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Autore: Horse_    27/12/2015    5 recensioni
[Storia alternativa a "Una vita senza di te significa non vivere per niente"]
E se fosse stato diverso? E se Ian non fosse fuggito quella notte? Cosa sarebbe successo se Nina fosse riuscita a dirgli di essere incinta, di aspettare suo figlio?
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First Month:
Quando scopre di essere incinta il mondo le crolla addosso. Continua a ripetersi che non può essere possibile, che non può essere toccato a lei, che quel bastoncino bianco stia mentendo, ma, dopo aver provato altre tre volte, sa che quella è la verità. Candice la guarda… Non sa nemmeno lei come la stia guardando, Nina sa solo che si sente sicura con la sua migliore amica affianco. Sicura fino ad un certo punto, perché tutta questa sicurezza sparisce quando… Quando si rende conto di essere effettivamente incinta. Avrebbe avuto un bambino. [...]
Cosa poteva fare? Un bambino, una piccola creatura da crescere, per lei è troppo. Non è in grado nemmeno di occuparsi di se stessa, figuriamoci di un bambino, un suo bambino. E’ ancora così immatura, è ancora una bambina, e si sarebbe immaginata tutto questo più avanti, con qualcun altro. Suo figlio sarebbe cresciuto nel caos più totale perché la sua vita lo era.
[Storia senza pretese]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nove settimane.

Aveva trovato una scusa e Julie l’aveva assecondata, aveva lasciato partire lei e Candice per cinque giorni, continuando a sostenere che avessero veramente bisogno di una pausa ed era stato un tocca sana, per entrambe. Avevano staccato la spina per cinque giorni, si erano divertite, in quantità comunque moderata, ed avevano fatto finta che nulla fosse successo e che Nina stessa non fosse incinta. Non era stato facile perché la mora aveva dovuto combattere con continue nausee e mal di testa, ma tutto era andato per il meglio, grazie a Candice era riuscita a rilassarsi, almeno un po’.

Ora Nina è tornata sul set e non sa cosa fare, ha solo due opzioni: entrare come un fulmine e rifugiarsi nel suo camerino fino all’inizio delle riprese, oppure tornare a casa a mettersi a letto. La seconda opzione è la più allettate visto che sente la testa pulsare e i muscoli indolenziti e sta quasi per tornare indietro quando la voce di Kat la blocca.

 

«Nina, buongiorno. E’ da un po’ che non ti si vede in giro.»

 

Kat non voleva utilizzare un tono così pungente, ci aveva veramente provato, ma purtroppo lo aveva fatto facendo storcere il naso a Nina. Erano diventate incredibilmente fredde, quelle due. Qualcosa si era rotto e la bulgara continuava a non capire, credeva che fosse una bella amicizia, la loro, ma evidentemente si sbagliava. Da quando lei e Ian si erano lasciati aveva cominciato a guardarla in modo strano, quasi a rinfacciarle quanto fosse stata codarda a lasciare un uomo d’oro come lui e da quando era entrata in scena Nikki le cose erano peggiorate, drasticamente. Eppure sentiva perfettamente che l’amicizia che avevano creato quelle due non era vera, glielo leggeva sugli occhi. Kat era semplicemente innamorata di Ian, o comunque aveva una grossa cotta per lui, lo capiva da come lo guardava, era lo stesso sguardo che ha -aveva- Nina quando lo guardava, era impossibile non rimanere affascinati da quell’uomo.

 

«Uhm, si, buongiorno anche a te.»

 

La voce di Nina è uscita più tranquilla, più dolce, e lei stessa ne rimane sorpresa. Il suo pensiero è un altro, non ha tempo e voglia di pensare a lei.

 

«Dove siete andate di bello tu e Candice?»

 

Le domanda ancora la Graham. Nina scuote la testa e sbuffa leggermente stringendosi sul suo cappotto blu scuro. Perché è così in vena di domande alle otto di mattina? Lei è così stanca, addormentata, e ha ancora incredibilmente sonno. 

 

«Boston.» le risponde Nina afferrando la maniglia con la mano. «Scusami Kat, ma sono in ritardo, devo andare.»

