura, ma non siamo soli. E sai bene quanto me che con un gruppo simile a sostenerci, non possiamo perdere.”
Avrebbe voluto aggiungere altro ma Xion si era addormentata, sebbene il suo sorriso beato faceva capire che almeno aveva colto l’essenziale.
Roxas fu grato al destino per avergli concesso una fidanzata premurosa ma che al tempo stesso lo spronava ad andare avanti, e portò il dolce fagotto fino a casa.
   
 
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