12.
Capitolo
‘Tell
them I was happy
And
my heart is broken
All
my scars are open
Tell
them what I hoped would be
Impossible,
impossible
Impossible,
impossibl’
-Impossible,
James Arthur-
‘Dea,
promettiamoci che qualsiasi
evento ci capiterà,noi non dimenticheremo la nostra promessa
d’amore.’
Leda
ricordava solo ora quelle
parole,ricordava solo ora come le calde e giovani mani di Robert erano
sulle
sue mentre fiducioso e pieno d’amore le faceva promettere che
si sarebbero
ritrovati.
‘Robert,mio
dolce e caro Robert,siete
la persona più importante dopo i miei genitori. Non riesco
ad immaginare
nessuno che non siate voi accanto a me.’
Leda
correva sapendo già dove avrebbe
trovato Robert. Correva a perdi fiato mentre quei ricordi tornavano
così vividi
nella sua mente. Come aveva fatto a ricordarsi di lui solo in quel
momento e
solo grazie ad una lettera.
Ora
ricordava persino l’intrecciarsi
delle loro mani,la gioia che avevano provato in quel giuramento fatto
due
giorni prima che lui se ne andasse. Leda era poco più di una
bambina quando
giurò di unirsi in matrimonio con lui,lo giurò
come fanno i bambini quando gli
chiedono di fare i bravi in cambio di qualcosa.
Lo
giurò perchè davvero pensava che
Robert sarebbe stato la persona che l’avrebbe completata.
Lo
giurò perchè con Robert stava bene.
Lo
giurò perchè pensava che essere
migliori amici li avrebbe portati direttamente ad amrsi e ad unirsi in
un
felice matrimonio.
Lo
promise perchè sapeva che le
probabilità di rivedersi sarebbero state basse.
Lo
promise senza aver fatto i conti con
l’amore che Robert provava davvero per lei.
Lo
promise,non sapendo che nella vita
avrebbe incontrato Richard.
‘Leda,
non sai quanto mi fate felice
nel sapere che provate i miei stessi sentimenti.’
Leda
si morse un labbro a quel ricordo
e spinse con forza il cancello del cimitero rischiando di inciampare
tra gli
attrezzi che usava il custode per tenere in ordine il posto. Sapeva
benissimo
che Robert si sarebbe rifugiato lì,nel posto in cui lei ogni
giorno trovava un
fiore diverso sulla tomba dei genitori.
Si
era sempre chiesta chi fosse quella dolceanima
che lasciava un gesto così gentile ai suoi genitori. Sapere
soltanto ora, che
Robert non si era mai dimenticato di lei,la feceva stare ancora
più male.
Leda
rallentò il passo fino a quando
non si fermò e vide la schiena di Robert dritta e vigile
sulla tomba dei suoi
genitori. Si avvicinò piano sapendo che lui si era accorto
della sua presenza
ma restava fermo,come se non volesse affrontare nulla che riguardasse
lei. Come
se sapesse che gli stava per dire Addio.
Allungò
la mano per toccargli la spalla
ma le parole dell’uomo la inchiodarono e quelle dita
restarono come sospese
nell’aria insieme a tutte le parole di scusa che aveva da
dargli e insieme a
tutti i sensi di colpa che, egoisticamente sperava che Robert potesse
perdonare.
“Amarti
è stata la mia maledizione.”
Leda
abbassò la mano lentamente,come se
quelle parole avessero spento la sua linfa vitale. Sentiva il vento
freddo
penetrarle fino alle ossa e scorticarle per farle provare lo stesso
dolore che
stava provando lui in quel momento.
Non
sapeva cosa dire,non sapeva cosa
fare. Robert non le rivolgeva nemmeno lo sguardo e lei sapeva che si
meritava
qualsiasi cosa spregievole che l’uomo le avesse detto.
“Ho
sempre creduto in quella promessa,
è stata la sola cosa che mi ha tenuto vivo in quel
colleggio,che mi ha fatto
sopportare le frustate dei miei superiori,le burle di quelli che si
credevano
migliori di me,di quelli che se volevo sopravvvivere,dovevo fare quello
che mi
si chiedeva.
