Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Ricorda la storia  |      
Autore: _Akimi    07/12/2015    1 recensioni
EXTRA-PREQUEL DI HARUKAZE - [Haruka x Nagisa]
"Sapeva che era inutile invidiarle perchè, per quanto speranzoso, alcune cose non potevano variare nella sua vita: Nagisa Hazuki era un ragazzino apparentemente come gli altri, di femminile aveva soltanto il nome e, a dire il vero, aveva sempre preferito delle stupide macchinine alle bambole delle sorelle.
Proprio per questo, per quanto se lo domandasse, non riusciva a comprendere il perchè di quell'attrazione verso un altro ragazzo, un amico, Haruka. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Childhood Blues'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prefazione: Questa fanfic non ha riferimenti alle altre di "Childhood Blues" dato che è un prequel, ma per comprendere al meglio il seguito della storia, ovviamente, è consigliata la lettura dell'intera serie.
YAKUSOKU

Gli occhi di Nagisa erano immobili, brillavano per un pianto ormai prossimo, ma che voleva trattenere, temendo di essere osservato da chi passava vicino a lui.
Andava avanti così ormai da molti giorni, sentiva la necessità di sfogarsi con qualcuno, ma si ripeteva che avrebbe resistito ancora a lungo, infondo, non era certamente la prima volta che passava un momento del genere.
Sapeva che si trattava di una sciocchezza, di una di quelle piccole, grandi questioni che riempivano un po' il cuore di tutti gli adolescenti e proprio come il resto dei suoi coetanei, Nagisa era in cerca di risposte.
Voleva sapere perchè, in realtà, non potesse essere come tutti gli altri: desiderare di avere ottimi voti a scuola, avere molti amici e perchè no, cercare una ragazzina graziosa a cui chiedere di iniziare, in modo piuttosto infantile, una storia d'amore.


Nagisa si era lentamente reso conto di ciò che stava accadendo dentro di sé, di ciò che lo rendeva diverso dai suoi compagni di scuola, ma non poteva combatterlo ed era questo, più di tutte le altre cose, a ferirlo nel profondo. Aveva, fin da piccolo, odiato l'idea di essere discriminato dagli altri e molto spesso aveva finto un sorriso, nascondendo il suo essere offeso da alcuni atteggiamenti bruschi da parte dei suoi conoscenti.
Tutto, però, era cambiato quando nella sua vita si erano presentati tre bambini, tutti diversi tra di loro, ma che l'avevano convinto ad essere sé stesso, o perlomeno, ad esserlo senza temere il giudizio altrui.
Uno di loro aveva una chioma rossa, un paio di denti aguzzi e uno sguardo dapprima minaccioso, ma che si addolciva ogni qualvolta toccasse l'acqua della piscina in cui erano soliti nuotare.
Rin Matsuoka, il piccolo squalo che Nagisa chiamava teneramente "RinRin", era divenuto fin da subito il capitano di quella squadra improvvisata che lo stesso Hazuki aveva visto crescere e sopratutto, dove lui stesso era cresciuto.
Poi c'era Makoto Tachibana, un gigante buono, come l'avrebbe molto spesso definito il biondo. Lo sguardo di quel bambino dagli occhi smeraldo riusciva a rilassare Nagisa e la dolcezza che trapelava il sorriso di "Mako-chan" era ciò che spingeva, molto spesso, il più piccolo a cercare attenzioni da parte del ragazzino. Quest'ultimo non si tirava mai indietro quando si trattava di stringere in un forte abbraccio il biondino e Nagisa, di questo poteva esserne sicuro anche se ormai cresciuto, aveva sempre adorato i modi gentili di Makoto.
Infine, Haruka Nanase.
Il solo immaginare quel bambino taciturno faceva palpitare impazzito il cuore del più piccolo, aveva sempre adorato "Haru-chan" come amico, come nuotatore ed era divenuto, in poco tempo, la sua Stella Polare in un cielo privo di luci.
Haruka aveva un carattere difficile, Nagisa molto spesso si era arreso agli atteggiamenti strambi dell'altro, ma ogni suo gesto bastava per far sorridere spontaneamente il biondo.


