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Autore: Kirale    20/12/2015    5 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo Domenica, di nuovo un capitolo.
Intanto posso ringraziarvi con tutto il cuore per l'enorme risposta (almeno su Facebook) al precedente? Non me la aspettavo e come ho detto in un commento, mi tengo tutti i vostri pareri positivi stretti, anche perché non so se nel proseguimento riuscirò a farvi rimanere della stessa idea. Per ora, veramente grazie!!!
Passiamo al resto, questo capitolo è quello in cui ho tentato io di far pace con Camilla. Nel senso che avrei sempre voluto che Camilla parlasse con Gaetano nella sesta serie, che gli dicesse quello che provava, non ha mai parlato con lui e quindi neanche noi sappiamo cosa le passava per la testa e le ragioni per cui ha fatto quello che ha fatto. In questo capitolo, ho provato io a darle le ragioni per quel comportamento. Non so se sono plausibili, ma io voglio credere che sia così perché sennò veramente sarebbe solo da prendere gli autori a zoccolate sulle gengive per aver rovinato un personaggio che invece per 10 anni abbiamo adorato. Un po' sono riuscita a farci pace qui, ma onestamente non so se la ho tenuta nel personaggio, temo di essermi presa forse troppe libertà. Lascio giudicare a voi e se mi vorrete dire cosa ne pensate sarò immensamente felice!
Per me comunque il capitolo è abbastanza noioso quindi consiglio un triplo espresso, se avete sottomano una caraffa andrebbe meglio.
Che altro dirvi se non ancora grazie? Senza altri indugi vi auguro buona lettura, se riuscite a rimanere svegli :D
P.S. Ci sono due battute nella prima parte un po' sulla falsariga del piccolo scambio che c'è nel libro della Oggero "L'amica americana", chi lo ha letto potrebbe accorgersene.


Capitolo otto

Soothing moments

 

- Svegliati su..-
Una carezza che scendeva dalla guancia al collo fino a sfiorare tutto il braccio.
Quella voce calda che insieme al profumo della sua pelle la avvolgevano mentre era immersa per la prima volta da un anno a questa parte, in un sogno bellissimo dove entrambi passeggiavano sulla riva del mare, il proseguimento di come aveva sempre sperato fosse il loro rincontro.
La mano, con la leggerezza di una piuma, risalì spostandole un riccio dalla fronte.
Aprendo gli occhi, vide quell'azzurro in cui finalmente poteva di nuovo perdersi, lo sguardo che aveva desiderato immensamente di sentire su di sé e quell'incanto di volto piegarsi in un sorriso.

Però c'era un problema.

- Sei troppo lontano, stringimi....-
Aveva una voce dolcissima, quella che lui aveva sentito solo i primi tempi della loro relazione, quando non facevano altro se non dimenticarsi del mondo fuori per immergersi l'uno nell'altra.
- Guarda che se ti stringo più forte ti stritolo-
Rispose lui mentre però la riprendeva tra le sue braccia facendole appoggiare la testa sul suo petto.
- Fallo lo stesso, mi piace tanto -

Il sorriso di Gaetano mentre la teneva stretta e lasciava scorrere una sua mano sulla schiena nuda di lei sarebbe stato da incorniciare. Chiuse gli occhi assaporando quel momento che non pensava avrebbe vissuto mai più. Si sentiva completo per la prima volta, e anche se sapeva che dovevano parlare di una miriade di cose, quelle ore erano solo loro per ritrovarsi e viversi di nuovo.

Però sfortunatamente il tempo incalzava.

- Io tra poco devo andare...oltretutto sarebbe il caso di farsi sentire con Livietta e George perché dubito che siano tornati ma la bambina dovrà pure dormire. E ci sarebbe anche una porta da risistemare -
La sentì emettere una piccola risata.
- Non posso credere che tu abbia veramente sfondato la porta...-
- E' colpa tua che sei una testarda, anche se adorabile quando vuoi, comunque la porta te la rimetto a posto -
- Non ci pensare neanche, per un po' la voglio così, e poi ne è assolutamente valsa la pena. In ogni caso direi che quando avrò voglia di risistemarla chiamerò un muratore, la mia lavatrice si ricorda ancora di quando è passata sotto le tue mani...-
- E che cosa avrebbero le mie mani che non va? - il tono tra l'offeso e il divertito.
- Ora come ora assolutamente niente - rispose mentre le intrecciava con le sue.
Poi alzò la testa dal suo petto e lo guardò con uno sorriso adorante sporgendosi per ricevere un bacio.
- Non mi tentare sennò finisce che ti tengo qui una settimana...-
- L'idea non è affatto male...io sono anche in ferie...- rispose sorridendo maliziosamente.
- Non lo è, ma prima noi dobbiamo parlare di tante cose e lo sai -

