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Autore: Janeisa    04/12/2015    0 recensioni
E' un viaggio tra le stelle.
L'incontro di due persone, di due personalità diverse ma complementari. Due stelle sullo sfondo di una galassia, una è consapevole di esserlo, l'altra non ha mai iniziato a brillare. Ed è giunto il momento che lo faccia. Ed è attraverso le asperità e gli ostacoli che giungeranno alle stelle.
Dal 1° capitolo
Quando tutta la tua carriera dipende dal tuo capo e lui ti chiede di saltare, l’unica cosa che puoi rispondere è quanto in alto? O almeno era così, solitamente. “Questo però è chiedere troppo” stava pensando Rose mentre ascoltava il professore che le spiegava quello che voleva che lei facesse.
«In pratica Rosaleen, siamo stati contattati dallo staff di produzione, a quanto pare qualcuno del cast ha richiesto un incontro per porre alcune domande. Sinceramente non ne vedo il senso visto che sono arrivati praticamente al terzo e credo ultimo film, sapere cosa è un buco nero ora ha sinceramente poco senso, ma comunque non spetta a noi chiederci perché. Lo staff di produzione ci ha chiesto questa consulenza, e non è una cosa da poco… »
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Pine, Karl Urban, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zachary Quinto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimers
"Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo"
Ovviamente non conosco in nessun modo Chris Pine, tutti gli eventi contenuti in questa storia sono frutto dell'immaginazione. 
Tutto il mio lavoro è rivolto a rendere quanto più veritiera possibile la caratterizzazione del personaggio e della sua situazione.


Buongiorno a tutti. Ecco a voi il terzo capitolo.
Noto che non ci sono ancora recensioni. Spero che qualcuno di quelli che la stanno leggendo, voglia scrivermi quello che pensa. I vostri commenti sono indispensabili per sapere come procede la storia. 
Noterete che ho deciso di cambiare registro, la storia è stata cambiata, non è in terza persona ma in prima. E' un registro più adatto, dato che la vera protagonista è Rose e il suo passato.
Spero non vi dispiaccia. Ovviamente non toglie che un giorno potrei scrivere un capitolo dal POV di Chris. Assolutamente.
Janeisa 


Per aspera ad astra

Big Bang– Parte 1


Capitolo 3 - Algieba

Algieba è una stella doppia gigante appartenente alla costellazione del Leone. Il nome Algieba deriva dall'arabo الجبهة Al-Jabhah, che significa la fronte. Il sistema brilla alla magnitudine apparente di 1,98. Algieba dista dalla Terra circa 126 anni luce.
 
«Non dovevi» ripetei per la seconda o terza volta, mentre correvano lungo la 134 diretti alla scuola di Dominick: la Cheremoya Avenue Elementary School.
«Rose non ti sto accompagnando per sentirti brontolare» rispose tranquillamente mentre metteva la freccia per superare una serie di macchine avanti a loro.
«Lo so…è che avrei potuto prendere la mia auto…Tu avrai sicuramente molte altre cose da fare…cioè sicuramente sei impegnato» mormorai, mentre mi concedevo per un secondo di guardarlo.
Quando guidava Chris aveva un’aria terribilmente affascinante. Forse era il fatto che la macchina fosse una decapottabile e con il tettuccio abbassato il vento poteva scompigliargli i capelli, o che aveva la guida più rilassata che avesse mai sperimentato. Il braccio sinistro era appoggiato alla portiera e aiutava l’altro braccio a tenere il volante, la mano destra invece scendeva a cambiare le marce.
«Non avevo altro da fare e poi preferisco accompagnarti. Tu non hai visto la tua faccia quando hai risposto alla telefonata e né ascoltato la tua voce probabilmente. Eri troppo presa da quello che stava succedendo a tuo fratello» replicò il ragazzo mentre si avvicinavano all’uscita della 134 per Los Feliz Blv. Il ragazzo non aveva voluto investigare troppo su quel lapsus che mi aveva colto  quando avevo quasi chiamato Dominick “figlio”.

Sentivo chiaramente il suo sguardo su di me, sapevo che si stava domandando cosa nascondessi e cosa non avessi voluto raccontare, ma non sarei riuscita a reggere il suo sguardo. Quel azzurro così intenso da sembrare quasi irreale sembrava una calamita.
“Resta concentrata su quello che devi fare. non farti coinvolgere. Rose per queste cose tu non devi avere un cuore. C’è posto solo per Dominick e i tuoi” pensai stringendo i pugni. Tenni lo sguardo fisso verso le colline che sovrastavano LA, la scritta Hollywood spiccava bianca sul verde della collina mentre correvamo sulla Freeway.

«Hanno detto che ha avuto una reazione allergica» parlai all’improvviso rompendo il silenzio, destando l’attenzione di Chris. «Noccioline.» aggiunsi visto che lui non stava dicendo niente. «Non è mai stato allergico e niente e le noccioline sono un dramma» risi, sembravo isterica, voltai la testa e guardai il ragazzo alla guida, poggiai la guancia sulla pelle della testiera e aspettai che dicesse qualcosa.
«Perché?» rise di rimando senza staccare gli occhi dalla strada. Stavamo per uscire su Los Feliz Blv e avremo trovato traffico.
«Perché ama alla follia gli M&Ms con le noccioline » non aggiunsi altro, la questione si spiegava da sola.
«Ah» disse solamente l’attore. «Si dovrà abituare. Quando ero più piccolo avevo una forma di allergia ai pinoli…no non ridere, lo so che è divertente. Poi da un giorno all’altra è sparita. Puff. Forse se gliela poni così sarà più contento» suggerì trattenendo a stento un sorriso.
«Oddio davvero i pinoli?!» scoppiai a ridere così forte che dovetti mettermi a sedere per il dolore alla pancia. Qualche istante dopo mi calmai e mi accorsi di come quello scoppio di risata avesse portato via con sé parte della mia ansia e della mia paura, era stato merito suo dopotutto.
Dopo un bel respiro lo fissai e presi coraggio. Lo ringraziai «Grazie Chris. Se fossi arrivata alla scuola così agitata lo avrei spaventato soltanto.»