Era questo ciò che Hazuki non riusciva più a comprendere: era bastato un anno per vederli andare via, Rin era partito già da molto per l'estero, mentre Makoto e Haruka, essendo più grandi, avevano fatto un passo in avanti, iniziando il Liceo.
Nulla di grave, aveva detto Nagisa molte volte, ma da ragazzino all'inizio della sua adolescenza, si era sforzato di decifrare un passaggio che nella sua vita non riusciva a capire.
Era certo di essere rimasto lo stesso, anche se non aveva più avuto occasione di parlare con i due più grandi né tanto meno con il Rosso, ormai troppo lontano dalla sua terra natia.
Nonostante questa lontananza, però, nella mente - o forse nel cuore - di Nagisa era ormai scattato qualcosa, un meccanismo senza una vera base logica, solamente colmo di incogniti senza metodo di risoluzione.
Nagisa si sentiva solo e trovava sollievo, seppur per poco, osservando i suoi due migliori amici allontanarsi dall'uscita della Scuola Superiore.
Sapeva che si trattava di un comportamento piuttosto infantile da parte sua, ma individuare le figure dei due ragazzi tra tutti gli altri bastava al piccolo per farlo sentire bene, proprio come ai vecchi tempi.
I suoi occhi magenta si posarono sul fisico asciutto di Haruka, i lineamenti del volto di quest'ultimo si erano fatti di un poco più marcati, i capelli liquirizia gli coprivano ancora la fronte pallida e tra un paio di ciuffi scuri si intravedevano due iridi di un blu intenso; il colore del mare, a questo pensò quando osservò gli occhi del più grande.
Eppure, quella visione non era nulla di nuovo per Nagisa: aveva avuto Haruka per molti anni accanto a sé, ma la sua compagnia - o forse la sua attuale mancanza - aveva preso un valore diverso nella mente del più piccolo.
Erano passate parecchie settimane prima di poter comprendere di cosa si trattasse, una parte di Nagisa negava a sé stesso la verità, ma lo sapeva, sapeva come quest'ultima risiedesse dentro di lui.


All'età di 15 anni, Nagisa Hazuki capì di essere innamorato di Haruka Nanase.
Forse erano i suoi occhi - si ripeté un giorno, pensando che non aveva mai avuto modo di trovare un sguardo magnetico e intenso come il suo nel viso di qualcun altro, possibilmente di una ragazzina carina.
Quel suo sorriso appena accennato? - pensò un'altra volta, sapendo che era stato assai raro aver visto Haru-chan sorridere da piccolo, era capitato, eppure il cuore di Nagisa bambino non aveva mai sofferto per quella visione sublime come ora.
Era accaduto successivamente quando, ahimè, i due non avevano più molte possibilità di vedersi: ormai Haruka era un liceale, Nagisa un semplice ragazzino delle medie, ma il suo corpo cresceva assieme ai suoi sentimenti e non voleva prendersi cura di quella piccola pianta chiamata Cuore, per quanto fosse consapevole che quest'ultima avesse già creato radici nella sua mente.
Non c'era modo per allontanare ciò che provava per Haruka, gli piaceva, questo era semplice e Nagisa era una di quelle persone troppo sensibili - o forse ingenue - che non riuscivano, non potevano, non volevano rinunciare ai propri sentimenti.
Haruka l'aveva aiutato quando erano solo dei bambini, l'aveva visto migliorarsi, crescere, ma ora la sua presenza mancava nella vita di Nagisa e quest'ultimo, per quanto fosse divenuto a poco a poco indipendente, non poteva rinunciare all'improvviso a ciò che le sue emozioni gli dettavano.


