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Autore: Geo_L_C    26/12/2015    0 recensioni
Un ragazzo italiano si trasferisce in California per raggiungere il suo sogno: diventare scrittore e vivere nel suo stato preferito, l'America.
Comincerà la nuova vita lasciandosi un passato un pò stressante per ricominciare tutto da capo. Però farà l'incontro di una persona famosa che cambierà la sua vita.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tyler Posey
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao lettori!!
Se vi state annoiando durante le veste vi lascio al secondo capitolo della mia storia, spero vi piaccia e tanti auguri di buone feste!




Chapter Two

Passarono circa due settimane dall'ultima volta che avevo parlato con Tyler. Non mi aveva sorpreso la sua "scomparsa". Era pur sempre un attore con una agenda impegnativa. Ricordo di averlo intravisto tre giorni dopo su qualche canale in un'intervista ad uno show televisivo dove presentava la nuova stagione della sua serie tv che andava in onda in quel periodo. Qualcosa però, dentro di me, voleva rivederlo. Ripensando a quel poco che avevamo parlato, mi bastò per farmi solleticare il cuore. Pensavo a lui, non so per quale ragione, ma lo facevo. Era diventato il mio pensiero fisso. Perché? Cosa mi spingeva nel farlo? Un giorno, mentre ero a lavoro, facevo le cose distrattamente. Guardavo altrove sbagliando un paio di ordinazioni, non ero in me. Pat mi si avvicinò e chiese:
-Va tutto bene Igor?
-Ehm... Si scusa Pat, in questi giorni non... Non sto molto bene- scuse palesi per non dire: "Guardami, sto male sentimentalmente. Il mio ragazzo mi ha lasciato qualche mese fa e quello che mi piace è un famoso attore pure dell'altra sponda".
Oh ma al diavolo tutti, pensai. E lo penso tutt'ora. Maledizione perché sono così sfortunato in amore? Cos'ho che non va? Forse cerco sempre il pelo nell'uovo oppure penso sempre che sotto ci sia qualcosa che non andrà e finisco con lasciare le persone. Quella stessa sera Pat mi fece una sorpresa venendo a casa mia. Passammo la serata a giocare ai videogames e guardare la tivù con una birra in mano.
Infine non si fece gli affari suoi e volle sapere:
-Che sta succedendo? Come mai sei così giù in questi ultimi giorni?
-Non mi va di annoiarti e soprattutto di parlarne- dissi sorseggiando la birra.
-Eddai, sai che a me puoi dire tutto... io ti ritengo comunque mio amico.
Ammiccai un sorriso e lui mi guardò con quella faccia da schiaffi che avrei voluto sempre picchiare. Non mi ero ancora accorto del suo bell'aspetto: capelli rasati, barba sfatta, occhi scuri e fisico atletico. Ma era il mio capo quindi erano vietati pensieri sconci su di lui.
-E va bene...- dissi alzandomi dal divano.-Ho conosciuto un ragazzo alla caffetteria un paio di settimane fa. Voi lo conoscete già e anche io. Tyler Posey...
-Oh no, non dirmelo- rispose iniziando a ridere sotto i baffi. -Ti sei preso una cotta per lui?
-No! E che... ci ho parlato dopo il turno. Credo che un pochino mi piaccia però, purtroppo, stiamo parlando di un attore famoso, etero e con un passato non facile.
Pat mi guardò con quel sorrisetto da stupido che volevo strapparglielo via a pugni. Non era d'aiuto. Poi disse:
-È passato Giovedì scorso sai?- Diventai di pietra, il cuore si bloccò. No, anzi, il corpo si congelò completamente.
Sgranai gli occhi e lui scoppiò a ridere così tanto da sbrodolarsi con la birra.
-Perché cavolo ridi?!- chiesi.
-La tua faccia è impressionante- rispose ridendo ancora. Poi cercò di continuare: -Bè ha chiesto di te.
-Cosa... Che ti ha detto?
-Voleva sapere se eri di turno. Gli risposi che era il tuo giorno di riposo e che poteva trovarti il giorno dopo. Non ha detto altro.
Ammiccò, ancora una volta, quel ghigno irritante che apparve sul volto. Fece l'occhiolino ed io mi irrigidì, non mi piacevano certi atteggiamenti.
-Non dire altro...- dissi, bevvi anche l'ultimo sorso di birra e andai in cucina a buttare il vetro. Sentì i suoi passi avvicinarsi allo stipite della porta dove si poggiò ad un asse. Mi voltai e gli sorrisi.
-Ti piace non è vero?- chiese poi.
-Forse un po'...- mi voltai verso di lui mentre mi asciugavo nervosamente le mani. -Mi ha rapito la sua parte...umana. Maledizione Pat! Stiamo parlando di Tyler Posey.
-Lo so.
-Quindi storia chiusa. Io e lui abbiamo fatto una bella chiacchierata ma è finita lì.
-E perché avrebbe dovuto chiedere di te?
-Sai si dice ai nuovi camerieri, tipo: Hei dov'è il nuovo arrivato? Poi prendono le ordinazioni e se lo dimenticano
-Ma io non ho detto che ha preso qualcosa.
Pat si stava comportando come un idiota. Mi faceva sentire stupido perché io non sapevo come reagire alla notizia. Stava facendo di tutto per rendermi ridicolo davanti a lui. Finita la birra la posò sul bancone della cucina e decise di dirmi tutto. Disse che Tyler era solo passato per chiedere dove fossi. Aveva anche visto in lui una certa tristezza quando venne a sapere che era il mio giorno di riposo. Poi mi consegnò un biglietto, dentro ad esso c'era un numero di cellulare.
