Fumetti/Cartoni americani > M.A.S.K.
Segui la storia  |       
Autore: Curleyswife3    18/12/2015    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LISTEN TO YOUR HEART
 
 
SEI MESI DOPO
 
Seduto dietro la sua lussuosa scrivania di legno pregiato, Matt Trakker represse a fatica uno sbadiglio, lo sguardo perso nel vuoto. Anche quella notte aveva dormito male e adesso sentiva che un sopore improvviso lo stava prendendo.
Chiuse gli occhi e abbandonò la testa sullo schienale imbottito della poltrona.
Vigliacco! Bugiardo!
La solita voce senza suonò gli rimbombò d’improvviso nelle orecchie, facendolo sobbalzare.
Serrò le mascelle, deglutendo amaro e con gli occhi nuovamente spalancati si prese la testa tra le mani.
Era stremato e aveva i nervi a fior di pelle: quanto tempo poteva passare ancora prima che qualcuno si accorgesse della sua sofferenza?
Come rispondendo alla sua muta domanda, in quel momento un leggero bussare preannunciò l’arrivo di Alex che, appena entrato nello studio, non poté non notare con disappunto la brutta cera dell’amico.
L’inglese trasse un respiro profondo e decise di fare un tentativo.
Appoggiò le mani alla scrivania e fissò il suo capo in volto. Poi, gli sorrise con dolcezza.
“Insomma” cominciò, facendosi coraggio “sono certo che se le cose continuano così tra poco noi della squadra saremo costretti a scambiare casacca, preferendo essere comandati da Mayhem!”.
L’altro stirò le labbra in un sorriso, ma era un sorriso tirato, meccanico.
“No, dico sul serio” proseguì lo zoologo “da quando sei tornato dalla giungla sembri un’altra persona…Scott trema persino a rivolgerti la parola perché teme di farti arrabbiare, T-Bob è costantemente sull’orlo di una crisi di nervi e vogliamo parlare di quel che è accaduto ieri durante l’ultima missione?”
“Per acciuffare Manta non hai esitato a lanciarti in un inseguimento folle… e se avessi travolto qualcuno? Se ti fossi ferito? O peggio?”.
Ecco, Matt avrebbe dovuto pensarci: era quello il problema.
Il giorno prima, dopo mesi in cui nessuno l’aveva più affrontata in combattimento, aveva visto spuntare la Nissan viola di Vanessa e aveva completamente perso la testa. Le si era gettato contro con rabbia, con frenesia, senza darle tregua fino a che non aveva costretto il pilota a fermarsi e a scendere dall’abitacolo.
Era saltato fuori a sua volta da Thunderhawk e aveva atteso col cuore in gola di trovarsi ancora un volta faccia a faccia con lei.
La sua mente era in tumulto, il respiro affannoso.
Quando si era reso conto che adesso Manta e frusta magnetica appartenevano a un uomo alto e snello era stato come essere brutalmente risvegliato da un sogno a occhi aperti.
“Beh” replicò secco, sforzandosi di ricacciare indietro i ricordi “non doveri essere io a ricordartelo, ma pare che il nostro compito sia proprio quello di fermare Veleno”.
“Certo” rispose l’altro seguitando a fissarlo “ma senza ammazzare nessuno. E possibilmente senza rischiare la vita più del necessario”.
“Stai per caso mettendo in discussione la mia capacità di giudizio?” fece allora Matt, sporgendosi in avanti verso l’altro e lanciandogli uno sguardo per niente rassicurante.
“Se non fossi mio amico ti avrei già fatto buttare fuori…”.
“Ecco” rispose l’altro, senza farsi intimidire dai suoi modi da squalo della finanza “E invece proprio perché sono tuo amico mi spiegherai cosa diavolo ti è successo l’anno scorso in Ecuador”.
L’altro sbuffò.
“Ti ho già raccontato tutto” disse con freddezza “Ho già spiegato a ciascuno di voi almeno mille volte come sono andate le cose”.
“No!” replicò Alex.
La sua voce era imperiosa e tradiva adesso rabbia e frustrazione per troppo tempo trattenute.
“No!” ripeté con energia “Non ci hai raccontato tutto: qualcosa deve essere accaduto, qualcosa che ti fa stare male da mesi, che sta avvelenando la tua vita e quella di chi ti vuole bene”.
Gli mise una mano sul braccio e continuò, più dolcemente.
“Ti prego, dimmi cosa c’è che non va…lascia che ti aiuti”.
