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Autore: Kirale    06/12/2015    5 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di nuovo Domenica, e di nuovo un capitolo!
Ho lasciato tutti un po' scioccati con il finale del precedente, sappiate che mi sono sentita più in colpa per chi leggeva che per Camilla. Siete state sempre fantastiche e vi ringrazio veramente per aver commentato nonostante il cliffhanger cattivo e l'italiano sconnesso del capitolo.
Dai, finalmente dopo quattro capitoli più prologo, Camilla e Gaetano si rincontrano. Adesso però bisogna vedere come va.
Grazie per il continuo incoraggiamento e ci vediamo alla fine!

P.S. Il corsivo è sempre per i ricordi.


Buona lettura!

 

Capitolo cinque

Wandering heart


La via verso il suo condominio non era mai stata così lunga.
Era quasi tentato di dire a Torre di mettere la sirena per far prima, anche se non è che adesso, appena arrivato si sarebbe precipitato da lei.
Però insomma, doveva ammetterlo, quello che l'uomo aveva scoperto su Camilla gli aveva di nuovo aperto se non un'autostrada, almeno una statale.
Ma lui conosceva il suo amico ispettore e anche se gli voleva un bene dell'anima, non era sicuro al cento per cento dei suoi "giri".
L'unico modo per sapere la verità era andare alla fonte, e lui finalmente si sentiva abbastanza forte per farlo.

Non oggi magari, ma presto.

Solo che questa volta, prima di tutto, doveva chiarire con lei, capire che cosa era per lei.
A quanto pare era ancora libera, ma questo non necessariamente voleva dire che lo aveva aspettato.
Anche perché lui non poteva scordare che a Marco, Camilla aveva tranquillamente detto "Ti amo", che con Marco, lei stava partendo per andare a vivere insieme.
Bastava solo quel pensiero e l'insicurezza tornava a farsi strada.
Gaetano non aveva avuto niente, solo rifiuti più o meno velati appena tentava di introdurre un discorso serio.
Non c'era stato un giorno un cui non avesse analizzato alla loro situazione, ormai stava diventando pazzo, soprattutto quando in una delle sue conclusioni era arrivato a temere, da come lei si era comportata soprattutto nel periodo dopo il matrimonio della figlia, che lui fosse stato usato solo per un appagamento fisico.
Spesso quando parlava con Marco e lo sentiva raccontare di anelli, fughe al mare, progetti per traslochi, provava un'amarezza tale da voler affogare tutto nell'alcol fino ad annullarsi.
Dieci anni della sua vita ad amarla, rincorrerla, senza mai cedere o arrendersi neanche di fronte a talmente tanti rifiuti che non sarebbe riuscito a contarli. Poi, quando avrebbero potuto, lui non c'era.
E se la ricordava ancora quella sua uscita anni prima.

E dov'era il destino quando io e Renzo ci siamo lasciati? Se proprio doveva impicciarsi poteva farlo allora no?

Non lo aveva dato a vedere ma quelle parole lo avevano colpito immensamente, uno squarcio di speranza sotto sabbia e sassi. Però alla fine, quando la possibilità era arrivata veramente e avrebbero potuto vivere quella storia fino in fondo, lei aveva cominciato a tenerlo a distanza. E lui brancolava senza potersi aggrappare a nulla, con il dubbio che lei si fosse accorta di non provare altro che attrazione fisica, e che lui fosse solo un qualcosa a cui appoggiarsi temporaneamente, mentre Camilla...Camilla per Gaetano era la tutto e lo era sempre stata. Non ricordava più com'era svegliarsi e non pensare a lei ormai.
Il dubbio non lo faceva vivere.

Era veramente stato solo lui a credere in loro due?
Eppure...

Dovunque tu vada io vengo con te

Quelle parole gli avevano mozzato il respiro dalla felicità.
Però poi erano arrivati i "Non siamo una coppia ma potremmo diventarlo", "Tra noi le cose funzionano meglio se non le programmiamo" e l'indimenticabile "Sarò una nonna libera e indipendente".
Tutto il contrario di quello che aveva sentito raccontare della Camilla che aveva conosciuto Marco. Come se alla fine di Gaetano a lei non fosse mai importato nulla.

