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Autore: Lena_Railgun    19/12/2015    2 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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8-SONO COTTA DI TE?
 
 -Marina...-
Mi rigirai tra le coperte, cercando di ignorare quella voce che mi chiamava e mi scrollava  leggermente.
-Marina- la voce continuava a chiamarmi e, dopo qualche mormorio, mi decisi ad aprire gli occhi. Sbattei le ciglia lentamente e, confusa, mi alzai di scatto.
-Ti sei svegliata-
Mi voltai e, disteso sul fianco sinistro appoggiato con i gomiti, c'era Ivan che mi stava sorridendo. Io divenni scarlatta in volto.
-Co-cosa fai qui? Non dobbiamo più fingere, July è andata via- dissi io, mentre indietreggiavo timorosa.
-Non ho mai finto- mi disse lui offeso e si sedette sul letto prendendomi le braccia e spingendomi verso di lui. Mi bloccò sotto di lui, il mio sguardo atterrito lo colpì.
-Perché hai paura?- mi chiese, con voce tranquilla rompendo il silenzio tra noi due.
-Non lo so- feci io, sentendo che mi mancava aria. Perché stavo così? Cosa c'era di male?
-Va tutto bene- mi sussurrò lui vicino all'orecchio, facendomi tremare. Annuii convincendomene. Sembrava soddisfatto e continuò a contemplarmi, nonostante lo sapesse quanto mi facesse arrossire essere guardata, ma i suoi occhi grigi mi catturavano e non riuscivo a pensare a nulla. Che potere aveva su di me?
Si avvicinò, catturando le mie labbra in un bacio fantastico, mentre passava le dita tra i miei capelli. Si allontanò di qualche centimetro per guardarmi e sorridere, sfiorò le mie guance con la punta del naso, il suo fiato sul mio collo mi fece rabbrividire.
-Ti voglio Marina, ti desidero troppo-
Mi guardava con occhi carichi di desiderio, erano decisi nonostante io lo avessi sempre considerato timido. Invece era lì sopra il mio corpo a dichiararsi deciso ad avere una risposta positiva. Sorrisi e lo attirai nuovamente sulle mie labbra: ero cotta di lui.
Mi svegliai di soprassalto con il cuore che batteva a mille. Mi voltai a guardare la sveglia: le due e ventisette. Sospirai: era stato solo un sogno. Accesi la lampada sul comodino e mi sedetti sul materasso a gambe incrociate, bevendo un po' di acqua dalla bottiglietta sul mio comodino. Cosa diamine avevo sognato? Arrossivo al solo pensiero, mi vergognavo a ricordare lui sopra il mio corpo, mentre mi baciava, mi sfiorava, il suo respiro. Mi morsi un labbro e fissai le mie ginocchia: mi ero presa una cotta per lui. Non era solo da quel bacio, me ne resi conto, ero interessata a lui da tempo, anche quando non ci parlavamo mi incuriosiva e volevo sapere tutto il possibile su di lui. Mi piaceva, Aria aveva ragione solo che non volevo ammetterlo. E forse non volevo ammetterlo perché avevo paura di innamorarmi di nuovo, ma la paura era passata lasciando spazio ai miei dubbi. Non sapevo se ce l'avrei fatta a dichiararmi, perché avrebbe scombinato l'armonia in quella casa dove ero ospite. Quel pensiero si intromise tra tutti, e capii che stare insieme era impossibile, non potevo permettere che una tale armonia e complicità si sfaldassero a causa mia. Sospirai e guardai la mia stanza nella penombra: forse dovevo solo tenerli per me, trovare qualcun altro da amare. Ivan non faceva per me.
La mattina successiva ero decisa a fare finta di niente, ma la sola consapevolezza di essere innamorata rendeva tutto più difficile, come se dovessi per forza bloccarmi non appena vedevo la persona interessata, o vestirmi bene, truccarmi in un certo modo per farmi notare. Ero decisa a non farlo, e quindi comportarmi come al solito, ma per qualche motivo, indossai un maglioncino nero con una scolatura a V abbastanza profonda, ma non troppo, e quel paio di jeans che Mara definiva “quelli che ti fanno un bel sedere”. Scesi per la colazione e mangiai tranquillamente seduta al mio posto, mentre tutti si godevano la calma presente in casa senza July. Quando Ivan scese, i miei propositi di far finta di nulla andarono in fumo: perché mi faceva sentire così? Ero consapevole che c'erano ragazzi molto più belli di lui, Niccolò lo era con i suoi capelli neri, profondi occhi marroni, un viso meraviglioso e la barba che gli dava quel tocco in più. Ma Ivan, nel suo essere così simile a me, mi incuriosiva, non solo perché avevamo tante cose in comune, ma anche perché era diverso dai ragazzi che avevo conosciuto in precedenza, riusciva a leggermi dentro, a conquistarmi con un gesto, uno sguardo.