Quei ricci tornarono a solleticargli il petto mentre lei appoggiava nuovamente la testa proprio all'altezza del suo cuore.

Forse cullata da quei battiti così sicuri avrebbe potuto. Non è facile tirare fuori la parte più sensibile di te, soprattutto se hai alle spalle tradimenti di persone a cui avevi dedicato la vita e per i quali avevi fatto spesso scelte difficili.
Chiuse gli occhi.

- Ho avuto paura...-
Lo senti irrigidirsi, i battiti del cuore per un attimo più accelerati.
- Di me? - aveva un tono da bambino ferito che la portò a sollevarsi per guardarlo, e non le piacquero quelle nuvole che vedeva nei suoi occhi.
- No! Non di te, cioè forse in parte sì ma, avevo paura di me, di come mi sentivo quando ero con te. Come te lo spiego...-
La mano di lui le sfiorò la guancia.
- Guarda che se ancora non te la sent...-
- Ah no commissario, adesso che ho cominciato tu stai zitto e mi ascolti fino a quando non ho finito, e anche se potrei essere poco chiara, fammi parlare ok? -

Sempre la sua Camilla, quella che quando si metteva in testa una cosa, cascasse il mondo la doveva portare a termine.

- Agli ordini professoressa - Un piccolo sorriso gli si dipinse sulle labbra. Camilla non si era più sfogata con lui da quando avevano cominciato quella relazione da "non amici ma neanche una coppia" e quindi voleva lasciarla parlare se questo poteva servirle, e sicuramente serviva a lui per riuscire a capire meglio qualcosa di quei mesi così belli che si erano trasformati per lei poi in una cappa soffocante da cui volersi allontanare.
Adesso era lei a sorridere. Si rimise con la testa sul suo petto come se da lì potesse trovare il coraggio di lasciarsi andare.

- Non mi era mai capitato di vivere come ho vissuto i primi mesi della nostra relazione. E lo so che me ne sono uscita con quella frase sul fatto che non eravamo amici ma neanche una coppia, ma...credo che sia stata la paura a farmi parlare lì...-
Aveva ricominciato a disegnare cerchi sulla pelle di lui.

- All'inizio mi sentivo una quindicenne, era come se non volessi pensare al futuro, quando eravamo insieme finivo col dimenticare tutto, i doveri, il mio cane, vedevo poco persino Livietta -
Una pausa, un altro respiro profondo, la difficoltà aumentava.
- Poi ho cominciato a capire la proporzione di quello che stava accadendo e...e ho avuto il terrore di accelerare troppo -
La sua mano ritrovò quella di lui e intrecciò nuovamente le loro dita, anche il suo sguardo si pose lì, aveva bisogno di quanto più coraggio possibile per andare avanti.
- Tu mi hai sempre ripetuto che mi hai aspettato per anni, io invece, sebbene mentissi a me stessa e agli altri, razionalmente ho sempre pensato che tra noi non sarebbe mai cambiato nulla.-
Non si accorse della punta di amarezza che attraversò gli occhi di lui perché non lo stava guardando, ma sapeva che non gli avrebbe fatto piacere sentirlo, per quello continuava tenere le mani intrecciate.
- I doveri mi impedivano di pensarci, il mio matrimonio era la scusa perfetta, l'abitudine mi imprigionava e sai, alla fine non è che tu brillassi proprio di stabilità emotiva visto quante donne cambiavi. Quindi avevo trovato un equilibrio in un certo senso...mi ero quasi rassegnata che quello fosse il mio destino -

E onestamente mi piaceva anche un po' l'idea di avere due uomini per me...