Erano state queste ed altre simili riflessioni ad avergli fatto decidere che stavolta sarebbe stata l'ultima, se fosse andata male se ne sarebbe andato via per sempre in qualche altra città, ma prima doveva capire se questo immenso amore che provava per lei aveva una concreta possibilità. E lo sapeva che tutto sembrava urlargli di no, ma era un essere umano la cui speranza era veramente dura a morire.
La speranza di un futuro insieme, la speranza di vivere una di quelle storie talmente meravigliose da aver paura di addormentarti perché il vero sogno comincia ogni giorno quando apri gli occhi e vedi la persona che hai accanto.
Lui senza di lei non ci sapeva stare, ma se prima si era accontentato di averla a metà, di abbozzare quando si sentiva insicuro pur di non perderla, ora non lo avrebbe fatto più.
Ora averla a metà sarebbe stato peggio.
O tutto o niente, il momento della verità si stava avvicinando, e anche se non era affatto sicuro del risultato finale, sapeva di non potersi più tirare indietro.

Il tempo lei lo aveva avuto, era ora di decidere e cascasse il mondo una volta per tutte, la decisione sarebbe stata definitiva.
Anche se fosse stata quella che Gaetano temeva di più.

Ma quanto ci metteva quella dannata macchina ad arrivare?
 



Quando Livia e George tornarono a casa con la piccola, le luci erano tutte spente.
Avevano persino cominciato a pensare che Camilla non ci fosse, solo che la borsa e le chiavi erano lì quindi doveva per forza essere tornata.
Dopo essersi guardati, Livia andò a bussare alla camera da letto della madre.
- Mamma, ci sei? -
Un rumore soffocato.
- Tesoro sì sono qui, scusa non mi sento molto bene, penso che mi metterò a letto presto...-
Qualcosa era sicuramente successo, la donna che era schizzata fuori da casa di suo padre e Carmen non era la stessa che le stava rispondendo adesso, ne era sicura.
Ma sapeva anche che sua madre non parlava volentieri di quando stava male e quindi era inutile insistere.
- Va bene come vuoi, se hai bisogno noi siamo di là, chiamaci ok?-
Non ricevette risposta se non un mugolio e mentre si allontanava dalla porta incontrò lo sguardo di George.
- Qualcosa non va...-
- Lo so Liv, ma tua madre la conosci...-
Lo sguardo di Livia mentre prendeva in braccio sua figlia era preoccupato.
- Già, vorrei poter fare qualcosa per lei ma è sempre troppo orgogliosa per chiedere aiuto -
Fissarono per qualche secondo la porta della stanza di Camilla, prima di andare in cucina a preparare la cena.
Dall'altra parte di quella porta, Camilla, con ancora Potty in braccio, fissava il vuoto, alcune lacrime silenziose a solcarle il volto.

Aveva trovato un'altra.

- Una donna più giovane, bella che addirittura gli sta per dare un figlio, hai capito Potty?-
Era ovvio che succedesse, in fondo lui era affascinante, intelligente, colto, dolce, premuroso...era l'uomo perfetto che ogni donna sogna di avere al suo fianco.
E lei quell'uomo lo aveva avuto senza rendersi conto di quanto fosse speciale, dandolo sempre per scontato.
Aveva una gran voglia di darsi una botta in testa, almeno avrebbe smesso di pensare, di piangere e sarebbe sprofondata in un sonno senza sogni.
Ci aveva messo poco il vicequestore a consolarsi a quanto pareva, e tutto questo amore "puro e fedele" dove stava?

Era irrazionale quello che stava pensando e lo sapeva perfettamente.
Lei...LEI lo aveva allontanato, LEI gli aveva detto che non erano nemmeno una coppia quando lui le aveva proposto di andare a vivere insieme.
LEI era quella che aveva sviato l'argomento quando lui le aveva chiaramente fatto capire che la avrebbe sposata anche subito.
Non aveva il diritto ora di essere in collera o di recriminare e lo sapeva.
Però non sempre il cervello e il cuore vanno di pari passo e in quel momento aveva una gran voglia di arrabbiarsi, di gridare, di prenderlo a schiaffi o magari anche di prendere sé stessa a schiaffi.

Il biglietto che era arrivato con le rose bianche era quasi consumato per quante volte lo aveva letto.
Se solo avesse capito prima quanto gli doveva, quanto lui fosse importante, o meglio, se solo non avesse avuto paura di accettarlo, forse ora dall'altra parte del pianerottolo ci sarebbe stata lei e chissà....
Invece eccola alla sua età a dover raccogliere di nuovo i cocci del suo cuore essendo consapevole però che questa volta, la colpa era solo sua.
Non sapeva che cosa sarebbe successo da quel momento in poi.
Era tornato e quindi prima o poi si sarebbero rivisti e avrebbero...avrebbero fatto discorsi su come era il tempo, su sua nipote e su...il figlio che lui stava per avere, come due vecchi amici.

Sentiva tutti i muscoli dello stomaco contrarsi a quel pensiero.

