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Autore: Ili_sere_nere    18/12/2015    3 recensioni
One Shot Closeph
«Claire…»
«Perché ci facciamo del male? – Joseph corrugò la fronte. – Tu ed io… Noi, noi ci facciamo del male. Facciamo cose che ci fanno male, diciamo cose che ci fanno male. Proviamo cose che ci fanno male.»
«Quello che provo per te non mi fa del male.»
«Neanche a me fa male quello che provo per te. Ciò che provo fa male a te e ciò che tu provi fa male a me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Claire Holt, Joseph Morgan, Joseph Morgan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tienimi Dentro Te

 

 

Tienimi dentro te

quando lo chiami Amore

digli la verità

digli chi c'hai nel cuore.

 

Tienimi Dentro Te – Antonello Venditti

 

 

L’aveva guardata per gran parte della settimana tra una ripresa e un’altra. L’aveva vista sorridere, appendere il muso, mangiarsi le unghie e subito sbuffare ben sapendo che non doveva farlo. L’aveva vista arricciare intorno alle dita ciocche dei suoi lunghi capelli biondi, una volta mossi, una volta lisci a seconda delle riprese, addormentarsi sul divano della Sala Relax.
Lui l’aveva guardata sempre, in ogni momento. Con discrezione e attenzione.

E l’aveva guardata anche quando, sorridente, era corsa tra le braccia del fidanzato giunto a farle una sorpresa e quel giorno avrebbe preferito non guardare le mille e mille espressioni che avevano attraversato il suo volto. Si era persino finto contento di quell’improvvisata quando lei si era avvicinata anzi, era corsa da lui a raccontarglielo.
La stava guardando anche adesso, a riprese concluse, mentre parlava e scherzava con gli altri poco distante da dove stava lui. Con la schiena appoggiata ad una colonna di legno, contava nella testa il numero dei passi che li separava e in quanto tempo avrebbe azzerato le distanze, strappandole poi un bacio davanti a tutti.

E lo avrebbe fatto, lì, in quel momento. Lei era sua, lo era sempre stata e sempre lo sarebbe stata.

 

Fanculo!

«Dovresti smetterla di guardarla così, lo sai. – Alla sua sinistra stava sopraggiungendo Daniel con due bicchieri di birra e uno sguardo di rimprovero. – Se c’è una cosa che ho imparato a fare in questi ultimi anni è stata imparare a leggere ogni vostra singola mossa, anche quelle che non fate ma pensate solamente.»

«Allora potresti iniziare a leggere le carte se sei così bravo come dici, Daniel.» ringhiò a mezza bocca facendosi sentire solo dall’amico.

Daniel alzò gli occhi al cielo, porgendo uno dei bicchieri a Joseph. «Ho passato più tempo con voi che con la mia famiglia, coglione, e mi sono dovuto sorbire le tue menate quando non sapevi cosa fare con lei, le tue chiamate da ubriaco perché l’avevi vista con un altro, i tuoi momenti di gloria ed euforia ogni qual volta tu e lei passavate il tempo a far sesso, e…»

Si girò di scatto verso Daniel, guardandolo duramente, e Dio solo sapeva cosa avrebbe fatto se non ci fosse stata tutta quella gente nella stanza. «Non provarci, Daniel. Non ti azzardare!» esclamò puntandogli l’indice contro il petto.

Il moro socchiuse gli occhi, alzando il mento, e lo sfidò con lo sguardo. «A fare cosa, Joseph?»

Joseph strinse i denti e prese un lungo respiro portandosi una mano a massaggiare gli occhi con fare stanco, riacquistando la calma. «Non è mai stato sesso tra noi. Mai, neanche una singola volta.» mormorò riportando tra i due una certa distanza.

Anche Daniel si rilassò e tornò a porgergli il bicchiere che questa volta Joseph prese, portandolo subito alla bocca. «Quello che voglio dirti, amico, è che ormai quello che c’è stato tra voi è finito. Tu ti sei sposato con Persia, lei ha il suo fidanzato. Avete le vostre vite adesso, avete delle persone a cui dover rendere conto. Diavolo, non siete più adolescenti! Siete grandi, grossi e vaccinati, oltre che cazzoni, per cui dovreste iniziare a comportarvi da persone adulte. Basta stronzate!»

Sapeva quanto Daniel avesse ragione. Il matrimonio con Persia andava alla grande, l’amava, lei lo amava. Andava tutto a gonfie vele, splendidamente. Ma ogni volta che Claire tornava sul set, con lei tornavano anche i ricordi passati, tornavano le chiamate, i messaggi, gli incontri segreti, le carezze e i baci. Tornavano i ricordi della sua pelle morbida e liscia, dei suoi capelli arruffati e sparsi sul cuscino….