«Non c’è di che» sorrise mentre con nonchalance si infilava con la Camaro nel traffico cittadino. «la scuola dove si trova? Sulla Franklin?» chiese per conferma.
«Si proseguì dritto lungo la Los Feliz Boulevard e poi ti trovi sulla Franklin lì ti dirò dove girare» spiegai velocemente.
«Sei meglio di Chekov come navigatore…sai.» scherzò mentre si fermava ad un semaforo. «Allora parlami un po’ di Dominick. Quanti anni ha? Che ragazzino è?»

Non risposi subito, rimasi qualche secondo a guardarlo, come se stessi decidendo se potevo fidarmi o no del giovane attore. Alla fine la mia lotta interiore finì a favore di Chris.
«Dominick ha 10 anni, quasi 11. E’ meraviglioso, è curioso, intelligente, si fa mille domande. I miei genitori e io lo amiamo tanto. Ama ovviamente le scienze, ma credo che la sua passione sia la letteratura e il teatro, infatti legge molto più di me. Non sta mai fermo un attimo, era a scuola con un corso pomeridiano di pianoforte.» mi infiammai nel parlare di Dominick. L’amore e l’affetto che provavo nei confronti del ragazzino erano palesi, trasudavano da tutti i pori, i miei stessi occhi castani si erano illuminati di una luce calda e amorevole. Il calore e la passione con cui parlavo di lui sembravano più adatti ad un genitore che a una sorella, ma Chris comunque non mi disse nulla.
«Anche se ultimamente ha delle nuove amicizie» borbottai facendo sorridere ancora una volta Chris. «Ahia» rise Chris mentre si avvicinava alla scuola.
«Già Si è appassionato al football, al calcio, ad ogni tipo di sport, ma soprattutto ai videogiochi. Ultimamente sei tornato di moda tu» aggiunsi mentre senza guardarlo indicavo una strada sulla destra. «Siamo arrivati» aggiunsi subito dopo, mentre Chris parcheggiava davanti alla scuola.
«Che intendi sono tornato di moda io?» domandò spegnendo il motore della Chevrolet e scendendo dall’auto. Infilò la giacca e tolse gli occhiali da sole ora inutili. Dal sedile posteriore pescò il berretto da baseball. A quel punto fu pronto.

«Non è necessario che tu venga» lo informai osservandolo il giovane da sotto il berretto. «E detto sinceramente non è chissà che travestimento il tuo» aggiunsi squadrandolo da capo a piedi mentre mi ripetevo che non lo stava spogliando con gli occhi.
“Se vallo a dire a qualcun altro” intervenne la mia coscienza.
«Non ero attrezzato. Comunque meglio che venga anch’io…chissà sono d’aiuto e lo calmo. Sono pur sempre James T. Kirk» ammiccò Chris sorridendomi e tenne la porta aperta.
Dovetti dargli ragione e quindi annuì senza far nulla. Camminammo in silenzio fino all’infermeria, Chris attese fuori mentre ii entrai. Ad aspettarla trovai la preside e il maestro di piano visibilmente sollevati di vedermi. Stesso discorso per Nick.

«Mam…MamLee» esclamò vedendomi e quasi si lanciò giù dal lettino per abbracciarmi. Il volto era pallido e c’erano tracce di pianto.
«Tesoro, sono qui» parlai visibilmente sollevata mentre lo abbracciavo. Sempre tenendolo stretto poi mi voltai verso i due adulti.
«Scusate.» mi giustificai brevemente vista la mia mancanza di rispetto «Grazie mille per aver affrontato subito la situazione. E’ una cosa nuova e inaspettata.»
«Si figuri dottoressa Marrazzo. Nick è stato bravissimo e non ha dato problemi. Ci ha solo fatto prendere un grande spavento» rispose la preside mentre il professore si avvicinava alla scrivania dell’infermiera da dove prese i fogli di uscita da firmare.
«Immagino» replicai accarezzando la testa del bambino. «Devo firmare qualcosa» domandai e al gesto di assenso mi allontanai per qualche istante dal bambino per firmare il modulo d’uscita. L’infermiera mi diede un certificato, sarebbe servito per richiedere i medicinali.
«Grazie mille» ringraziai ancora e tornai dal bambino che mi strinse nuovamente con tanta forza.
Una volta soli, lo fissai e dissi «Aspetta un attimino. Ho una sorpresa per te» mi allontanai per chiamare Chris che era rimasto fuori.

«Chris vuoi venire un attimo. Ti presento una persona.» lo invitai ad entrare. L’infermiera si era allontanata lasciandoci un po’ di privacy.
Una volta dentro l’attore si avvicinò al bambino, afferrò uno sgabello e si sedette così da esser circa alla sua altezza.
«MamLee, chi è?» domandò incuriosito Nick.
«Lui è un mio amico, mi ha accompagnato qui, tesoro. Si chiama Chris» spiegai. Alla parola “amico” Chris mi aveva guardata e aveva sorriso.
«Ciao Chris, io sono Nick» si presentò educatamente il bambino «Lo sai assomigli a uno dei miei personaggi preferiti.» aggiunse fissandolo.
«Rose aveva ragione sei intelligente» affermò Chris, sembrava felice.
«Sì, mi ricordi…MamLee come si chiama il Capitano dell’Enterpise» domandò Nick.
«James Kirk, tesoro.» risposi dolcemente.
«Ti rivelo un segreto» sussurrò Chris avvicinandosi al bambino «Vuoi saperlo? Devi però saper mantenere un segreto»
Nick allora lo fissò apertamente con i suoi grandi occhi castani ed eseguì una specie di rituale facendo ridere noi adulti.
«Allora…il segreto è…» disse Chris «io sono davvero James Kirk» rivelò togliendosi il berretto, facendo spalancare gli occhi del bambino.
«Oddio…grazie MamLee, grazie.» urlò saltando al mio collo mentre io ridevo felice come Chris non mi aveva ancora visto fare in quelle ore.
«Tesoro ora andiamo. Chris ci riporta a casa e così possiamo passare una serata tu ed io.» dissi dolcemente mentre gli accarezzavo la testa, ma il bambino aveva occhi solo per Chris.
«Andiamo» disse il ragazzo tendendo la mano al bambino, che la afferrò con piacere facendosi portare fuori, sotto il mio sguardo sbalordito. «Ma tu guarda» borbottai prima di uscire e seguirli.