-Cavoli- sibilai a quei pensieri. Ivan, nel frattempo, si sedette e mi salutò. Ricambiai il sorriso distrattamente e appoggiai la tazza sul lavello prima di scappare al piano di sopra. Mi lavai la faccia delicatamente, sperando che l'acqua fredda potesse svegliarmi e rendermi più attiva. Mi truccai un po' e pettinai i miei capelli, prima di prendere lo zaino e scendere le scale, indossare un paio di stivali e il cappotto per dirigerci verso la fermata.
-Marina tutto bene?-
La voce di Ivan mi fece sobbalzare. Eravamo in autobus, seduti vicini come tutti i giorni ma quel giorno la cosa mi rendeva più nervosa e palpitante.
-S-si- feci io azzardando un sorriso.
-Lo sai che hai le cuffie su e non hai fatto partire la musica?- mi chiese sospettoso. Guardai il mio ipod che era spento e nessuna canzone in riproduzione.
-Oh ehm...scusa- dissi semplicemente, affrettandomi a scegliere una canzone. Mi guardò sospettoso:
-Lo sai che mentire con me non funziona?-
-Si lo so- feci sospirando -Ma ho solo tante cose per la testa, ecco tutto-
-Lo vedo, sei molto distratta-
Risi, ma era una risata un po' forzata e lui lo notò, ne ero sicura, ma non mi disse nulla. Mi sentivo così ridicola: fino al giorno prima potevo stare tranquillamente in sua compagnia, parlare di tutto, raccontargli ogni cosa e in quel momento, invece, non riuscivo neanche ad aprire uno straccio di conversazione. Non era davvero possibile.
-Allora...ehm...cos'hai a scuola oggi?- chiesi guardandolo.
-Nulla di che. Tu?-
-Prove della canzone. Tornerò tardi oggi-
-Hai qualcosa da mangiare con te?- mi chiese, e mi ricordava mia mamma quando mi fermavo a scuola per il coro o per le prove del concerto.
-No, ma non preoccuparti- feci, massaggiandomi la mano sinistra che aveva iniziato a farmi male tutto di un tratto.
-Ma come non preoccuparti? Mary devi mangiare-
Feci una smorfia:
-Non riesco a mangiare se poi devo cantare o ballare, mi appesantisce-
Lui scosse la testa:
-Pff artisti- disse prendendomi in giro.
Gli scoccai un'occhiataccia e scoppiò a ridere.
-Dai, scherzo sorellina-
Quel nomignolo al quale mi ero tanto affezionata, in quel momento mi infastidiva. Mi chiesi se mi vedesse solo come una sorella e non come la ragazza che ero. Sorrisi comunque, mascherando la mia delusione, se così potevo chiamarla.
L'autobus frenò rumorosamente e potemmo scendere ed immergerci nella folla di studenti.
-Ciao Marina, ciao Ivan- fece Celeste, salutandoci con la mano per raggiungere il suo
ragazzo. Stavano ufficialmente insieme da qualche settimana, e Ivan ormai si era abituato all'idea, riducendo il suo essere apprensivo con la sorella. La guardò ma scostò lo sguardo quasi subito.
-Ciao Marina, buona giornata- mi disse con un sorriso. Lo salutai con la mano e lo guardai raggiungere Daniele e quella che, probabilmente, era la sua ragazza. Io salii le scale, avevo urgente bisogno di Aria quel giorno. Appena entrai in classe la vidi e la raggiunsi subito.
-Ciao Mary!- fece lei.
-Ciao Aria- dissi io abbracciandola forte.
-Ohi tutto ok?- mi chiese.
-No per nulla- dissi io cercando conforto nelle sue braccia.
-Caffè e chiacchierata- disse lei con dolcezza.
Ci sedemmo al nostro solito posto e lentamente iniziai a raccontare:
-Ieri, non so se hai visto all'uscita da scuola...July ci stava aspettando fuori da scuola. Iniziò a torturarci sul fatto che non ci aveva mai visti baciarci, voleva smascherarci. Ivan non voleva perdere contro di lei quindi- mi fermai un attimo per prendere fiato, Aria pendeva dalle mie labbra.
-Mi...mi ha baciata- mormorai.
-Cosa?- esclamò Aria scioccata. Sembrava felice però, forse perché conosceva Ivan e quindi si fidava di lui.
-Com'è stato?- mi chiese.
-Meraviglioso- dissi semplicemente -Troppo...cioè ha..delle labbra perfette. È stato troppo...- feci e sentii le guance diventare roventi. Aria sembrava soddisfatta e mi guardava con un sorriso beffardo.
-Insomma-proseguii io -Mi sono resa conto che lui mi piace molto...-
Aria mi prese le mani. Sillabò un “te lo avevo detto” che ci fece ridere ma subito Aria tornò seria, vedendo che la cosa non era finita lì.
-Ma non possiamo stare insieme...viviamo nella stessa casa, sono ospite a casa sua causeremo scompiglio...-
Aria annuì, capiva la situazione.
-Non hai torto in effetti...sarebbe un bel casino. Insomma, serena probabilmente non si fiderebbe più di te e so che sei affezionata a lei. Quindi cosa pensi di fare?- mi chiese.