Avrebbe voluto corrergli incontro, aspettarlo fuori dal cancello della scuola e urlare, gridare fino a sentire la gola fargli male, portandolo di conseguenza ad abbassare poco a poco la voce.
Voleva potergli dire che desiderava rivederlo tutti i giorni, proprio come negli anni in cui, ancora troppo giovani per comprendere il mondo, si divertivano assieme nella piscina di Iwatobi.
Voleva potersi comportare come un paio di sue compagne che, silenzioso, aveva osservato mentre confessavano il proprio amore nel giardino della scuola.
Sapeva che era inutile invidiarle perchè, per quanto speranzoso, alcune cose non potevano variare nella sua vita: Nagisa Hazuki era un ragazzino apparentemente come gli altri, di femminile aveva soltanto il nome e, a dire il vero, aveva sempre preferito delle stupide macchinine alle bambole delle sorelle.
Proprio per questo, per quanto se lo domandasse, non riusciva a comprendere il perchè di quell'attrazione verso un altro ragazzo, un amico, Haruka.
Una parte di sé non riusciva a rinunciarci, avrebbe voluto evitare quella strana sensazione che lo pervadeva ogni qualvolta il viso di Nanase spuntava nelle foto in camera sua oppure, quando sentiva il suo nome pronunciato in città, pensando che si trattasse proprio di quell'Haruka e non di qualcun altro.


Perché il mondo di Nagisa era fin troppo piccolo per contenere grandi pensieri, grandi emozioni; eppure, Haruka Nanase era sempre lì: immaginava il moro mentre nuotava, ricordava quando avevano mangiato assieme dello sgombro per la prima volta e anche quando avevano vinto alla loro prima staffetta, scattando una simpatica foto che il biondo si ritrovava spesso a fissare, stringendola infine contro il petto.
Era consapevole di quello che le sue emozioni avrebbero portato, aveva paura delle conseguenze, di vedere la propria famiglia allontanarlo e il pensiero di deludere gli altri non lo faceva più riposare, obbligandolo a muoversi nel letto durante la notte.
Allora, in quei giorni in cui il dolore era difficile da superare, pensava alle serate passate a casa di Haruka, dei momenti in cui, gattonando silenziosamente a terra, finiva con l'intrufolarsi sotto le coperte del più grande, solamente per stringersi contro di lui, spaventato da chissà quale ombra misteriosa.
A quel tempo erano solamente dei bambini, ma non aveva mai dimenticato il luccicare degli occhi turchesi dell'altro, non aveva mai dimenticato il sorriso impercettibile che si dipingeva sul suo volto nel sentire le strambe storie del più piccolo. Nagisa aveva da sempre considerato Haruka come un punto di riferimento, ma solo ora, una volta cresciuto, i ricordi con il moro avevano cominciato a prendere un valore ben diverso che andava, incontrollabilmente, oltre a semplice affetto dato da un'amicizia importante.


-Guarda, c'è Nagisa!-
Fu la voce di Makoto a riportare il più piccolo alla realtà che, ancora con il corpo premuto contro un lampione della luce per nascondersi, finì con allontanarsi bruscamente per poi passarsi una mano dietro la nuca imbarazzato.
Non era intenzionato a parlare direttamente con loro, ma dal momento che Makoto l'aveva salutato, obbligando un Haruka poco convinto ad avvicinarsi, non poteva di certo scappare per non incontrare lo sguardo del moro.
-Oh, sono contento di vedervi.- Bisbigliò a bassa voce Nagisa, forzando un sorriso che sembrasse del tutto spontaneo, mentre la sua mente era ancora colma di pensieri poco gradevoli. Non aveva la forza necessaria, era questo ciò che si ripeteva, di avvicinarsi ad Haruka, abbracciandolo come era solito fare: temeva che i suoi comportamenti risultassero troppo sospetti, ma l'alternativa non era certo migliore, risultando fin troppo distaccato data la sua indole espansiva.
-Come prosegue la scuola? Noi siamo impegnati con lo studio, ma un pomeriggio potremmo incontrarci tutti e tre, vero Haru?-
Makoto parlò, voltandosi verso la parte dell'amico che, a differenza di lui, non aveva allontanato lo sguardo dal piccolo Nagisa.
Hazuki era ben consapevole che gli occhi di Haruka fossero su di sé, percepiva quel paio di iridi azzurre scrutarlo misteriosamente, ma preferì concentrarsi sulla figura slanciata di Makoto alla sua sinistra che, infastidito dal comportamento freddo del moro, decise di tirargli una delicata gomitata per farlo parlare.


