Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
Segui la storia  |       
Autore: ChiaraBJ    27/12/2015    3 recensioni
….la piccola tolse le mani dalla ferita, strinse in un ultimo abbraccio Ben e chiuse gli occhi, il suo amico se ne era andato per salvare lei; triste pensò che, se non lo avesse conosciuto, lui sarebbe ancora vivo e questo la fece stare ancora peggio. L’aveva protetta fino all’ultimo, ma non era servito a niente. Niente. Poi un’arma sparò.
Consigliata, ma non indispensabile la lettura de “la stanza dei specchi”
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Lucchetti e accordi impossibili

“NOOOOOOOO !!!”
Urlò con tutto il fiato che aveva Ben vedendo accasciarsi  al suolo come due bambole di pezza i corpi di Anastasiya Karpov e quello di Asimov.
Subito il suo sguardo si posò su Semir dritto davanti a lui con ancora la pistola fumante tra le mani.
Il piccolo ispettore aveva appena sparato alle spalle ad Asimov, cosa per lui inusuale, ma purtroppo necessaria per salvare la vita a Ben, uccidendolo sul colpo, mentre un cecchino della SEC aveva colpito mortalmente Anastasiya Karpov, forse nell’intento di colpire per primo Asimov.
“Che hai fatto??? …Semir che hai fatto???”  urlò come in trance Ben sull’orlo delle lacrime e lentamente con le gambe che gli tremavano si avvicinò al gruppo di spie.
Davanti a lui c’erano quattro cadaveri.
Semir si avvicinò al suo collega inginocchiato vicino alla madre di Livyana mentre con mano tremante le stava abbassando le palpebre.
“Non avevo scelta, Ben…ti avrebbe ucciso” tentò di giustificarsi Semir stringendogli affettuosamente una spalla.
Il giovane si girò verso il suo collega, lo sguardo furioso, le lacrime agli occhi, rabbia e frustrazione ebbero il sopravvento.
“Maledizione Semir ti rendi conto di quello che hai fatto uccidendo Asimov? Avrei  preferito che mi uccidesse …così hai condannato a morte Livyana, non sapremo mai dov’è…” e alzandosi di scatto, come a voler quasi scacciare la mano di Semir posata sulla spalla, se ne andò via correndo disperato.
Quelle parole ferirono il piccolo ispettore come una pugnalata al cuore.
Lui aveva scelto di salvare la vita al suo collega e per tutta risposta si era sentito rispondere che aveva agito in maniera sconsiderata.
Semir restò come pietrificato sul posto, mentre vedeva la sagoma del collega che si allontanava fino a sparire dalla sua visuale.
Con il cuore pesante e dando un ultimo sguardo ai quattro cadaveri, Semir raccolse la valigetta con il denaro che sarebbe dovuto servire per il riscatto e si allontanò un po’ dalla scena del crimine.
Nel medesimo istante, come in una sorta di staffetta, arrivò sul luogo la polizia scientifica.
Il piccolo turco restò sul ponte ad assistere a tutti i rilievi che vennero effettuati, non se la sentiva di affrontare Ben subito e chissà magari era meglio così.
Un po’ di solitudine avrebbe, forse, calmato un po’ il ragazzo, anche se ne dubitava.

Il giovane ispettore invece fece subito ritorno al Comando.
Entrando senza salutare e senza tanti convenevoli si rivolse alla segretaria:
“Susanne fammi avere subito tutte le registrazioni dell’intera città di Colonia e fai venire subito qui Hartmut ! Ho bisogno di lui e delle sue diavolerie…”
Susanne guardò Ben con fare interlocutorio.
“Ben, ma ti rendi conto di quello che stai chiedendo? In città ci sono migliaia di telecamere e …”
“Non me ne frega niente fallo e basta!!!” ringhiò Ben.
Nel medesimo istante il commissario Kruger uscì dal suo ufficio.
“Jager!” il tono della Kruger era tutt’altro che comprensivo.
“Non le sembra di esagerare? Si calmi per favore…Susanne in fondo, le ha solo fatto una semplice osservazione…” ribatté piuttosto severa.
Ma Ben non sembrava avere ripensamenti.
“Mi calmerò solo quando avrò trovato Livyana. Viva…”
Poi rendendosi conto di essere stato decisamente maleducato con la segretaria e con il suo capo: “Scusatemi…ma…” si giustificò il giovane cercando di addolcire un po’ il tono “Susanne ti prego, fai quello che ti dico, io intanto chiamo Hartmut” ed entrò nel suo ufficio.
Susanne guardò il suo capo come per avere una qualche conferma sul da farsi.
“Faccia come le ha detto…dobbiamo trovare quella bambina, non solo per il suo bene, ma anche per la salute mentale di Jager…una volta conclusa la faccenda dovrò fargli un bel discorsetto, così rischia di mettersi nei guai ogni volta che è coinvolto in qualcosa che va oltre alla normale ‘routine’ autostradale”
Kim Kruger era stata informata pochi istanti prima da Semir della morte delle quattro spie e in cuor suo sapeva che Ben agiva e si comportava così perché a volte, prima di usare la ragione, seguiva il suo cuore.
Ma questo suo atteggiamento, dal suo punto di vista, non lo giustificava.

