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Autore: f9v5    08/12/2015    1 recensioni
[Crossover; Full Metal Panic/Black Lagoon] [Linguaggio scurrile "gentilmente" concesso da Revy e anche da altri, astenersi finti moralisti]
Un nuovo incarico per i Fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge, un rapimento che nasconde più trame di quante ne mostri all'apparenza.
Una Whispered incolpevole il cui unico peccato e avere concetti tecnologici in testa che lei neanche ha chiesto e un fissato delle armi che si crede sempre in guerra.
Attraverso la frazione rossa che porta al "Domani".
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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-Merda!- biascicò Revy nascondendosi dietro un container.
Mossa inutile, mezzo secondo dopo esso esplose colpito da uno dei colpi di bazooka dell’assistente di Cliff, l’onda d’urto la spinse di alcuni metri per poi lasciarla a terra.
Imprecò di nuovo; quel bastardo ci sapeva fare.
-Scappare è del tutto inutile!-sentenziò quest’ultimo.
Tsk, come se lei stesse scappando, si ritrovò a pensare la donna mentre lo osservava avvicinarsi.
Ad un certo punto, al momento da lui ritenuto opportuno, Sosuke sbucò da sopra un container e spiccò un salto che lo portò a ritrovarsi temporaneamente sopra la testa del loro avversario.
Puntò la pistola al centro del cranio e fece fuoco, ma questi usò il suo bazooka come scudo con una tale rapidità da sembrare che lo avesse addirittura previsto con largo anticipo.
Doveva avere ben più esperienza di loro nell’ambito di strategie di battaglia se sapeva difendersi così bene.
Sosuke ebbe solo il tempo di poggiare i piedi a terra che se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza, venne colpito dal bazooka all’altezza dello stomaco e scagliato a terra di forza.
L’assistente di Cliff non proseguì l’attacco, preferendo scansarsi di lato con un salto, azione che di fatto lo salvò dai proiettili sparati da Revy che aveva cercato di colpirlo lateralmente.
La donna imprecò di nuovo, Sosuke approfittò di quel breve lasso di tempo per rialzarsi.
Entrambi fecero fuoco ma le loro pallottole incontrarono solo il freddo metallo dietro al quale il loro avversario andò a ripararsi.
Nel breve attimo che intercorreva tra il mettere mano alle tasche per prendere le pallottole e ricaricare le armi, questi sbucò fuori e sparò un altro colpo.
Sosuke e Revy si salvarono solo perché riuscirono a spiccare un balzo all’indietro all’ultimo secondo, rimediandoci soltanto un’ulteriore caduta di schiena sul pavimento.
Servendosi del polverone i due temporanei alleati corsero lontano da dove il loro nemico si trovava (o dove presumevano si trovasse, la polvere celava del tutto la sua figura), raggiungendo l’estremo lato della zona container.
-Di questo passo non otterremo un cazzo! Quel bastardo riesce a prevedere ogni nostra mossa e ogni volta riesce a fotterci. Un attimo di ritardo e saremmo diventati scheletri!- imprecò a voce bassa la donna, quel tanto che bastava per esprimere a parole la sua frustrazione, neanche le importava se il ragazzo l’avesse sentita o meno.
-Riconosco che non siamo in una situazione edificante.- l’aveva sentita -Sfiancarlo evidentemente non basterà, dovremo ricorrere a metodi meno convenzionali.-
Entrambi, realizzata la cosa, cominciarono a guardarsi spasmodicamente intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse tornar loro utile e al contempo per perlustrare la zona nel caso l’assistente di Cliff fosse riuscito a localizzarli.
Fu quasi per distrazione che Revy ebbe un’illuminazione; stava alzando lo sguardo per lanciare l’ennesima imprecazione al vento quando l’occhio le cadde come per sbaglio sui container sovrastanti, quelli che poggiavano sopra gli altri.
Ghignò quasi con perversa eccitazione.
-Ehy, Sosuke…-
Sosuke non era mai stato un esperto nel cogliere i toni maliziosi delle donne, ma qualcosa lo mise sull’attenti nel sentire quello della sua alleata.
-Sì?!-
-Hai detto di voler salvare la tua “amichetta”, saresti disposto a tutto?-
-Affermativo! Farei tutto ciò che in mio potere per salvare Chidori!-
-Anche una mossa così folle da costarti probabilmente la vita? Te lo dico sinceramente adesso, anche perché se poi ti cagherai addosso e ti tirerai indietro sarà stato tutto inutile.-
-Ripeto: per Chidori farei di tutto!- era una convinzione troppo forte per essere mossa solo dal suo dovere militare; lui era troppo sciocco per capirlo e a Revy, che paradossalmente l’aveva capito, non gliene sarebbe potuto fregare di meno.
