Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Recchan8    23/12/2015    2 recensioni
Padre Enrico Pucci venne fermato prima della creazione del Nuovo Universo. La Fondazione Speedwagon e Jotaro Kujo presero una decisione drastica al fine di eliminare per sempre il seme di Dio Brando dalla terra: Enrico Pucci, Ungaro, Rykiel e Donatello Versus furono uccisi. Per vari motivi, solo Giorno Giovanna venne risparmiato.
Maggio 2012: Finalmente ogni traccia oscura di Dio Brando era stata spazzata via.
O meglio, così si credeva.
"Non ti fidare di Jotaro Kujo. Trova Giorno Giovanna; ne va della tua vita" sono le parole che spingono Celeste a fuggire a Napoli. Ma a chi appartiene la voce suadente che le parla? Perché vuole che trovi Giorno? E perché Jotaro Kujo pare ossessionato dalla voglia a forma di stella che possiede Celeste, così tanto da chiederle un campione di DNA?
Che la stirpe di Dio non si sia estinta?
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Giorno Giovanna, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Deep Memories'
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In men che non si dica Celeste si ritrovò nella pinacoteca che vide qualche giorno prima mentre era nella caffetteria con Jotaro. La parete di fronte alla ragazza era la solita, quella datata 1988, e, come la prima volta, il settimo ritratto maggiore mancava. Che fine aveva fatto?
-”Ce l'hai fatta, Celeste”- disse improvvisamente la voce misteriosa. -”Sono orgoglioso di te...”-.
Quella volta Deeper Deeper era rimasto al fianco di Celeste, non era scomparso. La ragazza strinse i pugni lungo i fianchi e tentò di controllare la respirazione: non voleva apparire troppo agitata, cosa che, in realtà, era.
-”Ho seguito il tuo consiglio”- disse guardandosi attentamente intorno. -”Adesso posso sapere chi sei e perché hai voluto che cercassi Giorno?”-.
Qualcuno le posò una mano sulla spalla. Celeste si voltò di scatto, trovandosi faccia a faccia con un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi ambrati. Indossava una camicia bianca e un gilet blu scuro sopra un paio di pantaloni dello stesso colore; al posto della cravatta aveva un fazzoletto giallo pallido elegantemente ripiegato e appuntato con una spilla argentata. Le sue labbra erano incurvate in un magnifico sorriso. Il ragazzo le prese delicatamente il viso tra le mani e la scrutò intensamente; Celeste non aveva mai visto una persona così affascinante. Per la prima volta in tutta la sua vita non riuscì a sostenere lo sguardo di qualcuno.
-”Oh, Celeste”- mormorò quello. -”Che creatura perfetta!”-.
Era completamente incantata dalla sua bellezza; capì subito di trovarsi di fronte a una persona carismatica. Provò a dire qualcosa, a chiedere spiegazioni, ma le sue labbra, così come tutto il suo corpo, erano paralizzate.
-”Tu sì che sei mia figlia...”- sussurrò il ragazzo biondo. La liberò dalla sua dolce presa e si allontanò di qualche passo, non smettendo però di squadrarla da capo a piedi.
-”Tua... figlia?”- riuscì finalmente a domandare Celeste con un fil di voce. -”Tu saresti... mio padre?”-.
Il giovane, che all'apparenza avrà avuto una ventina d'anni, annuì lentamente.
-”Per la precisione, io sono solo un ricordo”-.
Suo padre. Quel bellissimo ragazzo era suo padre. Celeste non riusciva a crederci; la testa prese a girarle sempre con maggiore intensità, e dovette ricorrere a tutte le sue forze perché le gambe non cedessero sotto al suo peso.
-”Mia adorata figlia, il tuo Stand non ti ha ancora mostrato tutto il suo potenziale. Dovrai crescere ancora un poco prima di potermi incontrare di persona”-.
-”Cosa... Cosa vuoi dire?”- domandò Celeste a fatica.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli dorati e sorrise debolmente.
-”Purtroppo non possiamo continuare la conversazione, devo tornare ai ricordi ai quali appartengo”- le disse con una nota di dispiacere nella voce.
Come se stesse aspettando proprio quelle parole, il corpo del ragazzo iniziò a diventare diafano.
-”Aspetta!”- esclamò Celeste arrancando verso di lui. -”Tu... Tu sei mio padre? Non mi stai prendendo in giro? Chi sei? A quali ricordi appartieni? Perché mi hai mandata da Giorno Giovanna?”-.
Fece per afferrarlo per un braccio ma lui si spostò elegantemente. Le lanciò un'occhiata di amorevole compassione e scosse la testa.
-”Ci rivedremo presto, Celeste; confido nelle tue capacità”- disse. -”E, figlia mia, stai attenta a Jotaro Kujo e alle sue memorie: un gran numero di queste è stato alterato”-.
Il suo corpo perfetto sparì portandosi dietro le ultime lapidarie parole e la pinacoteca.
