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Autore: PONYORULES    10/12/2015    3 recensioni
« Facciamo cinquecento grammi? ».
« No, stavolta non funzionerà ».
« Ok, cinquecento grammi di mandorle e duecento di fichi secchi » continua imperterrito.
Taehyung lo spinge via, usando l'unica mano libera. Nonostante ci sia poco spazio, per un attimo vede sparire la testa dell'amico mischiarsi alla folla che sta aspettando pazientemente la metro.
« Ti ripeto che non serve a farmi cambiare idea ».
« .. e una bottiglia da tre litri di succo al kiwi » conclude JungKook, mentre entra con fare distratto nel vagone. L'amico lo affianca, si siedono accanto e per dieci minuti non si parlano tra loro.
Potrebbero essere scambiati per perfetti sconosciuti, anche se con divise uguali continuano a sostenere ognuno il proprio cipiglio. Si guardano attorno: l'uno fissa la mappa delle linee metropolitane, l'altro conta le fermate che mancano, controlla di non aver sbagliato come è solito fare anche se scende alla stessa da che ne ha memoria.
« Due ».
« Mh? ».
« Hai capito benissimo ».
« No, affatto » sul viso del più giovane si apre un sorriso accattivante. « Due cosa? ».
« Due bottiglie, sei litri in totale » ora è il più grande a sorridere. « Prendere o lasciare ».
[Pairing: YoonKook/TaeJin] [Cameo: Block B, Apink]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The X Place
The X Pride

« No, non sono intenzionato.. » la voce di Hoseok traballa appena, mentre continua a tenere il telefono cellulare appoggiato all'orecchio sinistro. Continua a passeggiare febbrile per la stanza, l'altra mano a martoriarsi i capelli. « Come ti ho già detto non sono affari miei. Ora: se vuoi scusarmi torno alle mie attività ludiche, come ti piace chiamar- » si interrompe di nuovo, mentre alza gli occhi verso il soffitto con gesto teatrale. « Ho smesso di ascoltarti da qualche minuto, Noona. Non mi piace essere contattato su questo numero. Che cosa significa la domanda: in che senso? In quale altro senso può essere intesa la frase?! » torna ad abbassare il tono di voce, prende un lungo respiro; trattiene l'aria nella cassa toracica - una pallida illusione di poter raggiungere la pace dei sensi - e poi espira in un colpo solo.  « Ne parliamo quanto rientro a casa, cerca di calmarti » conclude, scrollando le spalle. 
« È successo qualcosa? » gli domanda distratto Jimin, mentre sfoglia una rivista di macchine sportive. I suoi occhi sono ridotti a due fessure, concentrato come è a cercare di leggere i modelli e le Marche in inglese, non si accorge che il suo amico si è seduto affianco a lui, le spalle fattesi sempre più curve. 
« Vuoi davvero saperlo oppure me l'hai chiesto perché ti sembrava educato interessarti? ».
« A dir la verità non importa abbastanza » risponde prontamente l'altro, mentre termina la sua lettura e si stropiccia gli occhi. « Non prenderla male, ma sono sicuro che non sia un problema grave ».
« Anche questa volta hai ragione. Sono io che mi faccio troppe paranoie ».
« Le vuoi bene. È un concetto molto semplice da assimilare, Hoseok. Devi solo prendere atto del fatto che la tua famiglia ti sta a cuore ».
« Non ci riesco ».
« Lavoraci sopra. Non ti sei sforzato abbastanza se continui a rinnegare le tue origini. Questa cosa ti sta sfuggendo di mano, amico mio. E fidati di me, ti conosco meglio di chiunque altro ».
« Sei sempre stato molto bravo a parlare dei problemi altrui ».
« Oh, così mi lusinghi ».
« Non era un complimento ».
« Ah, no? ».
Hoseok chiude di istinto gli occhi. « Lasciando da parte la tua sconfinata stupidità per un momento, toglimi una curiosità: non mi sembra tu abbia ancora detto al The X Place chi siamo.. Quello che siamo, o sbaglio? ».
« Non l'ho detto, giusto ».
« E perché? ».