 

E la ragazza corre dentro senza nemmeno preoccuparsi dell’altra che la sta ancora osservando perplessa. Non appena la bulgara entra sul set si rilassa impercettibilmente e si tira giù la cerniera del giubbotto sospirando. Se prima era decisa ad andare dritta nel suo camerino ora ha solamente voglia di un the caldo e magari di qualche biscotto visto che, a causa delle continue nausee, la sua colazione è andata a finire sul water. Si dirige verso la mensa, l’enorme sala da pranzo in cui tutti ogni volta mangiano, ed entra chiudendosi la porta alle spalle. Il suo sguardo corre sul bancone e quando incontra Grace gli angoli della sua bocca si sollevano facendo spazio ad un sorriso raggiante.

 

«Neens, bentornata.» la saluta raggiante. «Com’è andata a Boston?»

«Bene, grazie. Ne avevo veramente bisogno.»

 

Nina si siede sulla sedia accanto al bancone appoggiandoci sopra i gomiti e mettendo la testa sui palmi aperti delle mani. 

 

«Hai qualcosa da mangiare?» le domanda poi la bulgara andando alla ricerca con lo sguardo di qualcosa di commestibile. «E anche un the?»

«Tutto quello che vuoi, tesoro. Non hai fatto colazione?»

«Ero di fretta.»

 

Si scusa la ragazza inventando una bugia. Un quarto d’ora dopo si aggira per il corridoio con una tazza di the fumante sulla mano destra e una brioche al cioccolato sulla mano sinistra in direzione del suo camerino. Non appena entra nel suo camerino la sua truccatrice, nonché una delle sue migliore amica, Erika, la guarda con disappunto perché è in ritardo.

 

«Sei in ritardo di cinque minuti.»

«E’ un miracolo, ho fatto di peggio.» le risponde Nina cercando di sorridere mentre addenta la brioche.

«Tu che mangi? Di prima mattina?» le domanda sconcertata Erika sapendo bene quanto la sua migliore amica tenesse alla linea.

«Questa mattina non ho fatto colazione, tutto qui.» le risponde la ragazza con un’alzata di spalle appoggiando tutto quello che aveva sulle mani nel tavolino dietro di se. «Ora muoviamoci, o faremo tardi, ancora.»

 



























 

                                                                   * * *


























 

 

«No Nina, non così. Devi metterci più convinzione e quella non era la battuta giusta. Dovevi dire Dobbiamo andarcene via di qui, subito e non qualcuno prima o poi verrà a liberarci. Quella battuta era dopo. E’ la terza volta che la sbagli.»

 

Julie la sgrida con la mani sui fianchi scuotendo la testa mentre Nina sospira per l’ennesima volta passandosi una mano sui capelli. Paul la guarda preoccupato. Stava andando tutto bene fino a quando la sua testa non ha cominciato a pulsare e lo stomaco ha cominciato a contorcersi, ma non può vomitare lì, non davanti a tutti. 

 

«Lo so, io non-»

«Forza, cominciamo un’altra volta. Cerca di impegnarti.» taglia corto la produttrice.

«Posso… Possiamo fermarci un attimo? Un minuto, non di più.» la prega Nina torturandosi il labbro inferiore con i denti. «Uno solo.»

 

Julie rimane leggermente interdetta per la richiesta della sua attrice, la stesse attrice che ha sempre voluto ripetere le scene almeno due volte e anche con la febbre a quaranta non si ferma anni, sempre quella stessa attrice le sta chiedendo di fermarsi e sembra sul punto di svenire. 

La produttrice acconsente preoccupata e la ragazza, dopo qualche secondo, sparisce dietro la porta nera della stanza. Si appoggia contro il muro con la schiena cercando -tentando- di ritornare lucida e far si che la testa smetta di girare. Poco dopo sente una mano appoggiarsi delicatamente sulla sua spalla, in cerca di spiegazioni. Nina non ha nemmeno bisogno di guardare per capire che si tratta di Paul, lo immagina.

 

«Stai bene?» le domanda infatti.

 

La ragazza annuisce sospirando cercando di reprimere un conato di vomito. Ha vomitato poche volte in vita sua, solo in casi estremi come febbre troppo alta o virus intestinale, il destino le si sta ritorcendo contro. 

 

«S…Si, sono solo… Stanca. Vado a sciacquarmi la faccia, torno subito.»

«Vuoi che ti accompagni? Non hai una bella cera, Neens.» cerca di convincerla l’uomo.

«No, non serve.» gli risponde la mora. Ha bisogno di stare da sola per un po’, senza nessuno. «Torno tra un po’, grazie.»

