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Autore: Lady I H V E Byron    17/12/2015    3 recensioni
Gli eventi raccontati in "Soul Eater" sono solo una piccola parte degli 800 anni della Shibusen. Invero, non è stata la prima volta in cui la Shibusen subì un attacco interno da parte delle streghe. Vent'anni prima, un'altra strega cercò di distruggere Shinigami e resuscitare il Kishin Ashura. Tutto era cominciato dalle misteriose scomparse di alcuni cittadini di Death City, scomparse tramutate in un'invasione di non-morti.
Eros e Thanatos, due studenti prima del N.O.T., poi dell'E.A.T., tra dubbi, ostacoli, decisioni, intrighi, sfide e difficoltà affronteranno e risolveranno con coraggio e determinazione gli oscuri misteri che minacciano Death City. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: il titolo di questo capitolo e della storia intera è un piccolo omaggio a Freud, il mio filosofo preferito.
 

Eros e Thanatos
 


I due “gemelli” si ritrovarono all’aeroporto e presero un pullman diretto proprio a Death City. Erano entrambi emozionati, molto più di quando si erano incontrati la prima volta in Germania.
Entrambi si erano muniti del “Libretto del nuovo studente alla Shibusen”.
“La scalinata di fronte alla scuola serve a sviluppare meglio i muscoli delle gambe…” lesse la ragazza, mentre entrambi camminavano verso la scuola.
Dopodiché guardarono in avanti: effettivamente, una marea di scale li separava da un grande edificio che sembrava quasi toccare il cielo.
Lei quasi impallidì, mentre lui le osservava in modo passivo.
“Andiamo?” domandò il ragazzo, ancora con lo sguardo rivolto verso l’alto.
La ragazza sospirò.
“Sarà molto più dura di quanto ho pensato…”
Non era passato un quarto d’ora che i due ragazzi erano vicini alla metà della scalinata. Il problema più grande erano sia le valige che gli zaini che portavano sulle spalle. Portavano i trolley, ma non ce la facevano a sollevarli, mentre salivano, e trascinarle come facevano sul suolo piatto li avrebbe sbilanciati all’indietro, rischiando di cadere. Dovettero fare diverse pause, prima di raggiungere la cima.
Si sedettero sull’ultimo gradino, per riposarsi e per bere acqua. Del sudore stava scendendo dalle loro fronti, dovuto anche alla temperatura estiva.
Tuttavia, ogni loro stanchezza si dissolse, appena videro il panorama innanzi a loro.
Death City sembrava immensa dall’alto e anche bella. Osservarono anche la scalinata che avevano appena percorso: effettivamente era alta come avevano pensato.
Una volta entrati, dovettero dirigersi nella classe per l’orientamento dei nuovi studenti. Per fortuna, sulla bacheca di fronte all’entrata principale c’era affisso un cartello che indicava la direzione da prendere.
Inoltre, i due ragazzi notarono due studenti battibeccarsi fra loro, con le loro armi in mano.
L’interno della scuola era praticamente composto da corridoi: sembrava un labirinto. Per fortuna c’erano diversi cartelli che indicavano la classe interessata loro.
Una volta raggiunta, diedero le loro generalità alla professoressa che si trovava ivi.
“Come siete classificati?” domandò, una volta registrati i loro nomi.
“Maestra D’Armi.”
“Arma.”
“Bene. Mettetevi questi cartellini.”
La donna aveva porto ai due ragazzi due cartellini con scritto sopra “Maestro” uno e “Arma” l’altro.
“E’ fantastico!” esultò, con voce moderata, la ragazza italiana, mentre si metteva il cartellino sulla maglia “Adesso siamo ufficialmente membri della Shibusen!”
Il ragazzo, invece, non sembrava ancora convinto. Nel tentativo di mettersi il cartellino, quest’ultimo gli scivolò dalle mani, per poi cadere per terra. Chinandosi per raccoglierlo, non si era reso conto che la porta della classe si stava di nuovo aprendo; infatti urtò sul suo fondoschiena, il che lo fece barcollare in avanti.
Per fortuna, la sua amica, di fronte a lui, lo prese per le spalle appena in tempo.
“Stai bene?” domandò ella, sorridendo.
“Sì, grazie.”
Ad entrare furono due ragazzi, circa coetanei di lui: entrambi erano mori, ma uno era basso e di corporatura tra il robusto e il grasso, mentre l’altro era alto e robusto.
“Ehi, guarda dove vai, biondino!” aveva detto quello più grasso.
Il ragazzo tedesco lo osservò con aria quasi umiliata e gli chiese scusa, ma la ragazza, frustrata dal tono dell’altro, gli esclamò, puntandogli il dito contro: “No, TU guarda dove vai, amico!”
