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Autore: IntoxicaVampire    08/12/2015    0 recensioni
«Ma... come fai?» gli chiesi, annebbiata da quel tepore. «Non fa male». Fissai il fuoco, che era basso e di un colore rosso intenso.
«Non ti farei mai del male, Rosalie».
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Alla Sky High, scuola per giovani aspiranti supereroi, Rosalie Frozehart, "Freeze Girl" con il potere del ghiaccio, è da sempre innamorata di Warren Peace, il ragazzo con il potere del fuoco. Ma Ghiaccio e Fuoco sono due Elementi opposti per natura, possono essi convivere senza distruggersi l'un l'altro? Il loro amore così contrastato potrà realizzarsi? Entrambi soffrono eppure è così difficile resistere a un amore reciproco così intenso...
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Warren Peace
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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2. Oh ma ci sei? (cit. Scarlett)

 

«Rosalie Frozehart, scendi dalla tua nuvoletta di zucchero filato e ritorna fra i terrestri!»

Eh? Come?

Ah, era Scarlett. Parlava con me. Guardai fuori dal finestrino: eravamo arrivati a scuola e io non me ne ero nemmeno accorta!

L'autobus si era svuotato, eravamo rimaste solo io e lei. Dalla porta della corriera vidi entrare uno strano braccio lunghissimo con la manica a righe bianche e nere, che rubò il cappellino dalla testa di Ron l'autista e uscì velocemente. Corsi fuori dalla corriera assieme a Scarlett seguendo Ron che usciva scocciato, per vedere Lash (il proprietario del braccio) che ora indossava trionfante il cappellino. «Ehi Ron, ti sono mancato?» lo prese in giro, anche se sapevo che dietro ai continui scherzetti che lui e Speed facevano al povero autista si nascondeva amicizia. Infatti sia Lash che Ron risero. «Sempre il solito, Lash!». L'autista si riappropriò del cappellino, salutò me e Scarlett augurandoci una buona giornata, e portò l'autobus al parcheggio assieme alle altre corriere.

Sorrisi vedendo i miei amici. Eccoli là, Speed e Lash, i bulli della scuola. Anche se a dire il vero erano due dei nostri migliori amici. Speed, con la sua super-velocità (il che era davvero un controsenso, dato che lui era un ragazzo abbastanza in carne) corse verso di noi e ci salutò, mentre Lash, che per l'appunto poteva allungarsi quanto voleva, si fermò davanti a me e mi fece l'inchino scherzosamente. «Bella signorina, posso avere l'onore?»

«Ehi Lash» lo salutai «guarda che il ballo della scuola è fra due mesi!» ridacchiai. Eh già, il ballo di novembre. Speravo solo di andarci con Warren...

Speed diede una pacca sulla spalla al suo amico, suggerendogli di lasciar perdere. Tutti sapevano che nel mio cuore c'era spazio solo per una determinata persona...

«Bene, se non avete niente in contrario, noi andremmo a spillare qualche soldo alle matricole» scherzò Speed. «Ci si vede in giro!» Ci salutarono e ci lasciarono.

Li vidi dirigersi verso il gruppo di ragazzi e ragazze appena arrivati a scuola, e dire loro che erano i rappresentanti scolastici e che dovevano ricevere da ognuno quindici dollari come previsto dal regolamento della scuola. Facevano questa sceneggiata ogni anno. Subito arrivò Gwen, la vera rappresentante degli studenti, che mandò via i due furfanti (anche se erano i suoi migliori amici) e introdusse al gruppo la scuola e le regole principali. Gwen era una delle nostre più care amiche; era tecnopatica, cioè controllava la tecnologia con la mente, una figata! Infatti era la ragazza più popolare della scuola, sia perché era molto bella, sia perché aveva questo potere che era uno dei più forti e dei più ricercati in assoluto. Era anche raro trovare persone che lo possedessero: non per niente il professore di Scienza Pazza, Medulla, l'aveva nominata sua assistente personale.