Al sentire le sue parole Gaetano avrebbe voluto risponderle che la sua instabilità era data solo dal fatto che non aveva mai potuto avere lei...ma rimase in silenzio aspettando che Camilla continuasse, ricacciando dentro la delusione per aver capito che per tanti anni era stato solo lui a sperare in quella realtà che stavano vivendo ora.
Ma ormai tutto ciò era il passato e non voleva pensarci più.

- Poi le cose sono cambiate - Camilla stava continuando - Renzo ha fatto quello che ha fatto e io non ho più avuto alibi. Forse ora mi sono accorta che il ceffone che si prese quella mattina qui sotto glielo avevo dato perché quello che aveva detto era andato troppo vicino alla verità, anche se nella sua situazione non aveva nessun diritto di giudicarmi...-
- Hai dato un ceffone a Renzo? -
Chiese con sguardo sorpreso mentre gli occhi di lei trovavano i suoi mandando un messaggio molto chiaro.
- Ok, ok sto zitto, continua -
- E comunque sì, quel giorno mi disse che con il suo tradimento mi ero finalmente data una giustificazione valida per fare quello che avevo sempre voluto fare, e probabilmente aveva ragione. -

A Gaetano scappò un mezzo sorriso.

- Ma tornando al punto principale, la realtà è che non avrei mai pensato che il nostro rapporto sarebbe cambiato, e quando è successo è stata una cosa che mi ha preso così tanto da farmi paura. Ho messo un freno a me stessa e poi Renzo ha cominciato a intromettersi, tu mi chiedevi conferme, poi ti mettevi a fare il ragazzino con lui e io mi sentivo confusa - stavolta alzò lo sguardo verso di lui - Il mio matrimonio è durato vent'anni, era subentrata tra me e Renzo un'abitudine e un equilibrio che con te non esisteva, eppure quella stabilità ventennale era crollata come un castello di sabbia- un sospiro e lo sguardo che si abbassò - aveva già vacillato anni fa quando Renzo mi lasciò per Carmen, e ora di nuovo, sempre per la stessa donna, si era distrutto tutto. Cosa poteva accadere a noi? Noi eravamo troppo, e troppo in fretta, e io ero ancora scottata. Avevo bisogno di tempo, per me era una cosa nuova, non ero mai stata così presa prima, e ho cominciato a sentire un senso di oppressione e ad avere tanti dubbi.-
Appoggiò nuovamente la testa sul suo petto.

In quell'anno separati, Gaetano aveva pensato anche a quella eventualità.

Si ricordava di quando erano in macchina e lei gli aveva chiesto tempo, però poi quel discorso non era uscito più, o meglio, era uscito dopo quando lei si stava già allontanando, però gli chiedeva tempo senza mai dargli una spiegazione.
- Camilla, ma perché non me lo hai detto? Perché non mi hai mai parlato della tua paura? Lo sai che per te avrei fatto qualsiasi cosa, smosso persino le montagne, ma tu non mi hai detto nulla, e quindi io ho continuato a...non posso crederci, quindi tutte le volte che io ti chiedevo una conferma di quello che eravamo, tu ti sei sentita sempre più soffocare....-

Sollevò lo sguardo di scatto e incontrò quello triste e incredulo di lui.

- No, aspetta, non è così...non sei stato solo tu! Come faccio a farti capire...è stato troppo tutto insieme. Tu da una parte, poi Renzo che si intrometteva e io che lo lasciavo fare probabilmente aumentando la tua insicurezza che ti spingeva a chiedermi di più. E poi non lo so, credo che ad un certo punto abbia tentato di trovare un equilibrio cercando di bilanciare tutto ma non mi sia riuscito e devo essere scoppiata...-
- Sì ma non hai risposto alla mia domanda, perché non me ne hai parlato? Prima di stare insieme parlavamo di tutto, ora questa cosa di vitale importanza...-
- Perché non sono abituata ad aprirmi così, lo facevo solo con mia madre e poi con te prima che cominciassimo a stare insieme e neanche su tutto, ma dopo non ci sono più riuscita. Non è facile per me parlare, tanto meno se riguarda quello che provo, l'ultima volta che ho dimostrato a qualcuno i miei sentimenti mi sono ritrovata con un marito che ha messo incinta la sua ex fidanzata...-

E Gaetano doveva ammettere che non aveva tutti i torti.