Non ebbe modo di iniziare una discussione che l’amico la prese per una spalla, portandola vicino alla finestra.
“Non era necessario che mi difendessi…” mormorò lui, un po’ seccato.
“Ma non puoi lasciare che dei ragazzini ti trattino così!”
Una volta riuniti i nuovi studenti, la professoressa cominciò a parlare:
“Benvenuti alla Shibusen. Io sono Ivy, una degli insegnanti. Come forse avrete capito, alcuni di voi, in questa stanza, sono in grado di cambiare la propria forma, trasformandosi in Armi, e coloro che detengono le Armi vengono chiamati Maestri D’Armi. Le Armi e i Maestri D’Armi devono sapersi aiutare l’un l’altro: le Armi, per divenire tali, hanno bisogno dei Maestri. Un Maestro da solo non può combattere, lo stesso vale per l’Arma. Per fare in modo che Arma e Maestro entrino in sintonia, è necessario che le loro anime debbano avere la stessa lunghezza d’onda. In caso contrario, l’Arma può presentare alcuni effetti collaterali, tra cui non essere sollevata dal Maestro che la detiene. Alcune Armi, tra di voi, non sono ancora in grado di trasformarsi completamente o subiscono trasformazioni contro la loro volontà, ma qui avrete modo di imparare ciò un passo per volta nel vostro percorso. La Shibusen è stata fondata dal Sommo Shinigami con lo scopo di mantenere la pace nel mondo, eliminando tutti coloro che hanno perduto il sentiero dell’umanità e le cui anime sono divenute uova di Kishin. Il compito delle Armi è divorare tali anime per proteggere le persone e per poi diventare Deathscythe, l’arma personale del Sommo Shinigami. E per diventare tali, l’ultima anima che voi Armi dovrete divorare deve essere quella di una strega.”
A sentire la parola “divorare”, il ragazzo tedesco impallidì.
“Cosa dovrei divorare io…?!” pensò, un po’ sconvolto.
“Ovviamente, non vi manderemo in missione al primo momento…” continuò la professoressa “La Shibusen ha due corsi: il primo è  il Especially Advantaged Talent, o E.A.T., in cui gli studenti vengono mandati in missione per il mondo a raccogliere uova di Kishin, mentre quello che seguirete voi è il Normally Overcome Target, abbreviato N.O.T., che corrisponde al corso dei non combattenti. In questo periodo avrete modo di affinare il rapporto tra Maestro e Arma, oltre, per quest’ultime, avere il modo di poter controllare le proprie trasformazioni. Ricordate, solo perché non verrete mandati in missione, non significa che il vostro percorso sarà una passeggiata. Anche in questo corso ci sono i rischi e voi dovrete essere pronti a subirne le conseguenze. Come ho detto prima, in questo corso, voi Armi imparerete a controllare le vostre trasformazioni e voi Maestri potrete conoscere meglio le vostre Armi, affinare le vostre abilità e il rapporto tra di voi, oltre ad acquisire la facoltà di leggere le anime altrui. E come vi ho spiegato prima, dovete prestare egregia attenzione nel scegliere il vostro partner. Un momento, prima eravate in egual numero tra Maestri e Armi. Signorina con la canottiera nera di cui non ricordo il nome, dov’è finito il ragazzo accanto a te?”
La ragazza italiana, un po’ a disagio nel sentirsi al centro dell’attenzione, si voltò verso destra: in effetti, il suo amico non c’era più. Presa ad ascoltare il discorso della professoressa, non si era accorta della sua assenza.
Infatti, il ragazzo tedesco aveva approfittato di un momento di distrazione della classe intera per uscire dalla classe.
Camminava a testa bassa, con aria dubbiosa e turbata.
“Mi dispiace…” pensò, alludendo alla sua amica “Ma io non posso stare qui. Tutta quella discussione su anime da divorare, streghe, Deathscythe… Non fa proprio per me. Non mi interessa se sono un’Arma, io non voglio combattere. Lo sai che lo trovo inutile. E’ meglio se continuo i miei vecchi studi…”
Preso dai suoi pensieri, urtò con il gomito il braccio di un ragazzo che passava accanto a lui, provenendo dal lato opposto.
“Ehi! Sta’ più attento a dove cammini, idiota!” esclamò l’altro ragazzo.
Era alto e muscoloso, pelle scura, capelli scuri intrecciati a dreadlocks e occhi minacciosi. Era insieme ad una ragazza, più bassa e più magra di lui, ma il colore della sua pelle e i suoi capelli erano uguali a quelli del compagno.
“Scusa, non l’ho fatto apposta.”
