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Autore: Ledy Leggy    03/12/2015    1 recensioni
Un incontro piuttosto strano per una normale giornata di lavoro.
Lì per lì pensai che fosse il genere di persone che si vedono due volte nella vita e poi spariscono per sempre, perciò vissi tranquillamente la settimana, senza farmi tanti problemi e continuando a vendere biglietti aerei, o per crociere e a organizzare mega viaggi di gruppo di quelli a cui di solito partecipano i vecchi, in località non troppo lontane da casa né troppo costose.
Non potevo certo prevedere che sarebbero successe tutte quelle cose in seguito.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Undercover Mission

Capitolo 4

 

 

 

I tipi loschi, che ormai sapevo che erano John Rydell e Jeff, continuarono a venire al bar. Jeff mi spiegò sottovoce mentre pagava il conto che aveva provato a convincerlo ad andare altrove, ma il gorilla aveva preferito tornare qui.

Se da un punto di vista la cosa mi aveva enormemente infastidito (John Rydell continuava a toccarmi il sedere ogni volta che gli passavo accanto) d'altro canto ero contenta di poter vedere Jeff così spesso.

E non avrei voluto illudermi, ma lui sembrava altrettanto contento.

In compenso Jennifer aveva modificato il suo orario di lavoro per potermi accompagnare a casa in macchina macchina ed evitare di farmi fare la strada da sola.

La (brutta) sorpresa avvenne qualche settimana dopo.

Jeff (che dovevo ricordarmi di chiamare Ian) e il gorilla erano seduti al loro tavolo a bere un caffè, il bar era quasi vuoto e io e Jennifer stavamo chiacchierando al bancone.

A dir la verità lei stava facendo un discorso molto appassionato sul poliziotto amico di Jeff (avevo scoperto che si chiamava George) e mi raccontava come si fossero divertiti durante la serata insieme all'ospedale. Poi diceva qualcosa sul fatto che lui l'aveva invitata a cena per quella sera stessa. Io intanto stavo mettendo a posto le tazze pulite.

La porta si spalancò del tutto, mostrando una donna che poteva essere una modella che sculettò velocemente verso il bancone, incurante del fatto che tutto il bar si fosse girato verso di lei.

"Desidera?" Chiese Jennifer sorridendo. Era tanto palesemente contenta del suo appuntamento che non stava minimamente facendo caso al fatto di avere una super modella vestita da troia davanti.

Ecco, sarò una stronza io, ma con le donne belle ho un po' di pregiudizi. Diciamo che le considero antipatiche in partenza e uso ogni loro affermazione per dimostrare che sono stupide.

Lo so ho qualche problema.

"Mi serve assolutamente un tovagliolino e un po' d'acqua." Disse quella con tono tragico, manco le fosse cascata la casa in testa.

Jen glieli porse con un sorriso a centouno denti.

Lei andò velocemente in bagno e mentre si girava capii la fretta che aveva. Un piccione le aveva lasciato un bel ricordino sul cappotto firmato.

Sorrisi contenta perché almeno nonna sfiga era imparziale ogni tanto.

Passò qualche minuto in cui il bar tornò al suo normale tran tran, poi la biondona sculettante uscì dal bagno.

"Ehi, Ian, non è la tua donna quella?" Chiese il gorilla a Jeff, facendosi sentire da mezzo bar.

"Ex." Disse lui infastidito.

La donna in questione si girò verso di loro, e si sedette con un cinguettio sorpreso accanto ai due.

In quel momento iniziai a pregare nonna sfiga di ammazzarla in fretta.

"Ciao caro!" Cinguettò chinandosi a baciare sulla guancia il gorilla. Poi fece lo stesso con Jeff, ma 'accidentalmente' lasciò sulla sua guancia un'impronta di rossetto.

"Oh scusa." Ridacchiò strusciandogli sulla guancia con la mano, senza ottenere altro che ingrandire di più la patacca.

Jeff si scostò infastidito e usò il tovaglino del caffè per mandare via la macchia.

"Che vuoi Charlotte?" Chiese poi scortese.

"Oh tesoro, eri tanto più gentile l'ultima volta che ci siamo visti." Commentò lei.

"Charlotte, è sempre un piacere vederti. Perché non passi a trovarmi ogni tanto?" Intervenne il gorilla, osservando la donna con la faccia di chi non vede l'ora di portarsela a letto.

"Ma certo Johnny!" Disse la bionda.

Jennifer mi tirò una gomitata tra le costole, facendomi tornare in me.

"Stai per stritolare il bicchiere." Mi sussurrò nell'orecchio.