 

Nina si stacca dal muro e si incammina lentamente verso il suo camerino cercando di non destare sospetti. Paul la osserva titubante, poi scuote la testa. Sa che c’è qualcosa che non va, ma decide di non forzarla, però rimane comunque preoccupato, non è più la Nina di una volta.

La mora, non appena svolta l’angolo, inizia a correre e qualche secondo dopo è già nel suo camerino a riversare anche l’anima dentro il water. Quando l’ultimo conato le lascia un po’ di tregua si lascia scivolare contro il muro.

Che cosa ha fatto di male per meritare tutto questo? 

Niente, ha solo continuato a rimanere legata all’uomo che ama pagandone così le conseguenze.

 




























 

                                                                   * * *


























 

Non appena Paul vede Candice uscire dalla sala numero 5 l’afferra per il braccio portandola distante da orecchie indiscrete. La bionda rimane interdetta mentre fissa l’amico troppo pensieroso.

 

«Devo ricordarti che sono già sposata?»

«No, non serve. E no, non voglio appartarmi qui con te, devo solo chiederti una cosa e non voglio che» si blocca per qualche istante guardandosi attorno. «nessuno senta.»

«E’ successo qualcosa?» gli domanda la bionda.

«Pensavo potessi dirmelo tu.» le suggerisce. «Nina.»

«Nina?»

«E’ da un po’ di giorni che è strana… E oggi si è comportata come se fosse in un altro mondo, sono… Preoccupato…»

 

La bionda spalanca per qualche secondo la bocca, poi, grazie al suo lavoro, mette su un’espressione sorpresa. Paul per qualche istante ci casca, ma alla fine capisce l’intento della bionda e la mette alle strette.

 

«Dimmi la verità, Candice

«Verità? Quale verità? Nina non ha niente che non va.» gli assicura la bionda.

«Sono preoccupato Candice, non scherzare. E’ da settimane che è così, ho paura che abbia qualcosa di grave.» continua ad insistere.

«Paul, Nina non ha niente che non va, è solo… Lasciale del tempo.»

«Del tempo per cosa?» la incalza. «Se le serve del tempo vuol dire che c’è qualcosa

«Paul, io non so… Okay, non posso dirti niente.» si corregge dopo l’occhiataccia dell’attore. «Se vuoi sapere qualcosa chiedilo a lei, altrimenti quando sarà il momento te lo dirà.»

«E’ malata? E’ così grave?»

«No, non è malata. Devo andare Paul.»

 

Candice lo liquida così, lasciandolo da solo in mezzo al corridoio. 

Perché viene escluso sempre da tutto? Che cosa ha fatto di male? 

E proprio mentre pensa che la giornata non potrebbe andare peggio è costretto a ricredersi un attimo dopo, non appena vede sbucare dalla porta della sala 4 Ian parecchio nervoso.

Cerca di fare finta di niente, ma ormai è troppo tardi.

 

«Hey, Paul.»

«Ian, ciao.» lo saluta il più giovane. «Va tutto bene?»

«Uhm.» borbotta il moro passandosi una mano tra i capelli. «I preparativi per il matrimonio mi stanno distruggendo e… Dannazione, dov’è Nina? Devo girare una scena con lei, è l’ultima.»

«E’ andata in camerino per…» Paul si blocca indeciso se continuare o meno. «Non si è sentita molto bene, credo che le faccia bene staccare per qualche minuto.»

«Le sta bene, poteva fare a meno di andare in giro mentre gli altri lavorano.» mormora un po’ troppo duro mentre Paul indurisce leggermente il mento. Ian si addolcisce leggermente, cercando di cambiare discorso. «Senti Paul, volevo sapere, si, insomma… Io e Nikki l’altro giorno stavamo parlando del matrimonio e beh… La mia scelta è caduta su di te. Vorresti essere il mio testimone

 

Ian sorride all’amico, mentre Paul sgrana velocemente gli occhi. Testimone? Testimone di Ian al suo matrimonio?

Dio, non è nemmeno sicuro di andarci, non vuole fare un affronto a nessuno. Con nessuno ovviamente intende Nina. Candice non ci sarebbe andata, l’aveva già espresso liberamente, e Phoebe non era molto d’accordo, ma comunque avrebbe seguito Paul su qualsiasi cosa, infondo lei non contava molto sul loro legame di fratelli -che ultimamente aveva cominciato ad allentarsi.

Così, mettendolo in questa posizione, l’ha praticamente obbligato ad andarci. Come può dirgli di no proprio ora?