-Trovare qualcun altro. Se proprio devo innamorarmi...di qualcun altro-
Aria non sembrò troppo convinta e nemmeno io lo ero ma non volevo compromettere la mia vita in quella casa...avrei dovuto viverci altri due anni e mezzo, e volevo fossero anni piacevoli.
-Mary...io vi vedo insieme e ho sempre pensato che foste perfetti insieme. Non pensare alle conseguenze ma...buttati- mi disse toccandomi la spalla -So che sei sempre proiettata in avanti ma, tesoro, pensaci- mi disse. Io annuii anche se ero già puntata verso la mia idea di lasciar perdere.
Scesi dal tavolo per buttare il bicchierino del caffè nel cestino quando Aria mi disse:
-Sai che sei una figa assurda oggi?-
La guardai interrogativa:
-Ma cosa dici?- feci perplessa.
-Bhe sei sempre bella, ma oggi in particolare- mi disse -Volevi farti notare eh?- mi chiese maliziosa.
-Ma...cosa dici non è vero!- esclamai io.
-Ma ti sei vista sta mattina?- mi fece ridendo. -La maglietta scollata è wow e quei jeans ti stanno benissimo- mi disse.
-Non lo avevo notato onestamente...- dissi un po' preoccupata per la mia sbadataggine -E io che non volevo farmi notare- dissi sospirando.
-Sei un caso perso- disse Aria scuotendo la testa, ma ridendo per prendermi un po' in giro. Mi mise la mano sulle spalle e mi strinse a lei.
-Qualunque cosa tu faccia...a me basta che tu sia felice- mi disse con tono serio. Io annuii ed entrammo in classe. In quelle ore, raccontai le mie preoccupazioni anche ad Elisa ed Amanda per avere anche una loro opinione e la pensavano allo stesso modo di Aria: avrei dovuto buttarmi ed accettare i miei sentimenti nonostante li temessi e ne fossi quasi terrorizzata, ma ero così cocciuta che non volevo, volevo tentare di lasciar stare.
La professoressa De luci entrò in classe quel giorno, con allegria e vivacità e, prese le nostre cose, ci avviammo verso la sala da ballo. Durante il riscaldamento, la prof radunò me, Aria, Elisa ed Amanda.
-Ragazze, so che voi siete appassionate di tutto ciò che riguarda il Giappone, sbaglio?- ci chiese. Noi annuimmo.
-è così- disse Elisa.
-Perfetto. Vi propongo una cosa: vorrei farvi fare un'esibizione come se foste delle Idol nella piazzetta qui fuori il prossimo mese. È un progetto che abbiamo organizzato io e gli altri insegnanti di ballo: cercare di fare delle esibizioni con la maggior parte delle lingue diverse dall'italiano e l'inglese. Non so, il francese, spagnolo, coreano, indiano, cinese. Ci state?-
Io e le ragazze eravamo entusiaste dell'idea perciò annuimmo, anche se in un mese, con il concorso vicino, sarebbe stata dura ma l'idea ci attirava così tanto che eravamo disposte a lavorare il doppio.
-Perfetto. Sono riuscita a prendere dei costumi a noleggio, dopo la lezione ve li do'- ci disse con allegria.
-Va bene- fece Aria. Tornammo ad eseguire il riscaldamento entusiaste e piene di entusiasmo. Io non vedevo l'ora di vedere i vestiti che avremmo indossato e di scegliere la canzone da esibire. A lezione provammo una coreografia per lo spettacolo di fine anno da eseguire tutti insieme all'apertura. La canzone era “Break Free” di Ariana Grande che, nonostante non fosse per nulla il mio genere, mi piaceva molto l'idea di ballarla tutti insieme.
A fine lezione, noi quattro andammo dalla professoressa de Luci che ci consegnò una borsa di stoffa ciascuna, contenente il vestito che avremmo indossato. Le promettemmo di farle sapere se la taglia era giusta il giorno seguente, e tornammo in classe soddisfatte, per le ultime due ore e per le prove il pomeriggio.
Rimasi a scuola fino alle quattro a provare la canzone con Berto, che correggeva solo le ultime imprecisioni con la chitarra insieme al maestro Bernardi, il nostro insegnante di musica il quale era molto contento della mia decisione di eseguire un brano suonato anche da me e quindi senza base. Mentre le altre provavano, io mi sedetti in un angolo dell'aula di musica e provare qualche accordo che avevo sbagliato. Me li appuntai su un foglio decisa a provarli quel pomeriggio e, appena misi il foglio nel mio raccoglitore, Federico si avvicinò a me.
-Ehi Marina- mi disse e io alzai lo sguardo.
-Ciao Fede- esclamai, facendogli spazio accanto a me.
-Sei stata brava. Mi piace molto la tua voce-
-Grazie- dissi lusingata -Anche a me piace molto la tua, hai un'estensione fantastica per essere un ragazzo. Riesci a fare delle note perfette- mi affrettai ad aggiungere per essere educata.