« Non mi vergogno di essere figlio di una famiglia ricca. Non fra le più ricche, quello sei tu, ma di venire dall'alta società. Ma ci tengo a loro » Jimin si inumidisce le labbra. « E non mi era mai successo. Mi dispiacerebbe perderli. È da due anni che li conosciamo, perché dover rovinare tutto adesso? ».
« Perché non riesco ad avere due Hoseok in un unico corpo, ecco perché! » esclama indignato l'altro, battendo un pugno sul tavolo ed alzandosi in piedi. « Sono stanco di non essere onesto con loro! ».
« Vuoi davvero rischiare il tutto per tutto? » la domanda rimane in sospeso, non viene data una risposta. « Va bene, ho capito. Come se avessi possibilità di scelta. Conta su di me, amico mio. Forza, fammi strada, a quest'ora il negozio dovrebbe già essere aperto ».
 
Jongkook chiude la porta di casa dietro di sè, tiene lo sguardo basso perché ha timore di trovarsi davanti Taehyung. Sorpassa il grande albero in mezzo al giardino, quel giardino che ha sempre condiviso con l'amico di vecchia data. E quella mattina, la neve gli sembra più grigia, più spenta del solito. Una volta arrivato al cancello d'entrata, lascia la mano immobile sulla maniglia d'ottone. 
Ricordati di aspettare sempre Taehyung. Lo faresti per me? È un bravo bambino, ed abita nella porta di fronte a casa nostra. Se non lo vedi arrivare, aspettalo davanti al cancello del cortile. Mi piacerebbe faceste la strada verso scuola assieme. 
Non c'è stato giorno in cui Jongkook abbia varcato la soglia di casa dopo Taehyung: col tempo ha capito che è cosa che, come tante altre, è diventata una tradizione per loro. 
Gli si forma un nodo alla gola, non vuole aspettarlo, perché non è sua intenzione perdonarlo: nonostante sia ancora arrabbiato con lui, e deluso per tutte quelle volte che ha preferito omettere piuttosto che raccontargli la verità, JongKook non si sente nella ragione.
Ed è questo che lo sprona ad intestardirsi sull'attrito che si è formato fra di loro, che con le settimane è diventata una distanza che spesso non crede di poter più arginare. È sua intenzione non danneggiare troppo se stesso: questa storia gli ha portato via l'appetito e le ore di veglia si sono fatte sempre più lunghe. 
« Grazie » si sente dire e sobbalza, rendendosi conto di non essersi mosso di un millimetro. La mano è ancora ferma sul pomello. Taehyung forma un principio di sorriso. « Grazie » ripete.
« Non stavo aspettando te ».
« Fa lo stesso, ti ringrazio comunque ».
Jongkook grugnisce ed esce in strada, nasconde le mani nelle tasche del cappotto lungo verde militare e comincia a camminare verso la fermata dell'autobus. 
Una volta raggiunta la pensilina, si posteggia a fianco del piccolo cestino dei rifiuti lì accanto, come ha sempre fatto. Non gli piace stare in mezzo alla gente, e a quell'ora della mattina ci sono molti studenti affollati lì intorno. 
No.
Non è vero.
A lui non interessa il numero di persone presenti in un metro quadro di spazio. 
A Taehyung da fastidio la confusione.
Sono trascorse, per la precisione - conta mentalmente i giorni - due settimane e mezzo dalla vicenda in mezzo al loro cortile. Continua a sorprendersi di aver detto frasi così taglienti, ma riconosce di essere stato fuori di sè e di aver perso il controllo. 
Ogni giorno fa gli stessi ragionamenti; ogni mattina aspetta Taehyung davanti al cancello; si mette accanto a lui affianco alla fermata; si sorprende ogni volta di quanto il suo amico sia sempre stato fondamentale nella sua vita. E poi il tutto si ripete, in un loop che gli pare al limite della pazzia.
Jongkook capisce che l'unica cosa di cui ha bisogno è proprio questa: di continuare a percepire la presenza del suo più caro amico, senza doverci per forza entrare in comunicazione. 
E per l'ennesima ragione, Jongkook si dà dell'egoista.
