Un debole lamento risuonava nella stanza in penombra. Seduta davanti alla scrivania, una donna piangeva tenendosi la testa tra le mani coperte totalmente dai voluminosi capelli neri.
“Perché, perché non ne posso avere altri?” si chiedeva la donna invasa dal dolore che ben presto si trasformò in rabbia. Essa indusse la donna a dare un energetico pugno sulla scrivania, che tremò.
Le lacrime smisero di scendere copiose soppiantate da un urlo di rabbia.
La donna si alzò di scatto e si diresse barcollando verso l’armadio posto sul lato opposto della stanza.
Doveva trovare una consolazione altrimenti avrebbe ceduto definitivamente alla pazzia .
Aprì tremante le ante e scostò con delicatezza i vestiti appesi che coprivano tre enormi barattoli.
La donna appena li toccò provò un enorme senso di felicità che si manifestò in una risata isterica.
Ogni volta che vedeva quei piccoli volti così ben mantenuti era pervasa da un piacere indescrivibile.
Era solita chiamare quei tre barattoli “i miei piccoli bambini eterni” poiché la formaldeide avrebbe mantenuto la bellezza degli unici figli, ancora neonati,che era riuscita a generare.