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Autore: keepAsecret_    25/11/2015    4 recensioni
Finalmente ricominciano le riprese di Pretty Little Liars dopo la pausa estiva. Ashley Benson, Lucy Hale, Troian Bellisario e Shay Mitchell sono pronte a diventare le coraggiose Hanna, Aria, Spencer ed Emily e ricominciare a contrastare "A", lo stalker che le perseguita. Ma se il confine tra la realtà e la finzione si annullasse? Se un anonimo che si firma A cominciasse a torturare le attrici con messaggi intimidatori? Potrebbe essere un fan esaltato, uno scherzo di un loro collega... ma se invece A fosse reale? Se un psicopatico avesse preso spunto dalla serie tv per cominciare un ciroclo vizioso si minacce e rapimenti.
Certamente Hanna, Aria, Spencer ed Emily sono molto coraggiose nell'affrontare A, ma Ashley, Lucy, Troian e Shay lo saranno altrettanto?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shay’s pov
 
Sentivo come un vuoto dentro. Una strana sensazione di irrealtà che non mi faceva riuscire a capacitare del fatto che fosse tutto reale. Mi sembrava di vivere in un sogno, o meglio in incubo. Ogni volta che però alzavo lo sguardo e vedevo le mie amiche in lacrime, l’ospedale, e le infermiere che correvano qua e là, mi ricordavo che era successo veramente.
-Giuro che se non mi fanno entrare io sfondo la porta.- singhiozzò Ashley tirando su con il naso e cercando di assumere, senza successo, un tono deciso. Mi asciugai le lacrime, e chiesi a un infermiera che passava:
-Si possono avere notizie su Lucy Hale?- la ragazza fece scorrere il dito sudaticcio sullo schermo di un registro digitale dei pazienti che portava in grembo, poi scosse la testa desolata:
-La ragazza che è stata presa in pancia da un proiettile, eh…? Non ci sono aggiornamenti. Quando è arrivata qui era in condizioni molto critiche, i medici stanno dando il tutto per tutto con un’operazione. Durerà molto, appena sarà conclusa vi avviseremo. I medici non sapevano più che fare, stanno facendo tutto il possibile con questa operazione, speriamo tutti che questo intervento riesca a salvarla. In bocca al lupo.- l’infermiera sorrise e si allontanò.
-Quindi non è fuori pericolo?- chiesi con un fil di voce.
-No, può ancora morire.- spiegò Ashley ansimando. Indossavamo ancora i travestimenti di Halloween, dunque ricevevamo occhiatacce da chiunque passasse. La bionda sfiorò con il pollice la benda che le fasciava il polso, poi disse:
-Ho bisogno di prendere una boccata d’aria.- la mia amica si sventolava con la mano e in viso era molto rossa, in più faceva respiri profondi continuamente, come se non riuscisse a prendere bene l’aria.
-Stai bene?- le chiesi, ed Ashley piegò la testa da un lato:
-Si, credo di sì… è solo l’ansia: da quando l’infermiera ci ha detto che Lucy non è fuori pericolo, non riesco a respirare bene. Ma è solo l’ansia, tranquilla. Ho bisogno di un po’ di aria fresca.
-Promettimi che non svieni.- scherzai io.
-Ti prometto che non svengo.- mi sorrise lei, poi si avviò verso la terrazza.
