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Autore: Akiko chan    22/12/2015    5 recensioni
Era evidente che il ragazzo non aveva alcuna intenzione di nasconderle il disprezzo che provava e quel fugace contatto le fu sufficiente per saggiare una parte della furia primitiva di cui era capace, se provocato. Niente di male, la cosa era reciproca.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~~Intanto BUON NATALE! Manca davvero poco alla nascita del bambino Gesù. E manca anche davvero poco alla fine di questa mia storia. Grazie infinite per l’affetto con cui mi sostenete sempre! Buona lettura. Akiko chan.


CAPITOLO XXVI. PARTENZA: THE END?

Shay finì di sciacquare le verdure e le lasciò cadere nell’acqua bollente osservando distratta le bolle borbottare in superficie. E quindi tra poco sarebbe tornato. Tutta la famiglia era in fermento nella piccola cucina, ognuno concentrato nella mansione assegnata da Rosaly, splendida regista di quello spettacolo di “Bentornato Campione”.

Mark stava per rientrare in Giappone. Partito come semplice giocatore di una Nazionale minore rientrava in patria come Campione Mondiale Juoniores. Il solo pensiero avrebbe dovuto esaltarla e invece non riusciva a pensare ad altro che all’uomo che lui rappresentava.

Il contegno con cui l’aveva trattata dopo....dopo cosa? Lo sfioramento accidentale di labbra … era stato a dir poco glaciale. Il loro rapporto era tornato ad essere teso e distaccato come all’inizio, no ancora peggio, perché ora più lui la ignorava più lei si sentiva sporca e depressa. Neppure il giorno del suo diciottesimo compleanno era servito a cambiare qualcosa: la serata era stata sicuramente piacevole ma non certo rilassata. Tra loro due la tensione era palpabile, entrambi si erano tacitamente accordati per fingere di fronte alla famiglia e, se suo padre o Rosaly, si erano accorti di qualcosa, avevano avuto il buonsenso di tacere.

Nessuno dei due se l’era sentita di affrontare la questione a viso aperto, di iniziare un discorso che non sapevano dove li avrebbe condotti. O meglio, lei non lo sapeva proprio per niente mentre Mark sembrava avere le idee ben chiare: non li avrebbe portati da nessuna parte perché non vi era parte del mondo in cui lui volesse andare con lei.

E poi finalmente era partito. Finalmente, perché averlo accanto con quella tensione era devastante.

Ora tornava dall’Europa. Aveva assistito con Patty alla finale contro la Germania. Aveva esultato ad ogni goal e sofferto ad ogni rimonta. Lo aveva seguito con occhi avidi sfrecciare nello schermo. Il suo cuore aveva urlato il sentimento infinito che provava per lui in attesa del suo ritorno anche se non sapeva esattamente cosa doveva aspettarsi. Si era chiarito le idee? Per quanto la riguardava di dubbi non ne aveva più nessuno: Mark le si era insinuato nell’anima, sotto la pelle, dentro le ossa, l’aveva completamente impregnata ed era del tutto inutile domandarsi se mai  qualcosa -il tempo o l’oblio - avrebbe potuto diminuire ciò che nutriva nei suoi confronti e che avrebbe preferito mille volte non provare. Ma quel amore c’era, un macigno che le pesava sul cuore.

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Mark si sistemò meglio sul sedile dell’aereo che li stava riportando in Giappone. I compagni discutevano eccitati commentando la ricomparsa di Roberto e la repentina partenza di Holly per il Brasile. Nessuno badava a lui e questo gli faceva molto piacere. Aveva bisogno di risistemare i suoi pensieri prima di…rivederla. E trovare una qualche risposta a quella scomoda domanda che lo tormentava da più di un mese.  Come era potuto accadere? Per essere precisi, nella mente del bruno attaccante il quesito risuonava esattamente così - Come cazzo era potuto accadere, porca di una straporca  puttana?-

Ripensò a quella sera a quel bacio a fior di labbra. Era letteralmente scappato di casa in preda al ... terrore. Mark sentì le guance farsi calde. Inorridì: stava arrossendo. Lui, Mark Lenders alias la Tigre, stava arrossendo! Sprofondò ancora più nel sedile sperando di diventare un tutt’uno con la stoffa a righe, si guardò fugacemente intorno, no nessun rompipalle in avvicinamento.

