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Autore: Mitrion    05/12/2015    1 recensioni
Inizialmente doveva essere un piccolo sfogo, una singola lettera, mai inviata.
Nel compilare poi il format di efp, mi è venuta in mente l'idea di fare una raccolta. Una terapia auto-imposta, per "guarire", per usare una metafora.
Non so con che frequenza scriverò, magari non aggiornerò più, magari ne scriverò più di una al giorno...non ho il controllo sulle mie emozioni, quindi, chi se ne frega!
Per il resto, lo scopo di questa raccolta è scritto nella prima lettera: un modo per dire addio -si spera- a qualcuno che non voglio lasciare andare.
Edit 23/07: dopo aver "superato" la rottura, ho comunque deciso di tenere aperta questa raccolta. Dal terzo capitolo in poi, il destinatario, l'EX a cui mi rivolgo, non è qualcuno in particolare, ma solo un interlocutore mai incontrato a cui confidare i pensieri, i dubbi e le paure del momento.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché? Perché, stupido essere? Perché sei capitato a me?
Non ti odio, odio me stesso.
Siamo lontani, non ti penso, sono felice. Siamo vicini, sono felice, sono triste. Sembra avere senso, no?
Sono geloso dei tuoi amici, del ragazzo che ti interessa –anche se non lo vuoi ammettere-, del mondo. Ma solo perché io non ne faccio più parte.
Siamo diventati estranei? No, siamo ancora gli stessi…credo.
Sono stanco del tuo continuo bussare in quell’angolo della mia mente. Un rumore sordo, persistente, che non va mai via. Posso solo provare a nasconderlo dietro un altro più assordante.
La musica, i suoni, le voci…parlano, dicono qualcosa, ma io non li sento. Gli occhi cercano, provano a consolare, ma non ce la fanno.
Oggi…le mie braccia erano paralizzate, non si muovevano. Troppo? Troppo poco? Mi sento uno stupido.
E tu, lo sei? A volte penso di sì; quelle volte in cui non fingi di esserlo.
Ti ho capito, credo. Spesso provi ad essere quello che non sei, stupido intendo. Non sempre capisco il perché, ma mi basta sapere di questa farsa, sapere che in fin dei conti riesco a leggere sotto quella tua maschera ed io…mi sento vicino a te.
Strano? Ovvio, non sono mica normale.
Mi vuoi comunque bene, no? Ed io ne voglio a te. Non sai quanto. Ma non te lo dirò mai più, mai.
Sembra brutto da dire: “mai”. Esiste qualcosa del genere? Il “mai”, quando si tratta di queste cose?
La rabbia mi monta dentro, se penso a come tutto è finito, alla “scusa” che mi hai sbattuto in faccia. Poi però, sbuca la dolcezza –o è tristezza?-, nel ricordare i momenti più belli: in riva al mare, su quella duna; in auto, vicino quella chiesa; il giorno del tuo compleanno, vicino quelle canoe; in tenda, sotto le stelle ed il temporale.
Tanti altri, forse troppi...racchiusi nell’arco di…quanto? Un mese? Anche meno.
LEI mi ha detto che dirti “Mi manchi” mi metterebbe in svantaggio. Lo so che ha ragione…ma non lo sono già?
Sono sempre stato in svantaggio nei tuoi confronti. Sono un idiota.
Eppure, mi manchi.
Ma è giunto il momento di dirti addio, spero.
Un addio che include il non rivederti più, perché, ogni volta che succede, l’unica cosa che desidero sono le tue labbra.
Ce la farò?
No. Che domande, ma ci proverò, lo giuro. A chi? A me stesso…per non stare più male, per non farCI stare più male. Sperando che anche a te…io manchi.
Addio.
   
 
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