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Autore: Geo_L_C    17/12/2015    1 recensioni
Un ragazzo italiano si trasferisce in California per raggiungere il suo sogno: diventare scrittore e vivere nel suo stato preferito, l'America.
Comincerà la nuova vita lasciandosi un passato un pò stressante per ricominciare tutto da capo. Però farà l'incontro di una persona famosa che cambierà la sua vita.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tyler Posey
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cari lettori...
Mettetevi delle cuffie, una musica romantica da Youtube o Spotiffy e sarete pronti ad immergervi in questa storia dolce-amara e d'amicizia.
Buona lettura




 
 

Chapter One





Caro diario
Tanto tempo
Ok, questa storia non sapevo se raccontarla o no. Certo c'è voluto il suo tempo per pensare a come buttarla giù, cavolo com'è dura scrivere cose del passato. Eppure ho come l'impressione di condividerla con qualcuno. Quindi ho preso il mio pc e, come sto facendo ora, scrivo... Scrivo la mia storia. O meglio, quello che è successo circa sei mesi fa.
Esattamente, questa mia vicenda, è successa molto prima che riuscissi definitivamente a trasferirmi qui in California. Che dire di me...bé non c'è molto da sapere. Allora, iniziamo con ordine per raccontarla al meglio bisogna partire dal principio.
Mi chiamo Igor, ho 25 anni e sono sempre vissuto a Milano, precisamente in una piccola frazione in periferia. Ho studiato lingue e per qualche strana ragione sto scrivendo. È vero, perché sto scrivendo? Ah si, per sfogarmi come meglio posso, cioè scrivere...
Mamma e papà sono entrambi italiani e ancora una splendida coppia. Mia sorella Dalia tre mesi fa si è sposata e ovviamente io sono stato il testimone. Sono gay e la mia famiglia lo accetta in piena regola. Mi ha fatto strano vedere come hanno accolto la notizia, per come li conosco avrebbero potuto dire qualunque cosa.
Dopo aver guadagnato qualcosa, grazie a piccoli lavori, sono riuscito a trasferirmi nella calda e soleggiata California. Non so perché ho deciso questo paese, forse ero stufo del freddo e dell'umidità Milanese o forse perchè in america avevo più possibilità di diventare un vero scrittore. La mia ultima relazione risale circa ad un mese fa. Ed è proprio di quest'ultima che vi voglio parlare. Di com'è iniziata e di com'è finita.
Possiamo partire dal mio sbarco con l'aereo. Era gennaio, erano appena finite le vacanze natalizie. Dopo aver mangiato talmente tanto da aver preso qualche chilo in più, decisi che era venuto il momento di cambiare. Non pensavo nemmeno io di arrivare così in alto per avere ciò che volevo e che avevo sempre sognato.
Parlai via Skype con una signorina di nome Marlene, discretamente gentile, dove mi aveva elencato delle varie case nella zona in cui volevo vivere. Riuscì a trovare un'offerta decisamente accomodante per entrambi: 850 dollari al mese con tutte le spese al suo interno tra luce e gas. Non potevo chiedere di meglio soprattutto perché le case all'estero costano notevolmente tanto.
Io volevo solo andarmene, creare una nuova vita lontano da tutto. Si è vero, mi sarebbero mancati gli amici e la mia famiglia ma stare lontano per un po' sarebbe stata la cura migliore. All'epoca avevo appena chiuso una storia lunga e tormentata. Per ben otto mesi avevo sofferto per un ragazzo a cui non gli importava affatto di avere una storia d'amore, men che meno con me. A malincuore decisi di lasciarlo e di dedicarmi completamente a me stesso.
Non appena raggiunsi l'uscita dell'aeroporto, Marlene mi aspettava già pronta con il taxi. Sorrisi, il tassista aprì il bagagliaio e mi prese le due grosse valige che avevo. Le ripose in esso e partimmo.
-È stato piacevole il viaggio?- chiese gentilmente Marlene.
-Si, ti ringrazio. Stranamente il volo economico è discretamente comodo- risposi.
Lungo il viaggio ammirai la soleggiata e incantevole California. L'oceano era di un colore celeste e le onde infrangevano contro la spiaggia bianca. I grattacieli e le ville facevano di quel paesaggio una cornice perfetta. Passammo diversi paesini prima di raggiungere la destinazione. Ci vollero meno di un paio d'ore per arrivare a quella che sarebbe stata la mia nuova casa per i primi tre mesi fin quando il mio visto sarebbe stato valido.