Si concentrò sulla soffice lanugine delle nuvole e tornò a quella maledetta sera.

“Aveva raggiunto Ed e Danny fingendo che non fosse accaduto nulla ed erano andati alla solita discoteca.

Una colorata moltitudine di luci psichedeliche saettavano vivaci nell’aria accaldata tutt’attorno, creando un’atmosfera surreale dove sagome umane dai contorni evanescenti si dimenavano sull’ampia pista da ballo o, come lui, sorseggiavano con aria indifferente drinks multicolori ai banconi dei vari bar disseminati qua e là lungo il perimetro del capiente locale.

Aveva stretto ancora più forte le dita nervose attorno al collo della bottiglia di weisser bionda che aveva deciso di scolarsi in solitudine. Respirò a fondo trattenendo il liquido amarognolo in bocca, non amava la birra ma quell’aroma, quasi fastidioso, era un diversivo come un altro per obbligare i suoi pensieri a concentrarsi su qualcos’altro. Qualcosa che non fosse lei. Ingoiava rabbioso il liquido dorato frugando con lo sguardo tra la folla alla ricerca degli amici con cui stava trascorrendo la serata. Ed si era allontanato poco prima, esasperato dal suo mutismo e ora si stava giustamente godendo la serata, scatenandosi poco distante assieme a due ragazze dalle morbide forme che gli si strusciavano addosso come due gatte in calore.

Ma in fondo che cosa aveva da recriminarsi? Aveva dato un casto bacio alla sorella niente di più. Osservò meglio le ragazze accanto ad Ed. Una era mora, piccolina e aveva decisamente un bel fondoschiena, come sottolineavano ampiamente le attillatissime fuseaux azzurre all’interno delle quali lo aveva costretto. L’altra era una biondina di una spanna più alta dell’amica avvolta in un miniabito rosso cardinale troppo corto, troppo scollato, insomma troppo. Ed erano esplicite, dirette, non vi era dubbio che quella sera fossero a caccia di piaceri intensi ma poco impegnativi. Il messaggio era forte e chiaro. Un messaggio di sesso. Quella specie di bacio con Shay aveva anche solo la parvenza di sesso? No, decisamente no. Era stato un gesto fraterno, dettato da un impeto di debolezza scatenato dalle copiose lacrime della ragazza. Sì ecco tutto.

Si era mosso a disagio abbarbicato sull’alto sgabello di acciaio e plastica colorata. Ma chi voleva prendere in giro? In effetti quel bacio non poteva neanche definirsi tale, non era niente, il problema, il reale problema, era l’intimo scombussolamento che Shay gli aveva procurato. Ma da quando in qua il corpo della sorella era così armonico, così morbido, così invitante? Ripensò al seno semiscoperto, alle labbra turgide…

-Porca troia!- aveva imprecato a voce alta, sbattendo energicamente la bottiglia semivuota sul bancone ricoperto di marmo nero mentre le immagini della sua fuga gli scorrevano spietate davanti agli occhi. Il ragazzo del bar gli rivolse un’ occhiata guardinga ma lui non lo badò nemmeno, totalmente rapito dagli imbarazzanti frangenti che aveva condiviso con la sorellastra. Eh sì perché poteva girarla e rigirarla mille volte, ma quella che aveva messo in atto era una fuga bella e buona. Lui in fuga! Lui che aveva un orgoglio smisurato, un’ autostima elevatissima e una capacità inesauribile di affrontare tutti i colpi della vita a testa alta. Lui il temuto, l’indomito Mark Lenders. Lui, lui, lui … la più grande testa di cazzo vivente.