Osservai la mia mano che si stava sbiancando contro la superficie del bicchiere e mi affrettai a metterlo giù.

Sbatté sul bancone con più forza del previsto, ma almeno la bionda si riscosse e si affrettò a uscire, dopo aver salutato un'altra volta i due frequentatori del bar.

"Ehi Nancy, mi raccomando. Indifferenza." Jennifer scandì benissimo quelle parole nelle mie orecchie, quando vide che anche il gorilla e Jeff si stavano alzando in piedi e venivano a pagare alla cassa.

Per fortuna le scandì, vorrei aggiungere, perché quando mi ritrovai davanti Jeff mi restò in mente giusto la parola indifferenza, mentre il cervello sembrava essere improvvisamente andato in sciopero.

"Il conto grazie." Disse Ian posandosi al bancone.

Battei le consumazioni alla cassa e dissi il prezzo.

Lui ringraziò e mi porse i soldi.

Gli tesi lo scontrino con un sorriso, poi sfilai un tovagliolino e glielo porsi.

"Togliti il rossetto dalla guancia." Dissi prima di girarmi fingendomi interessata a sistemare i bicchieri nel ripiano.

"Sono usciti." Disse qualche secondo dopo Jen, dandomi l'okay per girarmi davanti.

"Che faccia aveva?" Chiesi preoccupata.

"Di uno che è appena stato preso a pesci in faccia." Rispose la mia amica. "Ma l'ultima frase te la potevi risparmiare." Aggiunse divertita.

"Già. Ma aveva davvero del rossetto sulla guancia." Mi giustificai.

"Di che ti preoccupi? Tanto è la sua ex e l'ha trattata veramente male." Disse Jennifer, sempre allegra per il suo appuntamento in serata.

"Mi preoccupo del fatto che è la sua ex. Voglio dire, se punta a gente così io che possibilità ho?" Chiesi sbuffando contro una tazzina da caffè.

"Scherzi vero? Sei bellissima!" Mi brontolò Jen.

"Certo. Questo lo so anche io. Solo che sono venti centimetri più bassa, decisamente più grassottella, non ho i capelli biondi ma castani e cammino sui tacchi come un pinguino." Ribattei.

"Non ti sminuire così!" Mi rimproverò Jennifer.

E passò il resto della serata a fare un elogio delle mie capacità e del mio aspetto che, lasciatemelo dire, servì molto. E insultammo per ore tutte le donne belle ma stupide che ci passavano davanti. Okay, lo ammetto. Insultammo praticamente tutto il genere femminile e maschile della terra.

Alle sette uscii dal bar e lasciai Megan al lavoro per il turno serale, le ultime ore.

Ero decisamente più di buonumore

"Nancy!" Mi chiamò una voce ormai nota mentre mi incamminavo verso casa.

"Ciao Ian." Dissi sorridendo nella direzione della sua voce.

Mi aveva raccomandata più volte che al bar e quando eravamo fuori dovevo sempre chiamarlo Ian, per non rischiare.

"Che ci fai qui?" Chiesi fermandomi a guardarlo.

Si era cambiato, non indossava il solito giubbotto di pelle, ma una giacca un po' più anonima.

"Passavo per caso e mi sono ricordato che finisci a quest'ora col lavoro. Se vuoi ti accompagno a casa." Disse un po' imbarazzato.

Ora, o ero completamente impazzita, o Jeff voleva passare del tempo con me. Non credevo nemmeno un po' alla storia del passavo per caso.

"Volentieri." Mi affrettai a rispondere, forse con troppo entusiasmo.

Ci incamminammo lentamente verso casa mia.

Per la prima volta maledii il fatto di abitare così vicina al bar.

"Non ti accompagnava Jennifer?" Chiese lui dopo un po'.

"No, tranquillo. Aveva un appuntamento a cena con George e non volevo che facesse tardi, l'ho mandata a casa prima, verso le sei." Risposi sorridendo.

"Ah già. George me l'aveva detto. Ma non era alle otto e mezza, l'appuntamento?" Chiese poi stupito.

"Infatti. Jen ci mette mezz'ora per arrivare a casa." Rispondo senza capire.

"E le altre due ore cosa fa?" Chiese lui.

Scoppio a ridere.

"Dunque, mezz'ora di doccia, un quarto d'ora di dilemma su come pettinarsi, un altro quarto d'ora per pettinarsi, mezz'ora per scegliere il vestito e mezz'ora per truccarsi. E fa in tempo a fare tardi." Spiegai contando le ore.

"Sembra faticoso." Commentò Jeff.

"Però il risultato piace agli uomini." Dissi con un'alzata di spalle.

