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Autore: strega_del_lago    02/03/2009    6 recensioni
"Draco Lucius Malfoy, un nome dove il peso della propria famiglia si riflette sui primi amori di un ragazzo...soprattutto se si rivela essere il nemico numero uno: Harry Potter." Salve a tutti! La storia è ambientata tra il terzo e il quarto anno della saga di HP, dove i protagonisti cominciano a scoprire i primi amori...spero vivamente che vi piaccia...e i commenti sono molto graditi^^ un bacione sanguinolento a tutti! <3
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo velocemente per i corridoi silenziosi, facendo risuonare i tacchi dei mocassini di pelle sul duro e freddo marmo del pavimento secolare.
Come aveva osato quel maledetto grifondoro prendersi gioco di me durante il pranzo nella sala grande?! Era un affronto bello e buono!
Come osava quel sottoprodotto di mago a darmi del “perdente figlio di mangiamorte” a me, Draco Lucius Malfoy?!
IO ero il cercatore più veloce e scaltro di tutti i tempi, Potter era solo lo stupido-bambino-che sfortunatamente-era-sopravvissuto, solo un’icona che doveva far vedere che era passibile pure nel Quidditch, diventando il cacciatore più giovane della storia.
Sai che roba!
Solo una medaglietta mezza ammaccata da impolverare, niente di che... ma era per merito mio se adesso era diventato quello che era!
Grazie a me era entrato a Grifondoro, dove ovviamente si era accerchiato di patetici e insulsi plebei.
Grazie a me era entrato nella squadra di quella sudicia casa.
Grazie a me ora era un idolo per quelle starnazzanti ragazzine di questa maledettissima scuola! Lo aveva detto mio padre che il mio posto era a Durmstrang, ma quella sciocca donna di mia madre voleva a tutti i costi mantenere la tradizione, mandando a rotoli la mia autostima e l’onore della nostra antica famiglia, bel colpo madre!
Sbuffai, aggiustando sulla spalla la borsa piena di libri, innervosito dalle risate dei tassorosso (li avrei successivamente uccisi tutti, tanto erano solo inutili mezzimaghi) e del trio miracoli.
La Granger che cercava di trattenere le risate, arrossendo, Lenticchia che dava pacche amichevoli al suo amico occhialuto, congratulandosi per la battuta.
Certo, ero infuriato per esser stato deriso da tutti, ma la cosa che più mi aveva ferito era quel sorriso, si, quel sorriso soddisfatto di Potter, quello sguardo fiero di avermi battuto per l’ennesima volta, come se fossi il suo nemico giurato.
E mi veniva da ridere in quel momento, io, Draco Malfoy, battuto dal mio idolo personale, il mio eroe.
Da piccolo, quando sentivo i racconti di un neonato che aveva sconfitto il Lord Oscuro usando la magia, mi aveva attratto come non mai. Volevo così tanto essere come quel piccolo fagottino, che nascondeva dentro di sè una forza così grande, quasi sovrumana visto il corpo che la conteneva. Come poteva un bambino essere così famoso e così forte? Cosa aveva di così speciale? Libri, giornali, persone e leggende, tutti ne parlavano ma nessuno sapeva darmi una risposta.
I miei genitori parlavano con sdegno di quel bambino, ma perché? Cosa aveva fatto di sbagliato? Era un vero eroe, aveva salvato il mondo magico in qualche modo, ma allora perché odiarlo quando c’era solo da ammirarlo?
Quando seppi che sarebbe andato anche lui ad Hogwarts, ero così agitato e pieno di aspettative da non dormirci la notte! Mi aspettavo il classico cavaliere senza macchie e paura, puro come solo lui poteva essere, quasi intoccabile e inavvicinabile . . . ma volevo diventare suo amico per dire agli altri “Hey, sono amico dell’eroe e ne vado fiero!” e invece riuscii solo a farmi odiare, sotto gli ordini di mio padre, facendomi sentire inadatto di stare al suo cospetto, facendomi sentire come un vero idiota.
Iniziò così il nostro rapporto: sfide, pugni, nasi rotti e sopraccigli spaccati, insulti e punizioni insieme. Che dire? Un bell’inizio, no?
E adesso ero là, appoggiato ad un muro a sospirare, guardando la vetrata decorata con disegni colorati di cavalieri e maghi provetti, che proiettavano i loro colori sulla mia pelle diafana. Potevo scrivere anche un libro su questo “Come farsi odiare dal tuo idolo in 30 mosse: prova anche tu la tecnica Malfoy!” sarebbe stato un successone, davvero.
Ma quello che Lenticchia e la Mezzosangue non sapevano era che il loro amichetto occhialuto era mio, in un modo o nell’altro, lui pensava a me, guardava me e mi cercava. Se mancavo, il suo sguardo vagava verso il tavolo di Serpeverde (Blaise me lo confermava in continuazione) perché se non mi teneva sottocontrollo ogni volta per lui era snervante.
Ne ero così felice.
Per quanto poteva essere un comportamento ossessivo, lo apprezzavo. Mi considerava e tanto mi bastava, davvero, anche se per motivi alquanto offensivi, ma almeno avevo la certezza che i suoi occhi fossero incollati alla mia figura, dandomi importanza.
Perché tutto questo? Perché provocarlo in continuazione?