Io mi sentivo la testa pesante, come se fosse carica di piombo. Mi sfilai la mascherina da chirurgo che portavo ancora sul viso e la gettai sulla borsa. Avevo già ripulito il viso con una salviettina struccante, e quasi tutto il sangue finto era andato via. Lanciai un’occhiata fugace all’orologio, e mi accorsi che era già passato un quarto d’ora da quando Troian era andata a prendere da bere alla macchinetta, e ancora non era tornata. Incerta sui tacchi alti mi avviai verso il corridoio. Una volta arrivata alla macchinetta non vidi la mia amica, ma sentii qualcuno ansimare nei paraggi. Non capii subito da dove provenisse quel rumore, così feci avanti e indietro un paio di volte fino a che non individuai come fonte del rumore lo sgabuzzino in cui quella volta io e Troian ci eravamo nascoste dopo aver rubato la cartellina medica. Spalancai la porta, e vidi una ragazza seduta a terra, con le spalle contro il muro e le gambe piegate, che ansimava e respirava molto velocemente. Mi inginocchiai accanto a lei:
-Dio santo Troian che succede?- lei non rispose, ma continuò a prendere forti respiri e a gemere. Non stava piangendo, ma tremava ed era pallida come un cadavere. Le passai una mano tra i capelli e vidi che erano tutti sudati.
-Troian, amore mio, che succede?
-Troian che ti senti? Spiegami.- lei prese un bel respiro e sussurrò:
-Credo di avere un attacco di panico.- si vedeva che era affannata. Lanciò un gridolino e vidi per un secondo il  terrore nei suoi occhi. Le feci spazio allontanando qualche straccio, poi la aiutai a distendersi sul pavimento. Tentai di ricordarmi cosa si dovesse fare nel caso di un attacco di panico, poi dissi con il tono di voce più calmo che mi riuscì:
-Respira profondamente.- lei fece un respirone e socchiuse gli occhi scossa da i tremiti.
-Pensa a una cosa… bella.- mi sentivo ridicola a fungere da psicanalista, ma non avevo scelta. A poco a poco il respiro di Troian si fece più regolare.
-Va meglio?- lei annuì convinta, facendo per alzarsi, ma un attacco di vertigini la fece crollare nuovamente seduta e il suo respiro si fece di nuovo affannoso.
-Tranquilla, con calma distenditi di nuovo.- mentre la mia amica eseguiva i miei “ordini”, pensavo a quanto sarebbe stata difficile l’attesa all’ospedale.
 
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-Quando ti è venuto questo attacco di panico?- chiesi a Troian mentre ci incamminavamo verso la sala d’attesa. Ora stava decisamente meglio.
-Sono passati dei medici, e ho sentito che dicevano che le probabilità della riuscita dell’operazione di Lucy erano… non scarse, ma nemmeno altissime. Ho cominciato a sentire una specie di terrore dentro di me, e non riuscivo a respirare bene. Avevo capito che era un attacco di panico, perché mi era successo anche un’altra volta.
-Quindi ora stai bene?
-Si, ho solo un piccolo residuo di asma.
-Soffri d’asma?
-No!- esclamò scoppiando a ridere, e io le sorrisi:
-Quindi ho due amiche moribonde.- mi accorsi troppo tardi dell’infelicità di quello che avevo detto. Troian mi guardava ferita, e io sospirai:
-Non intendevo quello Troi. Non mi riferivo a Lucy, mi ero dimenticata che lei… insomma… mi riferivo ad Ash.
-Che ha Ash?
-Le mancava l’aria.
In quel momento vidi la bionda che stava lasciando la terrazza per raggiungerci. Con una corsetta le venni incontro.
-Va meglio Ash?
-Decisamente, avevo solo bisogno di rinfrescarmi le idee… che hai Troian? Hai un aspetto tutt’altro che rassicurante.
-Tatto portami via…- brontolò Troian riferendosi alla schiettezza e al poco tatto della nostra amica.
-Ho avuto un attacco di panico, ma ora sto bene.
-Capito. Comunque secondo me dovremmo tornare in albergo a cambiarci… L’operazione di Lucy durerà molto, e questi travestimenti non sono molto comodi.
-Non mi va di lasciare Lucy sola… ma è in buone mani e io giuro che se sto un altro secondo con questo vestito addosso, uccido qualcuno.- io e Ashley strabuzzammo gli occhi e Troian si scusò:
-Merda scusate, non è il momento di parlare di “uccisioni”.