Il milionario fissò il pavimento, incapace di sostenere lo sguardo pieno di affetto del suo amico, per interminabili secondi.
Poi, trasse un profondo sospiro ed esalò: “Hai vinto… anche perché se non ne parlo con qualcuno rischio davvero di impazzire. Ma devi promettermi che non una parola uscirà da questa stanza”.
Quando l’uomo dalla barba rossa annuì, Matt si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza nervosamente, come a trovare il coraggio di cominciare.
Poi disse: “Siediti, Alex, è meglio”.  
Come tutti, anche Sector si era fatto un’idea su quale brutta avventura avesse segnato il loro capo così profondamente da renderlo quasi un irriconoscibile estraneo. Ma, mentre lo ascoltava, si rendeva conto di quanto lui e gli altri fossero andati fuori strada.
 “Capisci” concluse “quando per la prima volta dopo mesi ho incrociato Manta, ho creduto di impazzire. Non so cosa avrei fatto se mi fossi trovato Vanessa davanti, ma una parte di me desiderava solo rivederla”.
Si prese la testa tra le mani e rimase in silenzio.
Alex era senza parole.
Avrebbe voluto confortare il suo amico, ma francamente quella rivelazione l’aveva scioccato e gli fu necessario qualche minuto prima di riuscire a parlare di nuovo.
Si alzò e prese a camminare su e giù per la stanza nervosamente.
Poi a un tratto si fermò e si avvicinò a Matt.
“Insomma…” disse, esitante.
“Voi due siete adulti e consenzienti, vi siete trovati da soli in una situazione disperata e…”.
Lo conosceva da una vita, eppure non aveva mai parlato con lui di questo genere di cose: il suo imbarazzo era palpabile.
“… vi siete avvicinati. È comprensibile, non sarebbe dovuto accadere, ma… in fondo non è una tragedia!”.
L’altro sollevò lo sguardo fino a incontrare gli occhi chiari dell’amico e non rispose.
Alex scosse la testa.
“Ti conosco” riprese “Se fosse stato solo questo non avresti lasciato che succedesse. Non così. Non con lei”.
Possibile che fosse amore? No, davvero a questo non riusciva a credere.
Si avvicinò a Matt e lo guardò con dolcezza.
“Allora aiutami a capire” disse “…a capire cos’è questa cosa tra te e Vanessa che è così forte da sovrastare tutto il resto”.
“Oddio, è difficile da spiegare: Vanessa è una donna davvero molto…” si interruppe, senza trovare le parole adatte.
“E io non pensavo di essere così vulnerabile, ero felice della mia vita”.
“E poi che è successo?” domandò l’inglese.
“La chimica” rispose e Alex non poté non notare come il suo amico, che gli era sempre sembrato una persona assolutamente sicura ed equilibrata, era in palese difficoltà e sembrava lottare contro le stesse parole che volevano sfuggirgli.
“Dal primo momento in cui ci siamo toccati io ho sentito… ho cercato delle spiegazioni a tutto. Ho cercato di convincermi che fosse… che quello che sentivo dipendesse dalla gratitudine che ho provato per lei, o dal fatto che eravamo da soli in un posto ostile”.
“Non lo so. So solo che fin dal primissimo momento è stato… mozzafiato.
C’era, ecco, quella… elettricità tra di noi e l’ha sentita anche lei. Io dovevo fermarmi lì prima che iniziasse qualsiasi cosa. Mi sono chiesto tante volte perché non mi sono fermato”.
“E la risposta qual è?” domandò Sector.
“È che non ci sono riuscito. Ero coinvolto, come non avrei mai creduto possibile. Io volevo baciarla e tenerla tra le braccia e sapere cosa si provava con lei e capire se eravamo entrambi sinceri fino in fondo in quei momenti.
Non stavo pensando a Mayhem, alla squadra, a Veleno: in quel momento erano l’ultimo dei miei pensieri”.
“Tu sapevi che stavi mettendo a rischio la cosa più importante della tua vita e non sei riuscito a fermarti”.
Matt annuì.
Esausto, senza forze, si lasciò cadere sulla poltrona.
“Io avrei dovuto essere un esempio per Scott, per tutti voi” riprese “Un modello da seguire…”.
“E lo sei!” rispose l’altro con forza “Lo sei sempre stato!”.
“No, forse in passato” rispose l’altro scuotendo la testa “Ma non adesso: guardami, ho messo a repentaglio la sicurezza della mia famiglia e della mia squadra, ho tradito tutti gli ideali che avevo giurato di difendere”.