Era indietreggiato come una femminuccia impaurita, scosso sino nell’ultimo brandello d’anima dagli occhi increduli di Shay, quegli occhi più azzurri del cielo estivo che un attimo prima gli avevano promesso tutto e concesso tutto e all’improvviso si erano levati su di lui pieni di confusione e diffidenza …

-Sei un vigliacco! Bastardo vigliacco!-

E questa volta la sua offesa non era stata gratuita. La verità non può offendere. È vera, punto e basta.

-Mi offri qualcosa da bere?- la voce argentina della ragazza a pochi centimetri da lui lo aveva fatto sussultare. Osservò sorpreso la sua vicina e notò che si trattava della morettina che un attimo prima si stava scatenando con Ed.

-Allora? Insistette la giovane accettando non senza compiacenza quello che credeva un approfondito esame della sua persona. In realtà nel suo sguardo vi era più sorpresa mista a fastidio, che non ammirazione per le forme ben esposte della ragazza.

Senza dire nulla aveva fatto un lieve cenno affermativo col capo.

La ragazza gli aveva sorriso sorniona ed ordinò il suo cocktail a base di vodka alla frutta.

Si era sporto lievemente in avanti appoggiando i gomiti sul bancone e fingendo di non badare a lei. In realtà la stava attentamente scrutando con la coda dell’occhio in attesa di prendere una decisione sul proseguimento della serata.

La morettina non si scoraggiò affatto per quell’apparente momentanea indifferenza, poiché era certa che fosse solamente temporanea e approfittò di quell’attimo di distrazione del suo accompagnatore per dare una sistemata alle armi di battaglia. Con occhio critico scrutò la sua immagine nella vetrata rifrangente posta di fronte, assicurandosi che non un granello del suo sapiente trucco fosse colato sotto le calde luci della discoteca. Constata la bellezza e la cura dei propri lineamenti, strusciò tra loro le labbra ricoperte da un generoso strato di rossetto color mattone. Il barista si frappose tra lei e la parete nella quale si stava ammirando, ponendo fine alla sua egocentrica ispezione – A lei signorina- disse con fare sbrigativo ma educato, poggiando un calice colmo sino all’orlo di una bevanda color pesca.

Lui si era voltato, per continuare apertamente il suo esame mentre lei portava il bicchiere alla bocca con studiata lentezza. Era piccolina ma le scarpe a tacco alto ne allungavano la statura di almeno una decina di centimetri, mentre i fuseaux azzurri, che aveva già avuto modo di notare, le segnavano con impudenza ogni piega del corpo. Era carina, non eccezionalmente bella, ma da come si atteggiava, il calciatore comprese che lei si considerava bellissima e non sarebbe certo stato lui a dissuaderla da quella sua erronea opinione.

– Da quant’è che non mi concedo una bella scopata?- aveva pensato velocemente – Uhm tanto tempo… ecco la spiegazione, troppo testosterone accumulato…- concluse, fingendo di ascoltare le sciocchezze che la sua compagna si sforzava di intavolare per riempire il tempo in attesa dell’epilogo che ormai entrambi sapevano certo.

Aveva atteso con pazienza che lei finisse di bere il suo drink, osservando con una punta di insofferenza i continui lisciamenti di quella specie di corpetto in cui si era infilata, in un crescendo di ammiccamenti sempre più espliciti. 

Poiché non le dava soddisfazione e non accennava  a trasformare la sua finta attenzione in qualcosa di più di un blando interesse, la ragazza pensò bene di mettere in campo l’armeria pesante e sospirando lievemente si era avvicinata sino a strusciare il seno scarsamente coperto sul suo bicipite. Mark non oppose alcuna resistenza al corpo accaldato della ragazza che si incollava al suo. In genere avrebbe dimostrato più riluttanza, non amava vedere il suo spazio fisico invaso dalla prima venuta, in condizioni normali una ragazza così diretta ed esplicita l’avrebbe liquidata nel giro di pochi secondi, ma quella non era una serata normale e, se non avesse cancellato quelle immagini di Shay dalla mente, niente sarebbe stato più normale per lui. Accettò quindi di buon grado le mani della ragazza muoversi languide sul suo petto e i capelli di lei talmente vicini da solleticargli il mento. In fondo sì, quella era la soluzione più diretta e gli veniva offerta senza troppe complicazioni. Si era alzato con un movimento improvviso e lei lo fissava interrogativa.