Quando furono nel parcheggio, Chris si avvicinò alla macchina che causò un altro grido da parte Nick. «È bellissima…MamLee….guarda è bellissima.»
Mi avvicinò al bambino affiancando i due e gli poggiai una mano sulla testa
«Lo so…è una bella macchina» confermai sorridente.
Con Nick diventavo tutt’altra persona, non potevo farne a meno e non mi importava che veniva notato come in quel momento. «Ora andiamo sennò facciamo fare tardi a Chris.» aggiunsi schiarendomi la voce e facendo salire in auto il bambino. Chris intanto mi guardò risentito «Perché ho l’impressione che tu mi voglia cacciare»
Sapevo che con quella frase avrebbe scatenato una guerra.
«No, MamLee perché…Chris può restare con noi per sempre» esclamò il bambino facendo comparire la sua testa tra i sedili anteriori e guadagnandosi un buffetto affettuoso da Chris.
«Io non sto cacciando nessuno…credevo solo che tu avessi da fare» dissi infine non vedendo altra via d’uscita rivolgendo l'ultima parte della frase all'uomo. Intanto Chris si era infilato di nuovo sulla Franklin. Guardando nello specchietto retrovisore parlò con Nick «Chi vuole partire per strani nuovi mondi?» domandò sorridendo al bambino che aveva cominciato a saltellare sul sedile urlando «Io io io io»
«Bene Guardia Marina Nick Marrazzo, partiamo» aggiunse, rendendo forse il bambino ancora più felice.
Intenta a guardarli, pensai che non avevo mai visto Nick così felice e non vi erano più traccia di paura o nervoso per via dell’allergia, tutto questo grazie a Chris Pine che ora stava seguendo le confusionarie ma giuste indicazioni del bambino per raggiungere casa dei nostri genitori.
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«Eccoci arrivati» disse Chris una volta parcheggiato davanti casa loro in Oxford Avenue. «Bella casa» aggiunse guardando l’abitazione in pietra bianca che aveva davanti.
«Grazie» rispose Nick sinceramente, sempre seduto al centro e con la testa nel mezzo.
«Ora saluta il signor Chris, Nick e ricorda di ringraziarlo» dissi sganciando la cintura e voltandomi verso il bambino, controllando che avesse tutto con sé.
«Grazie Signor Chris» eseguì diligente il bambino.
«Non c’è di che Nick.» rispose Chris guardandolo anche lui «Ti chiedo una cosa: vuoi un autografo?» domandò attendendo una risposta ovviamente positiva.
«Si!!!!!» urlò felice, poi si zittì corrugando la fronte liscia da bambino.
«Cosa c’è Nick?» domandai preoccupata.
«Posso avere l’autografo sul mio videogioco, sul mio poster…sulla maglietta» cominciò a elencare contando tutto sulle sue piccole mani.
«Tesoro…forse Chris…» cominciai a dire, però subito interrotta dal ragazzo al mio fianco.
«Niente forse Chris. Certo, campione» lo tranquillizzò l’attore.
«Forteeee» esclamò il bambino «vieni dentro con me a giocare a Star Trek?» lo supplicò sfruttando tutta le sue armi a disposizione.
Anche io non avrei potuto dire nulla, aveva avuto un brutto pomeriggio e volevo farlo tranquillizzare. Egoisticamente pensai che se Chris poteva essere d’aiuto non avrei avuto problemi a farlo rimanere anche a cena.
“Lo faresti solo per Nick…certo” pensò automaticamente la mia testa. La voce della verità era la mia coscienza.
«Visto che se parlo mi accusate di separarvi. Se per il signor Chris va bene, non obietterò, ma Nick prometti che farai il bravo e non insisterai quando Chris dovrà andarsene e soprattutto a letto in orario»

Ecco sembrava una mamma. In fondo lo era.
«Si si prometto tutto» acconsentì subito il bambino.
Promessa da marinaio.

