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Autore: Stellalontana    05/03/2009    1 recensioni
________Postato l'ultimo capitolo_________ Siamo giunti alla fine.
-Capisco- replicò Briseide. [...]-Allora è meglio se per questa volta sono io ad occuparmi di te- ridacchiò lei, baciandogli la fronte -sei d’accordo?-
-Come potrei non esserlo?- chiese allora Will, cercando di non perdere la presa sulla realtà.
Ma poi, non riuscendoci, la lasciò andare, e scoprì che in quel momento non importava poi così tanto.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 10


Capitolo dieci



Quando Briseide aprì gli occhi la luna era già alta. Il cielo era coperto di stelle, molte più di quanto era abituata a vederne a Salazard. Sospirò. Aveva freddo, anche se il mantello che le aveva dato Seth era di lana. A giudicare dai movimenti del gruppetto di briganti doveva essere passata da poco la mezzanotte. Le guardie non si erano ancora date il cambio e Seth dormiva profondamente al suo fianco. Briseide si guardò il braccio. La corda di cuoio era saldamente assicurata al polso di Seth. Lo maledisse tra sé e sé, mentre si voltava di schiena, osservando il cielo. Erano ormai troppi giorni che viaggiavano e secondo i suoi calcoli l’indomani sarebbero arrivati al confine con la Solea. Rabbrividì. Non aveva nessuna intenzione di entrare in Solea, ma se qualcuno non fosse venuto a salvarla... un brivido freddo le scese lungo la schiena. Che cosa aveva intenzione di fare Seth appena entrati in Solea? Purtroppo non lo sapeva e lui non glielo avrebbe detto nemmeno sotto tortura. Sorrise tristemente. Nessuno fino ad ora, che lei sapesse, era venuto a cercarla. Nessuno si era preoccupato di dove lei potesse essere? E suo padre? Suo padre aveva ricevuto il messaggio che Seth le aveva detto di avergli inviato? Non seppe se si fosse riaddormentata, o se fosse stato soltanto un fastidioso dormiveglia, ma quando la corda di cuoio venne tirata con violenza Briseide si svegliò del tutto.
-Alzatevi- le ordinò Seth, in un tono che non gli aveva mai sentito usare -Dobbiamo andare-
-Che cosa c’è?- chiese lei spolverandosi il vestito -I cani hanno fiutato il nostro odore?-
Seth ghignò in un modo che fece venire i brividi a Briseide -Non fate del sarcasmo con me, Briseide- mormorò -non ne vale la pena-
La strattonò fino al suo cavallo dove la aiutò a montare. Briseide rimase in silenzio per qualche minuto. Seth camminava di fianco al cavallo, dietro due dei suoi briganti. -Dove siamo diretti?- chiese alla fine Briseide. Seth non rispose subito. Si strinse il mantello al collo, appoggiando la mano legata sul collo del cavallo. Solo allora Briseide vide le piaghe che la corda aveva causato sulla sua pelle abbronzata. E si sentì un po’ in colpa.
-In Solea- ribatté alla fine Seth in tono lugubre. Briseide trasse un respiro.
-E cosa ci andiamo a fare in Solea?-
-Potrete essere al sicuro, finché vostro padre non pagherà- rispose quasi ringhiando Seth.
-Se pagherà- replicò Briseide -Non siete nemmeno sicuro che il vostro messaggio sia arrivato-
Seth la guardò. I suoi occhi blu erano più cupi che mai. -Il messaggero non è tornato indietro, mia bella principessa. E ciò vuol dire...- la guardò come se parlasse con una bambina. Quell’atteggiamento mandava in bestia Briseide. Ricambiò lo sguardo, ma non rispose.
-... ciò vuol dire- continuò Seth alzando le spalle -che vostro padre l’ha giustiziato-
-No!- strillò Briseide -Mio padre non farebbe mai una cosa del genere!-
-Ne siete sicura, Briseide?- chiese Seth sorridendo. -Vostro padre è un uomo saggio e onesto- la schernì -Pagherà-
-Che cosa vi ha portato via?- domandò Briseide, forse per la centesima volta. Questa volta Seth sospirò, scocciato.
-Ne ho abbastanza delle vostre domande, Briseide. Dateci un taglio- le ordinò. Briseide si zittì. Sapeva che era meglio non farlo irritare. Continuò a guardare davanti a sé, scrutando con la fronte aggrottata le nubi che si addensavano all’orizzonte.
Chissà che cosa stava facendo suo padre? E Will, dov’era? Stava bene, che cosa gli era accaduto dopo che si erano lasciati? Briseide tolse da sotto il vestito la catenina che portava al collo. Una volta c’era attaccato l’anello che adesso portava al dito Will. L’avrebbe mai rivisto? L’avrebbe mai riabbracciato? Avrebbe mai potuto di nuovo guardarlo nei suoi bellissimi occhi azzurri? La pensava come lei pensava lui? Si domandava mai che cosa stesse facendo, a cosa stesse pensando, se stesse bene?
Briseide sentì le lacrime pungerle gli occhi, ma non doveva piangere. Era abbastanza forte da non permettere altri motivi di scherno a Seth. Se solo avesse avuto notizie di Will, se solo avesse potuto sapere qualcosa di lui. Se solo non fosse mai partita dal suo castello. Briseide aggrottò le sopracciglia. Era tutta colpa di suo padre. Lui aveva voluto che lei lasciasse il castello ed era stato sulla strada che avrebbe dovuto condurla in un luogo sicuro, che era stata catturata da Seth.
Sarebbe mai riuscita a fuggire? Sarebbe mai riuscita a rivedere Will? Che cosa stava facendo, che cosa stava pensando?