-Quindi siamo d’accordo? Torniamo a casa?- in quel momento vedemmo un ragazzo con i capelli scuri entrare nella stanza con un sacchetto in mano.
-Volete sul serio tornare a casa?
-Si Tyler, pensavamo che fosse meglio cambiarci.
-Non andate ora, è notte ed è buio, ci sono un sacco di ubriachi reduci da feste al volante, e voi siete stanche e impaurite.
-Ha ragione lui.
-Non eri stata tu a proporre di tornare?
-Si, ma mi sono accorta che Tyler ha ragione.- un infermiera entrò all’improvviso sbattendo la porta.
-Siete voi che aspettate Lucy Hale? A parte la famiglia che è nella stanza accanto… intendo.
-Si, siamo noi. Ci sono novità?
-No, volevamo solo avvisarvi che l’operazione durerà ancora delle ore.
-Grazie per l’avviso.- dissi, poi mi rivolsi alle mie amiche e a Tyler:
-Possiamo fare un pisolino?- Troian mi fece l’occhiolino:
-Perché no?- mi accoccolai sulla fredda superficie delle sedie della sala d’attesa, e poggiai la testa sulla borsa, come se fosse un cuscino. Ero convinta che alla luce degli ultimi  avvenimenti non sarei riuscita a prendere sonno, ma pensando a Lucy, ad Halloween, ad “A”, a poco a poco le palpebre mi si fecero pesanti e mi addormentai:
 
Stavo correndo, correvo come un fulmine e non avevo più fiato. Intorno a me vedevo solo una pianura infuocata che si stendeva a perdita d’occhio. Ventate d’aria calda mi scottavano il viso,  e attraverso il fumo grigiastro riuscivo a vedere le sagome delle mie amiche che correvano vicino a me. Scappavamo da qualcosa, immaginavo. All’improvviso un terremoto potentissimo cominciava a scuotere la terra, e dal cielo iniziavano a cadere delle forme nere. Un cratere si formava a pochi metri da Troian, proprio dove lei stava andando. Io gridavo, buttavo tutto il fiato che avevo in gola, chiamavo la mia amica, ma lei non mi sentiva. Mentre Troian scompariva urlando nel fosso, vedevo “A” che correva verso Ashley e contemporaneamente un altro “A” correva verso Lucy. Volevo avvisare le mie amiche, ma non mi usciva più la voce. Due colpi di pistola, così coordinati da sembrare uno solo, schioccarono potenti, e vidi le mie amiche crollare al suolo. Mi voltai e vidi “A” che stava correndo verso di me. Stavo cominciando a correre nella direzione opposta, ma mi accorgevo che attorno a me c’erano mille “A”  che mi venivano incontro armati. Cominciai a gridare e contemporaneamente tutti gli “A”, al rallentatore, cominciarono ad abbassarsi il cappuccio. Appena potei vedere il loro volto urlai: ero io, gli “A” avevano la mia faccia.
 
Mi svegliai di soprassalto scattando a sedere. Dalle finestre filtrava una luce chiara, simbolo del fatto che stava arrivando l’alba: quanto avevo dormito?! Le immagini del mio incubo continuavano a tormentarmi vivide la memoria, causandomi uno strano malessere. Le mie amiche stavano ancora dormendo sulle sedie vicino a me. Mi girava la testa, e istintivamente piegai la testa e vomitai sul pavimento.
Udii Ashley che a poco a poco si svegliava brontolando e arricciando il naso.
-Shay sei già sveg…? Che schifo Shay!- Ashley fece un balzo indietro rischiando di cascare dalla panchina.
-Non sono infetta Ash, non c’è bisogno che continui ad allontanarti da me.- tentai di sorriderle, ma lei sbuffò:
-Lo so Shan, ma se mi arriva l’odore di quell’obbrobrio, vomito anche io. Non è il caso.- spiegò la bionda.