Un'irritante risatina stridula riportò Celeste nella piazza. Con grande stizza notò che Mercuzio era ancora impegnato a fare un set fotografico alle due ragazze che, da come lo stavano guardando, se lo sarebbero mangiato con gli occhi.
Doveva correre ad avvisare Giorno, doveva dirgli che aveva “incontrato” suo padre sbirciando nei ricordi di Jotaro Kujo; doveva immediatamente andare, con o senza Mercuzio.
Guardia del corpo un cazzo!”, pensò mettendosi la borsa in spalla e andandosene lasciando Mercuzio alle sue fans.
Per raggiungere la villa di Giorno doveva solamente prendere l'autobus fino alla fermata ai piedi del colle e farsi poi la salita a piedi. Semplice. Giorno glielo aveva ripetuto un paio di volte, non poteva sbagliare.
Pensando di prendere una scorciatoia, Celeste si buttò in una stradina stretta e completamente isolata. Solitamente il suo senso dell'orientamento era impeccabile e il suo sesto senso non falliva mai, ma quella volta dovette ricredersi. Era quasi arrivata in fondo alla buia viuzza quando un uomo si frappose tra lei e lo sbocco sulla strada principale
-”Allora quello che si vocifera è vero...”- disse incrociando le braccia al petto. -”Una ragazza dagli occhi di gatto si aggira per Napoli. E dimmi, è vero anche ciò che dicono le altre voci? Sei una protetta del boss di Passione?”-.
Celeste squadrò da capo a piedi l'uomo, non notando alcun tratto distintivo che potesse saltare agli occhi. Disarmato, le mani ben in mostra, avanzò di qualche passo; la ragazza, inconsciamente, retrocedette di uno.
-”Non so davvero di cosa stia parlando”- disse cauta.
Dov'è quel Casanova di Mercuzio quando serve?!”, pensò.
-”La mia dolce Napoli non mente mai”- sibilò l'uomo.
-”C'è sempre una prima volta”- ribatté Celeste con un sorriso sornione.
Silenziosamente evocò Deeper Deeper, il quale comparve con in mano l'alabarda. L'uomo di fronte a Celeste non diede alcun segno di poter vedere lo Stand. Si ficcò una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un coltello. Con la punta della lama prese a pulirsi le unghie, come se fosse una cosa del tutto normale.
-”Vediamo se sei abbastanza intelligente da capire cosa devi fare”- disse lanciandole un'occhiata minacciosa.
-”Oh, ma certo che lo so!”- rispose la ragazza.
L'alabarda di Deeper Deeper si abbatté sul coltello dell'uomo, troncandolo a metà e facendolo cadere a terra. L'uomo guardò Celeste sorpreso, come se avesse appena visto un fantasma. Celeste si passò una mano tra i capelli e lo guardò dall'alto in basso. L'uomo digrignò i denti e prese dalle tasche del giacchetto verde militare altri due coltelli. A quanto pareva era ben equipaggiato. L'alabarda di Deeper Deeper scaraventò via uno dei due coltelli, facendolo finire in mezzo alla via principale.
-”La terza volta non sarò così magnanima”- disse Celeste. -”Uomo avvisato, mezzo salvato”-.
L'uomo parve non darle ascolto: si lanciò contro di lei tentando un affondo che Celeste schivò con un movimento fluido ed elegante. Per un attimo le tornò in mente la figura del suo presunto padre che scansava la sua presa con altrettanta eleganza. Ricacciò indietro quel pensiero e lanciò all'aggressore un'occhiata carica di disprezzo.
-”Non pensare che ti lascerò andare via”- disse l'individuo.
Quella persona la stava intralciando, le stava facendo perdere del tempo prezioso, aveva provato a metterle le mani addosso; quella persona, solamente posando i suoi viscidi occhi marroni su di lei, l'aveva oltraggiata, e per questo meritava di morire. Celeste avvertì un'improvvisa scarica di adrenalina addosso e una sete di sangue che non aveva mai provato prima.
Doveva ucciderlo.
Voleva ucciderlo.
Quasi come se avesse intuito i suoi sentimenti, Deeper Deeper afferrò l'uomo per i capelli e gli puntò la lama dell'alabarda alla gola. Le orecchie di Celeste udirono una risata sguaiata, una di quelle che fanno accapponare la pelle, una appartenente a qualcuno che sta per macchiarsi le mani di sangue altrui.
Allora non si rese conto che quella risata era proprio la sua.
-”Sei debole, debole!”- gridò Celeste. Vide il terrore negli occhi dell'uomo e se ne compiacque. -”Che ne dici? Ti va di contemplare l'oblio della morte?”-.

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE
Be', be', be'. Se avete colto le citazioni (di cui una piuttosto ricorrente, CHISSA' PERCHE') battete un colpo :>
Adesso "sapete" chi è il padre di Celeste e avete scoperto un lato della cara ragazza di cui nemmeno lei era a conoscenza. Cosa starà succedendo a Celeste? Che minchia sta facendo Mercuzio? E Jotaro? Che fine ha fatto?
Tutte (o quasi) le risposte nel prossimo capitolo ^^
Alla prossima!

   
 
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