-Chiamalo- disse lui.
-Q...Questo è il suo numero?- risposi stupidamente.
-E di chi altri...?!
Pat mi diede una pacca sulla spalla, prese la sua roba e se ne andò accennandomi un saluto. Rimasi così sconvolto che fino a tarda notte guardai quel foglietto: piccolo e macchiato da numeri con inchiostro nero.
Le domande che mi ponevo erano sempre le stesse: dovevo chiamarlo o mandargli un messaggio? E le ripetevano sempre nella mia testa. Poi decisi. Presi il cellulare e composi il numero. Rimasi li fermo a guardare il display del cellulare.
Tremavo senza ragione, si, mi ero davvero preso una cotta per il famoso mr Posey. Non aspettai oltre e lo chiamai. Bastarono tre squilli per sentire la sua voce.
-Pronto?
-Ciao Tyler... Sono Igor- la voce tremava. -Il cameriere della caffetteria... Ricordi?
-Igor il cameriere- ripeté con tono sarcastico. -Certo che mi ricordo. Come stai?
-Bene, molto bene.
-Molto bene? Perché... Che ti succede di così bello?
Non potevo di certo dirgli che ero felice di sentirlo o che mi bastava sentire la sua voce per farmi battere il cuore. Dissi semplicemente che avevo avuto una giornata tranquilla e che tutto era andato bene. Calarono pochi secondi di silenzio per poi sentirgli chiedere:
-Hei senti... Ti va di uscire?
-Quando, adesso?
-Si, se non hai altri programmi.
Inizialmente non volevo perché avevo un sacco di cose per la testa, mi chiedevo: Cosa fare? No ok non ci vado, e se vuole vedermi per una ragione? Mille domande, mille riflessioni inutili. Voi starete pensando: questo tizio è fuori, tanto si sa come andrà a finire. Vi sbagliate, non è andata proprio come pensate.
Quindi, mentre facevo avanti e indietro nel mio salotto a pensare ad un piano rapido cercavo di mugugnare qualcosa di sensato lui disse.
-Sei ancora li?
-Ok!- risposi.
-Ok...?
-Ok, voglio uscire oggi. Dove andiamo?
-Passeggiata in spiaggia? Ti va?
Accettai e, dopo esserci concordati sull'ora, ci rotrovammo entrambi scalzi con le scarpe che ciondolavano sulle dita e passeggiavamo tranquilli mentre le onde ci sfioravano i piedi. Non ricordo molto bene i dettagli dei discorsi che ci facemmo. Ricordo solo che mi raccontò di sua madre, del suo passato e della sua ex fidanzata.
Passarono i minuti e le ore come in un lampo. La nostra lunga passeggiata si concluse sedendoci sulla spiaggia ad ammirare il panorama mentre le persone facevano avanti e indietro sul lungo mare, probabilmente adolescenti che finivano la loro serata. Li a pochi metri da noi si era formato un gruppo di cinque o sei persone che, con una birra e il fuoco acceso, chiacchieravano tranquillamente. Poi ebbi la sensazione di avere i suoi occhi su di me. Mi voltai e lui rimase a guardarmi.
Allora chiesi che aveva da guardare e lui rispose:
-Cosa ti rende felice?
Qualla domanda mi lasciò spiazzato. Mi ripetei quella stessa più volte nella mia testa. Distolsi lo sguardo per pensare.
In realtà non lo sapevo nemmeno io. Cosa mi rendeva felice? La California? Il lavoro? Gli amici? Lui? O tutto l'insieme? Tyler rimase fisso a guardarmi, aspettava una risposta che non sapevo dare. Poi risposi:
-Non lo so, forse perché ora so qual è il mio posto.
-Giusto- rispose ridendo sotto i baffi. -Ho cercato per tanto tempo il mio, perché non sono ancora riuscito a trovarlo?
-Perché probabilmente hai fatto scelte sbagliate.
Poi mi diede una leggera gomitata e disse:
-Facciamo così, se le mie prossime scelte saranno sbagliate, tu me le impedirai ed eviterò altri errori.
Accettai. Era una promessa che volevo mantenere seriamente. E lo feci per diversi mesi... ma questa è un altra storia.
Arrivati a casa lui mi salutò con un abbraccio, forte, da togliermi il fiato e se ne andò. Raggiunto l'uscio di casa Pat mi chiamò facendomi voltare.
-Allora... com'è andata?- chiese.
-Che fai? Inizi a spiarmi?- dissi.
Lui si avvicinò, aveva uno sguardo così serio... ricordo ancora com'era vestito: pantaloncini scuri, maglietta bianca e sneakers dello stesso colore della maglietta.
Rimasi sul portico con le braccia conserte. Si avvicinò, i suoi occhi scuri mi guardavano seri. Lui però non disse nulla, si avvicinò lentamente, le mani in tasca. Quindi diedi la risposta:
-Bene, devo dire. Mi ha sorpreso quant è diverso rispetto....
-Non uscire più con lui- m'interruppe. Cosa strana da parte sua, rimasi basito.
-Scusa...?
-Tyler non è come credi.
-Non lo conosci nemmeno.
Non rispose, Pat fece un passo dopo l'altro avvicinandosi sempre di più. Per qualche strana ragione guardai attentamente ogni dettaglio del suo viso...e le sue labbra sottili. Il cuore iniziò a battermi forte. Esattamente, stava iniziando a piacermi il mio titolare, forse la cosa più sbagliata.
-Promettimelo- disse.
-È... solo un amico- risposi.
Lui mi baciò.
   
 
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