-Notizie di Lucy?- chiese lei sbadigliando, e io scossi la testa.
-Mi sono svegliata un secondo fa.
-Sai bene Shay? Hai davvero una brutta cera.- non ero ancora pronta a parlarle del mio incubo, così annuii dubbiosa:
-Credo di si.- all’improvviso la bionda si portò la mano sinistra al polso destro con un’espressione sofferente.
-Male?- chiesi preoccupata e lei annuì tappandosi la bocca per non gridare:
-Chiamo un medico?- chiesi preoccupata, ma la mia amica scosse la testa.
-Non ti preoccupare, va già meglio.
-FATEMI ENTRARE CAZZO!- sentimmo urlare dalla  stanza accanto. Io ed Ashley ci guardammo confuse, e ci avviammo verso la porta. Essa era chiusa a chiave dall’interno, quindi era impossibile aprirla. Accostai l’orecchio al legno, cercando di percepire qualche rumore. Purtroppo qualcuno nello stesso istante qualcuno aprì la porta, e feci appena in tempo a scostarmi per non sbattere la testa.
Il ragazzo si sbatté la porta alle spalle e fece per uscire, ma io chiesi incredula:
-Ian?- il nostro amico si girò, e notai che aveva il volto rigato di lacrime. Appena si accorse che c’eravamo io ed Ashley, lui si affrettò ad asciugarsi le guance, ma ormai avevamo visto.
-Che succede Ian?
-Niente! Sono solo un branco di celebrolesi che non vogliono che nessuno entri da Lucy! Coglioni di merda…- aggiunse sottovoce, e mi venne da sorridere di fronte all’aggressività del ragazzo causata dalla sua preoccupazione per Lucy.
-Non puoi entrare in sala operatoria Ian…- provò a spiegargli Ashley calma, ma lui fece un gesto di stizza e uscì dalla stanza.
-Tu credi che l’operazione sta finendo?
-Abbiamo dormito cinque ore Ash, quanto può durare un’operazione?
-Tanto… può durare tanto.- rispose secca, e appoggiò la testa allo schienale della sedia.
-Troian ancora non si sveglia, eh?- chiese la bionda con un sorriso indicando la ragazza distesa vicino a lei che russava.
-Secondo me dovremmo svegliarla.- propose Ashley, e io acconsentii:
-Anche secondo me, io vado un attimo in bagno, fai tu.- feci per allontanarmi, quando dalle pareti di vetro della stanza vidi Ian che, nella sala d’attesa accanto, scriveva su un foglio. Mi appostai per non farmi vedere, continuando a spiarlo.
Il ragazzo continuava a scrivere velocemente su un foglio di carta rosa. All’improvviso, in un attacco di stizza, lo appallottolò gettandolo sul pavimento. Stette qualche secondo a fissarsi le mani, poi si chinò sulla borsa estraendo un altro foglio pulito. Scrisse qualcos’altro, poi lo rilesse, e vidi che cancellava qualche rigo. Aggrottai la fronte: cosa stava facendo? Tornai indietro dalle mie amiche, dove trovai Ash che aiutava Troian ad alzarsi.
-Già sei tornata dal bagno?- domandò Ashley, ma io scossi la testa e risposi:
-No… nella stanza accanto c’era Ian. Era strano…- non potei finire la frase perché un’infermiera vestita bianco entrò nella stanza. Al suo seguito c’erano tre medici con delle cartelline in mano. L’operazione era finita? Una parte di me voleva che fosse terminata e che quei medici fossero venuti per comunicarci l’esito di essa, un’altra parte di me non si sentiva ancora pronta a sentire eventualmente che avevamo perso per sempre la nostra amica. Purtroppo quello era uno di quei momenti in cui tu vorresti prendere in mano il telecomando della vita, mettere in pausa un attimo e dire: “aspetta un attimo, eh? Sta succedendo davvero ora?”, ma non puoi farlo. Egoisticamente in quel momento sperai che non fossero venuti per noi, ma quando tutti si fermarono di fronte a me e alle mie amiche, non ebbi più dubbi.