In quel momento sentii la vibrazione del mio cellulare.

E ti pareva. Per una volta nella vita che cinque minuti stanno andando nel verso giusto (sto parlando di appuntamenti con un bel ragazzo) qualcuno deve chiamare me.

Voglio dire, non mi chiama mai nessuno, perché proprio ora?

"Scusa, devo rispondere." Dissi a Jeff dopo aver visto che era Jennifer.

"Che succede?" Chiesi rispondendo al telefono.

"Sto andando in paranoia. Come mi pettino? Tiro su i capelli o li lascio sciolti? Seriamente non so cosa fare." Jennifer sembra in crisi.

"Rilassati! Metti su un po' di musica okay? Funziona sempre. Tirali un po' su i capelli. Ah e poi metti il vestito blu!" Ordinai a Jen.

"Vestito blu. Sì, hai perfettamente ragione. E che scarpe ci metto?" Jennifer sta cercando di respirare con calma, riesco a immaginarla.

"I tacchi blu non vanno bene? Erano perfettamente in tinta." Propongo ricordando dei tacchi che aveva usato qualche serata in cui eravamo uscite insieme.

"Hai ragione. Giusto, giustissimo. Grazie mille Nancy!" Disse, il tono di chi cerca di tenere sotto controllo l'isterismo, ma ci riesce poco e male.

"Fammi sapere poi come va!" Esclamai prima che riattaccasse.

Misi il telefono nella borsa e notai con tristezza che eravamo già davanti a casa mia.

"Mi dispiace, ma Jen tende ad andare nel panico al primo appuntamento." Sospirai avvicinandomi al portone di casa mia.

"No figurati. Anzi forse è meglio se la richiami eh..." Stava gesticolando leggermente e sembrava nervoso e imbarazzato.

"Vuoi salire?" Chiesi d'istinto. Oddio sembra una proposta indecente. "Voglio dire, per cena. Non sono una grande cuoca, ma posso preparare una pastasciutta." Era il mio turno di essere nervosa e imbarazzata. E stavo parlando a vanvera.

Mi zittii all'improvviso.

Jeff sorrise.

"D'accordo." Disse stringendosi nelle spalle.

Salimmo in ascensore e entrammo nel mio appartamento.

"C'è un altro biglietto del tuo vicino." Osservò Jeff mentre entravamo. "Non è che ti fa la corte?" Chiese poi.

"Geloso?" Chiesi ridendo. "No, è gay." Aggiunsi subito, spaventata solo dall'idea di ascoltare la risposta.

"Cucina davvero così tanto?" Chiese lui togliendosi la giacca.

Restai stupita dal fatto che non indossava la solita maglietta bianca o nera, ma una camicia bianca.

Cercai di non fissarlo troppo mentre apparecchiavo la tavola.

"Passo un attimo da Danny a vedere che mi da da mangiare e arrivo in un attimo." Dissi uscendo nel pianerottolo e andando a bussare alla porta accanto.

Danny aprì all'istante.

"Ciao Nancy!" Mi salutò non appena mi vide.

"Ciao Danny. Oh ci sei anche tu, Everett!" Entrai in casa per salutare anche il ragazzo di Danny.

"Ho pronto per te uno sformato di spinaci che è venuto una meraviglia." Disse Danny contento guidandomi in cucina.

"Prima o poi ti riporto anche la teglia del dolce." Dissi seguendolo.

"Non preoccuparti per quella. Quanto te ne do?" Chiese tagliando una fetta dello sformato, che in effetti profumava da morire.

"Beh, ho un ospite a cena. Puoi darmene due fette?" Chiesi a Danny.

"Maschio o femmina?" Chiese Everett avvicinandosi subito dall'altra stanza.

"Maschio." Sospirai.

"Cosa?" Danny si sedette a tavola e iniziò a fissarmi.

"Che c'è?" Chiesi sospettosa.

"Avanti racconta!" Everett si era seduto accanto al suo ragazzo ed entrambi mi stavano fissando con un luccichio negli occhi che mi piaceva poco.

"Oh, niente di che. L'ho conosciuto al bar." Dissi semplicemente.

"Niente di che, tipo è l'uomo della mia vita? O niente di che, tipo ci esco giusto per fare qualcosa?" Chiese Everett con un sorriso sbarazzino.

"Mi serve un avvocato, detective?" Scherzai.

"Rispondi, dai!" Implorò Danny.

"È un gran figo, va bene? Ora vado, ché mi fate fare tardi." Risposi sbuffando e uscendo con le mie due fette di sformato.