*

Will si svegliò di soprassalto. Non mise subito a fuoco l’interno della camera, né il baldacchino di broccato verde sopra di lui. Si passò una mano sul volto, scoprendosi sudato. Si districò dalle coperte e si mise seduto sul materasso. Passò in rassegna la stanza, grande quanto una delle locande in cui aveva dormito per tutto il viaggio, le pareti di pietra grigia, lo scrittoio di legno, i fogli di pergamena, i suoi vestiti gettati con malagrazia su una poltrona. Si alzò e si vestì.
Lusso, pensò, mentre si agganciava al collo il mantello, pregi e difetti. Lisciò le pieghe della tunica blu-verde di velluto, gettando un'occhiata  ai pantaloni bianchi e gli stivali. Principe, si disse, chi l’avrebbe mai detto?, rise, sommesso, mentre apriva le tende che coprivano l’unica finestra. Il cielo era coperto da grasse nubi scure, che preannunciavano un temporale. Will non sapeva che cosa suo zio avesse in mente, quando, la sera prima, gli aveva annunciato un grande giorno. Sembrava improvvisamente ringiovanito di dieci anni, un sorriso radioso si allargava sul suo viso gioviale. Ashat era stato informato del piccolo “cambiamento di programma” che aveva interessato il re e il futuro re della Solea. Il Primo Ministro era rimasto letteralmente scioccato quando Lyone gli aveva comunicato che a breve non sarebbe stato più il suo Primo Ministro, ma quello di Will. Certo, Will non ci teneva proprio per niente ad avere quel serpente a sonagli pronto a sputare tutto il suo veleno, vicino a sé, ma prima dell’incoronazione non poteva fare diversamente. Ed era proprio quello che preoccupava di più Will. La cerimonia era stata descritta da Ashat come grandiosa, sfarzosa, elegante e principesca. Will non aveva la più pallida idea di che cosa avrebbe dovuto fare. Insomma, era cresciuto come il figlio di un mugnaio, tra le galline e i maiali, farina e chicchi di grano duro, nessuno poteva pretendere che sapesse in che cosa consiste un incoronazione. A Erden poi, non c’era nemmeno un re, ma un Consiglio di Anziani, con sede a Serena.
Qualcuno bussò alla porta, distogliendolo dai suoi pensieri. -Avanti-
-Ciao- la voce bassa di Astro non prometteva nulla di buono, quando varcò la soglia della camera di Will. La ragazza indossava una tunica di broccato ocra e un paio di pantaloni marrone scuro, infilati negli stivali di cuoio. Una lunga fascia le cingeva la vita fina e scendeva come una coda dietro di lei. Sembrava contrariata.
-Buongiorno- la salutò Will -Dormito bene?- chiese. -Il materasso è troppo morbido- replicò Astro aggrottando la fronte -E poi...- si morse un labbro, abbassando lo sguardo -dormo meglio con te-
Will scoppiò a ridere. -Non discuto- disse -ma le regole sono regole- -Chi se ne frega delle regole- sbottò Astro -Comunque c’è tuo zio che vuole vederti, di sotto- indicò la porta ancora aperta -Subito-
-D’accordo- sospirò Will. Insieme ad Astro scese nella sala del trono dove suo zio lo stava aspettando. Accanto a lui c’erano due persone che Will non aveva mai visto, nei tre giorni che era rimasto al palazzo. La prima era una donna, bionda, dai capelli raccolti in una crocchia austera, e le rughe marcate attorno agli occhi. La seconda un uomo molto più giovane di Lyone, sulla ventina, che teneva in braccio un bambino, di due, forse tre anni. Il bambino aveva i capelli castani, e stringeva morbosamente il bavero della camicia ricamata d’oro dell’uomo.
-Oh, Will- lo salutò Lyone con il solito tono radioso che gli aveva sentito usare nei tre giorni precedenti -Vorrei presentarti alcune persone- si voltò -Lei- indicò la donna che s’inchinò -è mia moglie Oriana, e loro- indicò l’uomo con il bambino -sono mio figlio adottivo Sirio e suo figlio Elias-. Will fece un cenno con la testa, mentre Sirio gli rivolgeva uno sguardo diffidente. La donna si avvicinò a Will, osservandolo con attenzione. -Assomigli molto a tua madre- disse con un tono grave -per quanto ho potuto vedere nell’unico ritratto che abbiamo di lei-
-Vi ringrazio- Will chinò leggermente il capo.
-Non c’è bisogno che tu mi dia del voi, Will. Non sono nemmeno la regina, non posso esserlo essendo incapace di generare figli- nel tono di Oriana Will riconobbe una nota di rammarico. Non rispose, limitandosi ad abbozzare un sospiro. Lyone prese dalle braccia di Sirio il bambino.
-Lui avrebbe dovuto succedermi, come erede- gli sfiorò il naso con la punta delle dita -ma visto che sei tornato posso ritenermi in pace con la mia coscienza-
-Chi è la madre?- chiese Will, accarezzando per un attimo la testa castana del bimbo. Elias rimase immobile, guardandolo con un espressione tra il risentito e il divertito.
-Una contadina- si sentì rispondere dal padre, Sirio. -Una contadina del villaggio qui accanto. Perché lo chiedete, principe?-
Will storse il naso udendo quella parola. Principe, non la sentiva nemmeno lontanamente sua.
-Dovrebbe essere qui anche lei, o sbaglio?- chiese. Sirio atteggiò le labbra in un modo che Will odiò subito.
-Sua madre era solo una contadina. Io sono stato adottato dal i>re- alzò lentamente la voce -per questo lei non è qui-
-Adesso- sbottò Will, esasperato -non c’è più bisogno di te, però-
-Calmi- Lyone passò di nuovo Elias al padre -Calmi. Non siamo qui per discutere. Will devo chiederti una cosa molto importante- gli fece cenno di venire con lui.