Il loro volto era imperturbabile e non lasciava trapelare niente della comunicazione che dovevano darci. Avevo le gambe molli, così mi abbandonai sulla panchina per non rischiare di cadere. Dopo un tempo che mi parve infinito, a rompere il silenzio fu l’infermiera. Era una ragazza piuttosto giovane, che non avevo mai visto prima all’ospedale, ma che sembrava cordiale (mia totale supposizione dato che come ho detto il suo volto era imperturbabile). Con una voce sorprendentemente matura e da donna, chiese:
-Siete voi gli altri che attendono l’esito dell’operazione di Lucy Hale? Oltre la famiglia?
-Si, siamo noi, ed è circa la quarta volta che ce lo chiedono.- risi io tentando di smorzare la tensione. La ragazza sorrise, confermandomi che avevo ragione: era cordiale. Poi però si fece nuovamente seria:
-L’operazione è terminata…- esitò, e io mi accorsi di aver cominciato a tremare convulsamente. “Un po’ prematura come reazione, eh Shay?” mi rimproverai mentalmente, e pregai la ragazza di continuare.
-L’intervento è riuscito, Lucy è viva.- disse calma l’infermiera.
Scoppiai in lacrime dalla gioia e le mie amiche fecero lo stesso, poi ci abbracciammo tutte. Vidi dal vetro Ian che era in piedi nell’altra stanza e ci osservava confuso, per poi dirigersi verso di noi.
-Che succede qui?- chiese un po’ burbero, ed Ashley esclamò:
-L’operazione è riuscita.- vidi un sorriso a trentadue denti comparire sul volto accigliato del ragazzo che, lasciandosi prendere dall’entusiasmo, abbracciò la bionda sollevandola dal pavimento.
Eravamo tutti così felici ed entusiasti che non ci accorgemmo che l’infermiera non aveva finito di parlarci.
-…a tempo indeterminato. Capito?
-Come?
-Non avete sentito niente di ciò che ho detto?- scossi la testa imbarazzata e l’infermiera sbuffò leggermente, poi continuò:
-Però ancora non si è svegliata.
-Come?
-L’operazione ha avuto buon fine… ma la paziente ancora non si è svegliata. C’è stata un’emorragia interna.
-Quindi non è salva…- dissi con un fil di voce, ma la ragazza provò a sorridermi rassicurante:
-è salva, si sveglierà, solo che non sappiamo quando. Non possiamo fare niente, rischieremmo solo di peggiorare le cose.
-Ma si sveglierà?- chiesi nuovamente la conferma:
-Si, si sveglierà. A dopo.- l’infermiera sorrise per l’ennesima volta e poi lasciò la stanza.
-È l’alba e non serviamo più qui. Torniamo a casa a cambiarci, siamo ridicole vestite ancora così. Poi possiamo andare a fare un po’ di shopping per consolarci. Che ne dite?- proposi alle mie amiche facendo l’occhiolino, e tutte furono d’accordo.
 
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-Mi sento libera con questi leggins!- esclamò Ashley mentre s’infilava le adidas superstar.
-Non lo dire a me.- sospirò Troian struccandosi il viso con una salviettina detergente.
-Quanto fondotinta ho messo?!- si lamentò notando che su di essa continuavano ad apparire tracce di marrone.
-Eri Cleopatra, Troi… dovevi avere una carnagione più scura. Logico che hai messo così tanto fondotinta!- le ricordai, e lei sbuffò seccata.