-Fa caldo qui dentro andiamo a prender un po’ d’aria - le aveva ordinato più che chiesto, alzando la voce in modo da farsi sentire oltre il frastuono del locale.

Lei lo aveva gratificato con un ampio sorriso - Buona idea- disse maliziosa seguendolo veloce tra la folla festante con un’espressione trionfante stampata in volto.

Dal canto suo, aveva proseguito spedito facendosi largo senza troppi scrupoli tra la calca di corpi sudati, decisi a divertirsi a tutti i costi, ormai la sua decisione l’aveva presa e quella sera avrebbe posto rimedio al suo attimo di smarrimento a modo suo. Condusse quindi senza esitazioni la ragazza verso l’uscita e poi senza proferire parola la invitò ad infilare la giacca e a seguirlo nel parcheggio.

-Ehi come vai di fretta- ansimò la ragazza non appena furono all’aperto, affrettando il passo per stargli dietro – Ma dove lo vuoi fare? Fa freddo qui all’aperto…-

-Ti va bene questa?- le aveva chiesto con aria sardonica facendo scattare la serratura della sua bella macchina sportiva.

-Beh… sì!- esclamò la sciocchina sbattendo le mani eccitata – Bella l’auto, bello tu, sono fortunata stasera-

-Si davvero fortunata- le aveva fatto seguendola all’interno dell’auto.

Come amplesso non fu certo dei migliori, per fortuna la morettina ci sapeva fare ed aveva sopperito egregiamente alle bizze del suo corpo. Aveva faticato non poco a trovare la giusta erezione nonostante la ragazza si fosse data un gran da fare attorno al suo sesso riluttante ma alla fine c’era riuscita e senza tanti complimenti l’aveva infagottato dentro la protezione di lattice e se l’era infilato in corpo dimenandosi soddisfatta sopra di lui.

L’orgasmo era arrivato quasi a tradimento, uno dei peggiori della sua vita: veloce e indolore, praticamente inesistente. Ma lei non sembrava dello stesso parere – Uao una scopata memorabile!- esclamò estasiata facendolo scivolare fuori dal suo corpo.

-Già proprio memorabile…- rimarcò lui a denti stretti tirandosi su in una volta sola  i boxer neri e i jeans attorcigliati frettolosamente attorno ai polpacci. Aveva terminato con gesti nervosi di abbottonare i pantaloni e lanciò un’occhiata di sbieco alla sua amante. Represse un’imprecazione nel constatare che lei non accennava a vestirsi ma anzi lo scrutava speranzosa. Che ne volesse ancora? Ma non l’aveva capito che aveva scopato praticamente da sola? L’aveva osservata meglio -Senti…- esordì deciso ormai persuaso che quella non aveva capito niente – Credo sia meglio finirla qui…- l’aveva praticamente sbattuta fuori dall’auto ancora mezza nuda, aveva ingranato la marcia e vagabondato per le strade sino all’alba.”

Poi era rientrato a casa con un'unica, granitica consapevolezza nel cuore: non avrebbe mai messo a repentaglio la stabilità della sua famiglia per una sua debolezza non classificabile. Shay era soltanto un capriccio per lui, forse l’orpello del predatore che aveva finalmente sottomesso definitivamente la sua preda. Qualunque cosa fosse per lui, Shay non era niente in confronto alla famiglia che sua madre era riuscita faticosamente a ricostruire.”

-Ehi Lenders ti decidi a mollare quelle cazzo di cinture? Non vedi che stiamo scendendo tutti- la voce odiosa di Benji Price lo ridestò. Non si era accorto che erano già atterrati. Si alzò in fretta. E quindi ecco il momento. Sicuramente la Peste sarebbe stata all’aeroporto ad attendere il suo bel portiere. Che sciocco era! Si stava facendo un sacco di seghe mentali per un bacio castissimo e Shay, con ogni probabilità, non faceva altro che sognare di fare l’amore con Ed!