Astro, che per tutto il tempo era rimasta immobile si mosse. Will però la fermò. -Ti dirò tutto- le assicurò quando lei tentò di protestare. Will seguì suo zio fuori dal castello, nelle stalle. Presero due meravigliosi cavalli nero inchiostro, e uscirono dal ponte levatoio.
-Vedi Will- cominciò ad un tratto Lyone indicando la campagna che si estendeva a perdita d’occhio alla loro sinistra -la Solea è un bellissimo paese, ma non è sempre stato così. Quando mio padre, tuo nonno, salì al trono, la Solea era divisa da una tremenda guerra civile. Padre contro figlio, fratello contro fratello. Tutto era governato dalla vendetta. Mio padre riuscì a cancellare l’odio dai cuori della gente- sospirò -ma ci rimise la vita. Avrebbe regnato ancora per molti anni, almeno fino a quando io o tua madre non avessimo compiuto i diciotto anni- guardò Will, che osservava con occhio critico il fumo levarsi dalla loro destra, verso le steppe.
-Quello- disse Lyone -è il fuoco degli ultimi villaggi del confine con Grande Deserto, incendiati dai soldati dell’Aschart. Anche tu hai combattuto, nipote- sospirò di nuovo, più a fondo -sai com’è la guerra-
-La guerra è tremenda, zio- lo interruppe Will -E mi auguro che finisca presto-
-Solo re e governatore possono deciderlo, Will- Lyone scosse la testa -Ci vorrebbe un miracolo-
-O un qualcosa di celebrativo- commentò il ragazzo, mentre osservava preoccupato una colonna di soldati proveniente da sud. -Un qualcosa che facesse incontrare i due regni, che portasse un solido accordo tra i due governi-
-Un accordo?- chiese Lyone -Che cosa vuoi dire?-
-Non lo so- ammise Will leggermente imbarazzato -Qualcosa di simbolico, che non pregiudichi la libertà di ogni popolo, ma che ne valorizzi l’unione. In fondo Aschart e Solea non sono poi così diversi. Ho vissuto in Aschart. Ho conosciuto persone buone- sorrise -non solo soldati assetati di terre e vendetta-
-Capisco cosa vuoi dire- riprese Lyone accarezzandosi il corto pizzetto moro -ma che cosa hai intenzione di fare? Ho provato qualsiasi tentativo di accordo, tra noi e l’Aschart, ma per adesso nessuno nei miei dispacci è tornato indietro firmato dal Governatore-
Will rimase in silenzio. Alla sua sinistra i campi di grano si trasformavano pian piano in campi di riso o farro, e alla sua destra le Steppe avanzavano inesorabilmente. Fermò il cavallo, e scese, quando furono arrivati ad un’altura. Il palazzo di Desra svettava tra le nubi. Uno spicchio di cielo si era aperto proprio sopra di loro e un vento fresco faceva frusciare le foglie dei rari alberi. Will si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte. Tra poco avrebbe dovuto tagliarli di nuovo, o sarebbero stati troppo lunghi, per un principe. Sorrise fra sé e sé, accorgendosi soltanto in quel momento di quanto la sua vita fosse cambiata da quando aveva disertato. Dio, pensò, sembra un secolo fa.
-Volevo chiederti anche un'altra cosa, Will- cominciò Lyone.
-Dimmi pure zio- rispose Will, voltando la testa verso di lui.
-Quella ragazza, Astro... che cosa provi per lei?- chiese, rigirandosi tra le mani un sasso. Will arrossì. Aveva temuto quella domanda.
Sospirò cercando le parole giuste. -Non lo so- rispose sincero -Non potrei dirti che la amo. No, è qualcosa a metà. Affetto credo-
-Capisco- borbottò Lyone -e lei?-
-Le mi ama- ribattè Will desolato -Ma non posso fare nulla per lei- aggrottò la fronte -C'è qualcosa di molto più importante di Astro a qui pensare per il momento, non trovi? Per esempio un tentativo di pace con l'Aschart-