Scesi dall’auto prendendo per mano Nick e feci segno a Chris di parcheggiare. Qualche istante dopo eravamo alla porta di ingresso, e Chris ci aveva raggiunti. Una volta dentro feci strada all’interno. La casa era ampia, molto luminosa grazie all’uso di colori chiari. Il pavimento era in legno chiaro e le pareti bianche, con numerose finestre e porta finestre che davano sul giardino sul retro dove sorgeva la piscina e il patio e l’aria relax.
Appena entrati sulla destra vi era la sala da pranzo e un soggiorno a vista, sulla sinistra vi erano le scale che portavano al piano superiore e fu dove scomparve per qualche secondo Nick. Tornò giù come un fulmine alcuni secondi dopo trascinandosi dietro joystick e videogioco. Nick a quel punto afferrò la mano dell’uomo e lo tirò verso il salottino che affiancava la cucina dove c’era il camino che era ovviamente spento. Lì nell’angolo c’era una LCD a muro dove il bambino voleva collegare il videogioco.
«Bene…accomodati pure Chris. Vuoi qualcosa da bere?» chiesi dispiaciuta per l’eccessiva confidenza che Nick stava dimostrando. Sembravo volermi scusare con lo sguardo.
«Si, volentieri.» accettò l’offerta con piacere.
«MamLee, anche io» esclamò con il suo incredibile entusiasmo il ragazzino.
«Certo . Ti va bene della spremuta d’arancia. E’ di giornata» chiesi rivolgendomi al loro inatteso e strano ospite.
«La spremuta va benissimo. Grazie.» rispose Chris. Per uno strano motivo sembrava a disagio anche lui. Dopotutto ci eravamo incontrati quel giorno e ora si trovava a casa dei miei genitori, con un bambino che voleva farlo giocare a Star Trek. Non era quello che avrebbe pensato stamattina
«Perfetto, voi rilassatevi e tu» dissi rivolgendomi al bambino «ricordati di non importunare troppo il signor Chris e hai solo un quarto d’ora, poi si mangia».
Nick annuì mesto facendo sporgere il labbro inferiore in un tentativo di persuasione.
«Inutile che mi guardi così » Non cascavo facilmente ai tentativi di persuasione. «Sono quasi le sette. Si cena e poi a letto»
«Vabbene» mormorò tristemente il bambino. Poi dovette ricordarsi che stava per giocare con il capitano Kirk e quindi tornò sorridente come al solito. Chris poggiò una mano sulla sua testa arruffandogli i capelli «Che personaggio vuoi?» domandò riferendosi a Spock e Kirk.
«Io faccio Spock…tu sei Kirk quindi fai Kirk» rispose con ovvietà Dominick. Una volta settato sul gioco le opzioni iniziali Chris si rivolse a Nick.
«Bene Comandante Spock pronto?»
«Siiiii»
«Andiamo.»
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Stavano giocando da una decina di minuti, intanto avevo portato loro la spremuta d’arancia e mi ero dedicata alla cena mia e di Dominick.
Avevo sollevato di tanto in tanto lo sguardo, sorridendo automaticamente alla vista dei due che si incitavano a vicenda mentre il gioco andava avanti.

Nick era sempre stato un ragazzino socievole e simpatico. Sapeva farsi voler bene, era educato e diligente. Era stata una sorpresa il suo arrivo ma la miafamiglia non avrebbe potuto volere di meglio.
Ogni volta che lo guardavo ringraziavo che da quella notte mi fosse stato fatto un regalo tanto meraviglioso. Nick aveva i miei stessi occhi scuri, un castano profondo e caldo, mentre i capelli erano di una nota appena più chiara, all’inizio davano sul biondo scuro ma con il tempo aveva perso quella tonalità dorata. Tipico della crescita. Solo la sua carnagione era un po’ più scura, quasi ispanica e solo questo faceva sorgere dubbi nella mente delle persone. A Los Angeles nessuno però parlava in faccia, i tuoi vicini potevano fingere di accettare le spiegazioni ma poi finivano sempre con il decidere da sé quale era la verità.

Presa dai miei pensieri non mi accorsi che i funghi erano pronti. Avevo preparato per Nick, cotoletta alla milanese con insalata mista e patate al forno, mentre per me avevo preferito una scaloppina di vitello con funghi trifolati.
«Nick a lavare le mani» dissi senza voltarmi e spegnando i fuochi, tranne quello della carne dove aveva aggiunto i funghi e stavo facendo tutto andare a fuoco lento.
«Non ora MamLee» supplicò il bambino.
«Cosa avevi promesso?» domandai voltandomi verso la penisola centrale e guardando Nick che stava seduto per terra a gambe incrociate con lo sguardo fisso sulla televisione.
«Che non avrei fatto storie» rispose sospirando sonoramente e mettendo in pausa.
«Se fai il bravo e mangi tutto dopo ti faccio fare un’altra partita» concessi mentre portavo a tavola la sua tovaglietta preferita, ovviamente di Star Trek. Quel bambino era cresciuto deviato con me e mio padre. Aggiunsi anche bicchiere, fazzoletto e posate. Dovevo apparecchiare per me, ma per qualche motivo non lo feci.

Apparecchiare per me, avrebbe significato dover cenare. E se cenavo, dovevo salutare il signor Pine. Era la cosa giusta da fare ma a me non andava. Era riuscito a donare a Nick un pomeriggio indimenticabile, anche se solo per un’ora e egoisticamente non volevo far scomparire dagli occhi del bambino quella luce gioiosa che lo stava animando.

“Purtroppo non può restare” pensai mentre aggiungeva una tovaglietta in tela marrone per lei.

«Può restare anche Chris a cena?» chiese Nick alzandosi e scuotendomi dai miei pensieri.
«Co…come?» balbettò la ragazza «Oh Nick, forse ora dovresti lasciare libero il signor Chris. Forse ha già qualche impegno. è venerdì sera.» constatò lei facendo sedere il bambino sullo sgabello.
«In realtà non ho niente da fare e qualsiasi cosa tu abbia cucinato sento un profumino» rispose il ragazzo che fino a quel momento non aveva fatto che osservare Nick e me e lo strano modo che avevamo di comportarsi. Nonostante Nick mi chiamasse MamLee, sembravo più che fossi io la madre che anziché la signora Marrazzo.
«Quindi se è valido l’invito di Nick, rimango volentieri…così poi potremo finire la partita» aggiunse avvicinandosi al bancone.
Mi trovai con le spalle al muro. Dire di no avrebbe significato vedere sparire la gioia dagli occhi di Dominick, accettare avrebbe significato prolungare quella strana giornata in compagnia di Chris Pine.