E
l’ho fatta,Leda. L’ho fatto. Ho sopportato
tutto questo solo perchè animato dal tuo amore, dal ricordo
del tuo sguardo e
delle tue parole. Solo per amore che credevo ricambiato.”
Robert
si abbassò e accarezzò la tomba che
portava il nome della madre della donna che aveva sempre amato. Prese
il fiore
che le aveva lasciato e lo strinse nella sua mano fino a quando ogni
singolo
petalo si staccò dal suo gambo, come il suo amore che era
stato estirpato così
drasticamente. Leda dal canto suo ascoltava scioccata il suo racconto,
non
aveva mai saputo il vero motivo per cui Robert se ne era andato,sua
madre le
aveva raccontato che dovevano andare via perchè suo padre
aveva accettato un
nuovo lavoro e Leda aveva sempre pensato che sarebbe stato felice nella
sua
nuova vita.
A
quanto pare,sua madre,le aveva
mentito per non farla preoccupare e ora,quelle confessioni furono come
il fuoco
di cui tanto aveva paura.
L’aveva
scottata con le sue parole e
non poteva trovare nessuna acqua abbastanza potente da farla spegnere.
“Robert,non
credevo ,mai….” Iniziò a
singhiozzare quando lui si girò mostrandogli lo sguardo
più triste e rassegnato
che avesse mai visto in vita sua. I suoi occhi erano rossi e gonfi e
Leda si
chiese se avesse pianto o se fosse ancora un effetto
dell’alcool su cui
ultimamente trovava la sola consolazione.
“Non
credevi cosa? Che sarei mai tornato?
Che sarei andato avanti dimenticandomi di te?E’
questo?”
Le
sue parole da angosciose erano
passate a furiose e prive di qualsiasi sentimento che avesse provato
per lei.
“Robert,
eravamo due bambini. Quella promessa,io,non
avrei mai pensato di rivederti.”
Leda
tirò su con il naso e Robert
crollò in una smorfia di pure dolore. Si portò le
mani tra i capelli mentre in
ginocchio iniziò a piangere come un bambino a cui avevano
distrutto l’illusione
di credere in qualcosa di bello.
Leda
si avvicinò a lui ma non riuscì a
toccarlo perchè lui la scansò violentemente
rialzandosi con tutta la rabbia che
aveva accumulato fino a quel momento.
“Tu,sei
solo una sgualdrina.Non sei
diversa da qualsiasi donna che ho incontrato. Hai preferito cedere alle
lusinghe di un uomo che non potrà mai darti la
felicità. Di un uomo che ti
distruggerà.”
“Capisco
la rabbia,Robert,ma non serve
offendermi per colmare il dolore che vi ho inferto.”
Per
tutta risposta lui scoppiò a ridere
mentre le lacrime uscivano ancora dai suoi occhi. Leda ebbe la conferma
che
stava parlando con un pazzo,un folle senza speranza. Di Robert,del buon
e dolce
Robert sembrava che non fosse rimasto più nulla.
E
la causa della sua distruzione era
soltanto lei.
Si
avvicinò a lei e di scatto le prese
il viso tra le mani e con i polpastrelli iniziò a
massaggiarle le guance. Sgranò
gli occhi mentre vedeva quelli privi di qualsiasi scrupolo di Robert
che la
osservavano come se da un momento all’altro volesse
ficcarglieli fino al cranio
e ucciderla.
“Robert…”
inziò a piagnucolare per il
dolore e con le mani cercava di allontanarlo da lei spingendolo dai
fianchi ma
la stretta dell’uomo era forte,forte come era la sua rabbia e
la voglia di vendicarsi.
“Mi
fate male…” lo pregò di fermare
quella tortura sul suo viso ma lui per tutta risposta le sorrise e in
quel
sorriso non c’era nulla che potesse aiutarla a fargli
cambiare idea.
“Hai
idea del dolore che mi hai
causato?Ho cercato di proteggerti,di essere il tuo angelo costude e
tu…tu
trafiggi il mio cuore innamorandoti di quella bestia.”