Aveva bisogno di aria per cui, mentre Livia e George erano indaffarati a cucinare lei uscì dalla sua camera e senza che la vedessero disse mentre entrava in bagno che portava Potty a fare una passeggiata fuori.
Si guardò allo specchio e con un fazzoletto tolse le righe di mascara che la facevano sembrare una maschera di Halloween, tanto truccata o no non cambiava molto.
Preso il collare del cane, uscì di casa e si mise ad aspettare l'ascensore perché in quel momento era occupato.
Era abbastanza a terra e preferiva non fare le scale, così mentre aspettava di poterlo chiamare, si chinò per legare il guinzaglio a Potty senza accorgersi che l'ascensore si era fermato al suo piano.
Quando si rialzò non fece in tempo fare nulla perché due occhi color cielo di scontrarono con i suoi.

- Gaetano...-

- Camilla...-




Quanto poteva essere infido il destino.

Nessuno dei due sapeva dire per quanto tempo fossero stati a fissarsi su quel pianerottolo occhi negli occhi.
Entrambi stavano avendo un dejavù della prima volta che si erano rivisti a Torino, solo che adesso la storia era ancora più complicata.
Ancora più piena di significati, di vissuto, di sentimenti che non erano stati più costretti a rimanere nascosti.

Lui non si aspettava di rivederla così presto.
Aveva come l'impressione che il mondo in quel momento andasse a rallentatore o che il tempo si fosse fermato del tutto.
Per lei era esattamente lo stesso.
Quanto riuscivano a leggere dell'altro senza neanche aprire bocca, guardandosi e basta. Ed era così da sempre, dal loro primo Vermouth. Non avevano mai avuto bisogno di parole, si attiravano e in qualche modo, in silenzio, parlavano un linguaggio che riconoscevano solo loro.
Ma nessuno dei due era sicuro di poter leggere l'altro nell'anima in quel momento perché aveva troppa paura di perdersi...o magari di ritrovarsi da solo.
In entrambi una enorme insicurezza si stava facendo strada, senza via di scampo innalzando un muro che sembrava invalicabile.

- Come stai? -
Azzardò lui vedendola con gli occhi gonfi.
- Bene - si affrettò a rispondere lei abbassando lo sguardo perché lui la stava scrutando in quel modo che, nei momenti più belli, le faceva sempre venir voglia di sentire quelle braccia intorno a lei e stringersi nel suo calore.
- Sicura? Hai gli occhi gonfi...-
- Sì beh, ho un po' di allergia...al polline -
- Al polline...a luglio...?- lo sguardo di lui diceva tutto.
- Eh sì, a luglio - rispose tentando di sembrare tranquilla.
Ovviamente la storia dell'allergia al polline non era vera, ma non poteva neanche dirgli che era stata a piangere per lui tutta la serata! Il che le fece ricordare...
- Ho saputo....congratulazioni...-
Lui la guardò per un attimo con aria interrogativa, poi sembrò capire.
- Ah sì grazie, ce ne è voluto di tempo ma alla fine, tutto è bene quel che finisce bene...- rispose sorridendo soddisfatto.
La fitta che provò le mozzò il respiro.
- Sì...immagino.- rispose in maniera secca e brusca - Va bene, io adesso devo portare Potty a fare la sua passeggiata - il sorriso tirato che si dipinse sulle sue labbra era qualcosa di incredibilmente falso - Ci vediamo in giro, bentornato eh...-
- Sì ma...Camilla io dovrei, cioè, avrei bisogno di parlarti...-
- Guarda, adesso non è possibile, Potty non ce la fa più e non vorrei sentire Gustavo che si lamenta, ci vediamo uno di questi giorni ok? Ciao.-
Non lo fece neanche rispondere che si infilò nell'ascensore e premette il pulsante.
 

