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Autore: Applepagly    27/12/2015    1 recensioni
Sei vittima di un brutto scherzo, la pedina di un gioco più grande di te; inarrestabile e i tuoi demoni incontenibili, come i tuoi denti che si digrignano e trovano la forza per piegarsi in un sorriso di sangue.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Nuovo personaggio, Tifa Lockheart, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La volpe
 
 
  Quel giorno, Stella compiva sei anni, ma non aveva la minima voglia di festeggiare.
Sapeva che, tempo prima, i suoi genitori avevano perso degli amici, o meglio, altri amici oltre a quelli che se n'erano già andati. Due anni dopo era nata lei.
Le pareva ingiusto ridere e scherzare di fronte ad un simile ricordo; sicuramente, se lo avesse saputo, non avrebbe festeggiato neppure i suoi cinque anni e quelli precedenti! Ma proprio quel giorno era sorta in lei la curiosità di sapere perché i suoi genitori si alzassero alle prime luci dell'alba e dove andassero ogni volta.
Voleva che la portassero con sé, per scoprire la natura di quello strano rito. Sua madre aveva tentato di impedirglielo in tutti i modi, sostenendo che non fosse un luogo adatto ad una bambina.
- Ma i figli dei vostri amici ci vanno! - aveva protestato, sostenendo una logica a parer suo inattaccabile. - Perché io non posso?
Suo padre aveva sbuffato, divertito. Aveva anche accennato qualcosa riguardo ad una testa dura ma lei non vi aveva badato troppo; sapeva che il suo sbuffare era segno di resa.
  E così, quella mattina, Stella saltellò giù per le scale con le sue nuove scarpette di vernice rossa, più curiosa che mai.
Sua madre le appuntò con un fermaglio alcuni ciuffi dispettosi, del colore del sole.
Talvolta, Stella si soffermava ad osservare quelli della donna, completamente diversi; le veniva quasi da chiedersi se fosse veramente figlia sua. - Devo proprio metterlo? - fece, contrariata. - Io odio le mollette.
- Credo che "odiare" sia un po' esagerato, Stella. - la rimproverò. - E comunque, sì, devi proprio metterlo. Farà molto caldo, lì.
La bimba sospirò, rassegnata. - Ma Denzel viene? - chiese, speranzosa.
Lei scosse la testa. - Credo proprio di no, oggi non può. - rispose. - Forse farà un salto nel tardo pomeriggio, ma non prometto nulla... doveva aiutare Marlene con una ricerca per la scuola.
E quando mai... Mise il broncio, andandosi a sedere su un gradino. Denzel non sarebbe venuto. Per forza... pensa sempre a quell'antipatica di Marlene!
Con il tempo, il legame tra i due aveva iniziato a farsi più saldo e di natura ben diversa da quella che legava due fratelli; questo, però, era chiaro solo alla piccola Stella, che vedeva le cose così com'erano.
  Sentì i suoi genitori chiamarla; si stavano avviando. Il viaggio fu piuttosto lungo, e quando arrivarono a destinazione, lei rimase un po' delusa.
- E' questo, il posto? - chiese, a malincuore. Era una radura che, tranne per il canto di qualche allegra cicala, poteva dirsi silenziosa; diverse rocce immacolate si ergevano ogni tanto dal verde, senza un ordine preciso.
Suo padre annuì, serio. Sul suo viso si era dipinta un'espressione che non gli aveva mai visto prima; ma cosa stava succedendo?
- E quando arrivano, gli altri? - domandò allora, avvicinandosi ad uno di quei massi. Notò che non si trattava di semplici rocce: erano lapidi. Ecco dove vanno ogni anno. Salutano i loro amici. Come aveva potuto non capirlo prima?
- Stanno già arrivando, guarda! - sua madre le sorrise, indicandole due bambini che sembravano due gocce d'acqua, da lontano. Stella corse loro in contro, contenta.
Seguirono poi i loro genitori, zio Cid e zia Shera; il primo, appena arrivato, si spense, come se il ricordo fosse ancora troppo doloroso. La seconda era sempre sorridente, forte, proprio come la mamma di Stella.