“Lo vuoi anche tu” ammisi nella mia testa mordendomi il labbro inferiore “inutile negare” mi dissi e per tutta risposta aprì il cassetto e porsi a Chris una tovaglietta.
Quello bastò per far gridare di felicità il bambino che quasi cadde dalla sedia.
«Non posso avere anche io una di Star Trek» giocò l’attore guardando quella di Nick, facendo gioire ancora di più il bambino.
«Si, MamLee usiamo le altre due. Io mi tengo Kirk però» esclamò incrociando le braccine sulla faccia stampata di Chris come a proteggerlo.
«Va bene va bene» accettai tirando fuori le altre due tovagliette: Spock e Uhura facevano ora compagnia a Kirk, mentre quelle di tela erano tornate nel cassetto.
«Bene Nick a lavare le mani e mostra il bagno al signor Chris» mi rivolsi al bambino e poi concessi loro un sorriso. «Intanto io finisco di preparare. Cotoletta o scaloppina?» domandai rivolgendomi all’uomo che seguiva, anzi veniva trascinato da Nick. «Se dico entrambe succede qualcosa» parlò Chris quando era già fuori dalla vista.
Non poté vedere quindi il sorriso vero e sincero che mi aveva colto, ma udì la mia risposta. «No niente non succede assolutamente niente!».
Quando tornarono dal bagno in tavolo c’erano un piatto con cotoletta, insalata e patate per Nick e un vassoio con scaloppina e funghi per me e Chris, in un altro piatto avevo posizionato altre due cotolette e il resto delle patate.

«Prego servitevi» dissi rivolgendomi ai due mentre si accomodavano e iniziava quella strana cena.
Se qualcuno ci avesse visti all’improvviso avrebbe pensato ad una famiglia felice.
“Niente di più lontano dalla verità.” pensai tagliando la carne. Se solo avessi rivelato la verità all’uomo che ora giocava e scherzava con Nick, probabilmente non saremo stati neanche più amici. Sarebbe successo esattamente quello che era successo quando avevo diciassette anni ed ero iscritta al primo anno della UCLA e poi quando l’anno dopo mi ero spostata alla Caltech. Tutti mi avevano additata, avevano preferito parlare alle spalle anziché scoprire la verità.

Quella notte di dieci anni prima, quando una diciottenne era stata trovata in una pozza di sangue e la vita di diciasettenne era stata spezzata nessuno era lì per sapere come era andata. Solo io. Lisa, purtroppo non c’era più.
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Dopo cena Chris e il bambino erano tornati alla partita, mentre io riordinavo e riempivo la lavastoviglie. I miei sarebbero ritornati da un momento all’altro. Avevo tenuto in caldo per loro i funghi e avrebbero aggiunto la carne in seguito così che non si raffreddasse.
Posai uno straccio sul ripiano bianco della cucina e guardai la strana scenetta che avveniva davanti ai miei occhi. Nick alzato sul divano raggiungeva a stento l’altezza di Chris, entrambi presi dal video gioco. Nick stava praticamente avendo il momento della sua vita e quella sera sarebbe stata duro mandarlo a letto.

La pendola nell’ingresso battè le otto e mezza. Era arrivato il momento che Nick andasse a dormire e che il principe seduto nel suo salotto tornasse alla sua vita scintillante.
«Nick» lo chiamai avvicinandosi al divano.
«Uhm» mugugnò il bambino senza staccare gli occhi dallo schermo.
«Sono le otto e mezza, devi iniziare a prepararti per andare a nanna» gli ricordai.
«MamLee…l’ultima partita»
Gli occhioni supplicanti di Nick avrebbero sciolto anche il cuore gelido del Grinch. E anche il mio, ma sapevo di dover fare la cattiva. Mi avvicinai al bambino e mi inginocchiai per essere alla sua altezza, una mano si mosse verso la testa per accarezzarlo.
«No, vai di sopra a prepararti. Hai detto di volere l’autografo di Chris, quindi vai di sopra lavati e metti il pigiama…e ricordanti i denti. Poi scendi con il poster da firmare.» parlai con dolcezza, convincendo alla fine il bambino.
«Vai Nick, io ti aspetto qui» furono le parole di Chris, che sorrideva amabilmente al ragazzino.
«Va bene torno subito» mormorò Nick fuggendo su per le scale.
Una volta soli ebbi un attimo di tentennamento, non sapevo cosa dire. «Ehm» mi schiarii la voce a disagio «Grazie per tutto Chris, non eri obbligato» lo ringraziai con un sorriso.
«Lo so, Rose. Mi ha fatto piacere passare del tempo con voi.» rispose Chris sistemandosi sul divano.
«No tu non capisci…hai reso la sua giornata indimenticabile…davvero. Grazie» spiegai meglio sedendomi anche lei sul divano a distanza di sicurezza da lui. Non che avessi paura, ma non era molto a mio agio con la vicinanza.
«Bhè non solo la sua spero» aggiunse facendomi arrossire ancora.
«Oh si certo…bhè sei pur sempre Chris Pine. Non sono una mentecatta» risi poggiando la schiena alla poltrona e chiudendo un istante gli occhi.
«Sembri molto stanca» constatò Chris avvicinandosi leggermente.
«Già…è stata una giornata pesante. Fortuna che domani è sabato»
«Non ti ho chiesto una cosa, ma se ti ho portato io qui, lunedì come ci torni a Pasadena» domandò tirando fuori dalla tasca il suo telefono. Doveva essere arrivata qualche email. Rimase a giocare con lo smartphone qualche minuto.
«Oh sinceramente non ci avevo pensato presa com’ero da Nick. Troverò un modo. Chiederò a mio padre di darmi uno strappo» risposi sollevando leggermente le spalle.
«Ah capisco…no lo chiedevo perché se vuoi io…» Non fece a tempo a finire la frase che si sentì una chiave che veniva infilata nella toppa e la voce di un uomo e di una donna.