Recuperò in fretta i bagagli e si apprestò ad uscire. La cercò tra la folla vide Patty, Amy, Eve, Susy…lo smarrimento di Patty nel non vedere Holly, ma nessuno aveva avuto la delicatezza di avvisarla? Poveretta chissà che shock! Ma lei non c’era. Mark fece spallucce non avrebbe mai ammesso neanche con se stesso la delusione di non vederla lì. Appoggiò una mano sulla tasca della felpa e sorrise soddisfatto: aveva percepito sotto le dita la spessa carta del contratto con il club italiano e in un attimo qualsiasi altro pensiero fu messo in secondo piano.

---

Non fece neppure in tempo a togliersi le scarpe che l’intera famiglia gli si fiondò addosso. Quasi intera. Shay se ne stava in disparte mollemente appoggiata allo stipite della porta della cucina. La cercò con lo sguardo tanto per farle capire che non la evitava, che per quanto lo riguardava era tutto dimenticato ed archiviato per sempre.

Lei ricambiò. Si erano quindi chiariti? Così con uno sguardo?

Si sedettero a tavola e Mark faticò a tenere testa a tutte le domande incalzanti dei fratellini senza lasciarsi sfuggire alcuna anticipazione di quella che voleva fosse la notizia “bomba” da servire assieme al dessert.

La sua eccitazione cresceva e quando vide la madre disporre la panna montata accanto al budino alla vaniglia, finalmente si decise a dare il grande annuncio – Mamma, Reeves, fratelli…- disse con un’inconsueta eccitazione nella voce, sorridendo finalmente felice.

Tutta la famiglia, Shay compresa, lo fissò in muta attesa.

Mark tacque ancora, si alzò e si avvicinò alla madre. Era lei la prima persona che voleva abbracciare, lei che lo aveva sempre sostenuto ed incoraggiato, lei che gli aveva dato la vita e gli aveva insegnato a viverla.

Shay seguiva ipnotizzata ogni gesto del ragazzo. Lo osservò immergere un dito nella ciotola con la panna, portandoselo alla bocca. La protesta accorata della donna non si fece attendere ma Shay non la udì neppure, rapita e stregata dalla risata spontanea di Mark così rara e per questo così preziosa, che trasformava radicalmente la sua espressione solitamente aggressiva e portava un tale calore nel suo sguardo da lasciarla letteralmente senza fiato.

Il suo cuore perse un battito. Ancora non riusciva a capacitarsi di come la sua cotta per il portiere, che all'inizio le era sembrata così grande, fosse sparita nel nulla e di quanto banale fosse stato il sentimento per Ed in confronto a quella passione ardente che la sconvolgeva ogni volta che posava lo sguardo su Mark.

Abbassò il capo colpevole stringendo forte i pugni sotto il tavolo.

Era una stupida! Non sapeva neanche se quel subbuglio di emozioni poteva definirsi amore. Mentre sapeva con certezza che un clima di famiglia così, lei non lo aveva mai sperimentato. Come poteva mettere tutto in discussione per un amore che non sapeva neanche se poteva definirsi tale? E se il rapporto tra lei e Mark non avesse funzionato, che sarebbe successo alla famiglia? Suo padre si sarebbe certamente schierato dalla sua parte, Rosaly non avrebbe mai abbandonato il figlio e così sarebbero stata causa delle tensioni e magari della rottura tra i due coniugi. E a pagarne le conseguenze i bambini…per cosa poi?

Si decisamente poteva anche accontentarsi di un rapporto fraterno come Mark le aveva fatto chiaramente intendere e godersi, per la prima volta in vita sua, tutte le gioie di avere una famiglia numerosa. Decisamente per adesso un'atmosfera di affetto e serenità era il massimo che potesse desiderare.