Lo zoologo, sinceramente impressionato dalla sua disperazione, gli mise una mano sulla spalla.
“Non ti sembra di esagerare? In fondo non è successo niente di irreparabile…stiamo tutti bene, Vanessa non ha raccontato a Mayhem di te, altrimenti a quest’ora le cose sarebbero andate in modo diverso. Ha chiuso con Veleno, ha affrontato un processo. 
L’unico a stare male sei tu. E lo sai perché?”.
Matt sollevò lo sguardo verso di lui fino a incontrare i suoi occhi.
“Perché, amico mio, hai sperimentato per la prima volta cosa vuol dire non avere il controllo di tutto, non riuscire a vedere le cose con lucidità, non sapere come reagire a ciò che ti è accaduto.
Beh, sai, non c’è nulla di terrificante in questo”.
“Ho una notizia per te: non sei perfetto!
Come tutti, hai un punto debole e il destino ha deciso che questo punto debole fosse Vanessa Warfield”.
Quindi, ora perché non fai un favore a te stesso e a tutti noi e ti decidi ad accettare quello che è accaduto?”.
Il milionario scosse la testa.
“No” rispose con amarezza “Non è possibile”.
Si guardò intorno.
“Cosa ne sarebbe di tutto questo, delle nostre vite, della nostra missione?”.    
Alex sorrise dolcemente.
“Noi ti vogliamo bene, siamo tuoi amici, desideriamo che tu sia felice e in pace con te stesso. E mi pare evidente che in tutti questi mesi non sei stato né l’uno, né l’altro”.
A quel punto, Matt annuì
“È vero. Quando se n’è andata, abbiamo lasciato troppe cose in sospeso. Troppe cose non dette…”.
“Si può sapere allora cosa stai aspettando? Perché non vai a cercarla?”.
Ma l’altro ancora esitava.
“Non posso crederci!” sbottò a quel punto l’inglese “Tu sei l’uomo più deciso che io abbia mai conosciuto. Di solito sai sempre cosa è giusto fare e come farlo e adesso invece non hai il coraggio di affrontare la verità?”.
“La verità?” replicò Matt “Io non so qual è la verità… io sono così confuso”.
“No, amico mio” rispose a “tu sai esattamente cosa vuoi, come sempre. È solo che stavolta hai una paura terribile di ammetterlo, perfino con te stesso. E hai ancora più paura di cosa accadrà quando ti deciderai a farlo”.
“Ma ti dirò una cosa: io, tutti noi, ti vogliamo bene e ti siamo grati…ma starti vicino è diventato difficile e se non ti deciderai a far chiarezza in te stesso non so se riusciremo ad andare avanti”.
Stava mentendo, ovviamente. Nessuno aveva idea del suo piano, ma Matt era così sconvolto che forse non sarebbe riuscito a vedere il suo bluff.
“So di parlare a nome di tutti: noi abbiamo bisogno di una guida, di un leader equilibrato e sereno, non di un uomo tormentato, chiuso in se stesso e profondamente infelice!”.
“Voi mi avete visto così, in tutto questo tempo?” domandò Trakker, sorpreso “Io credevo di essere riuscito a…”.
Lo zoologo gli si avvicinò e sorrise.
“Tu indossi una maschera per aiutare le persone, per lottare contro il male. Ma nessuna maschera avrebbe potuto nascondere il tuo disagio”.
“So che sono stati mesi difficili e io non sono stato capace di starti davvero vicino perché non avevo idea di quale ne fosse la causa”.   
“Nessuno avrebbe potuto immaginarlo” Matt sorrise amaramente “Una cosa del genere era troppo… troppo incredibile”.
Scattò in piedi, scosso.
“Mio Dio, Alex, guardami: io non riesco nemmeno a parlarne!”.
L’altro trasse un respiro profondo, chiamando a raccolta tutte le sue risorse di autocontrollo. Inutile: stava perdendo tempo.
Si avvicinò all’amico e lo afferrò per le spalle, scrollandolo energicamente.
“Giuro su Dio che non avrei mai pensato che un giorno ti avrei detto una cosa del genere, ma: o vai subito a cercare Vanessa e tentate di capire come deve andare a finire tra di voi, oppure non ti assicuro che avrai ancora una squadra da comandare. Chiaro?”.  
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > M.A.S.K. / Vai alla pagina dell'autore: Curleyswife3