«Di chi è quella Camaro nel viale?» si stava domandando l’uomo. Frank Marrazzo aveva circa cinquanta anni, capelli sale e pepe tagliati corti e profondi occhi verde mare. Era alto, molto, rispetto a sua moglie Margareth, che invece arrivava appena al metro e sessanta. La signora Marrazzo ricordava molto la figlia, nei colori e nel modo di fare. Tutti avevano quella tipica bellezza mediterranea che rendeva le persone del sud dell’Italia così interessanti.
«Rose sei in casa?» si sentì la voce di Margareth dall’atrio.
«Si mamma sono in cucina.» risposi alzandomi e facendo segno a Chris di seguirmi.
«Hai fatto mangiare Nick vero?» chiese ancora la donna. Era di spalle e non mi vide arrivare in compagnia di Chris «Come è and…» disse voltandosi, ma si bloccò di colpo vedendo che non ero da sola ma in compagnia di un uomo. Immediatamente le si aprì un sorriso sulle labbra e con pochi passi si avvicinò ai due.
«Rose chi il tuo amico?» domandò fissandolo qualche istante, poi prima che io potessi rispondere alla domanda si portò una mano perfettamente curata alla bocca. «Oh mio Dio…ma tu..tu sei» si incespicò con le parole, ma venne in aiuto suo marito che tornava dal soggiorno dove aveva poggiato la ventiquattrore.
Con il suo completo di sartoria, la camicia bianca leggermente sbottonata e i polsini slegati, Francesco “Frank” Marrazzo faceva ancora la sua bella figura.
«Con chi stai parlando Marge?» domandò l’uomo mentre sfilava i gemelli dai polsi e li infilava in tasca, quando guardò lo strano trio si bloccò un attimo.
Chris approfittò del silenzio per tendere la mano a mia madre e presentarsi «Salve signora, lieto di incontrarla. Io sono Chris. Chris…»
«Pine. Sei Chris Pine.» concluse Frank, raggiungendo la moglie. «Frank Marrazzo, felice di fare la tua conoscenza. In ufficio non si fa che parlare dell’ottimo lavoro che hai fatto con “The Finest Hours” e non vedo l’ora di vederlo.»
Chris sorrise imbarazzato mentre la mano sinistra stringeva la nuca.
«Io sono Margareth Marrazzo. Puoi chiamarmi Marge» si presentò la donna stringendo la mano del ragazzo.
«Allora» intervenni distogliendo l’attenzione da Chris. Mia madre sembrava avesse visto un angelo. Mio padre non si capiva. «Chris ha richiesto la collaborazione del mio dipartimento per alcune informazioni per il nuovo film. Pensavo venisse qualcuno della produzione e invece si è presentato di persona» spiegai indicando l’uomo al mio fianco. «Poi oggi Nick ha avuto una reazione allergica» aggiunsi scatenando la preoccupazione di sua madre.
«Oddio sta bene? Ora dov’è» domandò la donna visibilmente in ansia.
«Allergia a cosa?» chiese suo padre lievemente più pratico.
«Si sta benone mamma, solo una forte paura ma la presenza di Chris lo ha tranquillizzato, hanno passato tutto il tempo a giocare a Star Trek.» tranquillizzai velocemente mia madre poggiandole una mano sul braccio e poi mi rivolsi a mio padre. «Alle noccioline» aggiunsi. «Dicevo ero in compagnia di Chris quando mi hanno chiamato e dato che ero sconvolta ha insistito per accompagnarmi. Poi Nick non lo ha lasciato andare neanche per la cena» dissi infine.
«Oh ci scusi per il piccolo Nick. A volte non sa come contenersi» si scusò mia madre rivolgendo un sorriso all’uomo.
«Si figuri signora, è stato un piacere. Nick è una bambino meraviglioso e sua figlia cucina splendidamente. Sono stato io quello fortunato nell’aver passato la serata con loro»
Chris Pine era nato per essere affascinante, un po’ come il principe di Cenerentola. Sua madre praticamente pendeva dalle sue labbra. E probabilmente già stava pensando di rapirlo per me. Mio padre Frank decise di intervenire e salvare la situazione.
«Allora Chris, ti va di bere un bicchiere di vino con me o un liquore» chiese Frank poggiando un braccio sulle spalle del ragazzo. «Cosi Marge va di sopra a cambiarsi e...Rose potresti riscaldare qualcosa. Tu, Chris apposto? » parlò rivolgendosi ad entrambi i giovani.
«Si sto bene signor Marrazzo grazie» ringraziò Chris seguendolo «ma accetto volentieri un bicchiere di wisky» aggiunse sorridendo.
«Rose offri al signor Pine una fetta di dolce, è in frigo» disse mia madre mentre si avviava sopra.
«Dolce?» i sensi di Chris si allertarono.
«Si, è una torta al cioccolato, ne vuoi un po’?» domandai.
«Volentieri, grazie.»

Andai in cucina per prendere la torta dal frigo. Era una Sacher torte che mio padre doveva aver preso ieri sera. Era intatta fatta eccezione per una fetta. La lascia un po’ sul ripiano per farla ambientare e presi dalla credenza due piattini da dolce con forchettine. Sistemai tutto su un vassoio, poi mi concentrai sulla cena dei miei.
Misi a riscaldare i funghi e aggiunsi le fettine di carne già impanate. Lasciai andare tutto a fuoco vivo aggiungendo del vino rosso per allungare il sugo. La carne stava già cuocendo quando mia madre scese, in tenuta da casa, e mi affiancò.
«Vai di là, cara. Non vorrei che tuo padre facesse scappare via Chris. Sembra un così bravo ragazzo» disse prendendo il mestolo e ripassando i funghi, prese un po’ di sugo e assaggiò. «Mmm…molto buono, Rose. Hai seguito la ricetta della nonna sento» mormorò mia madre sorridendo. Ero felice che fosse come piaceva a lei.
«Si, esatto. » risposi prendendo la torta e tagliando due fette che sistemai nei piattini. «Vado, così Chris può mangiare la torta e andare. Ha già fatto troppo» dissi rivolta a mia madre.
«Perché mai lo vuoi cacciare» sussurrò mia madre facendomi fermare. Tutti mi accusavano di volerlo cacciare. Rimasi in silenzio e non mi voltai.
«Rose. Smettila di far scappare via tutti…o di cacciarli. Non sono tutti come…bhè sai lui» mi disse lasciando stare il mestolo e avvicinandosi per stringermi con fermezza la spalla, mentre io mi ricordavo di respirare.
«Lo so, mamma. Lo so. Non è giusto incasinare anche lui. Non credo che lui abbia un qualsiasi tipo di interesse, mamma. E anche se lo avesse…sarebbe un pazzo a dargli corso. Non può funzionare. Ha una carriera e un futuro radioso…io e…e Nick non possiamo rovinare tutto. Non merito di essere felice, non dopo ciò che è successo. E’ stata colpa mia, non saremo dovute andare…Lisa ora sarebbe qui e…Abbiamo già creato troppi problemi.»