-Suppongo di sì.-
Si limitò Haruka, incontrando finalmente lo sguardo incerto del più piccolo. Gli occhi magenta di Nagisa tremarono appena, mentre le sue guance si imporporarono all'istante, lasciando che le labbra si schiudessero come se fossero intenzionate a rispondere a quell'invito improvviso.
Tuttavia, pochi attimi dopo, il biondo serrò la bocca e abbassò di nuovo il capo, osservando come le gambe si fossero fatte poco a poco molli, minacciandolo di farlo cadere lì, davanti ai due amici.
Non poteva crederci: aveva così tanto da raccontare ad Haruka, voleva potergli domandare come proseguivano le lezioni, se aveva abbandonato la cattiva abitudine di buttarsi in una qualsiasi pozza d'acqua o ancora, se mangiava sgombro ogni mattina, ma nonostante fosse pervaso da tutti quei quesiti, il suo corpo si rifiutava di muoversi, le sue labbra di parlare e i suoi occhi di incontrare quelli azzurri del più grande.
Aveva paura e odiava provare quella sensazione.


-Beh, Nagisa, sai com'è fatto Haru, credo che non cambierà mai.-
Makoto accompagnò quelle parole con una delle sue risate cristalline e vide Nagisa fare lo stesso, anche se Haruka non perse quel dettaglio malinconico che caratterizzava il comportamento del più piccolo in quel momento.
Anche Nagisa lo sapeva, sapeva di non poter mentire davanti ai suoi due migliori amici, questi ultimi lo conoscevano fin troppo bene per fingere che non ci fossero problemi che lo tempestavano, ma era proprio per il bene della loro amicizia che Nagisa era costretto a mentire, celando la paura di essere giudicato per quei nuovi e decisamente strambi sentimenti. A dire il vero, Nagisa non poteva essere certo che fossero sbagliati, ma non aveva mai avuto modo di discuterne con nessuno e il solo pensiero lo spaventava.
Haruka e Makoto potevano essere le persone giuste, forse avrebbero accettato quel cambiamento da parte sua, ma per quanto Nagisa fosse molto spesso privo di senso del pericolo, in questa occasione, il timore di rimanere solo l'obbligava a restare fermo, subendo passivamente questo stato di irrequietudine.


-E' un bene non cambiare, no?- Parlò all'improvviso, la voce leggermente tremante e le dita che strinsero il lembo della divisa che indossava. -Anche se credo sia difficile rimanere quelli di una volta.- Un sorriso malinconico si dipinse sul suo volto, ma venne sostituto subito dopo da un'espressione addolcita dall'osservare i visi incupiti dei più grandi. Si rendeva conto che quella nuova situazione rattristiva non solo lui, ma anche Makoto e Haruka, ognuno aveva modi diversi per dimostrarlo, ma il ricordo degli anni dell'infanzia portava a tutti loro melancolia.
Lo stesso Nagisa sperava di poter crescere al più presto, di concludere la scuola solamente per iniziare il Liceo, ricongiungendosi con gli altri; desiderava poter riprendere a nuotare assieme a loro, avere di nuovo una squadra per poi passare i pomeriggi in piscina, cercando di superare sé stessi.
Superare gli anni del passato, per proiettarsi in un futuro certo - Nagisa aveva questo grande obiettivo, ma non poteva negare che al momento, in solitudine, fosse più facile aggrapparsi ai momenti vissuto da bambino, decisamente più felici e semplici di quelli di adolescente. Perché sì, crescere aveva i suoi lati positivi, ma comportava anche essere più responsabile, stringere i denti e sopportare il dolore, sempre se ce ne fosse stato il bisogno ed era piuttosto ostico per un ragazzino come Nagisa comprenderlo, rendersi conto che insistere infantilmente per ottenere le cose non sarebbe più servito e sopratutto, non sarebbe servito se i problemi più grandi partivano, in realtà, proprio da sé.
Non poteva ordinare al suo stesso Io di evitare il dolore, di fermare il palpitare del proprio cuore quando vedeva il viso di Haruka vicino a sé e persino i pensieri, per quanto spontanei, erano ormai spinti dalla parte predominante del ragazzino, quella più irrazionale e presa completamente dai sentimenti.