"Ci sono!" Esclamai entrando di nuovo in casa mia.

Posai la cena sul tavolo della cucina e mi girai intorno per vedere dove era finito Jeff.

"Adesso stavo iniziando ad essere geloso. Sei stata via quasi dieci minuti." La voce di Jeff mi fece sobbalzare.

"Santo cielo, che infarto." Esclamai posando una mano sul cuore (che batteva a mille) e fingendo che il rossore sulle guance fosse dovuto allo spavento e non al significato di quella frase.

Misi l'acqua per la pasta mentre Jeff si offriva per apparecchiare.

"Beh, non è proprio il massimo delle cene possibili, ma poteva essere peggio no?" Commentai una volta che fummo seduti davanti ad una piattata di pasta all'amatriciana.

Che bello farsi i complimenti da sola. Lascia al commensale due opzioni: o mi smentisce o fa un commento ironico.

Se mi smentisce è contento di essere qui. Se fa un commento ironico per dirmi che fa molto schifo, allora vorrebbe essere da tutt'altra parte.

"Decisamente la cena più buona della settimana." Disse lui mangiando il suo piatto.

Non era ironico vero?

Okay, calma Nancy. Non è un appuntamento. Stai solo cenando con un amico. Incredibilmente bello, su questo non ci piove, ma è solo un amico.

"Cosa hai mangiato questa settimana?" Chiesi scettica.

"Non mi riferivo tanto al cibo quanto alla compagnia." Disse Jeff facendomi arrossire. Mi nascosi dietro ad un bicchiere d'acqua. "Sai ho mangiato tutta la settimana con dei criminali." Disse poi.

"Oh grazie. È sempre piacevole sentirsi dire che si è meglio dei criminali." Commentai ridacchiando.

Inutile farsi mille viaggi mentali per ogni frase.

"Scusa." Rise lui divertito. "È che questa cena è esattamente l'opposto di quelle di questa settimana." Disse poi.

"Lo prendo come un complimento." Sorrisi mentre finivo la pasta.

"Lo era." Disse lui sorridendo.

Okay, permettetemi un piccolo viaggio mentale, mi ha appena detto che mi ha fatto un complimento.

So che il complimento era che le mie cene sono diverse dalle cene dei criminali, ma wow.

"E come sono state le cene dell'ultima settimana?" Chiesi cambiando argomento imbarazzata.

"Noiose. Abbiamo parlato continuamente di affari. È stata veramente una settimana tremenda." Disse sbuffando.

Presi le fette di sformato che mi aveva dato Danny e le posai nei piatti.

"E Charlotte?" Chiesi senza pensare.

"Charlotte cosa?" Chiese lui guardandomi come se avesse aspettato quella domanda per ore.

"Fa parte della brutta settimana o della parte migliore?" Chiesi con noncuranza.

Lui aspettò un po' a rispondere, mentre finiva di masticare il boccone.

"Brutta." Disse soltanto, con un sorriso smagliante.

Sorrisi a mia volta, soddisfatta dalla risposta.

Il rumore di una vibrazione ci distrasse.

"È il mio." Disse Jeff tirando fuori un telefono nokia preistorico, di quelli indistruttibili.

"Pronto?" Rispose alzandosi in piedi e allontanandosi.

"Ciao George." Disse poi.

Appena sentii quel nome presi il mio telefono e mandai un messaggio a Jennifer.

"Perché George sta chiamando Jeff?" Inviai. E aspettai pazientemente.

Pochi secondi dopo arrivò la risposta.

"Sono andata in bagno a risistemare il trucco. George è fantastico! Te come sai che sono al telefono??"

Riportai l'attenzione su Jeff e lo vidi ancora al telefono.

"Ci credi se ti dico che Jeff è a cena a casa mia?" Scrissi poco dopo.

"Nooo. Domani ci si sente e mi racconti tutto. E io racconto tutto a te. Ora torno di là a fare strage." Rispose poco dopo.

"Vai così!" Scrissi mettendo via il telefono.

Un attimo dopo anche Jeff riattaccò, segno che Jennifer era davvero tornata da George.

"Scusami, George aveva bisogno di un calmante." Sorride Jeff sedendosi a tavola.

Chiedi scusa con quel sorriso e puoi anche spaccare la finestra.

"Non ti preoccupare." Risposi sorridendo a mia volta.

"Sai, il tuo vicino è davvero bravo in cucina." Disse Jeff mentre finiva lo sformato.

"Già. E mi salva dalle cene a base di pane e acqua." Scherzo io.

"Sei così tanto impegnata col lavoro?" Chiese Jeff.