La timidezza del ragazzo tedesco lo aveva sempre reso vittima di bullismo. Nella Shibusen stava per accadere la stessa cosa.
“Dì un po’, lo sai cosa succede a tutti coloro che osano urtarmi?!” tuonò il ragazzo scuro, prendendo il tedesco per la maglia “Prima li sfido, poi li prendo a calci nel sedere! Come ti chiami, mezzasega?”
Dopodiché notò la targhetta.
“Ah… sei uno nuovo, eh? Beh, scoprirai subito di cosa è capace uno dell’E.A.T.! Nygul!”
“Sì, Sid!”
La ragazza venne circondata da un’aura gialla, prima di posarsi sulla mano del compagno come un coltello da caccia. A tale vista, il ragazzo tedesco indietreggiò, allarmato.
“Hai paura, mezzasega?” schernì Sid “Perché allora non ti trasformi in arma, o ancora non ce la fai? Vedo inoltre che non hai nemmeno un Maestro D’Armi… Questo renderà il tutto più semplice.”
Una voce femminile lo fermò.
“Ce l’ha una Maestra D’Armi e sono io!”
La ragazza italiana raggiunse l’amico, correndo.
Ansimando, ordinò: “Forza, trasformati!”
“Ma io non so come trasformarmi. E non voglio combattere!”
“Preferiresti cadere di nuovo nel tranello in cui sei caduto con i tuoi amici?! Lui ci sta minacciando e ci ha anche lanciato una sfida! E’ nostro diritto difenderci!”
Lui non era molto convinto.
“Come ha detto la professoressa Ivy, le Armi non possono fare nulla senza i Maestri, né i Maestri possono fare nulla senza le proprie Armi. Affronterei questo energumeno da sola, ma non posso farlo senza armi…”
“Ma io non so come trasformarmi…”
“Allora tornatene a casa, mezzasega!”
A quel punto, la voce femminile della professoressa Ivy si intromise.
“Devi volerlo.” suggerì. “No, devi soprattutto immaginartelo. Devi risvegliare la lama affilata che sta attendendo vicino alla tua anima. Ti basta credere in ciò che ritieni giusto.”
Il ragazzo tedesco apparve confuso.
“Immaginarmelo…?” pensò “Credere in ciò che ritengo giusto… ma io a cosa credo…?”
Chiuse gli occhi, per pensare meglio.
“Sono entrato nella Shibusen solo perché sono un’Arma, ma non sono sicuro di quello che voglio fare. Ho sempre detto di essere contro la violenza, di trovarla inutile. Ma ogni volta che cerco di ignorarla, quella torna da me. Forse è questo quello che voglio. Fermare la violenza. Fino ad ora ho sempre cercato di sconfiggerla semplicemente ignorandola, ma questo solo perché non sapevo cosa fare. Ora so cosa devo  fare! Ora sono un’Arma!”
Con quel pensiero stretto nella sua anima, il corpo del ragazzo fu circondato da una misteriosa aura blu, tramutandosi in un fascio di luce che si posò su una mano della ragazza italiana.
La luce si trasformò in un’arma, correttamente in una lancia medievale, che venne maneggiata alla perfezione dalla propria Maestra.
L’arma non aveva alcun difetto, comune tra le novelle Armi.
Il volto del ragazzo tedesco apparve sulla punta della lancia. Appariva stupito e sgomento nello stesso tempo.
“Unglaublich! Io… così?! E perché sono nudo?!” esclamò, osservandosi.
La ragazza, invece, non appariva per niente sorpresa: credeva nel suo amico.
 “E’ una lancia…” commentò la professoressa Ivy, sorpresa “Ed è anche una trasformazione perfetta. Non presenta imperfezioni come succede alle Armi che si trasformano la prima volta.”
Tale trasformazione fece stupire persino Sid. Tuttavia, scosse la testa, come per scacciare tale sensazione, e puntò il coltello contro la nuova coppia.
“Non credere che questo mi fermerà! La tua lancia sarà anche perfetta alla prima trasformazione, ma vediamo come sai usarla, ragazzina!”
Detto ciò, partì all’attacco.
La ragazza italiana sorrise, determinata, mentre come una fiamma si accese nei suoi occhi scuri.
Parò il primo colpo mettendo la lancia in verticale, prima di passare anche lei all’attacco. Anche il suo avversario parò tutti i colpi che lei sferrò. Entrambi i Maestri sembravano due berserker, mentre combattevano: si concentravano più sull’attacco che sulla difesa. Dopodiché, ella deviò un affondo, facendo roteare la lancia, e poi fece un giro di circa 90°, rivolta verso Sid.
“Andrà tutto bene! Resta calmo!” esclamò, rivolta alla lancia.
“Ok!”
