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Autore: Hamatoshappire    20/12/2015    2 recensioni
Il confine tra realtà e fantasia è più sottile di quanto si creda...e le nostre tartarughe stanno per scoprirlo.
Tra verità mai svelate,omicidi ed un nuovo amico,che poi tanto nuovo non è,i nostri mutanti preferiti ne vedranno di tutti i colori...
ok...ho deciso di cambiare alcune carte in tavola...(non odiatemi). Spero comunque di avervi fatto incuriosire.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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PoV Liu

Avvolsi la mano attorno al suo collo...o meglio, Night l'avvolse.

In quei momenti non avevo il controllo. Avevo la sensazione di essere in un incubo da cui non potevo svegliarmi.

Continuavo a vedere e sentire tutto, eppure non potevo far nulla.

Era come se i miei movimenti fossero controllati da altro... e in effetti era proprio così.

Era il nostro accordo. Io lasciavo a lui il controllo in quelle situazioni e lui non provava a prendere il sopravvento su di me.

In quei momenti provavo solo una sete insaziabile. Esisteva solo quella brama di sangue, quella rabbia insensata, quella furia gelida che cancellava ogni traccia di pietà.

Ero cresciuto in mezzo al tanfo della morte, abituato al sangue quanto alle cicatrici sulla mia pelle.

Vivevo in un'illusione di pace, in una tranquillità fittizia, nascosto dietro un involucro di fragile gelo e distacco che temevo potesse infrangersi da un momento all'altro.

Ricominciai a prestare attenzione a ciò che mi accadeva intorno, come se ignorare la verità l'avrebbe fatta svanire.

Night lo gettò in terra e si pre3parò a dare il colpo di grazia.

Il cappuccio della felpa gli scivolò via, rivelando un volto verde smeraldo.

"FERMO!"

Riuscii a bloccare Night a qualche millimetro dal suo volto.

"Cosa vuoi moccioso?" Ringhiò acido.

"Basta così! Fermati immediatamente. BASTA!"

Ripresi il controllo.

Un sorriso invcrespò le sue labbra e un nome si fece strada tra i miei pensieri.

-Raphie-boy- chiamai con un filo di voce.

I suoi occhi si ampliarono, fissandosi nei miei.

Rimanemmo immobili così per attimi che parvero secoli.

Stavo per dire qualcos'altro, quando lui mi tolse il cappuccio della felpa.

-MIchelangelo...- quel nome rimbombò dolorosamente nella mia scatola cranica.

Lo sentii attirarmi vicino, in una sorta di abbraccio.

MI irrigidii a disagio.

Agii in fretta senza riflettere.

Tirai fuori un panno di cotone e glielo premetti contro il volto, attendendo che la sostanza di cui era imbevuto facesse il suo effetto.

Tentò di divincolarsi lievemente, prima di perdere i sensi.

Arancione. Gioia. Sorriso.

Mi mancò il fiato.

MIchelangelo.

Mi alzai, avvicinandomi uno per uno agli altri corpi.

Scoprii loro i volti, mentre le miei interiora si contorcevano.

"Cosa ho fatto?"

Iniziai ad andare nel panico.

Li avevo feriti, se me ne fossi andato sarebbero morti.

Ma se fossi rimasto? No...non potevo....

"Bisogno di una mano scricciolo?"

"Quando mai tu aiuti?"

"Quando vuoi tu"

"Senti non sono dell'umore per questi giochetti. Parla chiaro"

"Uno di loro ha il cellulare acceso, chiama un parente o roba simile"

Sgranai gli occhi. Poteva funzionare...

"Di nulla"

"Non ti ho detto grazie"

"Ma lo hai pensato... e ora muovi il culo, ferma la perdita di sangue e fai quella cazzo di chiamata!"

"Ed ecco il solito Night scontroso e antipatico che conosco"

"Datti una mossa!"

Tirai fuori un set di primo soccorso che portavo sempre dietro.

Con un mangone in gola ricucii le ferite più profonde, per poi radunare i corpi e metterli vicini.

Era tanto tempo che non provavo ribrezzo verso il sangue. Ormai ci avevo fatto il callo, eppure mi venne da vomitare anche solo con quell'odore ferroso.

Non impiegai molto a medicarli alla bell'e meglio e una volta terminato presi il cellulare della rossa.

Era già sbloccato e mi bastò aprire la rubrica.

Il contatto segnato come "Splinter" attirò subito la mia attenzione e lo aprii.

Presi un respiro profondo e digitai il tasto di chiamata.

-April? Come mai mi chiami? Siete in ritardo. State bene?-

Deglutii, avevo la gola improvvisamente secca.

-April?-

Non trovavo nulla da dire...quella voce...io la conoscevo.

-April...?-

"Moccioso che aspetti?!"

Riuscii a recuperare il mio autocontrollo e con tutta la fredezza che possedevo sibilai l'unica frase che riuscii a pensare.

-Vieni a recuperare i tuoi figli, ratto... o ciò che ne resta-

Proferii con lo stesso distacco l'indirizzo, prima di lasciare il telefono alla sua proprietaria e allontanarmi.

Con l'ausilio di una scala antincendio mi arrampicai sul tetto di un palazzo, dalla cui cima continuai a guardare nel vicolo.

Attesi lì, per accertarmi che qualcuno arrivasse.

Non ci volle molto.

Un furgone si fermò all'entrata del vicolo.

Un topo mutante scese e corse verso i corpi, crollando in ginocchio vicino a quelli e controllando a tutti il battito cardiaco.

Uno ad uno li caricò sul furgone.

Rimasi immobile dov'ero, incapace di muovermi.

Prima di partire si guardò intorno.

Rimase spiazzato quando i notri occhi si incrociarono.

Non mi ero ancora rimesso il cappuccio.

Ebbi l'impressione che quegli occhi castani stessero scrutando fin dentro la mia anima, ma non mi spostai comunque.

Mantenni quel contatto, finchè gli occhi non mi si inumidirono.

Vidi la sorpresa crescere in quegli occhi.

-Mi dispiace...- mormorai al vento.

Chiusi gli occhi e mi coprii il volto.

Quando li riaprii le iridi erano rosse.

Lo guardai ancora un attimo.

-...papà-

Mi voltai e corsi via.

   
 
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