Respirò a fondo. Sicuramente quell’attrazione sarebbe presto evaporata, come le era accaduto per Ed.

-Facile liquidare tutto con un“passerà”- accidenti a quella vocina impertinente, ma perché non taceva?

L’eco di stupore e giubilo che esplose nella stanza spezzò quel frammento di consapevolezza che era emerso senza che lei potesse far nulla per frenarlo. Shay abbassò lo sguardo confusa rendendosi conto che, assorta nei suoi pensieri, si era persa l’annuncio di Mark. Perché ora tutti erano in piedi e correvano verso di lui? Perché Rosaly piangeva stretta nel fiero abbraccio del figlio maggiore?


-….ho l’aereo martedì per Milano…-

La portata di quella frase la riportò alla realtà – Milano? Chi parte per Milano?-

Mark la guardò dapprima stupito poi palesemente scocciato – Ma non mi scolti neppure quando parlo? Ah dimenticavo che la mia “sorellina” – a Shay non piacque per niente l’inflessione nella voce di lui - Sta vivendo l’amore della sua vita con il bel portiere della Nazionale…Sveglia cara torna tra noi!-

Shay scattò in piedi punta sul vivo – Se non sai dire niente che attiri la mia attenzione non è colpa mia!- sbottò furiosa.

-Basta ragazzi- intervenne il signor Field alzando gli occhi al cielo, ma quei due avrebbero mai smesso di beccarsi? - Non ricominciate come al solito, questo è un momento troppo importante…- tornò a guardare il ragazzo straripando orgoglio da ogni poro - Mark ci ha appena comunicato che è stato ingaggiato da un’importante squadra italiana, un contratto di quattro anni con un compenso da vero fuoriclasse…-

Shay spalancò gli occhi– Una squadra italiana?- ripeté inebetita- Quattro anni?-

– Bah! Ma chi me lo ha fatto fare!- Mark scosse il capo infastidito - Comunque ha ragione Reeve non mi rovinerai la festa, Peste-

Shay alzò le spalle fingendo indifferenza e i suoi  occhi divennero come di gelido ghiaccio, mentre si imponeva di non far trasparire nulla del dolore che provava: l’Italia si trovava dall’altra parte del mondo! Un puntino che non riusciva neanche ben a collocare sul mappamondo...

La gioia elettrizzata che aveva contagiato tutta la famiglia le ferì il cuore. 

E così partiva, se ne andava per sempre dal Giappone, da lei! Era tutto finito ancor prima di iniziare! Che vigliacco, preferiva la fuga piuttosto che affronatre quella “cosa” che c’era tra loro. Ma cosa andava a pensare? Era proprio stupida, stupida sino al midollo. Mark stava cogliendo l’occasione della sia vita, stava per coronare il suo sogno e quella “cosa” non era proprio nulla in confronto. E poi probabilmente esisteva solo dentro la sua testa,  si era immaginata tutto, neanche un frammento delle sue pene turbavano l’animo e il cuore del fratellastro. 

Respirò ancora a fondo, il cuore infiammato dal dardo rovente che lui vi aveva infilato, scagliato senza pietà. Obbligò i suoi occhi  a rimanere asciutti, poi avrebbe avuto tutto il tempo per piangere – Complimenti…-

Gli occhi neri come il carbone la scrutarono – Grazie- in essi brillava la luce della gioia di vivere quella vita che finalmente era come lui l’aveva sempre desiderata. Una vita in cui lei non c’entrava proprio nulla.

La ragazza annuì, il volto accuratamente inespressivo -Scusatemi ma devo finire di studiare per l’interrogazione di domani…- l’intenso sentimento che tanto repentinammente era cresciuto dentro di lei si attenuò di colpo, come un elastico teso rilasciato all’improvviso. Per fortuna non si può soffrire in eterno e ad un certo livello di dolore il cuore si anestetizza.

Quello era stato il loro commiato, nessuno dei due aveva ritenuto opportuno aggiungere altro.

Cinque giorni dopo era partito per l’Italia.

THE END (?)

  
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