-Qualsiasi tentativo, Will- cominciò Lyone guardando l’orizzonte -è andato a vuoto. E in più, da un paio di settimane si vocifera che qualcosa di brutto stia accadendo a Salazard-
Will s’irrigidì. -Che cosa vuoi dire?- chiese.
-Si dice che la figlia del Governatore sia molto malata- azzardò Lyone -ma secondo me la faccenda è un’altra- si sedette su un masso -Il fatto è che ho paura che qualcuno all’interno della corte voglia impedire la tregua per cui sto lavorando da mesi, evitando le incursioni di briganti in Aschart- si prese la testa tra le mani -Ho l’impressione che qualcuno stia architettando qualcosa alle mie spalle-
-Dubiti di qualcuno in particolare?- chiese Will, sedendosi accanto allo zio. Lyone abbozzò un sorriso.
-E chi altri se non Ashat?- scosse la testa -Era il Primo Ministro di mio padre, e mi ricordo di come lo manovrava. Manovra anche me se è per questo- ridacchiò, tristemente -Il mio consigliere più fidato è dedito a pratiche... dubbie, da molti anni a questa parte, e non so se sia del tutto colpa di mio padre, o anche di mia madre. Lei... Ashat era il suo amante- rivelò tetro. Will trasalì.
-Ma...-
-No, stammi a sentire Will- si voltò verso di lui, con uno sguardo determinato -qualunque cosa stia succedendo non è una buona cosa. Né per la Solea né per te. Erediti un mondo in fiamme, nipote, un mondo diviso dalla guerra. E la guerra è terribile- la sua voce divenne un sussurro. -Ho tentato di convincermi che tutto sarebbe stato migliore quando saresti arrivato, ma non è servito a molto-
Will non rispose nemmeno in quel momento. Pensava a Briseide. Briseide che l’aveva aiutato a scappare, che l’aveva soccorso. Aveva un debito con lei. Come stava? Dov’era? Era vero che era malata? E che cosa sarebbe successo se... Will scosse la testa, scacciando quel pensiero. Avrebbe voluto correre di nuovo in Aschart, ma a cosa sarebbe servito adesso? Adesso aveva un altro compito da svolgere. Ma il suo cuore era diviso. Una parte, era rimasto in Aschart, accanto agli occhi ambra di Briseide, mentre l’altro batteva furioso quando quelli cobalto di Astro lo guardavano sorridendo. Possibile che la mia vita sia costellata di guai?, si chiese.
Non era certo la prima volta che si trovava in una situazione poco felice. Ed era sicuro che non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Ma il problema rimaneva. Briseide lo stava pensando in quel momento? Sentiva la sua mancanza quanto lui la sentiva della ragazza? O forse si era ormai rassegnata a sposare Guy? No, Will questo non l’avrebbe mai permesso. Improvvisamente un'idea, sebbene fosse completamente pazza e irrazionale, illuminò la sua mente come un fulmine a ciel sereno. Si alzò di scatto.
-Andiamo, zio- lo incalzò, correndo verso i cavalli -Mi è venuta un’idea- montò in sella, e spronò il cavallo.
-Che genere di idea?- chiese Lyone avvicinando il suo cavallo a quello del nipote.
-Un’idea pazzesca, ma forse è l’unica che mi permetterà di porre fine a questa stupida guerra- sorrise -ho conosciuto la figlia del Governatore. Ho un debito con lei. Torniamo al castello, questa volta sarò io a scrivere al Governatore-
Lyone lo guardò. I suoi occhi neri parvero brillare, quando capì le sue intenzioni. Scosse lievemente la testa.
-Sei proprio figlio di tua madre, ragazzo mio- disse.
Will in quel momento si sentì orgoglio di se stesso, per la prima volta nella sua giovane vita.