-Mi ricordate perché Ian non è venuto con noi?- chiesi aggrottando la fronte, e Ashley si distese sul letto:
-Non saprei… ha detto che voleva rimanere lì un altro po’… ricordate che stava scrivendo qualcosa? Forse vuole continuare a farlo in pace.- annuii e chiesi:
-E potreste ricordarmi anche perché Tyler non è venuto nemmeno?- in coro Ashley e Troian esclamarono:
-Per non lasciare Ian da solo.- terminai di allacciarmi le converse e mi distesi sul letto accanto ad Ash, poi le presi tra le mie mani il polso sollevandole il braccio. Osservai la fasciatura e lei mi lasciò fare, poi chiesi:
-Fa male?
-Tanto.- ammise lei, e io mi alzai di scatto.
-Ma non preoccupatevi… usciamo da qui piuttosto, che ho bisogno di distrarmi un po’.- terminò la bionda.
-Andiamo a fare shopping?
-Ci sto.- sorrise Ashley non smentendosi, poi la bionda si alzò dal letto e si diresse verso la porta.
-Destinazioni?- chiese Troian, e Ashley cominciò:
-Prada…-
-Louis Vuitton…- aggiunsi io.
-Ermes…- continuò Ashley.
-Michael Kors…- dissi io sorridendo, e Troian ci interruppe scoppiando a ridere:
-Ho capito, ho capito: mi devo portare i big money.- esclamò prendendo delle banconote dalla cassaforte dell’albergo.
-Il resto lo prelevo al bancomat.
-Andiamo?- chiesi, e Ashley si mise in punta di piedi e alzò un braccio enfatizzando poetica:
-Verso Michael Kors e oltre!
-Un salto da Abercrombie lo facciamo?- chiesi Troian, ed Ash sgranò gli occhi:
-Ovvio! Ho visto un paio di pantaloni…- mentre loro continuavano ad elogiare Abercrombie e Fitch, io mi allontani un po’ e mi resi conto che in fondo questo shopping-terapeutico-per-non-pensare-a-Lucy, forse non sarebbe stato così male.
 
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-Ash è fiera della sua nuova borsa.- affermò Troian sorridendo indicando la bionda che ammirava beata la sua borsa griffata Kors che aveva mano.
-Ci puoi contare!- strillò lei abbracciando l’oggetto.
-Mai quanto io posso essere fiera del mio cappotto nuovo!- esclamai sorridendo sotto i baffi mentre infilavo una mano nel sacchetto che portavo sottobraccio per accarezzare il mio giubbottino nuovo di pelliccia di visone di Louis Vitton.
-Tu sei malata Shay… è costato un casino.- mi criticò Troian sorridendo, e io finsi di imbronciarmi:
-Si avvicina molto al prezzo della borsa di Ashley.- brontolai, e Troian rise:
-Infatti non ho detto che lei non sia malata… ma tu di più.- all’improvviso Ashley si fermò e si appoggiò a un palo, poi sofferente affermò:
-Non ce la faccio più. Devo andare all’ospedale.
-Di già? Non vedi Lucy solo da delle ore!- affermai, e lei scosse la testa:
-Non è per Lucy…- cominciò.
-O meglio… non solo per lei.- si corresse.
-Mi fa troppo male il polso, voglio andare all’ospedale a chiedere se possono metterci qualcosa, tipo una pomata… buh, dico solo di fare qualcosa perché non ce la faccio più.- continuò la bionda, e io la osservai preoccupata.
-A questo punto andiamo a piedi! Ci siamo allontanate così tanto da dove avevamo parcheggiato la macchina che ormai siamo davvero vicine all’ospedale.- proposi, e Troian chiese ad Ash:
-Ce la fai o andiamo in macchina?- la mia amica sbuffò:
-Mi fa male il polso, non la caviglia.
-Dicevo solo per chiedere.
 
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-Ash hai trovato qualcuno a cui chiedere?- domandai alla mia amica una volta in ospedale, ma lei scosse la testa sconsolata.
-Ancora no… vabbè ragazze, facciamo una cosa: voi andate da Lucy a trovarla, io vi raggiungo appena ho finito.