"No. Ma mi dimentico di fare la spesa, anche quando avrei tempo. Danny invece ha Everett che è super organizzato." Commentai sorridendo.

"Il suo ragazzo?" Chiese Jeff dopo un attimo.

Annuii.

"Sono una coppia favolosa Danny ed Everett. Sono come angoli complementari." Spiegai dopo un po' sorridendo. "E mi sostengono sempre nelle battaglie di condominio." Aggiunsi ridacchiando.

"I miei vicini di casa sono tutti dei tirchi antipatici e megalomani." Commentò Jeff.

"Capita. Non si possono scegliere i vicini." Ribattei io. "Sceglie tutto nonna sfiga." Aggiunsi bevendo un sorso d'acqua.

"Nonna sfiga ce l'ha con me." Commentò Jeff cupo.

"Io ho un rapporto odio amore con nonna sfiga. Ad esempio l'ho amata quando ha fatto cadere la cacca di piccione sulla stangona bionda, oggi." Dissi sghignazzando contenta. "Invece l'ho odiata in altri mille momenti, da quando mia madre mi ha beccata fuori casa con il mio primo ragazzo a quando ha ritardato il primo aereo all'agenzia. Di dodici ore, intendiamoci." Specificai.

"Qualche rimpianto serio? Cosa cembieresti della tua vita se potessi?" Chiese Jeff spostando il piatto in avanti per appoggiarsi sul tavolo con i gomiti.

"Nulla credo. Mi piace la mia vita così com'è, e non mi piacciono troppo i cambiamenti." Risposi dopo aver pensato un attimo. "Te invece?" Rilanciai.

"Quasi tutto, penso. Non entrerei nella polizia, non urlerei addosso a mio padre, non scapperei di casa..."

"Sei scappato di casa?" Chiesi colpita.

"Sì, da ragazzo. È il motivo per cui mi hanno mandato all'accademia di polizia." Sospirò Jeff.

"E perché eri scappato? Se si può sapere." Dissi cercando di risultare discreta.

"Il miliardesimo litigio con i miei su cosa volevo fare della mia vita. Ho fatto quello che dicevano loro, adesso hanno anche da ridire perché lavoro sotto copertura invece di essere uno dei tanti burocrati, come vorrebbero." Spiegò lui, lo sguardo perso nel vuoto.

"Mi dispiace." Dissi piano.

Lui scrollò le spalle e sembrò tornare al presente.

"E com'è lavorare sotto copertura?" Chiesi cambiando argomento per metterlo a suo agio.

Lui mi sorrise grato.

"Bello, si partecipa molto attivamente agli arresti, anche se per certi versi a volte sembra ingiusto che certi criminali finiscano in prigione. Voglio dire, moltissimi spacciatori che ho arrestato erano senzatetto e persone che alla fine pensavano che quello fosse il loro unico modo per vivere." Spiegò Jeff, cupo in volto.

"Sembra triste." Commentai con una smorfia.

"Lo è. Sotto copertura si vede il peggio della vita." Disse Jeff sospirando.

"La mia vita è esattamente l'opposto." Osservai.

"Già. È uno dei motivi per cui mi piace stare con te. Sei come una ventata d'aria pura in mezzo allo smog." Spiegò con un lieve sorriso.

"È la cosa più dolce che mi abbiano mai detto." Commentai sorridendo.

Lui sorrise a sua volta.

"Forse ti ho disturbata abbastanza." Disse poi alzandosi.

Restai un po' delusa da quella mossa, ma cercai di non darlo a vedere.

"Macché. Mi ha fatto piacere non essere sola a cena per una volta." Ribattei.

Da interpretare come: ripassa quando vuoi che ti aspetto.

"Anche a me ha fatto piacere." Disse lui sorridendo.

Allora non andare! Avrei voluto sbottare, ma mi trattenni perché sapevo che voleva stare da solo.

"Lo vuoi un caffè prima di andare?" Chiesi. Sapevo che a qualcuno faceva piacere anche la sera, anche se io non riuscivo mai a dormire quando lo prendevo a quell'ora.

"No, non ti preoccupare. Ci vediamo al bar." Disse infilandosi di nuovo il cappotto.

"Ci vediamo." Dissi sorridendo.

Arrivati sulla porta presi lo slancio e lo salutai con un bacio sulla guancia. Magari non era intrepido come quello della biondona quel pomeriggio, ma quando rispose restai quasi sconvolta. E andai a letto con un sorriso che andava da un orecchio a un altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!

Un grande grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui e che seguono questa storia. Aspetto i vostri pareri.

Un abbraccio

Ledy Leggy

  
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