Quando Renzo disse a Camilla di Carmen, una parte di lui aveva sperato che quella fosse la sua occasione, ma vedere Camilla così a terra, insicura del suo intuito da investigatrice, della sua capacità di insegnante, senza curiosità, come svuotata e pronta solo a deprimersi lo aveva per la prima volta messo davanti ad una donna che alla fine era umana come lui.
Perché fino a quel momento, lui la aveva idolatrata, il punto fisso della sua vita era Camilla, con la sua curiosità, testardaggine, sicurezza nelle risposte, la sua leggerezza che lo faceva sentire bene con sé stesso e capace di superare ogni problema. Una volta glielo aveva detto, che era proprio la sua presenza a dargli la forza, la lucidità e il coraggio, ma non si trattava di momenti isolati. Quando erano insieme lui sentiva di poter fare qualsiasi cosa, sempre.

E vederla in quel modo, priva di ogni sentimento che non fosse tristezza, chiusa dietro una barriera di rabbia per non far capire a nessuno che non aveva più fiducia in sé stessa ma chiedendo disperatamente conferma del contrario, lo aveva, doveva ammetterlo, preoccupato.

Per la prima volta intravedere la sua fragilità gli aveva fatto capire che, sebbene aspettasse quel momento da una vita, prima doveva ritrovare la sua prof, rivedere quel sorriso stupendo che le incorniciava il viso.
Ma scoprire quella stessa fragilità gliela aveva, se possibile, fatta amare ancora di più. Per questo quando erano insieme non riusciva a staccarsi da lei.

- Gaetano... ci sei ancora? Ma come io ti parlo e tu mi fai quello sguardo perso nel vuoto? Ohi?-
Il volto di lui incontrò gli occhi un po' contrariati di lei.
- Sì ci sono, stavo solo pensando...-
- Ah sì? E a chi pensava il nostro vicequestore? Vorrei proprio saperlo dato che io stavo facendo un discorso abbastanza serio -
Era adorabile quel lato di lei. In ogni altra donna probabilmente lo avrebbe trovato detestabile, ma su di lei...
- Ma tu guarda quanto è gelosa una certa professoressa, e poi ti lamentavi di me eh...-
La vide tentare di dire qualcosa ma premette un dito contro le sue labbra che poi trasformò un una carezza.
- Se vuoi ti dico a chi stavo pensando -
Camilla strinse gli occhi con una espressione quasi infastidita.
- Sentiamo...-
Non era possibile che dopo dieci anni, lei ancora non capisse.
- Pensavo a questa persona che per tanti anni ero convinto di conoscere, ma poi ad un certo punto mi sono accorto di essermi sbagliato...-
Gli occhi di Camilla erano sgranati, Gaetano era la persona che la conosceva di più al mondo, per cui sicuramente non poteva star parlando di lei.
- Aspetta un secondo, e chi sarebbe quest...-
- Zitta, non ho finito, fammi finire, dicevo, pensavo di conoscerla, mentre invece alla fine probabilmente non la conoscevo così tanto come credevo. Lei è una curiosona testarda che si fa in quattro quando gli altri stanno male mettendo a repentaglio sé stessa. Fa le cose d'impulso prima di pensare alle conseguenze e si caccia sempre in qualche guaio se è per proteggere qualcuno che ama. Ma se si tratta di lei, non permette a nessuno di aiutarla e si chiude come un riccio...come questi capelli qui...- continuò prendendo una ciocca dei suoi capelli tra le mani.
Camilla si stava trattenendo dal sorridere anche se l'espressione finta corrucciata era molto comica.
- Lo sai che sei uno stupido?- il sorriso le era scappato alla fine.
- E tu lo sai che rifarei tutto e sarei disposto di nuovo a rivivere tutto il dolore di questi undici anni se poi la ricompensa è averti qui adesso? -
I battiti del cuore di Camilla erano talmente veloci che non sapeva più come rallentarli. Si sentiva amata completamente ed era una sensazione alla quale, adesso che riusciva ad accettarla, sapeva che non sarebbe mai più stata capace di rinunciarvi.
E per la prima volta, desiderava rispondere con tutto il suo essere a quell'immenso amore che non le faceva più paura.