-Grazie- disse lui a sua volta -Non sapevo ti piacessero i there for tomorrow- disse citando la band della canzone che avrei portato al concorso.
-Li amo- feci io ridendo -Non sono il mio gruppo preferito ma mi piacciono molto-
-Li interpreti con passione in effetti- mi disse con dolcezza.
-Ehm grazie- dissi io sentendomi imbarazzata.
Chiacchierammo per il resto delle prove, lo conobbi meglio per quello che era, un ragazzo dalle mille risorse, un comico nato e un ragazzo gentile. Quando le prove finirono, ognuno di noi radunò le proprie cose pronto per tornare a casa, salutammo gli insegnanti e ognuno di noi si recò verso l'uscita.
-Marina-
Stavo camminando con le mie amiche quando Federico mi chiamò.
-Ehm torno subito- feci alle ragazze che annuirono e continuarono a parlare riguardo l'esibizione da idol che dovevamo fare.
-Dimmi- feci quando lo raggiunsi.
-Mi chiedevo...hai impegni per sabato sera?- mi chiese un po' timoroso.
-No- feci io scuotendo la testa -Perché?-
-Ti andrebbe di uscire?-
Sapevo che gli interessavo e che probabilmente intendeva provarci spudoratamente ma avevo voglia di dargli una possibilità e poi magari sarei riuscita a non pesare ad Ivan almeno per una serata.
-Si...si volentieri- dissi con un sorriso.
Federico sembrava felice, aveva un grande sorriso ma non era bello quanto quello di qualcun altro...
-Allora...ti mando un messaggio questa sera per metterci d'accordo-
Io annuii.
-Ci sentiamo più tardi- feci io e lo salutai, dirigendomi verso le mie amiche che mi stavano aspettando.
-Allora...cosa voleva?- chiese Aria curiosa.
-Mi ha chiesto di uscire sabato- feci io.
Le ragazze mi guadarono sbalordite.
-e tu cosa hai risposto?- mi chiese Amanda.
-Ho accettato- feci alzando le spalle.
-Ma...Marina perché?-
-Bhe...perché no? Perché non dargli una possibilità?-
Aria mi bloccò per un braccio mentre io continuavo a camminare verso la fermata.
-perché mi risulta che ti piaccia qualcun altro- fece lei scandendo bene la frase. Sbuffai.
-Lo so ma...ve l'ho detto non possiamo stare insieme-
Elisa studiò la mia espressione, sistemandosi i suoi meravigliosi capelli dietro all'orecchio.
-Marina...fai pure questa uscita. Ma non dargli false speranze. Solo questo-
Io annuii: sapevo che non sarebbe stato giusto, non volevo farlo soffrire, non me lo sarei mai perdonato.
-Lo prometto Eli- feci. Lei sorrise e mi abbracciò.
-Esplora il tuo cuore Mary. Ti aiuterà-
Volevo davvero crederci ma avevo paura mi fregasse.
 
Sbuffai davanti allo specchio, mentre mi provavo il vestito per lo spettacolo: non riuscivo a tirare su la cerniera. Nel compenso, era molto carino: il corpetto era bianco così come la gonna a palloncino decorata con ricami floreali blu, che arrivava al ginocchio. Sopra avevamo una giacca celeste blu come i ricami floreali, arrivava fino al seno. Non riuscivo proprio a tirare su la cerniera del vestito perciò aprii la porta e chiamai Serena che era al piano di sotto.
-Dimmi Marina- mi disse salendo le scale.
-Scusami...mi aiuti a tirare su la lampo?- la supplicai.
-Certo- fece con un sorriso -Dove hai preso questo bel vestito?- mi chiese.
-é per un progetto della scuola- feci mentre lei tirava su la cerniera. -Mi sta male?- chiesi.
Lei mi sistemò la giacca davanti e il fiocco che aveva sulla spalla destra.
-No, ti sta bene- fece con un sorriso. Mi sentivo in imbarazzo al pensiero che avrei dovuto ballare vestita in quel modo.
All'improvviso, la porta della camera di Ivan si aprì e lui uscì con un'espressione stanca.
-Senti mamma...- si bloccò non appena mi vide -Wow- fece sbalordito. Si ricompose e mi sorrise.
-Stai...bene- mi disse.
-Vero?- intervenne Serena sorridendomi -é proprio bella la nostra Marina-
A quel commento arrossii visivamente e abbassai lo sguardo.
-Grazie- feci imbarazzata. Ivan mi guardava imbambolato, gli occhi puntati su di me pieni di stupore. Prima di entrare in camera feci:
-Serena, sabato sera esco-
Mi guardò curiosa.
-Va bene ma non tornare tardi. Vai a Firenze?-
-Si ehm...ho un appuntamento- dissi timidamente.
-Davvero? Ma è fantastico- fece lei prendendomi le mani -chi è?-
-Un mio compagno di classe ma non farti strane idee ecco. Siamo solo amici- mi affrettai a dire prima che la sua fantasia volasse.
-Bhe ma non si sa mai. Va bene comunque, ti accompagno io-
Se ne andò con un sorriso stampato in faccia, sembrava contenta per me come una vera mamma.