Revy non seppe cosa la convinse, ma per una volta volle concedere fiducia a qualcuno che non fosse Rock.
-Le tue motivazioni sono da coglione! Non che mi importi. Ecco cosa faremo.-
 
 
 
Cliff sentì il gelo nelle ossa mentre gli occhi penetranti di Balalaika lo squadravano.
La leader dell’Hotel Moscow, aveva sentito più e più volte di cosa fosse capace quella donna, cose raccapriccianti e dettagli scabrosi che fecero nascere in lui il desiderio di non averci mai nulla a che fare.
E invece era lì, nel suo studio, insieme a tutti quei bastardi che lo avevano fottuto.
Tremava, Rowan, e sudava freddo, tra le braccia dei due agenti della Mithril che lo bloccavano.
-Mi par di capire che te la stai facendo sotto, vero?- chiese sarcasticamente la donna, il suo forte accento russo le conferiva un’aria ancor più minacciosa.
-E ti garantisco che ne hai tutti i motivi. Vuoi sapere perché sono qui, direi di ricominciare con le spiegazioni, ma tranquillo, sarò breve, non mi piace dilungarmi.-
La donna cominciò a camminare per la stanza, il suo occhio indagatore e freddo gelava tutti i presenti, Dutch sembrava l’unico immune, sapeva cosa aspettarsi da lei.
-Dutch, appena accertatosi di chi tu fossi, ha provveduto a contattarmi, ovviamente facendo in modo che la nostra comunicazione fosse schermata da possibili interventi esterni.- fece un cenno del capo verso Benny, lasciando intendere come l’informatico della Lagoon avesse avuto la sua parte nella faccenda -Nei giorni successivi Dutch ha continuato a tenermi aggiornata sulla situazione, confermandomi inoltre che avrei capito da me quando agire.-
Si fermò di colpo, di fronte a lei Kaname Chidori.
Infilò una mano tra le pieghe della gonna della ragazza, senza che questa facesse nulla per impedirlo, conscia che non le conveniva ribattere; la donna trovò ciò che stava cercando, un piccolo oggetto metallico, la Whispered lo riconobbe, i suoi sospetti erano fondati, volevano fosse rintracciabile.
-Grazie ad una cimice, nascosta addosso a questa ragazza. Con le opportune modifiche, è stata resa anche un trasmittente così che potessimo ascoltare le vostre conversazioni e sapere così quando muoverci.-
La giovane restava ferma, sudava freddo di fronte allo sguardo della donna dal volto sfregiato, cicatrici che dovevano essere state regali di chissà quale conflitto armato o incendio.
Certo, tecnicamente era un’alleata, ma Kaname era ben lontana dal potersi definire tranquilla e sicura; notò che Melissa e Kurz allentarono leggermente la presa su Cliff evidentemente pronti a scattare se fosse accaduto qualche imprevisto, ma neanche ciò l’aiuto a calmarsi.
E Balalaika continuava a fissarla con quegli occhi fulminanti e scuri.
Si sentì molto più leggera quando quei due pezzi di ghiaccio si allontanarono dalla sua figura per tornare a puntare quella di un Rowan Cliff che ormai non ci stava neanche più provando a dimenarsi, intrappolato in un limbo di disperazione ed incredulità, o almeno questo sembrava suggerire il suo sguardo sul suo volto pallido.
-Con le dovute precauzioni, abbiamo sempre schermato le nostre telefonate ai vostri hacker e, attraverso le telecamere di sicurezza adeguatamente piazzate, Dutch si assicurava che non avvenissero nei momenti in cui i tuoi uomini facevano la ronda fuori dalla loro base. Sei stato previdente, ma non abbastanza per Roanapur.-
Lanciò un’occhiataccia ai due agenti della Mithril, ordine chiaro e preciso.
Melissa e Kurz sentirono una scarica fredda percorrergli la schiena, quella donna non andava fatta arrabbiare; lasciarono la presa su Cliff, era questo che lei voleva.
Ma non ebbero nulla da ridire quando questa sferrò un calcio in pieno volto a Rowan, buttandolo a terra col naso sanguinante.