Arrivò anche quel buffo animale rosso, Red, che non mancò, come gli altri, di farle gli auguri per i suoi sei anni; arrivò l'ombroso signor Valentine; e una volta che furono tutti, insieme deposero dei fiori sulle tombe di coloro che avevano dato molto, per loro.
C'erano due lapidi molto vicine, quasi gemelle; suo padre la prese in braccio, cosicché lei riuscisse a leggere i nomi che vi erano incisi.
Questi due sono Aerith e Zack, i due amici più cari di mamma e papà. - In realtà, qui sotto non ci sono. - le spiegò Cloud. - Però avremmo voluto poterli ricordare, proprio come gli altri.
Stella annuì, un po' scossa; e l'uomo si chiese se tutto quello non fosse un po' troppo, per lei. - Vuoi tornare a casa? - le domandò quindi.
- No. - rispose subito. Voglio sapere chi sono gli altri e perché nessuno ne parla mai.
Lasciò qualche fiorellino in terra, di quelli che crescevano sempre dietro casa sua. Le avevano raccontato che un tempo, quegli stessi fiori nascevano da sé in una chiesetta, curati ed amati da una persona buona. Ora quella chiesetta non c'era più.
- Papà, posso vedere gli altri? - chiese.
- Per oggi è meglio di no. - affermò, placido, guardando Tifa. Lei proseguiva, davanti a tutti, solitaria; come una creatura delle foreste che stava tra le altre ma era inquieta. Sapeva dove stava andando.
  Stella sbuffò, voltandosi. Non è giusto. Vide Cid fissare un'altra lapide, poco più in là. Chi hai perso, zio Cid? Accanto a lui, sua moglie gli stringeva la mano, mentre i due fratelli correvano nell'erba, apparentemente spensierati. A pochi passi da loro, un ragazzo molto alto piangeva, silenziosamente, come a non voler essere visto. Anche tu sei triste?
Che lei sapesse, "zio Cid" era un signore sempre arzillo ed energico, che ogni tanto diceva anche quelle parole proibite che non si potevano dire; chi, quindi, aveva il potere di sconvolgerlo così?
- Vieni a giocare? - le chiese il più piccolo dei fratelli Highwind.
Somigliava molto al maggiore, ma Stella aveva imparato a distinguerlo. - Si salta su dei sassi più bassi, ma non bisogna cadere, altrimenti si finisce nella lava.
Lei ci pensò un po' su. - Non lo so. Io voglio lasciare altri fiori per gli amici di mamma e papà.
- Allora facciamo che se non cadi vengo anch'io. - propose, saltando su una pietra. - Dai, vieni!
- Aspettami, però! - imitò l'altro, facendo bene attenzione a dove metteva i piedi. Andarono avanti così per un po', fino a quando si accorsero di essersi allontanati troppo.
  - Ci siamo persi. - constatò Stella, guardandosi attorno.
- Non è vero. - smentì lui, fingendo di essere tranquillo. - Basta che torniamo indietro.
- Sì che è vero. Ci siamo persi per colpa tua. - lo accusò. - Glielo dico, a zia Shera; e si arrabbierà moltissimo!
Il bambino tremò. - Non... non lo farai. E poi io dirò a zia Tifa che ti sei sporcata le scarpe nuove, così si arrabbierà anche lei. - minacciò, ridendo del terrore che si dipinse sul faccino di lei. - Però prima dobbiamo tornare indietro.
- Sì, ma a destra o sinistra? Da dove siamo arrivati? - sbuffò lei. L'erba era molto più alta, e faceva fatica a vedere oltre i suoi piedi. Notò uno strano movimento e si accorse di un animale.
Snello e maestoso, dallo sguardo profondo ed inspiegabilmente magnetico.
- Guarda, un cane! - esclamò il bimbo, sorridendo.
- Fermo, quello non è un cane! - lo avvertì, prima che si avvicinasse troppo. - E' una volpe saltatrice. Se ti salta addosso ti uccide.
- E tu come fai a saperlo? - chiese, dubbioso. Non sembrava pericolosa.