«Oi vecchia, guarda un po' chi c'è» mi disse Scarlett dandomi una gomitata e guardando verso le scale. Volsi lo sguardo in quella direzione e lo vidi. Si stava dirigendo verso di noi, o almeno credevo. I miei occhi velati di cuoricini mi facevano avere le illusioni ottiche. Si fermò sul muretto e si sedette. Argh, pensai, osservandolo. Che figo. Come suo solito stile, indossava una t-shirt nera con un disegno di una band che non conoscevo, una giacca in pelle, jeans strappati e dei guanti in pelle a mezze dita. Portava i capelli lunghi quasi fino alle spalle, castano scuro quasi neri, lisci e con tre meches rosse sul lato destro.

Come me (io però le avevo azzurre), queste meches erano naturali e gli erano di sicuro venute circa all'età di 12 anni: i capelli cominciavano a cambiare colore riflettendo quali erano i tuoi poteri. Lui aveva il potere del fuoco quindi il colore era rosso. Succedeva solo a pochi però, i migliori, diceva mia madre, ma a lei i capelli erano sempre stati biondi platino (come i miei) senza nessuna meche. Ad altri il potere si rifletteva nel colore degli occhi, ma non ne sapevo molto sull'argomento. Poi c'erano i casi particolari come Scarlett, che aveva sia occhi che capelli di colorazioni molto inusuali, e lì la causa era il potere molto forte o inconsueto.

«Dai, vai da lui, stai sbavando così tanto che fra poco devo prendere un secchio» rise Scarlett. Io la fulminai con lo sguardo. Non serviva infierire, sapevo già in che stato patetico ero! Lei salutò quella causa persa che ero io e si diresse dentro la scuola con Speed e Lash al seguito. Io volevo andare a parlare con Warren. Avevo solo bisogno di farmi coraggio. Proprio a fagiolo, sentii come una freccetta arrivare da dietro sul mio fondoschiena e mi girai. Due ragazzi mi avevano lanciato un laser per importunarmi (ne avevo piene le scatole di questi spasimanti idioti) così per ripicca gli lanciai un raggio congelante che li trasformò in sculture di ghiaccio degne di una galleria d'arte. In quel momento passò gruppo di ragazzi che, vista la mia opera, mi stuzzicò «E-hey, Freeze Girl...!», come per complimentarsi. Normalmente avrei fatto qualche commento ironico tipo "accetto anche commissioni!" o "meglio del Guggenheim!" ma in quel momento non ero decisamente dell'umore giusto. Ero troppo nervosa. Quella frecciatina laser mi aveva però dato in qualche modo la spintarella che mi serviva, quindi raccolsi tutti gli stracci malmessi del mio poco coraggio e iniziai a camminare verso la meta.

 

No, non ce la faccio, pensai, ma non feci in tempo a fare dietro-front che lui mi vide e mi salutò dicendomi: «Ehi, ciao punk».

«Io non sono punk» ribattei in automatico, ma poi mi resi conto di chi aveva pronunciato quelle parole (lui, il Sommo) e mi girai di scatto tutta rossa in volto.

Troppo tardi. Ormai la frittata era fatta.

Di sicuro non volevo parlare con lui da distante, quindi mi avvicinai fino ad averlo di fronte a me.

Warren stava ridacchiando. «Ok, allora emo se preferisci».

«Beh... neanche... vabbé lascia perdere». Ero ancora imbarazzata.

«Ehi, non vorrai mica stare in piedi? Siediti, il muretto non è di mia proprietà» mi disse sorridendomi. Oddio, che sorriso magnifico. Non riuscivo a far altro che fissarlo imbambolata.

«Stai bene?» Mi rivolse uno sguardo preoccupato, quindi mi appoggiò la mano sulla fronte per sentire se avevo la febbre. Che magnifico, che mano calda... la febbre me l'avrebbe fatta venire lui se continuava così! Ero completamente scioccata.