-Allora- fece Ivan avvicinandosi -Per cos'è quel vestito?- mi chiese.
-Per un progetto a scuola- risposi, e gli spiegai in breve in cosa consisteva, dondolandomi da un piede a un altro.
-Figata- fece lui dopo che glielo spiegai -Voglio vedervi-
Sorrisi.
-Ci farebbe piacere-
Feci per entrare in camera ma lui aprì bocca:
-Come si chiama il ragazzo con cui...devi uscire?-
-Federico- feci voltandomi verso di lui. Non sembrava geloso ma solo curioso e la cosa mi rattristò per qualche secondo, ma poi mi ricomposi: dovevo sopprimere la mia cotta.
-Stai attenta- fece. Annuii  con un sorriso triste e chiusi la porta dietro di me. Riuscii a togliere il vestito da sola e lo appoggiai sul letto, quando il display del mio telefono si illuminò: era un messaggio di Federico.
Ciao Marina
ti va bene di cenare insieme sabato verso le otto in centro a Firenze?
 
Sorrisi e risposi di si. Messaggiammo per tutta la serata parlando del più e del meno, ma capii che per quanto ci provassi, in realtà non ero interessata e che il mio pensiero rimaneva rivolto a quello scemo di Ivan. Mi tornarono in mente le parole di Elisa, ossia che non dovevo illuderlo, e non volevo davvero farlo ma ero combattuta dentro di me, avevo una tale confusione in testa che mi risultava difficile pensare razionalmente.
Mi buttai sul letto e strinsi il cuscino al petto, chiedendomi perché dovevo sempre crearmi problemi inutili e superficiali: potevamo semplicemente uscire e basta, conoscerci e divertirci, e finirla lì. Quel pensiero mi tranquillizzò un po' e mi permise almeno di dormire quella notte, anche se fu un sonno molto agitato.
 
Sabato 7 febbraio arrivò e, nonostante continuavo a ripetermi che era una semplice uscita con un amico, ero abbastanza agitata. Non volevo essere elegante in modo esagerato, ma volevo comunque apparire carina, per dargli l'impressione che comunque ci tenevo. Optai, quindi, per un maglioncino grigio, un paio di jeans attillati e i miei stivali bianchi con il tacco. Raccolsi i capelli in una coda alta e misi gli orecchini che mi avevano regalato le ragazze per il mio compleanno. Presi la mia borsa ed aspettai Serena che mi avrebbe portata a Firenze. Mi sedetti sul divano mentre l'aspettavo e, immersa nei miei pensieri, sentii qualcuno che mi toccò la spalla destra: Ivan si sedette vicino a me.
-Divertiti- mi disse. Io annuii e sorrisi ma sospirai.
-Non sembri molto felice, però- osservò lui.
-No sono molto felice, solo che sono un po' ansiosa-
-Perché?- mi chiese perplesso.
-Non lo so a dire il vero, sono fatta così- feci ridendo.
Ivan sospirò:
-Sei un caso perso-
Serena uscii dal bagno e mi guardò.
-Andiamo, sei pronta?-
Io annuii e mi alzai. Indossai il cappotto e salutai Ivan.
Erano le otto quando arrivammo a Firenze, e vidi Federico aspettarmi, le mani infilate nelle tasche del suo giubbotto pesante. Deglutii e respirai profondamente quando aprii la portiera. Salutai Serena e mi diressi da lui a passi esitanti, battendo i tacchi sull'asfalto. Lui mi guardò arrivare e sorrise:
-Ciao Marina-
-Ciao- dissi io raggiungendolo.
-Tutto bene?- mi chiese, mentre camminavamo verso il ristorante dove avremmo mangiato.
-Si, tutto ok. Tu, invece?- chiesi io cortesemente.
-Meglio ora che sei qui- disse lui e io arrossi visivamente. Non ci girava troppo intorno, insomma.
-Dove andiamo a mangiare?- chiesi, cambiando argomento.
-In un posto che amerai-
Lo guardai divertita:
-Mi conosci già così bene?- chiesi, sistemandomi la borsa sulla spalla.
-Non così tanto ma dovrei averci azzeccato-
Arrivammo a destinazione, e si, ci aveva azzeccato davvero: un sushi wok.
-Fede ci hai preso, davvero- esclamai io felice.
-Immaginavo- fece lui ridendo. Amavo da morire il sushi e la cucina orientale in generale, e mia madre spesso si dilettava a prepararmi qualcosa del genere, ma poterlo mangiare in un verso ristorante era un'altra storia. Entrammo e amavo già quel posto: l'arredamento, l'atmosfera, la musica...trovavo tutto perfetto. Ci appropriammo di un tavolo lasciando giubbotti e la mia borsa per prendere un piatto e riempirlo con tutto quello che volevamo, essendo strutturato come un buffet. Tornammo al nostro tavolo soddisfatti, e cominciammo a mangiare. Federico era davvero buffo mentre cercava di mangiare con le bacchette, stavo per soffocarmi a forza di ridere. A cena finita, uscimmo per andare a camminare un po' e mi sentii molto indifesa, perché infondo lo conoscevo davvero poco, e non sapevo di cosa parlare.