-Vedi, la ragione per cui quella degli AS è una pratica praticamente sconosciuta qui è che qui non ci facciamo problemi a sporcarci le mani, il sangue è il nostro nettare, un povero bastardo come te non doveva nemmeno pensare di cambiare le cose. Roanapur odia i cambiamenti, gioca secondo le sue regole; tu hai tentato di modificarle, ora saggerai la punizione che viene inflitta agli stronzi come te.- non un cambiamento nel tono vocale, nessuna sfumatura di emozione, una voce fredda, perentoria, possente, così era Balalaika quando si cercava di ostacolarla, di cambiare le carte in tavola, quelle carte che ponevano lei e l’Hotel Moscow in cima.
 
 
 
Negli ultimi istanti c’era stato troppo silenzio unito all’oscurità della sera ormai vicina a lasciare il posto alla notte, Nick trovava ciò tremendamente seccante.
Mentre camminava in mezzo a due file di container si chiedeva dove fossero finiti quei due; non gli avevano dato minimamente l’aria di essere due codardi, di certo non erano scappati.
Era dunque più logico pensare che fossero nascosti da qualche parte, probabilmente occupati ad escogitare una qualche strategia per avere la meglio su di lui.
Insomma, doveva tenere la guardia alta.
Il bazooka era già posizionato sulla spalla in posizione da lancio, era convinto che ne avrebbe avuto bisogno.
Un rumore sordo, di qualcosa che calpestava una superficie metallica, giunse alle sue orecchie.
Spostando leggermente lo sguardo alla sua destra, vide la donna di nome Revy in cima ad un container, acquattata per prendere la mira.
Saltò leggermente di lato per evitare lo sparo; la vide muovere la bocca, parlò a voce bassissima, ma, a giudicare dal labiale, doveva trattarsi di un’imprecazione; poco dopo si ritirò, probabilmente alla ricerca di una nuova postazione.
Tutta qui dunque la loro strategia, aspettare nascosti e approfittare di una sua eventuale distrazione per colpirlo? Sinceramente si era aspettato qualcosa di meglio.
Meglio non dare giudizi affrettati, pensò subito dopo, poteva sempre trattarsi di un trucco per fargli abbassare la guardia.
Decise comunque di dargli temporaneamente corda e far credere loro di esserci cascato, prima o poi si sarebbero scoperti troppo e non avrebbero avuto il tempo di difendersi dal suo bazooka, anche se avessero schivato il colpo, esso gli sarebbe esploso abbastanza vicino da, se non ucciderli, quantomeno ferirli parecchio.
Decise dunque di continuare a camminare, prendendo una strada in que labirinto che andasse nella stessa direzione dalla quale era sbucata lei.
Durò pochi secondi, la situazione di relativa calma: dietro ad uno dei container in alto si profilò una figura, stavolta era il ragazzo.
Prese bene la mira e cercò di colpirlo alla testa, era troppo prevedibile, lo schivò con largo anticipo per poi osservare il giovane battere in ritirata.
Una strategia segno di incapacità mentale, la loro, o forse dettata da un’insita arroganza, l’illusione che bastasse davvero un’idea così misera a sbarazzarsi di lui.
Li avrebbe fatti pentire di tale superbia.
Quell’assurda tattica del “Mordi e fuggi!” si protrasse ancora per alcuni minuti.
Quei due passarono il tempo che trascorse così come avevano cominciato, alternandosi nel tentare di colpirlo dalla distanza, mancandolo oppure perdendo troppo tempo rendendogli facile schivare o difendersi.
Stavano giocando col fuoco.
Quando, ad un certo punto, la via che seguì lo portò su una strada che sarebbe terminata in un vicolo cieco bloccato dai container, ebbe un ripensamento.
Nick aveva troppa esperienza alle spalle per cascare in trucco del genere.
“Dunque era questo che tramavano.” Pensò distrattamente, osservando il container che, alla fine di quella via, svettava in cime agli altri.
Era leggermente sporto in avanti, con una buona spinta sarebbe stato possibile farlo cadere e la spinta gravitazionale unita al suo peso sarebbero stati un biglietto di sola andata per l’altro mondo.
Beh, era un’idea leggermente più complessa di quanto avesse pensato all’inizio, lo riconosceva, ma non era ancora nulla di eccezionale.
Strinse ancor più saldamente il suo bazooka; tanto valeva continuare a reggere il gioco; avrebbe fatto saltare il container a mezz’aria, il rimbombo dell’esplosione li avrebbe sbilanciati (perché non avrebbero avuto il tempo sufficiente per scendere dall’alta “torre” da cui gliel’avrebbero lanciato) e a quel punto li avrebbe presi in pieno.
Meglio continuare il loro assurdo gioco fino alla fine, il piacere di toglier loro di bocca il gusto della vittoria proprio quando avrebbero pensato i esserci vicini avrebbe reso ancor più significativo ucciderli e ancor più sostanzioso il suo tributo alla vita.