«Dio, sei fredda come il ghiaccio!». Rise, ironico. Io ero troppo rincretinita per capire la battuta, così lui cercò di rimediare. «Scusa, tu lo crei il ghiaccio... beh, con questo caldo è un privilegio essere sempre freschi. Pensa che io invece ho la temperatura di 42 gradi sempre costante» aggiunse, tanto per vedere cosa rispondevo.

«A-ha...» fu l'unica cosa che riuscii a dire.

Avevo passato tutti e tre 'sti anni a stalkerarlo in ricreazione, in giardino, in corridoio, al cambio d'ora. Ogni pretesto era buono, trovavo le scuse più assurde per trovarmi nei suoi paraggi. "Ska, vieni, andiamo a farci un giro in ricreazione!", e lei poveretta doveva sorbirsi la mia mente malata da pedinatrice.

E ora me lo trovavo qua davanti a chiacchierarci molto tranquillamente, come se fossimo due persone che si erano incontrate per caso a discutere del tempo.

L'unico problema era che io stavo per impazzire.

Era troppo figo. Troppo.

Non riuscivo a seguire i suoi discorsi. Ero ipnotizzata dalle sue meravigliose labbra carnose, che solo a vederle davano un grande senso di morbidezza. Dio santo. Quanto volevo sentirle sulle mie...

Chissà cosa pensava lui di me.

Per quanto mi riguardava, Warren mi attizzava tantissimo. Risi fra me al pensiero che "attizzare" era la parola perfetta se teniamo in conto che lui aveva il potere del fuoco.

Vogliamo essere sinceri? Mi mandava in calore. Oooh.

«Cavolo, ti stai sciogliendo» ridacchiò ritirando la mano. Che risata ammaliante... erano così rare le volte che lo vedevo ridere... tranne le volte in cui era con me, pensai. A quell'idea diventai ancora più rossa di quanto non fossi già.

«Beh, il fuoco batte il ghiaccio» puntualizzai per non far trapelare che in realtà avrei potuto assalirlo da un momento all'altro.

«Certo. Ehi senti...» mi disse. Sembrava un po' imbarazzato. «La settimana scorsa avevo visto questo, e ho pensato che ti sarebbe piaciuto.». Mi prese dolcemente la mano. Tirò fuori qualcosa dalla tasca, trafficò con questo al mio polso e poi mi lasciò la mano. La portai vicino agli occhi per vedere cos'era.

Al mio polso c'era una catenella con dei pendagli a forma di stella, trasparenti, di varia grandezza. Alla luce brillavano come cristalli. Una catena di stelle scintillanti. Era bellissimo. Non sapevo cosa dire. Come mai mi aveva fatto un regalo, così, dal nulla? «Cavolo, rispecchia perfettamente il mio stile. È... è stupendo! Non so come ringraziarti!». Intanto pensai: Adesso non mi laverò più questa mano.

«Figurati. Sono io che devo ringraziare te.» Alzò le spalle. «Da quando ti ho conosciuta sono più felice. Sto meglio anch'io con me stesso, anche se la gente continua ad evitarmi. Ma è come se mi fossi tolto un peso» disse come se niente fosse.

In quel preciso istante sentimmo il suono della campanella: stavano per cominciare le lezioni. Che cavoli, proprio adesso! Proprio adesso dopo quella frase così inaspettata che poteva spezzarmi il cuore, che mi aveva detto che io ero la causa della sua felicità?! Ma scherziamooo?

«Ci si vede, punk» mi sorrise, poi prese il suo zaino e cominciò a salire le scale.

«No aspetta!» dissi, senza rendermene conto. Ops... pensai. L'ultima cosa che volevo era che la mia impazienza lo innervosisse e che pensasse che ero petulante.

«Si?» mi rispose girandosi.

«Abbiamo la terza ora insieme...» sussurrai io, non sicura che mi avesse sentita.