- Lo so e basta! Tu vai di là e cerca il punto da dove siamo arrivati. - fece, perentoria.
Il bambino esitò. - E se ti uccide? Poi mi danno la colpa.
- Non mi uccide. - affermò, guardando la volpe. - Non è che hai paura? - il manto di quell'animale era incredibile: nero, dalle vaghe sfumature rossicce e violacee.
- Un po' sì. - ammise, abbassando gli occhi chiari.
Stella sapeva che non l'avrebbe aggredita, nessun animale lo aveva mai fatto; perché lei aveva un dono, e quel dono lo sapeva sfruttare. - Allora vieni con noi.
  Per questo chiese alla volpe di condurre lei ed il suo amico dai loro genitori, da quegli umani di cui, a quanto pareva, la bestia conosceva le voci. Stella si fidava di lei; e, all'improvviso, le venne in mente una cosa.
Quale dei suoi amici visita per ultimo, la mia mamma? domandò alla volpe. Quella la scrutò, indecisa; le disse che forse, se sua madre non glielo aveva detto, non voleva che lo sapesse.
Per favore, io devosaperlo, disse quindi, seguendo il passo silenzioso della bestia.
- Dove stiamo andando, Stella? - sentì l'altro, timoroso. - Perché seguiamo quella volpe?
- Non lamentarti e fidati di me.
  E la volpe mostrò loro una donna, bella, morbida, dagli occhi di un colore scarlatto; mostrò loro la madre di Stella, Tifa, che sorrideva davanti ad una roccia più scura, più spigolosa, diversa da tutte le altre.
Chi c'è, lì? chiese, badando a non farsi vedere.
Sua mamma si chinò, i capelli da tempo corti oscillarono lievemente; posò un fiore anche per quell'amica che aveva perso. In quello stesso momento, la volpe chinò il capo.
Volpe? Chi c'è? domandò nuovamente, incuriosita dalla sua reazione.
La guardò; e allora si accorse della sfumatura rossastra delle iridi dell'animale. Tu conosci la persona che c'è lì?
A dire il vero, non c'è nessuno. E' un po' un tempietto che tua madre ha voluto dedicare a quella persona, le rispose. Una persona straordinaria che, alla fine, cercava solo un po' di calore; eppure non lo sapeva. Tua madre le ha sempre voluto tanto bene.
Ora Tifa stava in piedi, sorridente, grata per tutto quello che aveva ricevuto in dono dal sacrificio dei loro amici, e di Alexandra stessa. Cloud l'aveva raggiunta, a tratti preoccupato, a tratti infastidito: Stella era sparita e con lei il figlio più piccolo di Cid.
Come la bambina aveva immaginato, lo sgomento assalì la madre, che prese a chiamarla per nome.
E tu come fai a conoscerla? Come fai a conoscere la mia mamma?
Così come lei ha conosciuto te, fu l'ultima risposta; una risposta che provocò come una visione, in Stella. Dei brividi le corsero su per il collo, paura e commozione insieme, come se la volpe le stesse trasmettendo parte di sé, parte di quello che era stata.
  Stava per chiederle cosa intendesse, ma la volpe era sparita per sempre, silenziosa com'era arrivata.
 
 
Fine
 
 
Noticine:)
E così, siamo giunti alla fine di questa storia!
E' stata la prima che abbia mai pubblicato ( nonostante poi l'avessi cancellata per diversi motivi) per questo sito.
Spero di essere riuscita a comunicarvi qualcosa, attraverso questi capitoli; se così non fosse, vi chiedo di scusarmi, ho ancora moltissima strada, da fare.
Ad ogni modo, è stato veramente bello far muovere questi personaggi, che sento parte di me e che ancora sono in grado di mostrarmi una visione diversa del quadro, ogni volta che ho a che fare con loro.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuta e mi hanno aiutata a migliorare; ringrazio anche chi ha avuto la voglia di leggere e chi è perfino riuscito ad apprezzare tutto questo!
Vi do appuntamento alla prossima avventura! Buone vacanze e buon anno!
TheSeventhHeaven
  
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