La mano di lei sulla sua guancia ed uno sguardo sincero come non lo aveva mai visto mentre lui le prendeva quella stessa mano e baciava l'interno del polso.

- Ti amo...- la voce era ancora debole e lui lo capiva, sentiva che stava facendo un grande sforzo a mostrare quella parte di sé.

Gaetano promise a sé stesso che non avrebbe mai più permesso che lei si sentisse vulnerabile, che avesse paura a dimostrare i suoi sentimenti, che non riuscisse a parlare con lui.
Le sorrise guardandola in quel modo speciale che la faceva sentire sempre la donna più bella del mondo.
- Dimmi solo che non è un sogno e che domani mattina sarà ancora tutto così - anche nella voce di lui si percepiva la paura di soffrire.
Dovevano ricostruire tutto insieme.
- Solo se lo dici anche tu a me -
Un bacio che aveva il sapore di promesse, le mani intrecciate, la consapevolezza di essere finalmente insieme.

In quel momento, con la coda dell'occhio Gaetano scorse tra i vestiti che erano finiti per terra un indumento che non si ricordava di aver indossato.
- Ma...quella non è la mia felpa? - chiese mentre continuava a tenerla abbracciata anche se gli occhi adesso fissavano per terra il punto dove prima Camilla la aveva gettata.
- Veramente sì...- rispose un po' imbarazzata.
- E che ci fa la mia felpa blu, a luglio, in camera tua? -
- La ho presa qualche giorno fa, quando Gustavo stava portando su i tuoi pacchi.-
- Non sapevo ti piacesse così tanto, se vuoi te la regalo - disse un po' divertito.
- Non voglio che me la regali, anzi voglio che te la riprendi.-
- Non ti piace più? -
- Ma sì che mi piace, però preferisco che la indossi tu.-
- E non mi vuoi dire perché? -
- Eh no commissario, mi hai già scucito abbastanza confessioni stasera, lasciami un minimo di dignità.-
Non gli poteva mica dire che se la voleva mettere quando andava a casa sua così da sentire il suo profumo addosso.

L'uomo scoppiò a ridere.

- Va bene ok, te la do per buona, almeno mi dici perché la mia povera felpa se ne sta tutta stropicciata per terra? Che ti ha fatto di male?-
- Lei niente, tu invece...- e ripensando alla loro discussione davanti all'ascensore - Perché mi hai ringraziato quando ti ho fatto le congratulazioni a proposito? Io mi riferivo al t...-
- Stop stop, ti blocco qui, sì dopo ho capito che tu mi avevi fatto le congratulazioni perché pensavi che mi fossi sposato e in attesa di figlio, ma in realtà io credevo che ti riferissi alla chiusura del mio caso...-
- E dato che siamo entrati in argomento...- ecco la prof indagatrice che entrava in azione - me lo vuoi dire una buona volta chi è la donna che sta vivendo con te a casa tua? -
Era una sensazione incredibile vederla apertamente gelosa, una parte di lui adorava questa gelosia, ma sapeva di doverle una spiegazione.

Alla fine era sul serio arrivato il momento di affrontare quel discorso, e gli scherzi dovevano lasciare il passo ad altro.
A qualcosa che si portava dentro, che era doloroso e gli procurava un senso di colpa dilaniante.

- Io ti spiego la situazione, ma tu prima di tutto mi devi promettere che qualsiasi cosa io ti dica la terrai riservata e secondo che non ficcherai il naso in questa faccenda perché è una questione estremamente delicata. L'unico motivo per cui ti racconto tutto è perché io non voglio che tra me e te ci siano segreti o incertezze, ma questa volta la storia è molto pericolosa e non ci devi avere niente a che fare. Me lo prometti?-
Aveva assunto un tono estremamente serio, e anche se la sua curiosità fremeva, Camilla aveva la sensazione che questa volta, sebbene ancora non sapesse nulla, sarebbe stato decisamente meglio rimanerne fuori.
Si sporse per dargli un bacio.