La casa era dipinta di bianco, Marlene disse che era costruita tutta su una struttura di legno e mattoni. Perfetta per viverci. Entrammo e subito sulla sinistra si trovava un ampio salotto. I mobili moderni ed eleganti erano già inseriti nell'appartamento. Una tivù a 40 pollici piatto stava appeso sul muro. I mobili del soggiorno erano tutti di colore nero. Il divano a penisola rivestito da un copri divano di color grigio topo. La cucina a vista era fatta tutta dello stesso colore. Le pareti erano colorate di bianco come le stanze superiori. Un bilocale bello e tranquillo come il quartiere. Marlene mi passò la chiave di casa e sorrise dicendo:
-Bé Igor, spero che ti troverai a tuo agio qui. Però ci gioco il cappello che farai fatica ad andartene! 
Mi salutò e andò via lasciandomi solo. Aveva assolutamente ragione, non volevo andarmene ma... bè andiamo avanti.
Guardai quella casa, spaziosa, bella e finalmente mia! Presi le valige portandole al piano superiore dove si trovava camera mia. Spaziosa con un ampio letto ad una piazza e mezza. Il bagno si collegava con la camera stessa. Cavolo, quanti ricordi, ho passato i migliori mesi della mia vita. Ricordo di aver fatto un paio di settimane a non fare assolutamente nulla. Volevo godermi la città, l'appartamento e soprattutto la spiaggia che distava a quindici minuti.
Tutto era perfetto. Riuscì a trovare un posto di lavoro presso la caffetteria della zona. Il tema principale era molto anni 50 come la mia divisa: camicia verde con righe nere, cravatta, scarpe e pantaloni neri. Ora sorrido come un'idiota nel ricordare la prima volta che indossai quella divisa. Guardai lo specchio che rifletteva una persona... diversa.
Eppure... felice.
Il taglio nuovo: rasato ai lati e la cresta castana. Gli occhi scuri spuntavano fuori da quell'immagine di gioia e la barba era fatta a dovere. Ricordo anche il primo stipendio. Devo dire che non potevo di certo lamentarmi.
Avevo tre diverse colleghe: Adele, donnona in sovrappeso. Elsa bionda di bella presenza e Joe, ragazza dark che faceva paura ma aveva un lato tenero. Poi c'erano il mio titolare ventisettenne di nome Pat ed il cuoco, panciuto ed anziano non che padre di Pat, Oscar. Ma solo con due di loro avevo legato. Pat, oltre ad essere un perfetto capo era anche un amico ed Elsa era la migliore amica che potessi chiedere.
Nessuno di loro era italiano. Tutti vivevano in America. Alcuni trasferiti per esigenze lavorative, altri avevano sempre vissuto li. Parlare in inglese non è stato molto difficile, il brutto era capire la cadenza californiana a cui non ero abituato. I giorni passarono, le settimane anche. Tutto procedeva regolarmente. Durante i giorni feriali rimanevo a casa o invitavo Pat a vedere qualche stupido programma tivù, oppure uscivo con Elsa e le altre per svagarci un po'. I weekend erano la parte migliore delle settimane. Più di una volta ero tornato a casa storto eppure sempre felice, era solo dura tornare a lavoro dopo serate del genere.
Ed è stato proprio in uno di quei giorni che lo incontrai ed è da qui che comincia la mia storia. Pat mi aveva chiesto di fare il turno pomeridiano anzi che quello serale così potevo recuperare un paio d'ore.
La mattinata era cominciata bene, avevamo fatto più di duecento coperti solo per le colazioni. A pranzo invece avevamo fatto poco e il pomeriggio si era tranquillizzato. Mentre pulivo il bancone dei bicchieri alle mie spalle vidi entrare una persona che conoscevo già. Aveva qualcosa di maledettamente familiare. Scrollai il capo ritornando a lavorare sulla pulizia poi lui disse semplicemente:
-Ciao- la voce, cavolo la voce era la sua. Mi voltai verso di lui e Tyler Posey, l'attore, mi guardò sorridendo. (Per aiutarvi ho tradotto tutto in italiano). Vestiva con dei capi semplici: maglietta nera di qualche band, jeans strappati e vans nere. Ricordo tutt'ora la mia faccia da ebete che si era formata. Lui si guardò intorno come... imbarazzato.
Si, lo era davvero perché mi stavo comportando come un'idiota. Cercai di riprendermi e sorrisi cortesemente.
-C... Ciao- il cuore mi batteva così forte che se non mi fossi calmato sarebbe esploso. Non ero mai stato un vero fan di Tyler ma vederlo li, avercelo davanti era un'altra cosa.
