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ST JUDE HOTEL, ore 20:10
“Ci pensiamo dopo a loro...” borbottò Jason tornando sui suoi passi e iniziando a dirigersi a passo pesante verso la hall dell'albergo.
Ashley era visivamente preoccupata quanto il ragazzo: non aveva sentito molto della chiamata ma poteva intuire perfettamente dall'espressione sul viso di Jason che qualcosa non andava e, anzi, li minacciava.
Intanto la canzone Dancing Queen degli ABBA continuava a ripetersi a nastro da quai mezzora ed i ragazzi non ne potevano più: tale era la pressione creata dalla musica, dal segreto che i ragazzi custodivano gelosamente e dalla minacciosa chiamata che ad un certo punto Ashley dovette fermarsi e prendere il ragazzo per il polso.
“Mi spieghi cosa sta succedendo?” disse lei, alzando la voce per sovrastare la canzone.
“Dopo.” tagliò corto Jason, tornando a camminare.
“No, che palle! In questa situazione ci son anch'io, dimmi cosa sta succedendo!” sbottò con imperio. Jason si fermò e si voltò, guardando Ashley con occhi stanchi eppure tremendamente consapevoli, era come se il segreto che lo tormentava si era fatto carne e pendeva spettrale dalle sue pupille opache e, se solo Jason si fosse sforzato un po' di più, avrebbe potuto vuotare il sacco, raccontarlo sotto forma di lacrime. La bionda carpì quei segnali e si avvicinò a Jason con fare amichevole, arrivando a poggiargli l'esile mano dalle strette dita sul bicipite gonfio di preoccupazione del ragazzo. I due parlarono con gli occhi per molto tempo: gli occhi celesti e lucidi di Jason che parlavano a quelli verdi e caritatevoli di Ashley, accoglienti; ma poi il ragazzo si ricompose, si passò una mano sugli occhi.
“Non hai fatto nulla, tu.” sussurrò col tono di un condannato a morte e poi voltò le spalle, scostandosi goffamente dalla carezza di Ashley e camminando a grandi falcate verso la hall. Ashley sbuffò, riflettendo su quello che era appena successo: quanta pena gli aveva fatto Jason in quel momento! Lo aveva appena visto senza difese, senza quella montagna di muscoli tonici o quell'espressione strafottente e lei aveva provato uno strano colpo al cuore, come quando si vede un gattino miagolare sotto la pioggia e si viene pervasi da uno spirito di carità amorevole. La bionda spalancò gli occhi: si era forse innamorata del giovane compagno di studi? No! Certo, Jason era bello, bellissimo, avvenente e intelligente rispetto alla media degli altri studenti del college, ma non lo conosceva poi così bene e quel segreto che si ergeva duro e muto tra i due di certo non facilitava l'approfondimento dei due.
“Ash, vieni?” domandò Jason, fermandosi a controllare perché non sentiva più la ragazza alle sue spalla. La bionda annuì e tornò a seguire Jason a pochi passi di distanza, e si ritrovarono nella hall dove il pesante portone li tagliava fuori dal mondo.
“Dove sono tutti?” domandò Ashley vedendo la hall deserta.
“Non so, li cerchiamo poi.” rispose Jason, scocciato.
Il moro infilò la chiave nella toppa e fece per girare, ma entrambi furono bloccati dal trillo del cellulare di Ashley: aveva ricevuto un messaggio.
“Che dice?” domandò il ragazzo. Ashley tirò fuori il cellulare dalla tasca e lesse ad alta voce.
“Fossi in voi non lo farei...”
Un'altra minaccia e non tanto velata, questa volta. Il numero era ovviamente sconosciuto e poteva solo appartenere al maniaco che poco prima li aveva chiamati, ed ora le mani di Jason avevano preso a sudare: era un bluff oppure un avvertimento amichevole? Cosa sarebbe mai potuto succedere se avesse aperto la porta? Forse una trappola, forse la libertà.
A) Jason gira la chiave
B) Jason si allontana
Tristan si tolse le scarpe e camminò in punta dei piedi fino al bagno, stirando le labbra in una smorfia di sforzo quando la sentì cigolare, sentendo di esser stato scoperto. Ma nulla accadde, aspettò dieci secondi e, dopo aver deciso che la porta era abbastanza aperta da lasciarlo passare, si schiacciò tra anta e parete e scivolò, entrando in bagno. Richiuse la porta e benedì la presenza di una chiave grazie alla quale si sentì più sicuro dopo averla fatta girare con forti mandate.
La canzone Dancing Queen si interruppe all'improvviso e Tristan sussultò, interpretandolo come un cattivo segnale, e poi appoggiò l'orecchio alla porta per percepire un minimo segnale, un rumore che fosse interpretabile come passi che si allontanavano.
Che poi, si ritrovò a pensare Tristan, se il maniaco avesse voluto davvero ucciderlo avrebbe spalancato la porta e l'avrebbe freddato. Perché quindi quel trucchetto? Si convinse che era solo uno scherzo ma, giusto per accertarsi che non ci fosse nessuno, aspettò qualche altro secondo. I suoi occhi blu si poggiarono allo specchio che era appeso sulla parete a destra del ragazzo, e Tristan corrugò gli occhi: cos'era quella cosa vicina alla sua tempia?
Non fece in tempo ad identificare l'attrezzo che vide un pollice inguantato di rosso schiacciare un pulsante ed un chiodo partì, conficcandosi nella sua tempia destra. Dalla bocca di Tristan uscì un verso smozzato e poi partì un secondo chiodo ed un altro ancora che si conficcarono nell'orecchio e vicino all'altra tempia. Tristan, scivolò per terra, inerme e privo di forze, mentre la sparachiodi continuava a far partire chiodi che gli si conficcavano ovunque in testa.
L'ultima cosa che vide prima che il chiodo finale gli si conficcasse in fronte spaccandogli definitivamente il cranio fu una maschera: era quella di uno spaventapasseri.
Carissimi e carissime,
questo è il mio regalo di Natale per voi. Spero stiate mangiando tanto quanto me! Perdonate il capitolo corto e passiamo ai ringraziamenti. Questa volta ringraziamo RMB Ekaterina per le scelte fatte nel capitolo precedente anche se ha contribuito ad una morte... Si inizia col botto, ragazzi! Prima vittima, prima ombra dell'assassino, qualche dettaglio rivelato! Come vedete queste scelte sono molto "a trappola" perché l'assassino (ed io) è onniscente, voi ed i personaggi no. Quindi se avete abbastanza fiuto da capire se il maniaco bluffa o meno, riuscirete a lasciar in vita più ragazzi possibili. Anche se, come inizio, non mi è spiaciuto affatto, e a voi?
Un abbraccio,
The_Lock