« Io ci sono ma ho bisogno dei miei spazi. Ti sto affianco ma non mi parlare, per favore » gli sussurra la mattina dopo Taehyung, davanti ai cancelli del loro liceo. « È questo che stai pensando, vero? ». Non sentendolo rispondere, alza lo sguardo. « So che fai fatica a dormire, so che mangi poco. Lo so perché ti ho visto fare così tante volte. Hai bisogno di tempo per metabolizzare ciò che ti ho fatto e sto rispettando i tuoi spazi, anche se non me lo hai chiesto » Taehyung sospira. « Ma è difficile stare accanto ad una persona che non mi lascia entrare».
« Non voglio aprirmi con te » ribatte categorico JongKook. « Mi hai fatto male e non voglio più rischiare ».
« Ora ti dirò due cose » alza l'indice e il medio della mano destra, dita affusolate le cui estremità sono leggermente rosse per la bassa temperatura. « Ed entrambe non ti faranno piacere ». 
L'amico lo guarda di sbieco. « Sarebbero un'aggiunta a quello che mi hai già fatto, non credo tu voglia tutelarmi adesso. ».
Taehyung si irrigidisce, fa un passo verso l’amico, si trovano faccia a faccia. Sono pochi i centimetri che li separano, ma nessuno dei due retrocede. « Non ho mai smesso di farlo, è questo il problema. Che non l’hai ancora capito » si guarda intorno, rendendosi conto solamente in quel momento che altri studenti li stanno fissando, sgomitano altri per rimanere ad assistere ad un rissa che sembra imminente. « Seguimi ».
 
« Questa è la verità » conclude tutto d’un fiato Hoseok, mentre incrocia le braccia ed alza gli occhi sui presenti. 
Yoongi sta annuendo con la testa, ma la sua espressione sembra suggerirlo su un altro pianeta; Namjoon è statuario, non ha mosso un muscolo da quando l’amico ha cominciato a parlare; Jimin è affianco a lui, i suoi occhi saettano da una parte all’altra della stanza, come a voler cercare una via di fuga; SeokJin sta palesemente cercando di trattenere una risata. 
« A me non interessa » conclude infatti quest’ultimo. « Lo sapevo già, ma a me non interessa sapere nulla delle vostre vite. Non ho ancora capito perché mi consideriate vostro amico. Voi per me non lo siete, io non ho amici ».
« Nemmeno Yoongi? » domanda incredulo Jimin. 
« Lui è mio fratello ». 
« Quello che sta cercando di dirvi è che sapevamo già tutto » prende la parola Namjoon, mentre accavalla le gambe. Hoseok trova quella posizione particolarmente eccitante.
« Ma che vi vogliamo bene per quello che vi siete fatti conoscere » completa Yoongi, mentre accenna ad un sorriso. « Ognuno di noi ha dei segreti, e non siamo obbligati a condividerli. Lo facciamo se ci sentiamo pronti, non è un qualcosa che può riuscire se forzata ».
« Grazie per la comprensione ».
« Davvero, lo apprezziamo molto ».
Jin alza una mano. « Se io non apprezzassi la tenerezza di questa scena posso chiedere all’autrice di cancellarla? » ad uno sguardo minaccioso di tutti i presenti, il ragazzo abbassa la mano e sbuffa. « Okay, come non detto. Quanto siete noiosi ».
 
« Cosa ci facciamo qui? >>. 
« È il primo posto che mi è venuto in mente » risponde Taehyung. Entrano assieme nel giardino botanico poco lontano dal loro liceo, passeggiano lungo la riva del piccolo stagno ghiacciato. « È bellissimo venire in primavera » sorride. « Abbiamo sbagliato stagione ».
« C'è così tanto silenzio qui » ammette Jongkook. 
« Non è forse quello di cui hai bisogno? ».
« Sì, hai ragione. E la tua voce rovinerà tutto » vorrebbe aggiungere un "come al solito", ma non vuole peggiorare la situazione.
« Mi reputo un tuo amico proprio perché non mi limito » incomincia Taehyung, mentre si china a raccogliere un pugno di neve. La sbriciola fra le mani, le dita la fanno scivolare sul manto ancora intonso. « Mi reputo un tuo amico perché non ho mai avuto mezzi termini, mezze misure. Se devo dirti una cosa non penso alla tua sensibilità, la dico e basta. E ho fatto questo ragionamento anche quando ho preferito stare in silenzio. Non ti ho mentito, ho omesso. Alcuni reputano più grave questa scelta, e magari hanno ragione » prende una pausa, mentre si avvicina all'amico che nel frattempo si è fatto scuro in volto. « So di averti fatto male ma non posso chiederti scusa ».