Mentre parlavo avevo posato il vassoio sulla penisola e avevo risistemato la torta in frigo. Intanto dal piano inferiore era sceso correndo Nick, che aveva salutato mio padre con un «Papno».
Era una parola inventata, da lui. Nick sapeva che Frank Marrazzo non era il suo vero padre, ma suo nonno e aveva sempre pensato che fosse meglio chiamarlo così. Dopotutto legalmente era lui il suo tutore. Insieme a lei.
«Ascoltami bene» esclamò mia madre afferrandomi per le spalle «Tu e Dominick non avete creato nessun problema. Siete un dono, un magnifico dono. Quello che è successo quella sera non deve tormentarti, amore. Devi andare avanti. Lisa vorrebbe così. Ora hai Nick. Sta crescendo un modo meraviglioso.»
«Non grazie a me, mamma. Tu e papà siete magnifici ad aiutarmi.»
«Tu fa tutto il possibile. Stai cercando di fare il massimo, vuoi costruirti un futuro. Vuoi dargli un futuro che meritate entrambi. E non dire mai più di non meritare la felicità Rosaleen Elizabeth Marrazzo. Mai più. Ogni persona al mondo deve cercare la sua felicità. Chiunque lo meriti deve trovarla. E tu te lo meriti Rose, al 100%.»

Dopo quelle parole avevo gli occhi lucidi, sorrisi a stento, mentre con una mano asciugavo gli occhi umidi. «Grazie mamma.» mormorai prendendo il vassoio. Un respiro profondo e mi avviai verso la sala da pranzo, dove Chris aveva preso sulle gambe Nick e gli stava firmando qualsiasi cosa. Il poster dei due film, il suo videogioco, la maglia con la faccia di James Kirk. Ovviamente si fece firmare anche i due dvd e oltre a ciò una dedica personale.

«Nick. Non importunare troppo Chris» lo rimproverai sorridendo benevola. Non ero arrabbiata. Mi faceva sempre così piacere vedere Nick allegro.
«Hai finito?» domandai dopo aver poggiato il vassoio sul tavolo. Il bambino guardò prima Chris e poi sua madre. Alla fine annuì.
«Bene, allora augura la buonanotte al Signor Chris e poi vola a letto. Puoi leggere un po’ se vuoi. Io salirò sopra dopo aver salutato il signor Pine» gli dissi accarezzando per qualche secondo la sua testolina riccioluta.
«Va bene.» esclamò scendendo dalle gambe di Chris e raccogliendo i suoi preziosi averi. «Buona notte, signor Chris. Grazie mille per aver giocato con me» e sorrise.
«E’ stato un piacere Guardia Marina Nick Marrazzo. Possiamo giocare quando vuoi. » disse Chris facendo sorridere felicissimo Nick «Ora vai a letto, campione» aggiunse battendo la mano sulla spalla minuta del bambino, che poi volò di sopra.
 
«Bene questa torta» esclamò subito dopo Chris facendomi scoppiare a ridere e porsi lui il piattino con la fetta di Sacher.
«Che dolce è» domandò curioso mentre dava il primo morso
«E’ una Sachertorte. E’ un dolce austriaco. E’ sublime, provalo. E' difficile trovarlo, mio padre l'ha portata da Vienna quando è tornato ieri sera.» spiegai sedendomi al tavolo e iniziai a mangiare. Poco dopo si sentì mia madre che chiamava mio padre per la cena. «Vado a cena.» si alzò quest'ultimo e poggiò una mano sulla spalla di Chris. «E’ stato un piacere conoscerti…ci vedremo sicuramente. Penso di fare un salto al D23 quest’anno. So che tu ci sarai per “The Finest”.»
Chris si alzò per salutare mio padre «E’ esatto, signor Marrazzo. E’ stato un piacere incontrarla» disse mentre stringeva la mano dell’uomo e guadagnandosi una pacca sulla spalla. Poi tornò a sedersi e alla torta. Era calato il silenzio, un’imbarazzante silenzio.

«Allora…»

«Allora…»

Avevamo parlato insieme, risi leggermente imbarazzata e lo guardai, feci segno di parlare «Prima tu.»
«No no prima tu» rispose lui.
«Allora…» risi «Hai idea di quando richiedere il prossimo incontro?» chiesi tanto per dire.

«Oh…» sembrava deluso «Sinceramente almeno la settimana prossima. Ho delle cose da fare nei prossimi giorni. Ho delle riprese da fare agli studi Paramount e poi una breve pausa, dopodiché volo in Canada» spiegò velocemente mentre finiva il dolce e beveva l’ultimo goccio di liquore.

«Oh…» sembrai delusa «Capisco…cavolo un programma bello pieno. La mia settimana non è così variegata. Casa, Caltech, Nick e genitori se posso, Casa» spiegai ridendo.