-Marina, come ti sono sembrati questi mesi in accademia?- mi chiese ad un tratto.
-Molto belli- feci io con un sorriso -Sono contenta di aver accettato la borsa di studio-
-Si vede che ti sei ambientata- mi disse lui guardandomi -sembra che tu abbia sempre fatto parte della nostra classe-
-Davvero?- dissi sorpresa e lui annuì.
-Sarà per il fatto che sei sempre presente ed attiva con noi, ti sei aperta molto-
Sorrisi amaramente:
-E pensare che io sono una persona molto timida-
Federico sembrò scioccato dalle mie parole, o forse pensava che stessi scherzando.
-Non ci credo- fece lui.
Io risi:
-te lo giuro su quello che vuoi-
La sua espressione così sconvolta mi fece ridere ancora di più.
-No, sii seria! Non sei sicuramente la persona più estroversa ma, almeno sembra a me, sei molto allegra e coinvolgente-
Io guardai il cielo nuvoloso:
-Non avevo che un pugno di amici, la maggior parte dei miei compagni di classe non mi sopportava-
-Marina..-
Mi ero rattristita pensando al passato, mi chiedevo come ero riuscita a sopportare così tante cose, io, che guardavo i gruppi di amici e mi chiedevo perché non potevo essere così anche io. Era il periodo in cui ancora non avevo conosciuto Lucia, ed ero sola a scuola, passavo le ricreazioni seduta al mio posto a leggere, a fingere che andasse tutto bene.
Scossi la testa: era cambiato tutto, ero una nuova persona, ma perché mi sentivo così male dentro di me?
Federico mi strinse a sé all'improvviso, non era previsto, la mia mente non ragionava più.
-Non pensarci, ora sei diversa, è il passato quello che stai ricordando, sono cambiate tante cose-
-Lo so ma...non so perché ci sto così male anche se è passato tanto tempo- le sue braccia erano calde ed ospitali, stavo bene in quella stretta ma qualcosa non andava.
-Perché forse non è passato abbastanza tempo. È normale- disse Federico, stringendomi verso di sé. Non so perché glielo avevo permesso, ero debole in quel momento, era come se ne stesse approfittando ma sapevo che in realtà, cercava solo di essere gentile.
-Si in effetti ahaha- feci io, e risi anche se non c'era nulla da ridere, ma era per fargli capire che stavo bene, e non si trattava di Ivan che riusciva a capire sempre quando stavo mentendo, perciò funzionò e sembrò sollevato.
-è colpa mia se ti sono venute in mente certe cose...scusami- disse un po' impacciato.
Io scossi la testa.
-Sono io troppo legata al passato e non dovrei, non in questa città dove sono così felice.-
Federico mi diede un buffetto sulla guancia per poi proseguire la nostra camminata diretti chissà dove. Mi portò lontano, non mi ero mai inoltrata così tanto a Firenze, ed arrivammo su un ponte che dava sull'Arno. Gli edifici lo circondavano, erano illuminati dai lampioni che davano luce in tutta la zona circostante, l'Arno era pieno di luce dorata che si rifletteva nell'acqua. Dei muretti lo arginavano dalla zona abitata e mi immaginai quella vista al tramonto, doveva essere meraviglioso.
-Ti piace?- mi chiese Federico.
-Si...si tantissimo- feci io entusiasta. Ero un'amante dei paesaggi, avrei potuto rimanere lì per ore, dimenticarmi di tutto ed osservare, guardare e fantasticare, volare lontano. Ma sapevo che non potevo farlo, nonostante avessi voluto.
-Sono felice che tu abbia accettato di uscire con me- cominciò Federico e da lì, capii subito dove voleva arrivare. Guardai in basso ed annuii. Lo sentii prendere un grande respiro. Mi prese per le spalle e mi voltò verso di lui contro la mia volontà.
-Marina mi piaci- mi disse lui guardandomi negli occhi. Io lo sapevo, sapevo che me lo avrebbe detto ma comunque non ero riuscita a prepararmi psicologicamente per una dichiarazione in piena regola. Non avrei dovuto accettare, le mie amiche avevano ragione, non potevo...perché davanti a me vedevo Ivan e sentivo le parole che volevo che mi dicesse lui.
Scossi la testa, dovevo essere razionale in quel momento anche se era dura, anche se avevo capito troppo tardi di aver sbagliato.
-Federico mi dispiace- dissi io sentendomi male, mi sentivo uno schifo -Sono...innamorata di un altro- ne ero certa, lo ero per davvero. Non volevo, ma mi scese una lacrima a solcarmi il viso:
-è che..sarebbe un casino con lui, non potremmo stare insieme comunque e pensavo che potevo dimenticarlo, non credevo avesse un potere così forte su di me. E mi sento uno schifo, non volevo farti stare male, essere una cattiva persona...però...-
Federico mi ascoltò con pazienza, sembrava molto abbattuto ma non troppo ferito.