«Joseph, ti prego, smettila! – lo riprese nuovamente Daniel scuotendogli un braccio. – Non serve un genio a capire che qualcosa qui non va, se continui così. Datti una controllata, amico!» Si mise davanti a Jospeh, dando le spalle al resto della compagnia, e lo guardò negli occhi. «Ti ho sempre sostenuto, ti ho aiutato, supportato e sopportato, ti ho difeso e anche fatto il culo quando era necessario. Ti voglio bene Joseph, sei un fratello per me, ma devi capire che le cose adesso si sono fatte serie e in ballo c’è molto di più. Non ci siete solo voi due adesso, ci sono altre persone in ballo con voi. Guardami negli occhi e dimmi sinceramente: manderesti all’aria il tuo matrimonio per Claire, mandando a monte il suo di matrimonio? Perché te lo ricordi, sì, che quasi mezzo anni fa ha ricevuto una proposta di matrimonio e ha detto di sì, e adesso al dito porta l’anello di fidanzamento. Te lo ricordi, Joseph? Rispondi. Lo faresti? La vostra felicità vale la sofferenza altrui?»

Avrebbe davvero avuto il coraggio di far soffrire Persia dopo tutto quello che avevano passato assieme? Dopo quello che lei aveva passato? L’avrebbe lasciata per ‘scappare’ con Claire? Avrebbe fatto in modo che Claire abbandonasse il suo futuro marito per andare con lui, fregandosene di quello che le persone intorno a loro avrebbero potuto pensare?

 

Sì.

 

 

Aveva da poco smesso di chiacchierare e farsi qualche risata con il resto del gruppo, scattando di tanto in tanto qualche foto da postare su Instagram e da tenere come ricordo personale, e si era avviata verso il lungo tavolo di legno presente in mezzo alla stanza su cui erano poste diverse bevande e del cibo. Si riempì per metà il bicchiere con della Coca-Cola e si voltò a guardare l’intera crew. Le erano mancati e ogni volta che tornava era come sentirsi di nuovo a casa. Loro sarebbero rimasti la sua seconda famiglia per sempre e difficilmente questo sarebbe cambiato in futuro.
Portò il bicchiere alle labbra, bagnandole leggermente, mentre faceva vagare lo sguardo alla ricerca di quegli occhi azzurri e magnetici che erano capaci di farle perdere tutto, persino l’anima. Ma non c’erano. Aguzzò meglio la vista, passando e ripassando diverse volte l’intero perimetro della stanza, ma il risultato non cambiava. Lui non c’era.

 

Joseph, dove sei?

 

«E’ andato al piano superiore.»

Sobbalzò colta di sorpresa, rischiando di farsi cadere la bevanda addosso. «Cosa?»

Phoebe alzò un sopracciglio e allungò una mano verso il tavolo per prendere una bottiglia di birra. «Ha parlato con Daniel, o meglio, data la tensione che entrambi emanavano, credo che il termine più appropriato sia discusso. – la mora corrucciò la fronte al ricordo di quei due quasi pronti a venire alle mani. – Alla fine è andato di sopra.»

Claire aprì e chiuse gli occhi diverse volte mentre elaborava le parole della sua amica. «Non credo di capirti, Phoebe.»

A quel punto la mora alzò gli occhi al cielo, posando la bottiglia sul tavolo e si voltò verso l’amica con le braccia incrociate al petto. «Seriamente, Claire? Da quanto tempo ci conosciamo tu ed io?»

«Phoebe…»

«Da anni. Anni, biondina, non giorni o settimane, per cui abbi la decenza di non dirmi stronzate. Ok?»

Claire annuì sorpresa da quell’attacco. Phoebe si avvicinò a lei, prendendola sottobraccio e allontanandosi di qualche metro dal resto del gruppo. Le due rimasero in silenzio fino a che non raggiunsero le scale di legno su cui si sedettero.

«Ti ricordi quando ti raccontavo di quel famoso ragazzo, dolce, carismatico, simpatico?»

Claire sorrise a quel ricordo. «Paul.»

La mora annuì sorridendo. «Già. Paul. Ricorderai anche tutte le volte in cui ti ho chiamata in lacrime perché lui continuava a stare con Torrey, nonostante tra me e lui le cose stessero cambiando e diventando più forti. Tu ci sei sempre stata per me, sempre. Siamo sorelle separate alla nascita. Per dirla un po’ alla Grey’s Anatomy, ‘Tu sei la mia persona’ e io la tua.»