-Posso avere un menu?- chiese gentilmente.
-Emh... Si ma certo!- risposi porgendoglielo-Scusa è che...
-Sei quello nuovo?- disse interrompendomi.
Sbattei le palpebre due volte per capire meglio la domanda. Non avevo recepito subito quello che mi aveva chiesto. L'imbarazzo che ho provato quel giorno non lo proverò mai più. Lo so.
-In che senso scusa?- chiesi. 
-Adele mi aveva accennato ad un nuovo cameriere- continuò mentre mi scrutava. -Credo sia tu visto che non ne vedo altri.
Quel suo sorriso non si schiodava dalla sua faccia. Avevo come l'impressione che lui mi stesse prendendo in giro dal tono che utilizzava. Poi però arrivò Elsa e lo salutò come se vedesse un carissimo amico che da tempo non passava.
-Ty!! Che ci fai da queste parti?- chiese.
-Ho appena finito di girare l'Ultimo episodio della serie- rispose. -Volevo vedere le mie ragazze.
-Certo come no- incalzò Adele finendo di sparecchiare mentre si avvicinò a me. -Vedi di pagare quello che consumi. Non farti condizionare da questo bel faccino. Inganna e se ne va senza ritegno. Non so nemmeno perchè ti lasciamo ancora entrare qui.
Tyler diede un bacio furtivo con la mano alla donnona che stava dietro al banco insieme a me mentre Elsa se lo coccolava tra le braccia. Poi lei si rivolse a me.
-Tyler lui è Igor, il nuovo cameriere- disse, Elsa aveva quel suo modo di fare da principessa delle fiabe. Alle volte irritava. -Igor, ricorda, lui vuole sempre la stessa birra chiara in bottiglia.
-E se non c'è...?- domandò lui.
-Se non c'è... Ehm...
-Se non c'è prende quello che dico io- disse a gran voce Adele. Sorrisi, anche se in realtà non stavo ascoltando nulla di quello che stava succedendo intorno a me. Ero rinchiuso in una bolla di vetro. Sentivo ovattato e guardavo solo quel sorriso così bello e... dolce di Tyler.
Lui poi mi rivolse uno sguardo furtivo mentre si morse il labbro inferiore.
-Occhio, se continui a fissarmi così rischio di consumarmi- mi disse mentre sfogliava il menu con Elsa al suo fianco.
Lei rise come una scema. Cavolo ricordo l'imbarazzo che provai. Volevo ucciderla. Sbattei le palpebre un paio di volte e presi la birra in bottiglia richiesta. La stappai e gliela passai. Presi il blocco di carta aspettando l'ordine. Cercai di ritrovare la mia professionalità persa ritornando sul posto.
-Allora... Cheeseburger e patatine per favore- disse passandomi il menù. Diedi l'ordine alla cucina alle mie spalle e Oscar iniziò a grigliare e friggere il tutto.
Elsa tornò a lavoro come Adele lasciandoci soli. La musica della radio faceva da sottofondo a quell'imbarazzante momento che mi stavo portando dietro da quando Tyler aveva fatto il suo ingresso. Cercai di fare qualcosa, qualunque cosa pur di non guardarlo. Presi un bicchiere e iniziai a pulirlo.
-Raccontami di te...- disse uscendosene così dal nulla. Io mi bloccai all'improvviso.
-C... Come?- chiesi.
-Chi sei Igor, cosa ti porta qui?
-Bé vengo da Milano. Mi sono trasferito qui perché... Non lo so, per fuggire.
-Fuggire? Da cosa? Se posso chiedere.
-Dalla monotona vita.
Lui mi guardò con stranissimo interesse. Per qualche stranissima ragione mi tornò in mente il mio ex ragazzo. Iniziai ad intristirmi e Tyler lo vide chiedendomi:
-Ho toccato un tasto dolente? Io scrollai semplicemente il capo. Lo guardai e ammiccai un sorriso.
-Ex fidanzato, bugie, tradimento, cuore infranto. Solite cose- risposi.
-Ti posso capire- disse sospirando facendo un sorso alla bottiglia.
-Hai lasciato la tua ragazza, giusto?
-Esatto.
-Perché? Sembravi felice con lei e soprattutto dovevi sposarla- calò un silenzio glaciale. Mi morsi l'interno della guancia, volevo uccidermi per quello che avevo appena detto. Io sapevo della sua vita e lui invece non mi conosceva affatto. Come potevo obbiettare sulle sue decisioni. -Scusami...