-Sicura? Se vuoi veniamo con te…- proposi apprensiva, ma lei mi sorrise:
-Non preoccuparti Shay, me la caverò.- detto questo la bionda si allontanò e io e Troian rimanemmo sole a fissarci confuse:
-Andiamo da Lu’?- chiese lei dubbiosa, e io annuii:
-Andiamo da Lu’.- affermai.
-Non è quella la porta?
-Credo di sì, ma non è meglio chiedere? Non vorrei entrare nella stanza di qualche sconosciuto.- proposi, e Troian alzò gli occhi al cielo scocciata:
-Per l’amor di Dio Shay… se ti dico che quella è la camera di Lucy, significa che quella è la camera di Lucy.- si diresse verso la porta tirandomi e, prima di ritrovarmi dentro, feci appena in tempo a commentare:
-“Camera”? Sembra quasi che stiamo parlando di un hotel, Troi…
L’interno della stanza era avvolto dalla penombra. L’unica fonte di luminosità era una flebile lampadina che rischiarava a malapena il corpo della nostra amica. Tastai la parete fino a che non trovai l’interruttore, e finalmente accesi la luce. Lucy era distesa sul letto dell’ospedale e aveva gli occhi chiusi. Una flebo era collegata al suo braccio, e uno schermo con dei segmenti zigzagati emetteva un debole suono acuto. La nostra amica era struccata, ma era ugualmente bellissima. Vederla in quello stato mi fece scorrere davanti agli occhi come un film tutti i momenti felici passati con lei… La prima volta che avevo visto quella ragazzina bassa con il cappotto leopardato sul set: sorrideva timida in un angolino, e arrossiva chiunque le si avvicinasse. E dopo sei anni, la fatidica notte di Halloween che ha rischiato di portarcela via... “A” aveva rischiato di portarcela via! La rabbia cominciò a rodermi il fegato, e senza accorgermene cominciai a piangere:
-No Shay…- sussurrò Troian, e mi abbracciò stretta. Appena ci staccammo, ci avvicinammo al letto di Lucy. Timorosa le accarezzai la mano quasi con riverenza, poi mi chinai e le baciai la fronte. Fu in quel momento che qualcosa sotto il suo braccio attirò la mia attenzione. Con delicatezza le spostai la mano e individuai un pezzo di carta piegato accuratamente. Chiamai Troian, e insieme lo aprimmo: era una lettera.
 
Cara Lucy,
Forse “cara Lucy” suona troppo riverenziale visto che ci conosciamo da sei anni, quindi è meglio che io inizi con…
Ciao Lu’,
Io non sono un tipo da poemi, quindi non so quanto riuscirò a scrivere, ma avevo bisogno di farti sapere ciò che pensavo. Mi ricordo la prima volta che ti ho visto sul set… è stato circa sei anni fa, e tu eri così timida seduta in un angolino a giocare con il cellulare. “Tu sei Aria?” Ti chiesi, e tu ti girasti imbarazzata come per accertarti che io stessi parlando con te, poi tu annuisti e mi domandasti: “Tu sei Ezra?” io annuii, e quella fu la prima e l’ultima volta che ti vidi timida e introversa. Poi diventasti la ragazza che tutti noi oggi conosciamo: quella che ride ogni cavolata, che si sente a suo agio a parlare in pubblico, e così chiacchierona da diventare insopportabile.
Arrivò finalmente il nostro primo bacio sul set. Io capii che come stava succedendo qualcosa tra Ezra e Aria, sarebbe potuto succedere qualcosa anche tra Ian e Lucy. Neanche un mese dopo, che arrivò pure il nostro primo bacio da “fuori-set”… prendesti tu l’iniziativa, un giorno che eravamo con il cast in barca al lago. Non dimenticherò mai il momento il cui le tue labbra si appoggiarono sulle mie, perché fu il momento in cui io mi accorsi che ti amavo sul serio.