Alla
fine la spinse via come se fosse
una pestilenza. Leda inciampicò più volte nella
spinta ma riuscì a non perdere
l’equilibrio. Si massaggiò il viso dolorante e in
quell’attimo capì che doveva
andarsene se voleva salvarsi. Iniziò ad indietreggiare e
nella mente chiamò
Richard. Lo chiamò così disperatamente che quasi
credeva gli avesse risposto. Voleva
vederlo. Avrebbe voluto affrontare Robert con lui e dimostrargli che
quello che
aveva detto era solo falsità.
“Se
stai cercando di scappare,Dea….sei
libera di andartene quando vuoi. Se pensi che mi macchierei di un
delitto,allora,suppongo che tu non mi abbia mai conosciuto.”
Robert si asciugò
gli occhi e Leda notò che il suo sguardo era tornato
lucido,razionale ma con
quella punta di cattiveria che sembrava non volesse lasciarlo.
“Non
ho mai pensato che potessi farmi
del male.” Mentì perchè in quel momento
capì che davvero non aveva mai
conosciuto Robert. Nei suoi ricordi era un amico fedele e leale ma
erano
ricordi di una bambina di appena 11 anni di cui tutto il mondo era
buono e
piacevole.
“Sai
quale sarà la mia vittoria? Mia piccola
Leda?” mosse il viso verso sinistra come preso da un tic e
Leda l’unica cosa che
riuscì a dare come risposta e fare un cenno con il capo di
continuare il
discorso.
“Vederti
commettere l’errore più grande
della tua vita. Se sei abbastanza intelligente,non firmerai quel
contratto e te
ne andrai a testa alta oppure vedrò cadere la tua testa come
Maria Antonietta sulla
ghigliottina.”
Il
suo petto iniziò a muoversi
convulsalmente. Per la prima volta iniziò ad avere paura,ma
non per il
comportamente strano di Robert ma perchè aveva firmato il
contratto e quella
sensazione di sbagliato che l’aveva attraversata per tutto il
tempo della
convivenza,ora si faceva sempre più vivo e spietato. E a
Robert bastò vedere
come il viso di Leda cambiò quando le disse quelle parole.
Quindi
era finita così.
Lui
era impazzito.
E
lei aveva perso.
Non
sentiva nulla,era così amareggiato
e confuso dalle alte dosi di alcool che non riusciva più a
capire se avesse
ancora un sentimento di pietà per la ragazza che lo aveva
beatamente
dimenticato da tempo.
Voleva
andarsene,voleva andarsene da
quella città,da quell’impiego a cui sembrava di
aver dato una svolta alla sua
vita e al suo amore ma che in realtà non aveva fatto altro
che distruggere lui
e soprattutto avrebbe ucciso lei.
Ma
cosa gliene importava?
Lei
aveva fatto la sua scelta.
E
lui l’avrebbe odiata per il resto
della sua vita. Ogni bicchiere di alcool che avrebbe buttato
giù si sarebbe
ricordato di lei e l’avrebbe maledetta in ogni goccio della
sua vita.
“Bene,Leda.
Ti auguro di soffrire nella
stessa maniera in cui sto soffrendo io,anzi,non è un augurio
ma una certezza. Addio.”
Si
sistemò la giacca cercando di
tornare alla sua naturale compatezza. Le passò accanto senza
guardarla negli
occhi ma lasciandosi tirare dalla manica in modo che si fermasse.
“Robert,ti
prego,dimmi la verità. Perchè
Richard mi ha voluta li…” ormai non le importava
più nulla di recuperare la sua
amicizia si ritrovò a pensare Robert, ormai le importava
solo di se stessa e
della sua felicità.
L’avrebbe
maledetta due volte anche per
quello,per quella poca curanza nei suoi confronti.
E
fu per quelle parole che le volle
dare il colpo di grazia.
“Oh
ma non è stato lui a volerti li,lui
non sapeva nemmeno che esistessi,Leda. Chi credi che gli abbia parlato
di te?”
“Tu?”
chiese lei stringendo ancora di
più la sua giacca. Robert guardò quella mano
piccola, bianca e fasciata e sperò
che si spezzasse.
“Si,io.”
“Perchè?”
Il
vento si fece sempre più freddo
mentre il sole calava lasciando il giorno
all’oscurità. Che ore erano?
Quanto
tempo erano stati li a
discutere?
Quanto
tempo le sarebbe servito per
capire?