Percorse con studiata calma i metri che portavano alla fine del vicolo, schivando o parando col bazooka i colpi che gli sparavano contro (sì, continuavano ancora, evidentemente non credevano avesse intuito il loro gioco).
Nel mentre, continuava a pensare a tutto ciò che era accaduto, a ciò che stava accadendo, a cosa sarebbe accaduto dopo.
Una sua eventuale vittoria a cosa avrebbe portato? Addirittura lui dava per scontato che gli uomini di Cliff (non li aveva mai considerati compagni) stessero soccombendo pateticamente sotto i proiettili degli uomini dell’Hotel Moscow.
Non li aveva mai ritenuti all’altezza di uno scontro armato, o meglio, non contro avversari del genere… ma il capo era Cliff.
Troppo accecato dal suo desiderio di potere da aver messo in secondo piano il tempo, che certo non era eterno per nessuno, ma per lui era ancora abbastanza da garantirgli un’organizzazione più precisa e sicura.
Ma i rancori del passato, la rabbia e il desiderio di rivalsa avevano annebbiato il pensiero di Rowan.
Allo sbaraglio, erano andati, con un piano efficace, ma in un posto come Roanapur anche i piani efficaci andavano a puttane come niente, travolti dalla brama di sangue e carne morta.
Insomma, avevano perso!
Ma lui non aveva interessi del genere.
Il suo capo aveva perso, lui, uccidendo quei avrebbe dato il suo ultimo tributo a quella vita che in passato lo aveva torturato, lui poteva ancora vincere, poi avrebbe accolto la morte per mano dei loro nemici… ma se ne sarebbe andato da vincente, l suo debito del tutto pagato.
Arrivò in fondo al vicolo.
Il silenzio sembrò divenire più pesante, l’oscurità più opprimente, a suo giudizio; chissà se quei due pensavano lo stesso o se non provassero il minimo nervosismo.
Cominciò a sentire un lieve clangore, alla fine ci aveva azzeccato.
Il rumore divenne sempre più forte, sempre più fastidioso; alzò, lo sguardo, il container cominciò a cadere, era ora di “Pagare”!
Puntò il bazooka, fece fuoco, il container esplose in un turbinio di fumo e fuoco.
Doveva solo ricaricare, puntare più in basso e ucciderli, la fine dei giochi sarebbe giunta a breve.
E giunse davvero… con un finale diverso da quello da lui previsto.
Fu una questione di istanti, troppo poco per realizzare chiaramente, troppo poco per pensare ad un’efficace difesa.
I suoi due avversari uscirono fuori in caduta libera dalla nube, si erano buttati insieme al container, lo avevano colto di sorpresa; era feriti e sanguinanti in numerose parti del corpo, avevano messo a rischio le loro vite.
La soluzione estrema avevano tentato.
Avevano le armi puntate verso di lui, sapevano che sarebbero riusciti a sopravvivere alla caduta, ma la forza dell’impatto, unita alle pesanti ferite causate dall’esplosione, li avrebbe potuti paralizzare anche per ore, stanchi e distrutti. O sarebbero andati a segno in quel momento o sarebbero morti per mano sua.
Ma il corpo di Nick fu trapassato da parte a parte, il suo busto ormai sarebbe sembrato più uno colapasta, i buchi sanguinanti non si riuscivano a contare.
Cadde al suolo insieme a loro, in una pozza di liquido rosso.
Davanti ai suoi occhi il manto stellato del cielo notturno, l’unica cosa pura che si poteva vedere a Roanapur.
Poi il buio.
 
 
 
Aveva vissuto l’Inferno da bambino, da ragazzo, da soldato della Mithril.
Poi gli era stata affidata una missione: proteggere una Whispered, Kaname Chidori era il suo nome.
Gli inizi erano stati burrascosi, il carattere determinato e forte di quella ragazza, il suo non volerlo inizialmente nella sua vita erano stati una sfida, una “complicazione” da superare per adempiere fedelmente al proprio incarico.
Poi le cose erano cambiate, il rapporto tra lui e Chidori era nato e si era consolidato, lei gli aveva mostrato cosa volesse dire essere una persona normale.
Doveva salvarla dai pericoli, ma era stata Kaname Chidori a salvarlo, a portarlo fuori dall’Inferno.
Ma in quegli ultimi giorni era successo quello che era successo: Chidori era stata portata all’Inferno!
Non avrebbe permesso che lei venisse contaminata: dal male, dalla corruzione, da tutte le cose brutte che lo avevano segnato.