- Promesso...-
- Lo sai che alle tue promesse non credo moltissimo perché alla fine ti impicci sempre, ma stavolta ti chiudo in casa veramente...-
La cosa la stava cominciando a preoccupare, la situazione era così pericolosa?
- Te lo prometto, veramente, adesso però racconta...-

L'uomo chiuse gli occhi e tirò indietro la testa, la sua espressione si fece scura e lei lo sentì aumentare la stretta sulle sue spalle.

- Quando ero a Roma, subito dopo aver arrestato uno dei capi della cellula malavitosa che stavamo cercando di sradicare, mi imbattei in un uomo mentre ero sulle ricerche del loro quartier generale. -
Quando aveva detto che era una questione pericolosa, Camilla aveva avuto il presentimento che fosse legato alla storia di Roma e ora le sue ipotesi stavano prendendo forma.
-Sfortunatamente, non avevamo prove tangibili che la persona arrestata fosse proprio quella che cercavamo, ovviamente noi lo avevamo dedotto dalle nostre indagini, ma sai benissimo che senza testimoni, soprattutto se si tratta di questioni legate alla mafia, è molto facile farla franca.-
Lui si fermò un attimo, come se stesse trovando la forza di raccogliere lei idee, era evidente che non ne aveva mai parlato a nessuno.
- La persona che incontrai, si chiamava Claudio De Silva, era un impiegato della ditta che il gruppo utilizzava come copertura per i propri traffici. In pochissimi lì dentro sapevano di quel giro, la maggior parte di chi vi lavorava era gente normale che non aveva idea del posto in cui si trovava. Insomma, Claudio, un giorno, mentre aveva appena finito di lavorare facendo lo straordinario, fu testimone di un'esecuzione che si stava compiendo proprio nello stesso edificio. Era tardi e non c'era nessun altro, sentì dei rumori provenire da una stanza che aveva una porta socchiusa e vide chiaramente l'uomo che noi avevamo arrestato, ordinare ad altri due che ne tenevano un terzo in ginocchio, di sgozzarlo-
Si interruppe di nuovo, era incerto se proseguire o no, e Camilla sentì che i battiti del suo cuore erano molto irregolari adesso.
- Il cadavere dell'inginocchiato venne ritrovato da noi poche ore dopo la sua esecuzione. Claudio scappò, nessuno si era accorto che era lì e si presentò in questura qualche giorno dopo ancora sotto shock. Quando mi raccontò la storia, io tentai di convincerlo in tutti i modi a testimoniare perché sarebbe stato la chiave per la nostra indagine, ma lui non voleva. Aveva una famiglia a cui pensare e sapeva molto bene che le ritorsioni della mafia più che toccare i diretti interessati, si abbattevano sulle loro famiglie, allora io gli assicurai che non sarebbe successo nulla, sarebbe entrato in un sistema di protezione fino al processo e dopo aver sudato abbastanza, e credimi, ci ho messo molto, conquistai la sua fiducia e lo convinsi a testimoniare -

Camilla ascoltava Gaetano e aveva una brutta sensazione per la piega che stava prendendo la storia.

- Per farla breve, tenemmo l'identità di Claudio segreta ma sfortunatamente qualcuno all'interno della polizia fece una soffiata, con il risultato che...- Gaetano a questo punto si bloccò completamente, era difficile continuare a parlare perché quello che stava per dire lo tormentava ormai da tempo.
Guardò fuori dalla finestra e sospirò.
Lei si accorse di questo e gli prese il volto tra le mani preoccupata.
- Che cosa è successo? -
Gli occhi dell'uomo si fecero tristi.
- Il fratello minore di Claudio, un ragazzo di appena 23 anni, venne trovato morto in casa sua, freddato da un colpo alla testa.-

Il sangue nelle vene di Camilla si era gelato. C'era sicuramente un legame tra la donna a casa di Gaetano e questa storia ma di qualsiasi tipo fosse, ora le stava provocando un'ansia terribile.

- Claudio ne fu distrutto e so che la colpa fu mia, perché non avevo calcolato che qualcuno all'interno potesse parlare e...e ci era andata di mezzo la vita di un ragazzo...-
Nella sua voce c'era tutto, rabbia, tristezza, frustrazione e tanto dolore.

