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Autore: AlyTae    08/12/2015    2 recensioni
[SCANDAL]Haruna non è una ragazza come le altre: non pensa con la testa degli altri, ma con la sua. Non vuole studiare, e non vuole seguire le orme dei genitori. Vuole solo suonare la sua chitarra, e trovare qualcuno con cui formare una band. Ma Haruna è da sola. Esaudirà i suoi sogni?
**Storia ISPIRATA alla vera storia delle SCANDAL; sono presenti alcuni fatti imprecisato e/o inventati**
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 17, ~SPECIALE~ Tributo alle vittime dell'attentato di Parigi

Aprile 2015, ore 00:30, Le Bataclan, Parigi (Francia)

Haruna stringeva la bandiera della Francia. Niente di particolarmente speciale, no? Un solo gesto. Appoggiò la chitarra, afferrò la bandiera e la mostrò al pubblico , alzando le braccia più che poté.
Semplice.
Come poteva, allora, un gesto così, alla fine, privo di chissà quale significato, causare così tanto entusiasmo?
Infatti, dopo aver compiuto quella semplice azione, l'unica cosa che udì fu un grande boato, applausi, urla. La gente emozionata del fatto che lei, Haruna Ono, fosse davanti a loro, e stesse stringendo la bandiera della loro nazione.
Davvero? Sta succedendo davvero? Io, noi, siamo così importanti per loro?
Haruna si avvicinò al microfono, gridando con voce tremante e nervosa un Merci pronunciato sicuramente male, talmente male da far scoppiare Le Bataclan in una risata generale ed un altro boato. Gente che piangeva, che urlava istericamente "SCANDAL!! SCANDAL!!!" o "Haruna, we love you!" o "Mamiii aishteru!"
Anche Mami appoggiò la chitarra. Aveva gli occhi lucidi, e sorrideva radiosa. Rina si alzò dalla batteria ed alzò le braccia. Anche Tomomi mollò il suo strumento per dirigersi verso il centro del palco. Le quattro ragazze si abbracciarono, e s'inchinarono verso il pubblico. Il pubblico francese esplose in un frastuono più caloroso di tutti gli altri.
"SCANDAL! SCANDAL! SCANDAL! SCANDAL! SCANDAL!"
Tutte e quattro non riuscivano a trattenere le lacrime. Mami, abbracciata ad Haruna, si protese leggermente in avanti, cercando di trattenere i singhiozzi. Rina, invece, era scoppiata in lacrime, senza nemmeno provare a ricacciarle indietro.
Era tutto... magico. Aveva suonato in Europa, a Parigi. E tutta quella gente era lì per loro, solo per loro. Ma perché? Come potevano, se non capivano la loro lingua, se loro erano sempre state così lontante da tutta quella gente? Come avevano fatto a conoscerle? Cosa provavano per davvero, quanto ascoltavano le loro canzoni?
Haruna strizzò gli occhi ed alzò ancora di più in aria la bandiera. Voleva sentirli di nuovo gridare. Voleva riempire quel luogo di felicità, di energia.

La musica è tutto questo. E' felicità, energia, passione. E' in grado di unire più persone. Persone che parlano lingue diverse, mangiano cibo diverso, pregano divinità diverse, possiedono culture e mentalità diverse... eppure, eccoli lì, davanti a loro. Centinaia e centinaia di europei. Insieme. Venuti ad ascoltare un gruppo giapponese.
La musica faceva dimenticare l'odio, e generava l'amore.
Ed Haruna, in quell'istante, proprio in quel preciso istante, fece un patto con sé stessa: mai avrebbe smesso di cantare, di suonare, di scrivere canzoni; mai avrebbe lasciato il mondo della musica; mai si sarebbe separata dalle sue tre sorelle; mai avrebbe smesso di essere una leader forte, in grado di guidarle; non avrebbe mai smesso, nemmeno nei momenti di paura, nei momenti più tristi, nei momenti più difficili.

Il pubblico chiedeva il bis a gran voce. Le quattro ragazze di guardarono tra loro. Lo staff del Bataclan aveva dato loro un tempo minimo, e quel tempo era finito. Sorrisero.
Ognuna di loro tornò al suo strumento. Il pubblico non la smettere di gridare. Haruna indossò la sua chitarra e avvicinò le labbra al microfono.
Con voce profonda, ormai debole e roca dopo aver cantato tutta la sera, disse semplicemente: - Doll.-
Le urla del pubblico si confusero con l'incredibile magia della musica che usciva dagli amplificatori, causata dai loro strumenti, dalle loro mani, dalle loro voci. Dai loro cuori.

Molte persone si stavano nascondendo nei nostri camerini. I killer sono entrati e li hanno uccisi tutti, a parte un ragazzo che si stava nascondendo sotto la mia giacca di pelle. La gente fingeva di essere morta. Tante persone sono state uccise perché si sono rifiutate di lasciare i loro amici. Tante persone sono morte mettendosi davanti ad altre persone. - Jesse Hughes, chitarrista e cantante degli Eagles of Death Meatl

L'ho abbracciata per due ore mentre mi fingevo morto - Fidanzato di Valeria Solesin

Non smetteremo di uscire di casa, non permetteremo che ci cambino lo stile di vita. Non abbiamo paura. - Abitanti di Parigi dopo l'attentato

Mi dispiace per quello che è successo a Pairgi. Ma questo succede ogni giorno in Siria e in Palestina. E nessuno dice niente. - utente di twitter

L'ISIS ha violentato la nostra cultura, la nostra religione - comunità islamica

DON'T PRAY. THINK.
DON'T THINK FOR PARIS. THINK FOR HUMANITY.
   
 
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