Per lei stava compiendo quel viaggio di ritorno all’Inferno, per tornare in Paradiso con lei.
Roanapur era un agglomerato di tutto ciò che aveva superato negli anni, qualcosa che non doveva intaccare l’animo candido di Chidori.
E allora come spiegare quel cielo? Limpido, immacolato, tappezzato di stelle.
Non era mai stato un tipo poetico o che provasse interesse per certe cose, eppure doveva riconoscere che quel cielo così puro, in un posto così sporco, aveva quasi del paradossale.
E al contempo la sua presenza sembrava la più giustificata di tutte; era abbastanza vicino da osservare la corruzione che albergava lì e anche così lontano da non rischiare di esserne sporcato.
Sosuke aveva avuto la forza di cambiare, aveva provato ed era riuscito a diventare una persona diversa; ora era lì, disteso di schiena, con lo sguardo rivolto al cielo limpido, segno del mondo verso cui aveva scelto di tendere.
-Ehy, moccioso…- lo chiamò Revy, sdraiata a terra , lo sguardo rivolto al pavimento, sporco e corrotto, di Roanapur; lei, forse per scherzo del destino, non “guardava” al futuro, continuava a fissare verso sotto, verso quella città che si era isolata dal mondo, estraniandosi, crogiolandosi nel suo peccato e nella sua imperfezione.
-… direi che gli abbiamo fatto decisamente il culo, a quello stronzo.- ghignò soddisfatta, ma, come lui, senza riuscire a muoversi.
Sosuke non distolse lo sguardo dal manto stellato.
Era davvero possibile che Roanapur fosse corrotta fin nelle viscere? Non c’era davvero la minima possibilità di provare a far nascere una piccola luce in quel posto? Chidori era stata in grado di illuminare il suo cuore impietrito da guerre e morte, forse…
-C’è un bel cielo stasera, non trovi?-
Magari sarebbe scattato qualcosa.
L’essere umano era una creatura contraddittoria, forse guardare qualcosa del genere avrebbe fatto scattare in Revy quella scintilla che era nata in lui per espandersi col tempo.
-Cavolo vuoi che me ne freghi? Pensa a goderti il fatto che abbiamo spaccato la faccia a quel bastardo. Ritieniti fortunato che non riesca a muovermi, o mi sarei alzata e avrei piantato una pallottola nella tua testa, avrei detto che era opera di quell’idiota poco più in là.- biascicò infastidita.
L’essere umano era contraddittorio, ma evidentemente quello che accadeva a Roanapur non si poteva estirpare.
Era l’apoteosi del male sulla Terra.
Sosuke sospirò, dava per scontato che ormai Chidori fosse al sicuro (l’aveva lasciata in mano a Kurz e Melissa), eppure non vedeva motivi per essere soddisfatto.
Lui continuava a guardare il cielo, Revy fissava ancora terra, restarono fermi per riprendersi, trascorsero il tempo in silenzio; non aveva vinto nessuno!
A parte Roanapur.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Ebbene? Sì, insomma, cosa ve n’è parso della conclusione dello scontro di Revy e Sosuke con Nick, vi è sembrato un po’ surreale? Forse un po’, ma se conoscete “Full Metal Panic” e Black Lagoon” potrete dire che non è poi così strano che siano riusciti a cavarsela in una situazione del genere.
E per di più, volendo improvvisarmi filosofo, mi metto anche a fare una pseudo-lezione di psicologia antropologa con tanto di situazione che sembri volerla rispecchiare alla fine.
Spero sia venuta bene, però, era il mio modo per rendere chiara quale sia, una volta di più, la differenza tra Sosuke e Revy: entrambi hanno vissuto la loro vita nell’oscurità andando vicino a perdere la loro umanità, Sosuke ha però avuto la fortuna di conoscere Kaname, colei che gli ha fatto scoprire la sua umanità. Revy non è stata altrettanto fortunata, chissà, forse se avesse conosciuto Rock prima sarebbe potuto cambiare qualcosa, sta di fatto che ormai lei di umano c’ha solo la brama di denaro e l’istinto di uccidere.
Detto questo, vi comunico che il prossimo capitolo della storia sarà anche l’ultimo.
Non guardatemi male, avevo detto fin dall’inizio che la storia, se fosse stata in versione animata, sarebbe stata un film, quindi non potevate certo pretendere durasse chissà quanto, anzi, io pensavo di sbrigarmela in 10 capitoli, ma alcune parti hanno richiesto un maggior approfondimento.
Ok, direi che ho finito, al prossimo (e ultimo) capitolo, arrivederci gente.


 
  
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