“Perchè
a lui serviva qualcuna per il suo
piano e a me serviva che tu te ne andassi da quella casa.”
La
sua voce era fredda e tagliente come
il vento che li attraversava. Sentiva il cuore farsi sempre
più pesante mentre
ricordava le parole di Richard che le chiedeva se volesse leggere il
contratto.
No,lei
aveva firmato per amore e per la
fiducia che aveva in lui.
Cosa
aveva fatto?
Solo
in quell momento si ricordò del
dolore alle mani perchè nella stretta il bruciore
iniziò a tensificarsi fino ad
arrivarle alle spalle.
“Robert,dimmi
perchè. Ho bisogno di
sapere.”
Ma
per tutta risposta Robert le tolse
la mano dalla sua giacca facendola mugolare di dolore.
“E
io ho bisogno di andarmene con le
risposte che non avrai mai.” E così dicendo
scoccarono le 7 e lui se ne andò
senza nemmeno preoccuparsi che da li sarebbero iniziati tutti i suoi
guai.
***
Gli
spari riecheggiarono spietatamente
nella notte mentre le forze dell’ordine e la folla inferocita
si combattevano
come se fosse la loro ultima notte nella vita.
Leda
era stanca,sudata e infreddolita. Era
uscita solo con il leggero abito da cerimonia per l’evento a
casa della
contessa.
Aveva
paura. Cercava di trovare un
posto dove nascondersi e non essere presa da nessuna delle due fazione.
Sapeva che
poteva essere scambiata per una ribelle e essere portata alla polizia e
accusata di qualsiasi crimine,in fondo,lei non era nessuno.
Oppure
poteva essere vittima della
folla inferocita,vittima di un colpo accidentale. Si lasciò
cadere al muro del
piccolo e stretto vicolo che aveva trovato come riparo. Avrebbe voluto
piangere,lasciarsi
andare ad un sonno profondo e senza risveglio ma il rumore di passi la
fece di
nuovo mettere in guardia.
Sentiva
urla di continuo e i passi si
facevano sempre più vicini e forti. Inziiò a
tremare e a correre per potersi
salvare.
“Hey,tu,FERMATI
SUBITO.GUARDIE,DI QUA.”
I
passi divennero più numerosi mentre
lei correva con la gonna alzata fino alle ginocchia. Sentiva
l’adrenalina
correre più delle sue gambe. Le sue orecchie pulsavano per
lo sforzo mentre il
respiro diventava sempre più affonnoso.
Rallentò
perchè le forze ormai la
stavano abbandonando mentre i passi la raggiungevano sempre di
più.
Iniziò
ad arrancare piegandosi sempre
di più. Appoggiò la mano ad un carro lasciato di
fretta per strada.
Si
girò sentendo i capelli che si abbandonarono
sulle sue esili spalle. Si erano arresi anche loro e lo stava per fare
anche
lei.
Forse
era meglio così.
Forse
era meglio essere accusata di
aver istigato la folla alla rivoluzione che cadere nella mani di
chissà quale
complotto.
“Si,doveva
andare così.” E si portò la
mano sul petto sentendo la calma farsi strada nelle vene. I passi degli
uomini
erano sempre più vicini e lei sorrise. Sorrise
perchè in quel momento sentì di
aver trovato la pace.
Chiuse
gli occhi pronta per essere presa.
Ma
mai avrebbe immaginato che la sua
bocca sarebbe stata chiusa da due mani che prendendola da dietro la
trascinarono in un luogo in cui pensò non avrebbe mai
più rivisto la luce.
Angolo
autrice:
E
vabbè, non volevo che Robert fosse così
cattivo eppure quel ragazzo ha fatto di tutto e di più per
essere spregievole. Diciamo
che Leda ha il potere di far uscire la parte peggiore di ogni uomo che
le è
accanto però qui stiamo leggermente esagerando.
Comunque,come
noterete,Richard in
questo capitolo è passato in secondo piano ma vi prometto
che tornerà in tutto
il suo splendore dal capitolo prossimo.
Sperando
che il buon Robert non ci
rimetta di nuovo lo zampino.
Un
grazie di cuore per continuare a
seguire questa storia senza arte e ne parte ma è una storia
a cui tengo tanto.
Un
bacio e alla prossima.