«I nostri tatuaggi ne sono la prova. – commentò Claire ancora confusa dal quel discorso discorso. – Ma io continuo a non capire.»

Phoebe si voltò verso di lei. «Io sono qui. Ci sono. Sono qui per te e ti sosterrò sempre. Sarò tua complice se decidi di uccidere qualcuno e non sai a chi chiedere aiuto per seppellire il corpo. Sarò la tua spalla quando avrai bisogno di piangere, o la roccia a cui aggrapparti quando senti di sprofondare. Io sarò qui per te sempre, nel bene e nel male. – Phoebe sospirò passandosi una mano nei capelli. – Quello che voglio dirti è che io ti sostengo, sono dalla tua parte, e sai che puoi parlarmi di tutto. E ‘tutto’ comprende anche parlarmi dei tuoi problemi di cuore, biondina.» mormorò dolcemente sfiorando il viso di Claire. «Sei la mia amica e so quando soffri, specie se per questioni di cuore.»

Claire si morse il labbro con forza rischiando di farlo sanguinare. «Oh Phoebe, io… – iniziò, gettando poi le braccia al collo dell’amica. – Quante volte avrei voluto dirtelo, dirti tutta la verità e non sono una parte. Ma avevo così tanta paura che mi considerassi una persona orribile, che tu, la mia amica, potessi giudicarmi. Io… Io non sarei riuscita a sopportarlo!»

Phoebe scosse leggermente il capo, stringendola a sé. «Secondo te, perché ho iniziato tutto questo bel discorsetto parlandoti di me e Paul? Non potrei mai giudicarti, mai, nemmeno per un secondo. Non potrei dirti che stai sbagliando quando io sono stata la prima a vivere sulla propria pelle una situazione simile. Come potrei farlo a te, che mi hai sostenuta a continuare, a prendermi l’uomo che volevo? – l’abbraccio si sciolse e Phoebe asciugò rapida alcune lacrime di Claire. – E adesso è il mio turno di sostenerti nelle tue scelte, di dirti ‘vai e prenditi l’uomo della tua vita!’.»

«E’ sposato, Phoebe!»

«Anche Paul lo era.»

«Tu non hai detto di sì ad una proposta di matrimonio, io sì. Ho detto di sì a Mark. Diventerò la signora Kaplan. Come la mettiamo adesso?»

Phoebe corrucciò le labbra, riflettendo. «Beh, hai solo detto di sì al suo ‘vuoi sposarmi?’, mica hai risposto sì alla domanda del prete ‘vuoi sposarlo?’. Puoi ripensarsi, tornare indietro e non saresti né la prima né l’ultima persona a farlo.»

«Fosse facile come dici tu. Non posso fargli questo, non posso. Lui è così buono, così dolce. Lui mi ama, Phoebe.»

«E tu? Tu lo ami?»

Claire si morse il labbro e abbassò il capo, annuendo. «A modo mio lo amo, sì.»

Le due rimasero in silenzio per alcuni minuti, una accanto all’altra.

«Vai da lui, Claire. Se sei decisa a terminare questa cosa, sali, guardalo negli occhi e diglielo. State a pezzi tutti e due. Joseph non ti ha tolto gli occhi di dosso per tutta la settimana e quando Mark è arrivato ho temuto davvero che fosse capace di staccargli la testa a morsi se non si fosse allontanato da te. E’ stato spaventoso! – Phoebe rabbrividì, posando poi il capo contro quello dell’amica. – Vai da lui, qualunque cosa tu voglia fare o dire, ma falla. Dilla. Prenditi ciò che vuoi, ciò che è tuo, ma uno dei due dovrà fare la prima mossa.»

 

E ora?

 

 

Le strade di New Orleans erano a festa un giorno sì e l’altro pure, per cui non c’era modo di annoiarsi. Con le braccia poggiate sulla balconata, Joseph cercava di far pace con i propri pensieri, chiarirseli e porvi rimedio se possibile. Ma era qualcosa che non poteva avvenire così su due piedi, per magia. Necessitava di tempo, molto tempo. E soprattutto, doveva star lontano dalla fonte dei dilemmi, altrimenti sarebbe stata una partita persa in partenza dato che con lei presente non riusciva a essere obiettivo.

Si mise dritto con la schiena e si voltò pronto a tornare sotto dagli altri, avendo trascorso abbastanza tempo da solo con i propri pensieri.

«Ciao.»
Eccola lì, davanti a lui, ferma a pochi passi, mentre mostrava un timido sorriso. «Ciao.»

Claire mosse alcuni passi, ma senza mai azzerare completamente le distanze. «Non sono male i capelli così, sai?»