-Marina non importa- mi disse prestandomi un fazzoletto con cui potermi pulire le lacrime.
-Non penso che tu sia una cattiva persona, non devi preoccuparti per me. Mi va bene anche restare amici-
Non credetti molto alla sua ultima affermazione, lo disse con molto rammarico ma annuii.
-Grazie- mormorai.
-Penso che potreste provarci comunque se ti piace così tanto...-
-Ho paura- feci tremando. Avevo bisogno di un po' di coraggio forse. In quei mesi credevo di essere diventata forte,che le cose fossero cambiate ma avevo ancora tanta strada da precorrere. Per me, in quel momento sarebbe stato più facile ballare davanti a tutta Firenze piuttosto che accettare i miei sentimenti e farli diventare realtà.
-Ci sarà sempre il rischio Marina...- penso si riferisse più a sé stesso che a me ma continuai ad ascoltarlo:
-Ma finché non provi non lo saprai. Ascolta il tuo cuore Marina. Se lui non lo capisce...è uno stupido-
Sorrisi e mi tranquillizzai, le sue parole furono d'aiuto, anche se avrei potuto trovarle dentro di me, ma ero troppo cocciuta per capirlo.
Tornai dalla serata verso le dieci, ed ero esausta per le troppe emozioni che stavano vagando nel mio cuore. Salii le scale dirette in camera mia e mi distesi sul letto sospirando: mi sentivo in colpa per com'era andata con Federico, ma d'altro canto, non potevo inventarmi dei sentimenti verso di lui che in realtà non provavo. Lui apprezzò la mia sincerità, e fu più gentile di quanto pensassi: dovevo piacergli davvero se era stato così tenero.
Quando sentii qualcuno bussare alla mia porta, mi ricomposi e mi sedetti sul bordo del letto e dissi:
-Avanti-
Quando vidi Ivan entrare dalla porta, il mio cuore sussultò.
-Ehi- mi salutò avvicinandosi. -Com'è andata?-
-Bene- risposi vaga -Abbiamo mangiato il sushi-
-Oh beata te!- fece con chiara invidia negli occhi. -Voglio andare anche io-
-Chiedi a qualcuno di venire con te- suggerii io.
-E si dovrei-
Mi guardò e mi toccò la mano destra:
-Marina, sono giorni che sei strana...sei sicura che vada tutto bene?-
-Si- mentii io ma non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, il mio sguardo era fermo e puntato per terra.
-Marina- mi chiamò lui.
-Dimmi- feci io ed alzai la testa ma di poco, puntavo al suo collo.
-Guardami- fece con voce decisa. Io scossi la testa.
-Guardami- ripeté ma io non riuscivo, stava diventando sempre più difficile.
-Guardami, dannazione!- urlò lui. Mi spaventò il suo tono, tanto che sobbalzai. Alzai lo sguardo e lo guardai: sembrava preoccupato ma anche un po' arrabbiato.
-è a causa mia che stai così?- mi chiese, facendo dondolare una gamba fuori dal letto.
-Perché devo saperlo se ho fatto qualcosa che ti ha ferita, sorellina...-
-Non chiamarmi così!- esclamai io guardandolo, con occhi furiosi ma, sopratutto, pieni di “perché non capisci?”. Lui mi guardò sorpreso:
-Marina..?-
Scostai lo sguardo verso il pavimento, mi stavo comportando come una stupida.
-Non mi consideri più come un fratello? Mi sembrava che...-
-Mi piaci scemo- feci io posando di nuovo il mio sguardo su di lui ed interrompendo il suo discorso. Quelle parole erano uscite troppo velocemente dalla mia bocca, non ero riuscita a controllarle come avrei voluto. Deglutii:
-Mi piaci, io l'ho sempre saputo ma ne ho avuto la conferma da poco. E so che sarebbe una cosa pericolosa, voglio vivere armoniosamente i miei anni qui con voi ma non ce la faccio a tenermelo dentro!-
Ivan mi guardava, non capivo il suo sguardo, sembrava stesse metabolizzando la cosa. Ad un tratto, un meraviglioso sorriso comparve sul suo volto: non lo avevo mai visto così bello.
In un attimo mi strinse a sé con foga, allontanandomi dalla testiera del letto.
-Dio Marina, sono così felice-
Io ero confusa, non capivo più niente.
-Anche tu mi piaci- mi disse guardandomi negli occhi. Il mio cuore accelerò i battiti, erano così forti che avevo paura che potesse scoppiare.
-D-davvero?- balbettai. Lui annuii.
-Voglio stare con te- Prese le mie mani e le portò vicino alla bocca per sfiorarle con le sue labbra.