 

«Io il tuo testimone?» domanda infatti il castano. «Ero convinto che avresti scelto tuo fratello.»

«Già, ma lui non è molto sicuro di venire, è parecchio impegnato ultimamente.» gli spiega Ian mentre i suoi occhi azzurri si adombrano. Paul intuisce che c’è qualcosa che non va, ma decide di non chiedere. «E mi farebbe veramente piacere che lo fossi tu, sempre se per te non è un problema.»

«No, nessun problema, anzi. Mi fa veramente piacere che tu me l’abbia chiesto, solo che non me lo aspettavo, tutto qui.»

 

Paul cerca di sorridere meglio che può e Ian ricambia, entusiasta.

 

«Sei mio fratello, Paul, a chi altro avrei potuto chiedere?» gli domanda Ian abbracciandolo di slancio. «Grazie.»

«Non c’è di che.»

 

Ian si stacca dall’amico e si gratta leggermente il capo.

 

«Se vedessi Nina, le potresti dire di muoversi e di venire a girare la scena con me? Avrei fretta, parecchia.» gli dice l’uomo dagli occhi di ghiaccio.

«Sicuro, si.» annuisce distrattamente l’altro.

«Grazie Paul, ci vediamo dopo.»

 

Ian lo saluta così andandosene. Si è cacciato in un bel pasticcio e chissà che cosa gli avrebbe detto Phoebe.

 

Nina si è addormentata sul divanetto di pelle del suo camerino senza nemmeno accorgersene. Era troppo stanca perfino per muovere qualche passo ed è crollata. E’ Julie a trovarla così; aveva deciso di cercarla preoccupata del suo ritardo e l’aveva trovata addormentata come una bambina.

Dopo essersi passata una mano tra i capelli, aveva deciso di far girare le altre scene per andare avanti e non se l’era sentita di svegliare la ragazza, sebbene avesse bisogno di lei.

Ma ora, dopo due ore, c’era bisogno di lei per una scena importante e non poteva saltarla.

La ragazza si sveglia di soprassalto non appena sente che qualcuno la sta chiamando e non appena si scontra con il viso della sua produttrice sa di avere i minuti, secondi, contati.

 

«Scusa Julie, non mi sarei mai dovuta addormentare.» borbotta Nina con sguardo di scuse alzandosi velocemente dal divanetto. «Corro subito a giare le scene che mi mancano.»

 

Prima che la ragazza possa allontanarsi Julie l’afferra per un polso e la fa sedere nuovamente, posizionandosi poi accanto a lei.

La scruta preoccupata.

 

«Nina, va tutto bene?» le domanda infatti. «Mi sembri strana ultimamente.»

«Va tutto bene, si.» le risponde la ragazza abbozzando un finto sorriso.

 

Julie inclina leggermente la testa e socchiude leggermente gli occhi capendo perfettamente la bugia dell’attrice.

 

«Sei una brava attrice, ma una pessima bugiarda. E’ successo qualcosa? Stai poco bene?»

«Sto bene, davvero.» ribatte Nina sospirando leggermente. «Sono solo stanca, è un brutto periodo.»

«Già, l’ho visto. E non mi riferisco per come reciti. Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa. Qualsiasi.» le ricorda la produttrice.

«Lo so.» le sorride la ragazza. «Ma non c’è nulla che non va.»

 

Julie sta per ribattere, ma si blocca nell’esatto momento in cui il cellulare di Nina vibra leggermente e lo schermo si illumina. La ragazza lo afferra repentinamente e un secondo dopo si maledice. Sullo schermo lampeggia il classico promemoria con su scritto visita ginecologica e lei se l’era dimenticato, ovviamente. Candice l’aveva aiutata a prendere appuntamento, ma aveva avuto troppe cose per la testa per pensare. 

L’appuntamento è tra un’ora.

 

«So che è tanto quello che ti sto chiedendo, ma… Potrei avere il pomeriggio libero? O almeno un’ora?» le domanda lieve la ragazza.

«Nina, dovremo girare le ultime scene, siamo già in ritardo.» le risponde la produttrice.

«Lo so, un’ora soltanto. Un’ora e mezza anzi, dopo girerò quello che mi manca.» la supplica l’attrice.