«Perfetto» aggiunse lui, con il suo magnifico sorriso. Poi salì le scale ed entrò nella scuola. Io feci lo stesso, rischiando di inciampare ad ogni gradino che facevo, dato che ero ancora stordita da questo incontro ravvicinato con il ragazzo dei miei sogni, come tra l'altro succedeva ogni volta che lo vedevo. Ma per grazia divina riuscii ad arrivare in classe incolume.

 

Entrai in aula che la campanella era già suonata, ma per fortuna la maggior parte dei miei compagni doveva ancora arrivare, e perfino il professore mancava all'appello. Cercai con lo sguardo Scarlett e la vidi seduta in un banco in fondo all'aula. Era così agitata che avrebbe potuto cadere dalla sedia da un momento all'altro. Sorrisi divertita e mi diressi verso di lei.

Non feci neanche in tempo a sedermi che lei mi gridò: «Fammi subito vedere!»

Allungai il mio polso nella sua direzione.

«Oddio, che meraviglia!» urlò. Tutta la classe si girò e ci guardò. Per fortuna in quel momento entrò il professore.

«Buongiorno ragazzi» salutò cordiale la classe. Appoggiò la sua borsa sopra la cattedra. «Chiedo scusa per il ritardo. Allora, come va quest'anno? Avete passato delle belle vacanze?»

È stata più bella questa mattinata che tutto il resto delle vacanze, pensai. Scarlett ridacchiò sotto i baffi.

«Bene, vedo che la signorina Nightingale ha passato una buona estate» osservò, riferendosi a Scarlett che ancora stava ridendo.

«Sì, professore, grazie per l'interesse. Pensi che sono andata alle Fiji» disse lei sarcastica. In realtà era venuta in vacanza con me in California. Ma Kaufman non le era mai stato simpatico, credo per la materia che insegnava: Storia dei Supereroi. Neanche a me piaceva molto, in effetti.

Ehi Ska, non esagerare però, pensai in modo che sentisse solo lei. Il prof ha capito che lo vuoi prendere in giro. Lei, per tutta risposta, roteò gli occhi all'indietro.

«Lo so ma chissene, dai voglio sapere tutto su cosa è successo prima!»

Io feci la finta innocente. «Prima quando?» dissi, cercando di non ridere.

«Prima quando?» ripeté lei con una faccia da ebete, imitandomi. «Lo sai benissimo. E sai anche che non riesco a leggere i tuoi pensieri se non li pensi. Quindi devi per forza raccontarmelo. Mi dispiace, non hai scampo». Fece un sorriso vittorioso.

Le raccontai per filo e per segno quello che era successo, specificando anche le espressioni e i gesti di Warren, dettagli di estrema importanza. Arrivata alla conclusione, dissi: «Ti rendi conto che praticamente mi ha ringraziata perché da quando ci siamo conosciuti lui è più felice?!»

Lei pareva euforica quanto me. «Sì cacchio! È un evento memorabile! E finalmente lui si è dichiarato!» Mi fece l'occhiolino.

Cercai di controbattere. «Ma non s...-»

Mi interruppe. «Ha praticamente detto che con te sta bene, e se questa non è una dichiarazione non so cosa sia!» Sembrava risoluta nella sua deduzione.

«Le signorine gradiscono anche un tè e dei biscotti?» ci interruppe il prof, visto che a quanto pare io e Ska non stavamo usando un tono di voce proprio basso... Scarlett però, troppo presa dal mio racconto non si era resa conto di chi aveva parlato. Ed era molto strano, lei che di solito aveva il pieno controllo della situazione!

«Beh, magari...! Sarebbero perfetti!» esclamò, in risposta al prof.

«NIGHTINGALE! FROZEHART! FUORI!!!» urlò il professor Kaufman, infuriato dalla sfacciataggine della mia amica.

Tutti ci stavano guardando. Non è possibile, pensai, non il primo giorno di scuola!. Scarlett mi sussurrò: «Dai, andiamo, tanto qua non avremmo fatto niente lo stesso».

Raccogliemmo le nostre cose e uscimmo dall'aula sotto gli sguardi di tutti.

  
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