-Anche io voglio stare con te-
Mi attirò a sé e io chiusi gli occhi, pronta per un altro viaggio in paradiso. Si, le sue labbra erano perfette per le mie, dolci ma esigenti. Non c'era nulla di sbagliato, era tutto incredibilmente perfetto, successe come se dovesse succedere per natura. Mi spinse indietro, mi distesi sul mio letto, lui sopra di me, come nel mio sogno, immersi in quel bacio mozzafiato. Strinsi le mie mani dietro la sua nuca, passando le dita tra i suoi capelli ricci, che adoravo, che erano perfetti per lui. Ci staccammo, ma rimase vicinissimo alle mie labbra, potevo sentire il suo respiro sul mio volto, cosa che odiavo quando stavo con Gabriele ma, che con lui, trovavo bellissima.
-Buona notte scema- mi disse allontanandosi, lasciandomi lì a sfiorarmi le labbra, credendo fosse solo un sogno.
La mattina dopo mi svegliai e rimasi immobile per qualche secondo a fissare il vuoto. Poi mi ricordai della sera precedente: io e Ivan stavamo insieme. Mi rotolai nel letto con un sorriso da ebete sul volto. Ero davvero troppo felice, il mio cuore batteva forte al ricordo della sera prima.
-Ivan- sussurrai nei buio della mia camera. Quella sarebbe stata una domenica tranquilla, tra studio e musica, ma era tutto diverso, ora che lui era davvero entrato nella mia vita.
Infilai le pantofole e la vestaglia e scesi in cucina: Pietro era andato fuori a correre e Serena, probabilmente, era andata a trovare sua madre. Stropicciai gli occhi e mi avviai verso i fornelli, per farmi del caffè. Lo sorseggiai appoggiata al tavolo e sgranocchiai qualche biscotto. Sentì una porta aprirsi al piano di sopra, e io appoggiai la tazza nel lavello. Mi voltai e vidi Ivan scendere le scale. Gli sorrisi:
-Buon giorno- gli feci.
-Ciao Mary-
Si avvicinò verso di me e mi baciò.
-Sai da caffè-
Risi e lo baciai di nuovo. Si allontanò e mi guardò:
-Sei carina anche quando hai i capelli scompigliati-
Gli tirai un lieve calcio sullo stinco, divertita, e lui mi afferrò il braccio, tirandomi a sé.
-Mamma e papà?-
-Fuori- risposi io -Non so dove sia andata di preciso tua madre ma...-
-Non mi interessa sapere dove sono- fece lui guardandomi negli occhi -Ma lo sai, per ora è meglio se in famiglia non si sappia...-
Io annuii: aveva ragione, avremmo portato molto scompiglio in casa e non era assolutamente nei miei piani.
-Dobbiamo stare molto attenti- sussurrai io. Lui annuii.
-Sei particolarmente felice oggi mi sembra-
-Si- confessai sorridendo -Perché non dovrei? Ho te..- dissi timidamente.
Mi diede un bacio sulla fronte, stringendo le sue mani sulle mie tempie.
-Ti adoro-
-Anch'io-
Quel pomeriggio fu uno dei più semplici ma allo stesso tempo, uno dei più belli che avessi mai passato. Serena e Pietro erano abituati al fatto che stavamo spesso insieme, anche nella stessa stanza e, nonostante mi sentissi un po' in colpa ad approfittare di questo, era bello poter stare insieme. Dopo aver studiato, ci distendemmo vicini, lui mi stringeva, mi sentivo così protetta tra le sue braccia, così al sicura che ogni volta che si allontanava avevo paura, faceva così freddo senza di lui e continuavo a stargli sempre più vicina alla ricerca di calore.
-Mary guarda che dobbiamo impegnarci seriamente a scuola eh-
Lo guardai scettica:
-Perché me lo dici?-
-Perché se non studierai abbastanza, non ti bacerò più-
Mi sedetti e lo guardai:
-Ottima punizione- borbottai. -Ma non ce ne sarà bisogno. Mi impegno sempre al massimo...tu piuttosto- feci punzecchiandolo.
-Non devi preoccuparti per me- mi disse completamente rilassato.
-Ma lo sai che mi preoccupo- feci io chinandomi sulle sue labbra. Premetti le mie sulle sue teneramente, spostando i capelli dietro all'orecchio. Avrei potuto passare le ore in quel modo, avevo bisogno solo di lui.
-Chissà come reagirà Aria quando le dirai di noi- fece Ivan ad un tratto.
-Mi riempirà di te lo avevo detto- risposi facendo le spallucce.
-Perchè?- chiese sedendosi sul letto.
-é da una vita che mi dice che ci saremmo messi insieme-
-ma dai?- Ivan rise -Tipico di Aria-
-Già- commentai scuotendo la testa -Però ci ha preso-
Ci guardammo negli occhi, non ero ancora abituata all'idea di avere un ragazzo, mi risultava così strano. Però non avevo paura, non temevo nulla, ma mi sentivo più forte e decisa grazie a quello scemo che mi catturava con uno sguardo.
 
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Finalmente ho trovato un po' di tempo per aggiornare. Vorrei cogliere l'occasione per ringraziare le tre dolcissime utenti che hanno perso un po' di tempo per dirmi la loro sulla mia fan fiction: grazie quindi a Lohel, time_to_say_smile, e EveryAngelNeedsASky!
Alla prossima
   
 
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