Poteva solo sperare, in futuro, di trovare la forza di cercare la verità, di dire la verità. Poteva fare ricerche, comprendere che cosa significasse innamorarsi di un amico, ma sapeva quanto fosse inutile cercare teorie per giustificare i suoi sentimenti: Nagisa era impulsivo, sensibile, persona dalle prime occasioni, non dai mille tentativi, ma era proprio il suo essere istintivo a farlo sentire spesso sbagliato, discriminato.
Doveva, almeno in parte, imparare a soppesare le parole, i gesti e poi agire, comprendendo cosa fosse giusto per sé stesso e anche per gli altri.
Voleva fare una promessa al Nagisa che avrebbe frequentato il Liceo l'anno successivo, voleva promettersi che avrebbe mostrato i propri sentimenti ad Haruka nel modo adeguato, senza rinunciare alla loro amicizia facilmente.


Era difficile, ma ce l'avrebbe fatta, doveva farcela.


-Hey, cosa sono quei musi lunghi?- Esclamò squillante dopo lunghi attimi di silenzio, si avvicinò ad entrambi e si allungò, stringendoli in un abbraccio tenero quanto goffo; sapeva che tra i due, era proprio Haruka a non essere abituato a quel genere di manifestazioni, ma il moro si lasciò stringere affettuosamente dai suoi amici, mentre i suoi occhi non si allontanarono dal profilo colorato del più piccolo.
-L'anno prossimo, dovrete aspettarmi.- Bisbigliò con un sorriso spontaneo sulle labbra.
I suoi sentimenti non sarebbero cambiati, avrebbe imparato a coltivarli e a preservarli per un altro momento perchè, per quanto insicuro e spaventato, non voleva rinunciare a qualcosa di così bello: Haruka sarebbe rimasto lì per lui, per quel piccolo biondino che aveva atteso anche anni prima.
 
Questa, era una tacita promessa.



 
ANGOLO DELL'AUTRICE:
Non posso credere di averla finita :,)
Ho voluto dare più importanza ai pensieri di Nagisa che alla coppia in sé, non solo per i nuovi sentimenti nei confronti di Haruka, ma anche per la sua infanzia in generale.
Mi piaceva l'idea di immaginare un Nagisa un po' afflitto dall'adolescenza, periodo che molti giovani vivono male (esageratamente, molto spesso.) e credo che siano gli anni migliori per immaginare Nagisa riflettere, dato che a quell'età si inizia ad avere una concezione diversa di sé e di ciò che sono i propri interessi.
Credo che Nagisa possa essere il tipico personaggio che soffre in silenzio, proprio per non fare preoccupare gli altri e che preferisce essere solare per non essere travolto troppo dai pensieri e dalle preoccupazioni.
Avrò modo di scrivere su di lui ancora, ho in mente con i miei tre personaggi preferiti in assoluto di Free (e quindi lui è incluso, assieme a Rei e Rin), anche se non voglio rinunciare in futuro a qualche altra Harugisa 8D

Detto questo, ritornerò nel fandom al più presto!

P.S. l'Harugisa è stata la mia prima fanfic di Free e la più lunga pubblicata qui D:
 
P.S.1 Mi dimentico le cose importanti, "Yakusoku" significa Promessa in giapponese e questa volta, stranamente, non mi sono ispirata a nessuna canzone.

 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: _Akimi