 

Non può saltare la visita, ha già rimandato parecchio ed è il momento di fare i conti con la realtà, ne ha bisogno. Ormai è sicura di essere incinta -glielo dicono i sintomi e gliel’ha detto il test- ma ha bisogno di sapere se sta andando bene, se lui, o lei, sta bene. Julie acconsente rassegnata e la mora, dopo aver afferrato il giubbotto, la ringrazia con lo sguardo dirigendosi fuori dal suo camerino.

 


























 

                                                                    * * *

 


























 

E’ seduta su una sedia verde da venti minuti e il cuore le batte veloce. Ha provato a leggere una rivista, per tranquillizzarsi, ma non ci è riuscita. Dopo solo due minuti aveva cominciato a sfogliare le pagine freneticamente e alla fine, per non romperla, aveva deciso di metterla giù. 

Controlla per l’ennesima volta l’ora sul cellulare e sospira affranta. Perché ci stanno mettendo così tanto? Non fa nemmeno in tempo a rimettere il cellulare nella borsa che un’infermiera, sui cinquant’anni, chiama il suo nome.

Ha detto signorina Dobrev, è lei per forza. Nina si alza in piedi leggermente traballante e l’infermiera, capendo il suo disagio, le sorride incoraggiante.

 

«Venga pure con me, mi segua da questa parte.»

 

Nina le sorride di rimando e segue l’infermiera gentile lungo un corridoio e poi si fermano entrambe sulla porta. L’infermiera bussa due volte e, dopo aver sentito Avanti, apre la porta ed invita Nina con lo sguardo ad entrare. La bulgara, leggermente intimidita, si fa avanti comunque e l’infermiera si chiude la porta alle spalla lasciandola da sola con la ginecologa. Si aspettava una donna vecchia, scorbutica e magari anche bassa, non una ragazza un po’ più vecchia di lei e dallo sguardo gentile. E bionda, le ricorda molto la sua amica.

 

«Vieni Nina, accomodati pure. Io sono Layla.» l’invita la donna indicandole la sedia. «Posso darti del tu? So che dovrei comportarmi in maniera formale, ma non voglio essere troppo rigida.»

«Si, certo.» le sorride la mora.

«Candice mi ha spiegato che hai già fatto il test, no?» le domanda la bionda mentre l’altra annuisce leggermente più rilassata. Le ispira fiducia e ne ha veramente bisogno. «Prima di fare gli esami voglio sapere come ti senti. Nausee? Stanchezza?»

«Nausee si, tante. Principalmente la mattina e alla sera, prima di andare a dormire, qualche volta anche durante la notte.» le spiega Nina leggermente rassegnata. Questa era una di quelle notti, non aveva dormito per niente. «Ultimamente mi sento molto stanca, ma non posso permettermi di staccare la spina.»

«E invece è sbagliato.» l’ammonisce la ginecologa scuotendo la testa. «Soprattutto nei primi mesi è importante il massimo riposo. Ricordati che il tuo corpo sta sostenendo un peso enorme, non ci sei più solo tu. Per quanto riguarda la stanchezza posso prescriverti delle vitamine per rafforzare il tuo sistema immunitario e, di conseguenza, quello del bambino.»

«Credo sia perfetto.»

«Hai dolori?» continua la ginecologa. «Crampi? Mal di stomaco?»

«No, per ora no. Solo mal di schiena, tutto qui.»

 

La ginecologa annuisce e si alza dalla sedia invitando Nina a fare lo stesso.

 

«Mi sembra che tutto stia procedendo bene, ma, ovviamente, adesso faremo l’ecografia per vedere se è tutto apposto. Stenditi pure sul lettino.»

 

Nina fa quanto ordinato dalla ginecologa e il suo cuore inizia a battere sempre più forte. Prova una strana sensazione. E’ in ansia, ma non vede l’ora di sapere -di vedere- quello che succederà. Ha visto qualche film con qualche donna incinta con ecografie e cose varie, ma non ha mai fatto nulla di simile ed è strano.

Layla le si avvicina con uno strano tubetto tra le mani e uno strano oggetto.

Cos’è?

 

«Non preoccuparti.» le sorride la ginecologa. «Non ti farà male. Ora ti spalmerò il gel e potremo vedere il bambino, sentirai solo freddo, ma non ci posso fare nulla. Puoi pure tirarti su la maglietta.»

 

Nina, dopo un attimo di esitazione, si scopre il ventre e distende le mani lungo i fianchi. Non appena la bionda le spalma sulla pancia il gel un brivido le percorre la schiena. E’ gelato, è tutto quello che pensa la ragazza, ma non dice nulla.