« Lo sapevo ».
« Questa era la prima cosa che volevo dirti: non riceverai da me un "mi dispiace", niente di tutto questo. Perché non mi sono pentito di quello che ho fatto, e tornando indietro probabilmente lo farei altre cento volte. So che anche adesso ti sto facendo male. E so anche che per te è inconcepibile, ma fidati di me: ti stavo proteggendo. Non volevo vederti star male per qualcosa che successo tanto tempo fa ».
« Io per primo non ti ho chiesto di farlo, questo è quello che continuo a ripeterti e che ti ripeterò sempre: so difendermi da solo ».
« Ma io ti voglio troppo bene per lasciartelo permettere, non capisci? ».
« No! Non capisco! ».
« Allora rispetterò questa tua incomprensione ».
« Qual è la seconda cosa? ».
Taehyung deglutisce a disagio. « Sì, allora.. ».
« Dimmela ».
« Ho baciato Jin ». 
JongKook sgrana gli occhi, spalanca la bocca e si mette entrambe le mani a stringersi il cranio. « Mi stai prendendo in giro? ».
« Non dovevo dirtelo, io.. Effettivamente non c'entra niente con il discorso che stavamo facendo ».
« Affatto ma.. Quando? » l'amico, dopo settimane, comincia a ridere contro al cielo, gli occhi socchiusi per lo sforzo. « Ti rinfaccerò il tuo "no, non è il mio tipo" per l'eternità! » esclama, mentre si lascia cadere a peso morto sulla neve. Taehyung lo raggiunge preoccupato, rimanendo in piedi e sovrastandolo. 
« Cosa ci fai per terra, si può sapere? ».
« Ho bisogno di congelarmi il culo per capire che sono ancora vivo » gli risponde l'altro, di getto. « Ho passato troppo tempo da solo. Ho bisogno di ridere, di correre, di fare tutto ciò che voglio. Ho bisogno di vivere! » e urla. 
Gli occhi di entrambi si inumidiscono. No, non è il vento che ha cominciato a soffiare il colpevole di quelle lacrime che rigano quattro guance invece che due. 
« Non me lo sentirai ripetere molte altre volte, quindi ascoltami bene » riprende Taehyung. « Mi sei mancato ».
« Giusto così ».
« Già » risponde, mentre si asciuga ciò che si è già congelato. « Giusto così ».
 
« Siete arrivati tardi, che peccato » saluta entrambi Jin, mentre chiude la serranda del The X Place. « Dovrò per forza mandarvi a casa ».
« Venite con noi » propone Yoongi, mentre finisce di chiudere il lucchetto. « Vi portiamo nel nostro posto segreto, Jimin e Hoseok sono già là ».
« Ci farebbe molto piacere » rispondono in coro Taehyung e JongKook. 
« Coraggio, allora! Andiamo! ».
« Non me ne capacito » dice Jin, scrollando le spalle.
« Come se non ti facesse piacere vedermi » lo provoca Teahyung. 
« Oh, effettivamente non la vedi la mia faccia in questo momento? » si punta il dito addosso. « Sono una Pasqua ».
« Mi piacerebbe scambiare due parole con te, Jongkook. Ti va? ».
« S-sì ».
« Ne hai passate parecchie recentemente, non è così? Credo che la maggior parte della colpa sia mia, e mi piacerebbe rimediare » Yoongi lo guarda negli occhi per una manciata di secondi e gli sfiora la mano con la sua. « Spero tu possa perdonarmi ».
« Non hai niente di cui perdonarti! Perché dici così? ».
« Perché ancora non ti ho raccontato tutto. Una volta fatto, starà a te decidere ». 
« Non ce n'è bisogno » risponde subito Jongkook, mentre entra in contatto con quel corpo che lo ha sempre immaginato caldo, ma che invece lo trova freddo. Intreccia le dita con quelle di Yoongi, mentre il cuore sembra scoppiargli nello sterno. « Dico sul serio, tu non mi devi niente ».
L'altro ragazzo sembra rilassarsi al suono di quelle parole. 
  
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