Che inferno aveva passato Gaetano in quell'anno, Camilla non voleva fare altro che stringerlo e fargli dimenticare tutto, ma prima doveva lasciarlo parlare, sapere la storia fino in fondo.

- Lui ora è sotto protezione, vive in un posto che neanche io conosco ed è controllato finché non ci sarà il processo tra due mesi e mezzo. Prima di venire trasferito, mi raccontò di avere una sorella, anche lei più piccola che era incinta. Loro erano orfani di genitori, lei non aveva nessuno e quindi mi chiese se poteva portarla con sé perché era terrorizzato, temeva che le potesse succedere qualcosa. Purtroppo però la protezione dei testimoni non glielo permise perché ci dissero che sarebbe stato meglio se questa storia della sorella, dato che avevano già colpito qualcuno della sua famiglia, fosse rimasta segreta. Lo sappiamo solo in tre, io, il questore di Roma e De Matteis...-

Al sentire quel nome che ormai era un ricordo lontano, Camilla spalancò gli occhi.
- De Matteis? Ma quel perfettino tutto matite e ordine? Non ce lo vedo in questa storia!-
- Ah ma vedo quindi che l'antipatia è reciproca eh? - Notò lui abbozzando un sorriso.
La faccia di lei diceva tutto.
- Non ne parliamo!-
Lo scambio aveva alleggerito l'aria.

- In ogni caso, io sono stato quello che lo ha convinto a testimoniare e per colpa mia lui aveva perso suo fratello, così quando mi raccontò della sorella incinta, appunto, Sabrina, gli assicurai che finché la storia non si fosse conclusa mi sarei preso la responsabilità di proteggerla personalmente. E' da allora che lei si è trasferita a casa mia, prima a Roma e quando sono tornato a Torino, non potevo fare altro che portarla qui con me. Non sarei riuscito a fare nulla mentre era in un'altra città...-

- E quindi tu mi stai dicendo che a casa tua c'è la sorella incinta di un testimone chiave per un processo contro un capo mafioso? Che sei diventato, come dire...la sua guardia del corpo perché ti senti in colpa per aver causato la morte del fratello?-
Non era per niente rassicurante il modo in cui aveva detto "guardia del corpo".
- Camilla, sì, te lo avevo detto che era una storia pericolosa. Adesso promettimi che non ti metti in mezzo perché qui una persona è già morta, ed è stata tutta colpa mia. Devo proteggere Sabrina e il suo bambino ad ogni costo. Giurami che ne starai fuori, non posso pensare cosa potrebbe succederti se ti immischiassi, ti prego, giuramelo!-
Per la seconda volta quel giorno, lo guardava come se non lo avesse visto prima.
La morte del fratello di Claudio doveva averlo colpito immensamente e i sensi di colpa, ne era sicura, non gli permettevano di lasciarsi quella situazione alle spalle e rimanerne fuori.
Gli accarezzò la guancia, un gesto che li univa da dieci anni e che era diventato il loro modo silenzioso per dirsi quello che non potevano esprimere a parole. Lo vide chiudere gli occhi abbandonandosi alla sensazione, il volto ancora piegato in un'espressione triste.

Era molto preoccupata per questa storia e aveva un presentimento orribile, ma non poteva dirglielo o pretendere che lui smettesse di essere...beh di essere lui e di mettere tutto sé stesso nel lavoro che faceva.
- Non è colpa tua se lo hanno ucciso...e comunque te lo prometto, ma almeno posso starti vicino? -
Sentiva che lo stava quasi implorando e lo vide accennare un piccolo sorriso.
- Ehi professoressa, ti sei scordata che non ti faccio più scappare? Credo proprio che sarai costretta a starmi vicino...-
A quell'affermazione, lei si sentì più tranquilla, anche se...
- Ma scusa, allora perché quando si è presentata a me ha detto di chiamarsi Berardi? Mi ha fatto prendere un colpo!-
- Ah, di quello mi ero accorto, in ogni caso penso che volesse scherzare e basta, è una persona abbastanza immatura nonostante sia in attesa di un bambino e ho imparato a mie spese che ama incasinare la vita alla gente. In qualche modo mi ricorda mia sorella Francesca, sarà per questo che provo un certo istinto di protezione verso di lei. E poi devo dire che è stata anche di aiuto. Da quando ho cominciato a occuparmi della sua situazione, ogni volta che mi girava intorno una donna, lei appariva e loro scappavano. Non ho mai capito perché onestamente .-