*

Quando Briseide scese dal cavallo era ormai notte inoltrata. Oscura le faceva venire i brividi e Seth aveva deciso che soltanto loro avrebbero alloggiato in una locanda. Spacciandosi per fratelli avrebbero dormito in camere separate, ma una guardia sarebbe arrivata nel mezzo della notte per sorvegliare la porta di Briseide.
Seth passeggiava irrequieto su e giù per la camera di Briseide mentre lei, protetta dal suo mantello, teso da una parte all’altra della camera, entrava in una vasca colma d’acqua calda.
Finalmente, pensò, mentre s’immergeva. Era il primo vero bagno che faceva da tre lunghissime settimane.
-Fate presto!- sbottò Seth dall’altro lato della barriera. Briseide sbuffò.
-Se avete qualcosa in contrario al mio bagno- cominciò sprezzante -andatevene nella vostra stanza!- sentì il brigante commentare con aggettivi poco lusinghieri il “suo bagno”, poi lo stridore dell’unica sedia e Seth che si sedeva. Briseide ridacchiò.
-Anche voi dovreste farvi un bagno, Seth- disse sardonica. -Vi farebbe bene-
-Volete che venga?- la voce del brigante si alzò un tono, sprezzante. Briseide arrossì.
-Non ho detto questo-
-Allora state zitta e non mi scocciate!- brontolò Seth. Briseide poteva quasi vederlo: la figura imponente seduta su quella seggiolina, come un orso su uno sgabello pericolante, le braccia incrociate e la fronte aggrottata, in un’espressione di rabbia trattenuta.
Aveva imparato a conoscerlo, perciò sapeva perfettamente che la guardia che che avrebbe messo davanti alla sua porta sarebbe stata l’unica in grado di non addormentarsi. Briseide aggrottò la fronte, pensierosa. Doveva scappare. E l’avrebbe fatto quella sera, altrimenti sarebbe rimasta con Seth e i suoi briganti per tutta la vita. Suo padre non avrebbe mai pagato e se nessun messo con notizie era più tornato... allora voleva dire che la vita di Briseide era appesa solamente al suo coraggio e alla sua volontà. Si alzò, e si rivestì. Il vestito verde scuro di velluto, era semplicissimo e una fascia rosa antico le cingeva i fianchi snelli. Non sapeva perché Seth le aveva comprato quel vestito, ma non poteva certo entrare in Solea con quello che era rimasto del suo vecchio vestito. Uscì dalla barriera, e lo vide seduto sulla seggiola. Seth la guardò, compiaciuto.
-State bene, adesso?- ringhiò.
-Sì, grazie- sbottò Briseide sedendosi sul letto. -Buonanotte-
-Rimarrò finché non vi sarete addormentata- rispose truce Seth -Non ho nessuna intenzione di lasciarvi da sola per più di dieci minuti-
-Siete un uomo di poca fede- lo accusò Briseide -dove potrei andare? Non conosco questo posto, non posso uscire perché c’è una guardia là fuori e non posso saltare dalla finestra, perché correrei il rischio di rompermi una gamba-
Seth parve soppesare le parole di Briseide, che sperando di essere stata convincente, lo guardava.
-Non avete tutti i torti, Briseide- disse alla fine Seth -ma non mi avete convinto- sorrise in un modo che Briseide trovava molto irritante e accavallò le gambe -Ora dormite. Domattina dovremo alzarci all’alba-