«Perché non vive con te, Nick?» domandò Chris voltandosi. L’ultimo pezzo di torta quasi mi andò di traverso. Tossii.
«In…in ch-che senso?» domandai leggermente senza fiato e la paura negli occhi.
«Volevo dire…cioè…come mai vive con i tuoi e non con te? Sarebbe più comodo vederlo…» sembrava leggermente impacciato in quel momento. Non aveva più quel aria sicura di sé. Era come un adolescente che chiedeva alla ragazza che le piaceva se voleva uscire.
«E..e…non avrebbe senso no…Nick deve stare con i su-suoi genitori» parlai lentamente tentando di nascondere il tremolio nella voce.
«Rose…non devi preoccuparti...»
«Ecco, senti. Si è fatto tardi. E’ stata una lunga giornata…vorrei andare a letto.» mormorai velocemente alzandomi da tavola e raccogliendo i piatti e cominciando a riordinare. Chris mi bloccò il braccio e sembrava sul punto di parlare, quando guardandomi negli occhi si doveva essere accorto di quanto quel discorso doveva farmi stare male. Avevo il respiro corto e gli occhi lucidi, un grosso pugno mi bloccava la gola.
«Va bene Rose…ti aiuto» disse solamente portando lui il vassoio in cucina. Scambiò due parole con mia madre, li sentì salutarsi con un invito da parte della signora Marrazzo a passare a trovarli, poi tornò indietro.

«Rose…senti scusami…non volevo farti stare…male» mi disse leggermente impacciato.
Tentai di sorridere, senza molto successo «Tranquillo Chris. Tutto apposto.» risposi mordendomi le labbra, e avviandomi alla porta. Dall’attaccapanni prese la giacca di pelle e si voltò a guardarmi.
«Ascolta…volevo chiederti...Potrei avere il tuo numero…così...»
«Oh certo, ti do un mio biglietto così quando hai bisogno di un appuntamento in ufficio basta che fai un colpo di telefono» lo fermai andando a pescare dalla borsa appesa nell’entrata il mio portafoglio da cui tirai fuori un bigliettino da visita.
«Si certo…un appuntamento in ufficio» mormorò lui prendendo il pezzo di carta. «In realtà volevo sapere se potevo sentirti di tanto in tanto.» Sotto il mio sguardo dubbioso e leggermente sorpreso si affrettò ad aggiungere «Anche per Nick…sai ho promesso che avrei giocato ancora con lui.»
«Oh si certo…sono sicura che a Nick farà piacere» dissi in un tono appena deluso aprendo la porta. Lo accompagnai fino alla macchina. «Come preferisci…hai il mio numero…qualsiasi cosa ti serva, basta che mi fai uno squillo.» risi, leggermente sorpresa da quella cosa. Andava bene, cioè a me andava sicuramente bene. Avevo il cervello in panne.

«Oh…grande. Allora buona serata…anzi buona notte» mi salutò chinandosi a darmi un bacio sulla guancia.
«Bu-buona notte a te.» lo salutai di rimando. Mi allontanai avvicinandomi all’ingresso. Prima di entrare mi voltai a salutarlo con la mano, non era ancora partito. Solo dopo che fui entrata sentii il rumore del motore e la macchina che si allontanava.

Evitai con cura i miei, non volevo un terzo grado, quindi li salutai velocemente adducendo la stanchezza come scusa.
Salita di sopra passai a salutare Nick, il quale si era già addormentato con un libro sul petto e la luce accesa. Aveva passato una giornata strana, iniziata normalmente, poi peggiorata e infine era stata forse la giornata migliore della sua vita. Avevo un sorriso così grande mentre dormiva che quasi mi fece ridere. Lo sistemai meglio, togliendo il libro dalle mani e sistemando il lenzuolo, poi mi chinai a dargli un bacio.
«Sogni d’oro, piccolo mio» mormorai prima di spegnere la luce e uscire dalla stanza.

Mi preparai per andare a letto, come un automa. Quella giornata mi aveva stremato. Non tanto per la presenza di Chris, in quanto attore, ma per tutto ciò che era successo legato a Nick.
Nick era qualcosa che tenevo sempre e solo per me. Anche al laboratorio pochi sapevano chi fosse realmente. Leonora e Scott erano tra questi, gli altri pensavano che fosse mio fratello.
«Fratello!?» risi istericamente mentre mi mettevo a letto. Con Chris quella farsa non aveva retto a lungo. Era troppo palese che Nick non fosse mio fratello, ma mio figlio. Era stata una lunga giornata.
Mi misi a letto per leggere un po’, anche se gli occhi mi si chiudevano dal sonno, poco prima che mi addormentassi la vibrazione del mio cellulare mi risvegliò. Lo presi sbadigliando leggermente. Era un messaggio, quando lo aprì e lo lessi, mi sveglia di colpo.

213******: Spero di non averti svegliato…sono Chris. Volevo farti avere il mio numero e ringraziarti per la tua compagnia. Ho passato un bellissimo pomeriggio. Buona notte Rose. C

Anche se ancora leggermente assonnata, riuscii a rispondere in maniera normale. Un messaggio breve, non avevo molta dimestichezza con quelle cose.

Rose: Oh tranquillo, stavo leggendo. Dovrei ringraziarti io, non il contrario. Nick è caduto come una pera cotta e dorme con un sorrisone sul volto. Davvero dovrei ringraziarti io non il contrario. Comunque sono felice che anche se non era il pomeriggio che ti eri programmato, la cosa non ti abbia dato fastidio. Te ne sono grata. Buona notte Chris. R.

Forse non era il miglior messaggio del mondo, ma non ero più abituata alle relazioni sociali, soprattutto con l’altro sesso e con un qualcuno che fosse così importante. Passò qualche minuto, ma non ottenni risposta.
“Cosa ti aspettavi” pensai girandomi sul fianco e spegnendo la luce “La tua risposta era così fredda”.
Mi addormentai subito dopo.
  
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