Poi però, puntualmente come il terzo incomodo in ogni commedia amorosa, è arrivato quello scassacoglioni di Andrew (eh si, anche nel romanticismo non posso definire Andrew diversamente). Vedendoti insieme a lui, vedendoti felice, mi resi conto che con lui tu saresti stata bene, e che forse avresti fatto meglio a lasciarmi. Tu non lo facevi, così l’ho fatto io. Dio quanto ho sofferto! Cercavo di convincermi di non amarti, e me lo devo essere ripetuto così tante volte che a un certo punto iniziai pure a crederci. Era dura, quanto ti vedevo, non saltarti addosso e baciarti! Ma solo all’inizio… poi con il passare del tempo, come ho già detto, convinsi me stesso di stare meglio senza di te.
Poi Janel si è messa in mezzo. Lei era bella, simpatica e gentile… così pensai: “perché no?”! Tuttavia la mia coscienza riconosceva che con lei non stavo come con te, e questo mi faceva arrabbiare. Così mi arrabbiavo con te, anche se avrei fatto meglio a prendermela con me stesso.
Appena ho scoperto “la cosa di Andrew”, sono andato su tutte le furie. Quando io ti davo la mia vita e il mio cuore, tu mi tradivi con quel buzzurro?! Come hai potuto Lucy?
Tu ti sei scusata e io ti ho detto di non poterti perdonare, ma mentivo. Il mio cuore ti aveva già perdonata da tempo, il mio cuore già dalla prima volta che ti vidi in tutta mia vita, aveva deciso di perdonarti il futuro OGNI cosa.
Io però non mi rendevo conto di amarti. Non riuscivo a trovare e a interpretare i miei sentimenti… ma quando ti ho vista a terra, con il sangue che ti sgorgava dalla pancia e che ti macchiava di rosso i capelli, mi sono visto perso. Il mondo mi era crollato addosso, e il mio cuore ma prima ancora il mio cervello, dovettero ammettere la più triste ma anche la più vera delle affermazioni: ti rendi conto di amare davvero una persona solo quando stai per perderla.
Tu sei salva Lucy, sei salva cazzo! Io non sarei riuscito a sopravvivere senza di te, e ora tu sei certamente salva cazzo, e io ti amo Lucy!
Lucy Hale, io ti giuro che ti amo, amore mio. Perdonami ogni cosa, perché sono solo un idiota, ma sono un idiota che ti ama e che darebbe la vita per te.
-Ian
 
-Dio sto piangendo…- mi girai di scatto:
-Ash? Quando sei arrivata?
-Da circa cinque minuti, giusto in tempo per cominciare a leggere la lettera con te. Sto piangendo, giuro.- disse asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Ripiegai accuratamente la lettera ponendola nuovamente sotto il braccio di Lucy.
-Che hanno detto sul polso?
-Hanno confermato che non è rotto, ma che è solo slogato. Però fa male, eh… comunque mi hanno messo una benda pulita con una pomata.
-Il tuo polso… Lucy… questa serata di Halloween è stata un disastro.
-Ha fatto schifo, era meglio se non ci andavamo.
-Io invece l’ho trovata fantastica!- disse una voce, tutte e tre ci voltammo verso il letto e Lucy ci sorrise.
-Ciao ragazze.- scoppiai il lacrime e l’abbracciai.
-Lucy ti sei svegliata!- lei mi sorrise:
-Quanto ho dormito?
-Solo qualche ora…- la rassicurai, poi le porsi la lettera di Ian:
-Ian ti ha scritto questa.- lei alzò il braccio per prendere il foglio, ma lanciò un urlo. Preoccupata strillai:
-Che succede Lucy?-
-Guarda il mio braccio!- io, Ashley e Troian le guardammo l’avanbraccio e strabuzzammo gli occhi: sulla pelle torreggiava una scritta effettuata con un pennarello nero:
 
Siete come i gatti, stronzette: avete sette vite. Ma a una a una… zac!
-A
   
 
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