Briseide non sopportava di essere liquidata in quel modo, ma voltò le spalle al brigante e si sdraiò sul duro letto. Almeno non era costretta ancora a dormire per terra. Non voleva ancora sottostare alle sevizie di Seth, perciò doveva trovare il modo di scappare. Quando se ne fosse andato avrebbe inventato qualcosa. Per il momento, con lui lì, non poteva fare nulla, se non fingere di dormire. Ma che cosa avrebbe fatto dopo essere scappata dalla locanda? Dove sarebbe andata? Si morse un labbro nell’oscurità della camera. Sentiva il respiro di Seth, non troppo vicino, per fortuna, regolare e forte. Era quasi in Solea. Avrebbe potuto cercare tracce del passaggio di Will. Chissà dov’era in quel momento?
Quando Briseide si risvegliò si accorse che l’unico rumore nella camera era il proprio respiro. Si alzò, furtiva, improvvisamente sveglissima, e accese la candela. Alla fioca luce strappò ciò che rimaneva del suo abito e tolse dal letto le lenzuola ruvide. Le annodò e le fissò ad una delle imposte. Avrebbero retto il suo peso? Briseide non se lo chiese nemmeno. Afferrò il tessuto e uscì dalla finestra. Le sue scarpe sbatterono contro il muro. Fino a quel punto non si era fatta male e una gioiosa euforia s’impadronì di lei. Il primo passo era fatto. Scese con cautela i pochi metri che la dividevano dal suolo. Sarebbe stata di nuovo libera, libera di andare a cercare Will, libera di dirgli quanto lo amava, libera finalmente di poter rimanere insieme a lui, oltre che di dargli una lezione per quella graziosa ragazza con cui viaggiava ormai da giorni... no, settimane... e per quanto riguardava...
Briseide si sentì afferrare per la vita. Scivolò dalla presa sul lenzuolo e cadde all’indietro con un grido strozzato. Sentì delle braccia che la cingevano con forza.

-Sei molto coraggiosa per essere una donna, Briseide, ma anche tremendamente sciocca- una voce familiare la fece rabbrividire, mentre una mano le afferrava i polsi -credevi che non ti avrei tenuto d’occhio?- la voce sospirò e la stretta sui fianchi di Briseide si trasformò in una morsa. Briseide strinse gli occhi, cercando di non urlare.
-Avevo pensato di darti un “premio” perché ti eri comportata bene- ridacchiò -il vestito, la locanda... ma adesso- la voce di Seth era ormai un basso ringhio -adesso non ci sarà più alcun premio, per te-




SPAZIO AUTRICE

Araluna: Ciao cara! Posto un po' in ritardo per motivi di tempo e connessione ad internet.... *me sbuffaaaaaaa*
Comunque, grazie per la tua recensione, non pensavo che ti piacesse il capitolo, devo confessarti che ero piuttosto scettica... Ma per fortuna l'hai apprezzato!! Ti ringrazio. Già, Ashat è proprio buffo, invidioso di Will perchè vorrebbe essere lui a tenere la corona sulla testa, come di solito succede con i consiglieri! Spero che tu apprezzi questo capitoletto senza nessuna pretesa.... Un bacione.
ps: non ho potuto riguardarlo, perciò ci sta che siano degli errori. Spero di no! Baci baci,
Stellalontana*




   
 
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