- Beh, se dice a tutte quello che ha detto a me...posso immaginare...ma aspetta un secondo, che vuol dire "ogni volta che ti girava intorno una donna"? -
- Ma niente, il solito, tra procuratori e magistrati ultimamente ci sono molte donne in polizia ed è capitato che qualcuna tentasse un approccio...-
Camilla stava cominciando a vedere rosso mentre il corpo si irrigidiva.
- Definiscimi "un approccio".-
Nel sentire il suo tono a Gaetano scappò una risata. Era completamente pazzo di lei e questo suo lato geloso che ora stava diventando molto più evidente di prima gli piaceva da morire.

- Non è importante - le rispose sporgendosi per darle un bacio - tanto si sono sempre ritrovate a fare i conti con un gentile rifiuto. E poi Sabrina penso ci mettesse il carico. Credo che si divertisse, lei non sa ancora della morte dell'altro suo fratello, Claudio non glielo ha voluto dire per via nel suo stato e pensava di farlo una volta che il bambino fosse nato...-

Anche la storia di una donna incinta a casa di Gaetano non le andava a genio.

- Scusa però eh, ma questa Sabrina non ha un marito? Porta la fede...-
- La fede è un ricordo della madre, lei aveva un compagno che un bel giorno dopo aver saputo che era incinta, la ha lasciata di punto in bianco...-

Quindi una donna bella, incinta, da sola, a casa di Gaetano e a cui lui doveva fare da guardia del corpo per un caso di omicidio.
E la donna in questione, allontanava le possibili pretendenti di Gaetano a quanto pare, molto bene.
- Ho capito..allora forza andiamo...- disse lei dopo queste riflessioni.
Gaetano non capiva a cosa si stesse riferendo.
- Dove vuoi andare? -
- Beh, a conoscere questa Sabrina come si deve, se vive a casa tua mi pare ovvio che si debbano fare delle presentazioni ufficiali, anche se prima...- assunse un'espressione molto maliziosa e le sue labbra trovarono il collo di lui - devo marcare il territorio...-

Lui chiuse gli occhi divertito godendosi quel momento fino a quando gli balenò in testa una domanda.
- Allora posso marcarlo anche io il mio territorio? - chiese, e il riflesso degli occhi ritornava color ghiaccio.
- Devi - fu la risposta di lei mentre quei brividi caldi che solo lui sapeva provocarle, ricominciavano a pervaderla - però dopo me la presenti come si deve...-
- Tutto quello che vuoi -

Queste le ultime parole pronunciate prima di perdersi di nuovo l'uno nell'altra, avevano troppo tempo da recuperare e in fondo il resto poteva aspettare ancora un altro po'.

 

 

E siamo alla fine anche di questo capitolo. Si è scoperto chi è Sabrina e forse qualcuno potrà intuire che tipo di casino potrebbe portare ai due, anche se ne porterà in più frangenti e non in uno solo.
Probabilmente gli aggiornamenti subiranno un rallentamento tra poco perché ho quasi finito i capitoli che avevo già scritto, per capirci, sono pronti fino al dieci e sto scrivendo l'undici .
Ho molte idee, il work in progress è appunto, in progress ma i personaggi vogliono essere scritti anche in scene normali e ogni volta che comincio mi dilungo troppo a mio parere, e quindi pagine e pagine se ne vanno.
Oltretutto ora ho un problema un po' spinoso, due scelte per la storia, solo che una esclude l'altra e non so bene su quale delle due orientarmi. Per capirci, ho due colpi di scena in testa uno per Camilla e uno per Gaetano, ma si escludono a vicenda, per quale dei due filoni vado? Che cosa scegliereste voi? E con questo dubbio amletico, vi rilancio l'appuntamento alla prossima settimana. Grazie ancora per aver letto e se vorrete commentare mi farà un gran piacere!!
   
 
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