Immediatamente, Sid eseguì un fendente, che fu schivato dalla ragazza italiana, abbassandosi. In quel momento, ella colpì le caviglie dell’avversario, facendogli fare un piccolo volo. Calcolando i tempi, gli diede un forte calcio allo stomaco, facendolo scaraventare lontano.
Alcuni studenti si erano fermati nel corridoio per vedere il combattimento; furono sorpresi che delle matricole avessero sconfitto uno del corso E.A.T., fra i migliori, per giunta.
La ragazza era sorpresa quanto loro. La lancia tornò nella sua forma umana. Il ragazzo tedesco non sembrava né stanco, né picchiato. Non portava segni della battaglia.
“Brava...” mormorò, mettendo una mano sulla spalla dell’amica, senza guardarla. Anche lui si limitò ad osservare l’avversario.
“Grazie.” rispose lei, prendendo la mano del ragazzo “Sei tutto intero?”
“Sì. Quelle mosse le hai imparate a… Body Combat?”
Lei si strinse sulle sue spalle.
“No. L’ho visto fare nei videogiochi… Ma mi è venuto naturale, come se lo sapessi fare da tempo.”
La professoressa Ivy fu sbigottita da quelle due matricole: la prima trasformazione dell’Arma era venuta perfetta, senza effetti collaterali, e insieme alla Maestra D’Armi aveva sconfitto uno dei migliori studenti dell’E.A.T.
Si concentrò e guardò le loro anime. Poi sorrise.
“Abbiamo dei talenti naturali qui, eh?” pensò “Devo riferire a Shinigami…”
Anche Nygul riprese la sua forma umana.
“Stai bene, Sid?”
“Sì… Sono stato meglio, ma niente di rotto…”
Una volta rialzato, Sid fissò le due matricole con aria fredda, mentre si avvicinava a loro.
“Certo che voi due fate proprio una bella coppia…” commentò “Siete entrambi timidi, ma tu sei freddo, passivo e tendenzialmente irenico, e come tale preferiresti evitare di combattere, mentre tu tendi ad arrabbiarti facilmente, sei poco tollerante nel subire ingiustizie e dall’ardore che hai dimostrato in battaglia non sei tipa da porgere l’altra guancia. Siete proprio l’uno l’opposto dell’altra. Verrebbe proprio da chiamarvi… qual erano i termini usati da quel filosofo…? Ah! Lui “Eros” e lei “Thanatos”! Amore e Morte! Vi si addicono proprio! Ah, ah! Studenti della Shibusen, guardate! Vi presento Eros e Thanatos, la coppia sincronizzata opposta fra di loro!”
Era stata messa sotto forma di battuta, ma nessuno stava ridendo.
Il ragazzo tedesco abbassò lo sguardo, mentre la ragazza italiana serrò le labbra.
A quel punto, Sid e Nygul ripresero la loro strada.
“Beh, noi dobbiamo andare. Arrivederci, Eros e Thanatos!”
I nomi citati dal ragazzo dalla pelle scura fecero riflettere la ragazza.
“Eros e Thanatos…” mormorò, mettendosi in posizione riflessiva.
La professoressa Ivy si avvicinò alle due matricole.
“Una delle caratteristiche di questa scuola…” spiegò "E’ che ognuno è libero di cambiare il proprio nome. L’altra faccia della medaglia sarebbe che te lo devi tenere per almeno due anni, se hai intenzione di cambiarlo di nuovo.”
“Cambiare il nostro nome…?”
Il ragazzo non disse niente, ma la ragazza italiana batté il pugno su una mano, sorridendo.
“Ma sì, dai! Perché non lo facciamo?” esclamò, prima di prendere l’amico per le spalle.
“Cosa…?”
“Ascolta, questa è la nostra occasione per cambiare radicalmente la nostra vita. E spesso i nostri nomi dicono prima di noi quello che siamo. La gente ci conosce solamente abbinando ciò che siamo ai nostri nomi. Pensaci, creandoci una nuova identità, abbiamo la possibilità di dimostrare che possiamo essere molto più di quello che sembriamo!”
Il ragazzo rifletté, storcendo le labbra: in effetti, l’amica non aveva tutti i torti. La gente sapeva essere prevenuta nei loro confronti, appena udito i loro nomi. La prima esperienza come Arma non gli era dispiaciuta, in fondo. Da quel momento sarebbe cambiato anche lui.
“Ok.” decise, annuendo.
“Grandioso! Allora d’ora in poi saremo tu Eros e io Thanatos! Ehi, ma per rendere questo cambiamento degno di nota dovremo cominciare a chiamarci Eros e Thanatos anche tra di noi, eh!”
“D’accordo, Thanatos.”
   
 
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