 

«E’ il tuo primo bambino, non è vero?»le domanda dolcemente.

«Si e non so nulla di bambini.»

«Imparerai, vedrai. Tutte impariamo.»

 

Layla inizia a muovere la sonda dell’ecografo sull’addome della ragazza e, dopo qualche istante, sullo schermo del macchinario appare un piccolo puntino che fa sgranare gli occhi a Nina.

 

«Congratulazioni Nina, ti presento tuo figlio

 

Tuo figlio.

E’ davvero quello suo figlio? Il suo bambino? Quel piccolo fagiolino è davvero dentro la sua pancia e sta crescendo con lei, per lei?

Guarda per qualche secondo la ginecologa e, dalla sua faccia, capisce che è tutto vero.

E’ veramente incinta. Prima lo sapeva, si, ma ora è reale, quello è suo figlio, il suo bambino. E si accorge di avere le guance bagnate (si, sta piangendo!) quando Layla le porge un fazzoletto che accetta quasi in imbarazzo.

Sta piangendo perché… Non lo sa neanche lei, ma sicuramente è un sentimento più che positivo. E’ felice.

Lui, o lei, è dentro di lei e sta crescendo. E’ ancora piccolo, ha le dimensioni di un fagiolo, ma c’è.

 

«Sta bene, vero?»

 

E’ la prima domanda che Nina le fa. 

 

«Cioè… Si può sapere se sta bene… Vero?» balbetta incerta.

 

Layla le sorride e annuisce divertita.

 

«Sta bene, sei alla nona settimana circa. Vuoi sentire il battito del bambino?»

 

Nina sgrana gli occhi e annuisce entusiasta.

E si ripromette di doversi informare di più su tutto questo. Davvero si può già sentire il battito?

Non fa nemmeno in tempo a domandare nulla che nella stanza si diffonde un tum-tum che cattura immediatamente la sua attenzione. Ne rimane incantata, non parla più, si concentra solamente sul battito di suo figlio. Vivo, ha un cuore che batte.

 

«Quindi sta bene, vero?» domanda Nina dopo un po’ in maniera un po’ troppo apprensiva. «Se ci fosse qualcosa di strano, me lo diresti, giusto?»

«Certamente, puoi stare tranquilla. Sta bene, state entrambi bene.» le risponde pacata la ginecologa. «Una cosa, però. Dovresti riposarti per quanto mi hai detto prima, è importante. Sei di due mesi quindi. La data prevista per il parto è a novembre, visto che siamo a fine aprile. Fine novembre per la precisione.»

 

La bulgara annuisce ancora, incapace di staccare gli occhi dallo schermo. Si sarebbe riposata e l’avrebbe detto a chi meritava di sapere, ora aveva soltanto bisogno di elaborare tutta la situazione e godersi un po’ di tempo in pace.

 

 

 

_________________________________________________________

 

Buona domenica a tutte e buone feste!

Scusatemi se non ho aggiornato così tanto in fretta come speravo, ma ho avuto dei problemi (come ho già spiegato) con la storia originale, ma finalmente ho risolto tutto ed eccomi qui anche con questa, anche se questo capitolo era pronto da quasi una settimana.

Sono contenta che questo esperimento piaccia, prima di farlo avevo intenzione di farne una storia, ma ho preferito fare questo perché secondo me è meglio così, tanto i momenti più importanti, almeno per me, ci saranno tutti.

Andremo avanti a settimane, che alcune volte corrisponderanno a mesi, come una vera propria storia e… Ringrazio le cinque fantastiche ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, anche primo, e spero di ritrovare gli stessi fantastici pareri (e magari qualcuno in più!) :)

Candice e Nina sono ritornare da Boston, la vacanza dello scorso capitolo, e la gravidanza continua il suo corso manifestandosi sempre di più, come giusto che sia. In questa mini-storia ovviamente ci saranno anche gli altri personaggi e altre dinamiche, da come avete visto. Kat, e il rapporto praticamente inesistente con Nina, Paul, preoccupato per Nina, Ian, preoccupato solo del suo matrimonio, Julie e qualche altro. Nei prossimi capitoli vedremo come Nina dirà tutto a Ian, e quando, e anche alla sua famiglia e a tutto il resto. Ovviamente, non aspettatevi rose e fiori.

Niente, non ho nient’altro da dire ahahaha

Alla prossima <3

  
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