Gaetano era spaesato.
Non capiva che cosa fosse successo, che Camilla ce l'avesse con lui per essersene andato?
Ma era stata lei a voler rimanere sola.
Però no, non era questo, c'era altro, non la aveva mai vista così...qualcosa non lo convinceva affatto.
Quasi come un automa infilò le chiavi nella toppa e aprì la porta.
Sabrina aveva tolto i teli e dalla cucina proveniva un odore di cibo, ma onestamente lui non aveva per niente appetito.
Si diresse verso il mobile dove teneva gli alcolici e lo aprì.
- Ah ma allora sei tornato, alla buon'ora! Stavo preparando la cena e ce ne è anche per te...-
La donna stava uscendo dal bagno.
- No, ti ringrazio ma non ho proprio fame.- rispose senza prestare una grande attenzione.
- Come vuoi - disse prima di incamminarsi verso la cucina.
Poi però si fermò e lo guardò.
- A proposito...prima è venuta a bussare una persona qui...una tua vicina, aspetta..come si chiamava...tipo Camilla o qualcosa...-
Al sentir pronunciare quel nome gli occhi di Gaetano ripresero vita.
- Camilla, è stata qui? E ti ha visto? Lo sai che non dovevi farti vedere, lo sai che non devi parlare a nessuno! Ma cosa ti è saltato in mente? E che le hai detto? -
- Calmati, non è successo nulla...- anche se il suo sguardo non lo convinceva.
- O meglio... - adesso non lo guardava più, gli occhi si erano alzati verso il soffitto, un'espressione di chi ha fatto qualcosa che non doveva - credo che forse ci sia stato un piccolo malinteso...una cosa così senza importanza però...-

Il sangue di Gaetano gli si era gelato nelle vene.
Dimmi che non ne ha combinata un'altra...
Non aveva bisogno di chiedere, e non serviva, l'espressione da poliziotto parlava da sola tanto che lei si trovò costretta a continuare.
- Beh sai, siccome non avevamo mai discusso di come mi sarei presentata una volta qui a Torino, dalle mie parole...ecco...credo che la tua vicina ora pensi che siamo sposati e che lui - disse indicandosi la pancia - sia tuo.-
 

Sabrina sapeva che Gaetano possedeva una mimica facciale incredibile, riusciva a trasmettere qualsiasi sentimento che provava semplicemente attraverso lo sguardo.
Bene, se uno sguardo avesse potuto uccidere, lei adesso sarebbe stata sotto tre metri di terra, incinta o no.



Ora sì che aveva tutto un senso, l'atteggiamento distaccato e il desiderio di dileguarsi...
Poi...non è possibile, quel "Congratulazioni" che lui aveva inteso come riferito al caso concluso, poteva...ma certo, riguardava sicuramente la sua nuova situazione familiare e lui aveva anche ringraziato!
La sua mente ricostrui tutta la scena e ora ogni cosa sembrava andare al suo posto.

Allora se Camilla era così fredda, magari stava male per quello che aveva saputo?
No un secondo, e se si stesse sbagliando? Se magari lei era semplicemente fredda perché non le interessava più nulla di lui?
Non ci stava capendo più niente e adesso stava seriamente rischiando di impazzire, solo di una cosa era sicuro.

Prese le chiavi di casa e si diresse verso la porta.

- Devo scendere, non aspettarmi...e questa volta ti prego, se suonano alla porta, NON APRIRE!- le disse in un tono talmente brusco da spiazzarla.
Non sentì se lei avesse risposto e in quel momento non gli interessava nemmeno.
Doveva parlare con Camilla e lo avrebbe fatto quella sera stessa.
 



Aveva slegato il guinzaglio a Potty e lo aveva lasciato correre per il prato del cortile mentre lei si era seduta su una panchina.
Quel giorno era passato senza che avesse fatto nulla di particolarmente stancante ma era esausta.
L'incontro sul pianerottolo le aveva lasciato una sensazione terribile, sembrava che qualcuno avesse sferrato un calcio all'altezza dello stomaco e lei fosse ancora lì ansimante a riprendersi.

Ce ne è voluto di tempo ma alla fine, tutto è bene quel che finisce bene...

Benissimo, per lui almeno.
A lei stavolta non era rimasto altro che frustrazione, vuoto, senso di solitudine.
Era andato avanti, lui, era riuscito a dimenticarla in neanche un anno e a comprovare che la cosa funzionava, la...la moglie era persino incinta.
E pensare che quel giorno, poco meno di un anno fa, anche lei pensò di poter essere incinta.
Ma non era più una ragazzina, e probabilmente non meritava qualcosa di così grande, non aveva fatto niente per guadagnarselo.
Quante notti si era trovata a sognare il momento del loro reincontro, per un anno intero non le sembrava di aver sognato altro.
E ora aveva perso tutto, tutta la speranza, tutte le fantasie, i castelli in aria che, senza ammetterlo neanche a sé stessa, aveva fatto da quando lui era partito sperando che come per le altre volte, il destino ci avrebbe messo lo zampino.
Però forse era stato quello il suo errore.