Lui non mi guardò, rimase li a bersi la sua birra. Risuonò il tintinnio dell'ordine, gli posai il piatto davanti a lui e nemmeno mi ringraziò. Avevo fatto una bella figura di merda con un personaggio famoso. Passarono i minuti e io lavoravo senza sosta per distrarmi da Tyler. Lui finì di mangiare. Bevve la birra e si prestò a pagare il conto da Adele. D'un tratto si avvicinò a me.
-A che ora stacchi?- chiese, il tono duro. Io rimasi spiazzato perché non sapevo cosa rispondere. -Anche questo è un tasto dolente?
-No... No... Affatto. Meno di mezz'ora e ho finito- risposi.
-Allora ti aspetto. Mise le mani in tasca, prese una sigaretta ed uscì dal locale salutando tutti. La domanda che mi posi fu: Cosa diavolo sta succedendo?
L'avevo forse stizzito? Non seppi nemmeno io come affrontare questa strana cosa che mi stava capitando. Però decisi che se voleva parlarmi o dirmi qualunque cosa l'avrei affrontato a testa alta, famoso o meno.
Finì il turno e lo raggiunsi ad una panchina che era subito lì dopo aver attraversato la strada. Era seduto a fissare il vuoto. Mi sedetti al suo fianco e restammo li in silenzio ad ascoltare il vento che faceva frusciare gli alberi e le macchine passavano lente.
-Lo lasciata perché non stavo bene con me stesso- iniziò a dire. Io lo guardai e lui fece lo stesso. -Troppo lavoro, troppi impegni e io stavo male.
-Strano a dirlo- dissi. -Tu sei sempre così allegro e socievole con tutti che si fa fatica a vedere cosa provi.
-Sono bravo come attore allora.
Ammiccò un sorriso, continuai a guardarlo anche se lui rivolse gli occhi altrove.
-Tu mi stai parlando come se mi conoscessi da sempre- risposi poi.
-Lo so, non so nemmeno io perché lo sto facendo- disse. -Ma è l'unico modo per uscire dagli standard di tutti i giorni. Parlare con qualcuno che non sia dentro al set o in qualche cavolo di studio televisivo. Parlando con sconosciuti mi riporta alla realtà, capisco che non sono più davanti ad una telecamera, ma sono davanti ad un persona... Vera.
Quelle parole mi stupirono molto, soprattutto dette da lui. Tyler Posey. La nuova stella televisiva che buca lo schermo, la nuova rivelazione dopo il suo migliore amico Dylan O'Brian. Lui aveva detto quelle parole a me, una persona sconosciuta, un cameriere di una caffetteria e per di più la sua preferita.
-È anche vero...- iniziai a dire, lo stomaco si stava ribaltando. In realtà non sapevo se dire realmente quelle parole. -...tu devi quasi sempre mettere una maschera per far contenti paparazzi e fan. Ma come ci riesci?
-Non lo so. Quando va tutto a rotoli pensi solo: ok, recito la parte del ragazzo spensierato, senza problemi così che io non ne avrò.
Mi morsi il labbro inferiore, dovevo mostrargli il mio sostegno. Doveva capire che lui poteva mostrare dei sentimenti, non era una macchina e non lo sarebbe mai stato.
-Tyler- dissi. -Io non ti conosco nella vita privata ma tu hai affrontato anche un duro lutto. Sei una persona, non puoi far finta sempre che vada tutto bene.
Lo vidi, vedere quell'espressione nel suo vero sguardo mi strinse il cuore: gli occhi gonfi di lacrime, cupo e finalmente lo vidi per ciò che era... un ragazzo fragile.
-Grazie...- disse, la voce strozzata.
-Ho detto solo quello che vedo- e per puro caso la sua mano si intrecciò con la mia. Il mio cuore mancò, letteralmente, un battito ma gliela strinsi. Poi lui si avvicinò e mi abbracciò forte, così forte che sentivo il calore del suo corpo. Quell'abbraccio lo ricordo ancora adesso a distanza di mesi... Già.
-Allora ci vediamo presto... Igor- disse in fine facendo l'occhiolino.
Se ne andò ringraziandomi ancora di quello che avevo detto a lui. Mi disse che per la prima volta aveva conosciuto una persona realmente sincera. Quando se ne fu andato io rimasi li su quella panchina. Non guardavo e non pensavo niente. Avevo conosciuto il vero Tyler, non quello che ringhiava alla telecamera contro un suo nemico sovrannaturale o quello da tante risate mentre mostra i suoi tatuaggi. Io avevo conosciuto un ragazzo di periferia, un ragazzo quasi insicuro delle sue scelte.
Ed era da quella semplice chiacchierata che tutto ebbe inizio...
   
 
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