Joseph scosse il capo passando una mano nei capelli ormai un po’ troppo lunghi per i suoi standard attuali, scompigliandoli. «Dovrei tagliarli in realtà.»

Lei annuì sorridendo e questa volta azzerò la distanza tra loro, portandosi di fronte a lui. Inclinò il capo lasciando che i lunghi capelli biondi, in quell’occasione lisci, scivolassero dalla sua spalla e alzò una mano verso i capelli del ragazzo. «A me piacciono così. – la sua mano scorreva lenta, mentre i suoi occhi non avevano mai abbandonato quelli altrettanto azzurri di Joseph. – Indomabili.»

«Claire…»

«Perché ci facciamo del male? – Joseph corrugò la fronte. – Tu ed io… Noi, noi ci facciamo del male. Facciamo cose che ci fanno male, diciamo cose che ci fanno male. Proviamo cose che ci fanno male.»

«Quello che provo per te non mi fa del male.»

«Neanche a me fa male quello che provo per te. Ciò che provo fa male a te e ciò che tu provi fa male a me.»

«Claire, se sei venuta qui per dire qualcosa in particolare dovresti farlo e smetterla di girarci attorno.» il tono di voce gli uscì più duro e acido di quanto in realtà avesse pensato nella propria testa.

La ragazza fece scendere la mano dai capelli del ragazzo alla sua guancia, che accarezzò con le dita, e sorrise mettendosi in punta di piedi. «Io ti amo.» e lo baciò.

Un bacio dolce. Un bacio che sapeva quasi di un addio.

«Mi stai lasciando andare? Stai chiudendo con me? – mormorò Joseph contro le labbra della ragazza che stringeva a sé, quasi a volerla inglobare e non permetterle di andar via. – Non te lo permetto Claire.»

«Hai una moglie. Io un futuro marito.»

«Voglio te, Claire. Ti amo! Ho sempre voluto te, perché non lo capisci?»

«Lo so, dannazione! – lei lo spinse via con tutte le forze che aveva in corpo. – Lo so, cosa credi? Tu vuoi me, io voglio te. Sempre! Vorrei che fossero le tue le mani che mi toccano, le tue le labbra che mi baciano, il tuo il corpo che mi possiede, ma non possiamo! Le hai giurato amore eterno, nella buona e nella cattiva sorte.>

«I matrimoni finiscono!»

«Ma la ami, lo so, come sai che io  amo Matt.»

Joseph aprì e chiuse la bocca alcune volte, passandosi la lingua sulle labbra, alla ricerca delle parole da usare. «Claire, ti prego…»

«Vorrei amarti come una normale ragazza ama un normale ragazzo. – Claire si morse il labbro inferiore mentre le lacrime avevano preso a scorrere lungo le sue guance. – Vorrei farlo. E vorrei anche essere in grado di lasciarti andare, ma per quanto io mi imponga di lasciarti andare non riesco. Io… Io non posso lasciarti andare. Non posso.» sussurrò lieve, la voce rotta dal pianto. «Questa cosa mi sta uccidendo, perché ti vorrei completamente mio e di nessun’altra.»

«Pensi che la stessa cosa non valga per me? Vorrei urlare al mondo quanto follemente innamorato io sia di te, darti un bacio di fronte a tutti, guardarti in totale libertà senza il timore che qualcuno lo possa notare! – mosse qualche passo verso di lei, afferrandola e tirandola di forza verso sé in modo che la schiena della ragazza poggiasse contro il petto. – Vorrei poterti toccare quando voglio, averti sempre al mio fianco, sentire il calore del tuo corpo contro il mio.» parlò all’orecchio di Claire mentre le mani vagavano sul suo corpo, toccando centimetro per centimetro.

Ad un tratto la presa scomparve, lasciando Claire libera di muoversi, ma lei non lo fece. Rimase lì, si voltò e si tuffò contro il petto di Joseph. Il suo posto sicuro, la sua roccia, il suo tutto. «Non lasciarmi mai andare, mai. Ne morirei.»

Joseph le prese il volto con le mani, alzandoglielo e puntando i suoi occhi in quelli azzurri della ragazza. «Ti amo.», un bacio. «Ti amo.», un bacio. «Ti amo.», ancora un bacio.

«Voglio te, fino all’ultimo istante della mia vita.»

«Sii mia

«Lo sono sempre stata. E tu, tu sii mio.» mormorò lei a fior di labbra, incapace di trattenere un sorriso.

«Lo sono sempre stato. E continuerò ad esserlo.»

 

 

Passa l’eternità

passano le canzoni

tienimi dentro te

come se fosse ieri.

  
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