Alla fine, per più di dieci anni, era sempre stato Gaetano a fare il primo passo, lei era abituata ad essere quella che doveva rispondere, a cui le cose accadevano senza che facesse il minimo sforzo.
Se prima di quel maledetto giorno in cui lo aveva visto dall'autobus, avesse preso il coraggio a due mani, se fosse andata da lui chiedendogli scusa, sconfiggendo l'enorme orgoglio che utilizzava come barriera per proteggersi dalle delusioni, forse ora le cose sarebbero state diverse.
Aveva sbagliato tutto, aveva innalzato una corazza, si era protetta contro l'unica persona che, lei lo sapeva benissimo, non la avrebbe mai e poi mai fatta soffrire.
E poi vogliamo parlare dell'inverosimile conversazione avuta poco prima? A parte che lei era distrutta, lui la storia dell'allergia non la aveva bevuta neanche per un attimo, ma di certo non poteva sapere cosa c'era dietro quegli occhi gonfi.
Lo aveva sentito dire che doveva parlarle, ma onestamente non sapeva se e quando sarebbe di nuovo stata pronta ad affrontare un faccia a faccia.
Il tempo la aveva solo invecchiata mentre sembrava che lui diventasse ogni volta più affascinante.
Come era possibile che un uomo che era comunque sulla soglia dei cinquant'anni potesse essere così bello?
Era assolutamente ingiusto.

Come trovava un colpo basso che quegli occhi color mare cristallino appena incontravano i suoi, avessero il potere di entrarle dentro l'anima.
Si ricordava quando in quel mare ci sprofondava, ricordava benissimo quando desiderava perdersi lì dentro e lasciarsi cullare dalle onde avvolta dal calore del suo sorriso.
Era comunque convinta di poter tenere a bada quel mare...e che fosse unicamente suo.
Al solo pensare che ora c'era un'altra si sentiva morire, e non solo di tristezza, ma di rabbia, pura e incontrollata rabbia contro sé stessa, contro di lui, contro l'altra.

Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, a calci....urlargli...urlagli...
Non sapeva neanche cosa avrebbe potuto rimproverargli.
No, per essere precisi diciamo che si ritrovava di nuovo a non sapere più che fare della sua vita.
Perché sì aveva sua nipote, sua figlia, però ora loro non erano solo la sua famiglia, ma erano anche la famiglia Turner, e Renzo e Carmen avevano creato un bellissimo ambiente per far crescere loro figlio Lorenzo, tentando di ricominciare legati dall'affetto e la complicità che avevano sempre condiviso.
Lei era sola, sola come un cane, o "con un cane" come disse una volta poco meno di due anni prima, anche se subito dopo quell'affermazione proprio Gaetano aveva suonato alla porta.

Si vergognava ad ammetterlo, ma durante tutti quei mesi lei aveva sempre avuto la quasi certezza che prima o poi la sua strada si sarebbe rincontrata con quella del vicequestore e che stavolta le cose sarebbero andate nel verso giusto.
E ora che aveva sbattuto il muso contro la durissima verità, era smarrita.

Ironicamente, adesso sì che era veramente sola, proprio come disse quella volta in quel maledetto corridoio di ospedale.

Forse avrebbe dovuto cambiare casa... non sapeva come avrebbe potuto continuare a vivere avendo nell'appartamento di fronte Gaetano, sua moglie e persino la prole.
Com'era debole lei, Gaetano invece per anni aveva avuto davanti agli occhi la famiglia Baudino/Ferrero, ed era sempre stato al suo fianco, ad offrirle una spalla su cui sfogarsi prima di vederla tornare tra le braccia del marito.

Lui c'era sempre stato.

E questo doveva essere il suo karma. Lo aveva avuto intorno incessantemente, usato come amico, come confidente, come amante o come si era definito una volta lui un "surrogato di marito", senza dargli uno straccio di certezza, poi lo aveva allontanato presa dall'ebbrezza dell'essere single, e ora era il suo turno nel vederlo felice accanto ad un'altra donna, e presto di nuovo padre.
Assorta nel suo mondo in cui si autocommiserava, non sentì i passi che si avvicinavano fino a quando non fu troppo tardi.

- Io e te dobbiamo parlare! -

 

Non mi guardate in quel modo vi prego, sì è un altro cliffhanger ma almeno stavolta non è cattivo dai...e mi serve portare Camilla ad un certo punto...
Poi, abbiamo appurato che Sabrina non è la moglie di Gaetano, il che è positivo no? Però diciamo che in ogni caso la sua presenza sarà fonte di problemi, ma lo vedrete in seguito.
Per ora, forza Gaetano, vediamo se riesci a farti ascoltare stavolta, abbasso lo zerbino tiriamo fuori il poliziotto!!
Grazie ancora per aver letto e se mi vorrete dire cosa ne pensate sarò felicissima di sentire le vostre opinioni, noi ci vediamo Domenica prossima!!!

   
 
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