Perché lo amavo . . .


Ebbene si, il glaciale principe dei Serpeverde era innamorato del re dei Grifondoro, inconsapevolmente e perdutamente innamorato di quegli occhi di giada, di quella giungla di capelli corvini, di quel sorriso sghembo e del suo modo di spingere gli occhiali su per il naso, per la sua voce calda e calma, per il suo carattere impulsivo ma buono. Semplicemente di Harry e non di Potter.
Amavo Harry come Giulietta amava Romeo, come Isotta amava Tristano. Ok, sono tutti esempi pieni di morte, ma cercate di vederne il lato romantico, ok?
Volevo così immensamente urlarlo al mondo, tanto da usare tutta la voce che avevo, fino a rimaner muto, ma il problema era proprio questo. Come potevo? Lui era Harry Potter, il bambino che era sopravvissuto, il giusto, il bene, l’eroe, la nuova vita senza terrore per la comunità magica. Io ero solo il figlio di un mangiamorte, tutto ciò che non faceva parte dello schema “viviamo puri come San Potter”. Come avrei mai potuto?
Mi restava solo rimanere così, sospeso tra la realtà e la mia fantasia, dove donavo il mio cuore al bene senza paura, dove potevo guardarlo finalmente negli occhi senza alcun timore, senza vergogna.

. . . pura ed effimera fantasia.


Sentii dei passi e ritornai a rimettere la mia vecchia ed ammaccata maschera d’indifferenza, sperando di non essere di nuovo preso di mira.
Un tuffo al cuore, un lungo brivido per la spina dorsale e il respiro corto. Harry.
Testa alta e sguardo fisso, non dovevo guardarlo e il gioco era fatto, dovevo solo camminare senza guardarlo, camminare senza...
- Malfoy.-
Ugh! Ci mancava solo questa. Merlino, cosa ti ho fatto nella vita passata per detestarmi così tanto?!
- Potter.-
- Ti è caduto questo.-, mi voltai e lo vidi porgermi un libro.
Lo presi, cercando di non toccargli la mano, e me ne andai con passo svelto: più lontano ero da lui, meglio stavo.
Stringendo al petto il libro, notai che un angolo di pergamena fuoriusciva dalle pagine. Presi il biglietto e lo aprii . . .

< Perdonami.
Con affetto,
l’idiota occhialuto. >> 


Sorrisi, con il cuore leggero come una piuma, come se potessi spiccare il volo senza bisogno della mia Nimbus 2001, come se potessi toccare il Sole senza aver paura che le mie ali di cera di sciolgano . . .
Quanto sono romantico. Uccidetemi.

<< Potrei perdonare un’idiota occhialuto solo se mi offrisse una Burrobirra calda il prossimo sabato ad Hogsmeade. Sarei disposto a sentire in silenzio quel “perdonami”, magari ad occhi chiusi . . .
Con affetto
L’angelo imbronciato >>


Fine (?).

  
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