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Autore: Zomi    23/12/2015    3 recensioni
Cinquanta modi di amarsi...
Cinquanta momenti tutti loro...
Cinquanta attimi di una vita vissuta in due...
Cinquanta capitoli in cui i protagonisti saranno solo loro, Nami e Zoro, la loro storia, i loro caratteri e il loro amore...
Cinquanta capitoli, per cinquanta sfumature di un amore verde e arancione...
*Fanfiction offerta dal Midori Mikan: perchè a San Valentino non sono importanti i cioccolatini, è importante lo Zonami... ma non solo a San Valentino*
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sfumatura 38: Anniversario
 
Le mani risalirono i fianchi scoscesi, immergendosi sotto la stoffa morbida e dai colori attenuati per la lieve penombra che li abbracciava.
La pelle chiara si elettrizzò al contatto delle dita calde e dai polpastrelli duri, che salivano lenti e delicati sul profilo dei fianchi.
La schiena si incurvò senza volerlo, permettendo ai palmi di modellarsi su di essa e spingerla con dolcezza verso il petto caldo e ansante che la sovrastava, facendo aderire tra di loro i due busti.
Le mani continuavano a salire, arrampicandosi sul costato, sulla pelle liscia e lievemente umida di sudore, solcando le scapole e fermandosi a palmi aperti sulle spalle chiare e ancora vestite, assaporandone la delicata setosità.
Si fermarono lì le dita calde e dai polpastrelli duri, immobili sulle braccia coperte da due spalline fini, restarono ferme ad ascoltare la pelle scaldarsi ed elettrizzarsi per il loro tocco, prima di rilassarsi nuovamente e fondersi pelle con pelle, amalgamandosi senza difficoltà.
Il respiro di Nami dopo la prima impennata emotiva, ora imitava il ritmo cadente e tranquillo di quello di Zoro, il cui petto si scontrava  e ritraeva contro il suo, cercandosi a vicenda con il respiro.
Con il capo incastrato contro la gola calda del verde, le gambe intrecciate con le sue e il corpo abbandonato su un fianco sopra le coperte spiegazzate del letto, la cartografa si lasciava cullare dalle mani dello spadaccino, permettendosi a tratti di emettere un leggero rumor di fusa, aprendo e chiudendo le labbra contro la pelle cotta del sole del suo uomo.
Sentiva le mani di Zoro ferme sulle sue spalle, accarezzandole a fior di dita senza però spostarsi dalla linea ricurva delle braccia, rimanendo solide e stabili laddove avevano trovato casa.
Gli occhi di Nami erano appena socchiusi, e il capo leggero e abbandonato contro il collo dello spadaccino era libero di qualsiasi pensiero. Si lasciava cullare senza proteste né capricci, lasciandosi levigare dai polpastrelli callosi e duri del compagno, che sembravano tracciare linee a caso sulle sue scapole.
Sorrise appena a quel pensiero, l’unico che era lampeggiato nella sua mente in quei momenti, reimmergendosi poi nelle nebbie che attutivano i sensi della cartografa.
Non erano linee a caso quelle che Zoro tracciava.
Non era a caso se le sue mani, caldi e forti, non lasciavano le sue spalle.
Non era a caso se non si scambiavano alcuna parola, ma se ne stavano in silenzio nella penombra della sera nel loro letto, fermi ad ascoltare il rumore dei tocchi dell’ex cacciatore di taglie.
Le palpebre di Nami si chiusero totalmente, lasciando che la pelle le sussurrasse cosa Zoro disegnava, trovava, ricordava sulla sua pelle.
Una curva.
Una curva sormontata da linee discontinue.
Salivano e scendevano, salivano e scendevano come una cresta sulla sua spalla sinistra.
La curva continuava fin sotto la scapola, per poi piegarsi su se stessa e formare una spirale.
Una spirale che non sembrava avere fine.
Girava, girava, girava come il capo della cartografa, che tremava contro la gola del verde, cercandosi un appiglio sicuro su cui trovare pace.
Le dita di Zoro continuavano a disegnare, a tracciare linee e curve, denti aguzzi e creste acuminate, a ricordare cosa c’era e ad ascoltare parole soffiate con paura da una bocca di bambina che non si accorgeva di pronunciarle.
Suppliche.
Invocazioni.
Ricordi buii.
Preghiere di chi non crede ma lo farebbe se servisse.
Il disegno stava per essere completato, mancavano appena gli ultimi dettagli, quelli più importanti, quelli che fecero tremare e sospirare Nami, costringendola a posare le labbra sulla gola del verde, baciandola.
I polpastrelli caldi scesero e risalirono in tre linee rette.
Non perfette, non disegnate, non precise ma decise.
Tre linee rette profonde che scendevano nella carne e la risalivano, portando delle modifiche sulla pelle già segnata.
Tre linee decise.
Tre colpi di pugnale.
Nami tremò quando le dita di Zoro percorsero le sue cicatrici, emettendo un lieve sospiro di piacere nel sentire le labbra dello spadaccino ricucirle con attenzione, non mancando nessun punto.
Le ricucì, e mise a tacere per un altro anno quel disegno fantasma che ogni tanto sussurrava sotto le nuove linee blu della girandola al mandarino della cartografa.
La bocca del verde si posò sulla gola e tra i capelli della rossa, baciandola sul viso e sugli occhi, ancora chiusi ma umidi, concedendole il lusso di tornare a far fusa.
-Buon anniversario- sussurrò, baciandola piano sulle labbra, sfiorando nuovamente le cicatrici sulla spalla, simboli di libertà più che di dolore.
-Ben tornata ad essere libera mocciosa- la cullò stringendola al petto, baciandole le tempie.
Il tatuaggio di Aarlong non c’era più da anni ormai, solo tre linee rette di pelle chiara lo ricordavano, come un sussurro che non vuole stare zitto.
La pelle è ricucita, ma una sola volta l’anno necessita di essere curata nuovamente da mani calde e forti, come quelle di Zoro, e da una bocca che sa amare senza dir tante parole.
Come quella di Zoro.
Come in un anniversario di libertà.

 
   
 
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