Mezz’ora dopo Ben stava guardando i primi filmati delle varie telecamere sparse per l’intera città di Colonia cominciando a visionare le registrazioni delle telecamere presenti o vicine al ponte di Hohenzollern ,  mentre Hartmut applicando uno speciale software aveva fatto una sorta di scrematura mettendo a confronto ogni singola persona presente nei filmati con i tratti somatici di Asimov.
Purtroppo all’occhio delle telecamere D’javol era quasi invisibile.
“Ben” si rivolse il giovane tecnico con aria afflitta “Penso che il tuo uomo si sia spostato per la città stando molto attento a non farsi riprendere. I vari programmi per i riconoscimenti facciali non hanno dato nessun risultato utile se non quando era sul ponte con le altre vittime. Penso che per arrivare sul luogo dell’appuntamento girasse camuffato, girava con un cappello col frontino, o a testa molto bassa…mi spiace, ma la tecnologia al momento non può esserci molto d’aiuto…se non hai bisogno di me…torno al laboratorio, Semir mi ha chiamato, mi porterà dei reperti…”
“Grazie Einstein, comunque darò lo stesso un’occhiata alle riprese del ponte, magari riesco a capire come si muoveva, da dove veniva…”
Il giovane ispettore se ne stava ormai da ore incollato allo schermo del suo pc cercando di capire o trovare qualsiasi cosa che potesse in qualche modo monitorare gli eventuali contatti o spostamenti di D’javol.
Ma tutto fino a quel momento era risultato inutile.

Semir fece capolino nell’ufficio comune dopo qualche ora e quando vide Ben gli si strinse il cuore.
Il ragazzo era provato, sicuramente non mangiava o beveva da chissà quanto e alzarsi…meno che meno.
“Ben…”  disse avvicinandosi, appoggiando una tazza di caffè fumante vicino al ragazzo “Mi dispiace …io…”
“Lo so Semir” rispose stancamente Ben, staccando finalmente gli occhi dal monitor e stropicciandoseli con le dita delle mani, prendendo la tazza continuò “Anzi scusami se ti ho aggredito verbalmente, non meritavi quelle parole, mi hai salvato la vita e…”
“Non ti preoccupare, so quanto tieni a quella bambina” poi proseguendo col discorso “Senti hai trovato qualcosa?”
“No niente, ormai penso di aver fatto tutto il possibile…anche se devo visionare i filmati delle telecamere vicino al Duomo, e tu ? Hai novità?” chiese mesto il ragazzo.
“Ho portato alcuni effetti personali, vestiti e le scarpe di D’javol alla scientifica, magari la squadra di Hartmut ci trova qualcosa d’interessante. Gli ho detto di trovare  qualche traccia per rintracciare Livyana…ha anche annullato un appuntamento con Jenny per aiutarci a trovarla…” Semir cercò di alleggerire l’atmosfera.
“Mi dispiace per lui, ma penso che Jenny capirà” lo interruppe Ben.
“Veramente lo sta aiutando …vedrai troveranno qualcosa” rispose fiducioso Semir.
“Ammesso non sia tardi” concluse mogio l’altro ispettore, ormai conscio che le speranze di trovare la piccola viva si stavano riducendo man mano che passava il tempo.
I due poliziotti continuarono a visionare i vari filmati, quando il telefono di Ben squillò.
“E’ Hartmut” disse il ragazzo prendendo il cellulare e rivolgendosi al suo socio “Dimmi Einstein hai trovato qualcosa?” il tono era fiducioso, sperava che ancora una volta il tecnico della scientifica tirasse fuori il classico coniglio dal cilindro.
“Ecco l’unica cosa un po’ fuori dal normale l’ho trovata sotto la suola delle scarpe…”
“Hartmut ti prego arriva al dunque…” supplicò Ben alzando gli occhi al cielo.
“Ecco ho trovato sotto una scarpa tracce di cera” rispose il giovane tecnico con tono professionale.
“Cera? Che tipo di cera? Quella delle candele ? Quella che si usa per lucidare i pavimenti? Quella per le auto…“ elencò Ben.
“Però ne conos…” cercò di replicare il tecnico.
“Hartmut, per favore!!!” tuonò Ben.
“Cera per fabbricare candele!” ribadì subito Hartmut.
“Geniale e quindi? Dovremmo setacciare tutti i negozi o simili che vendono candele?” propose sconsolato Ben.
“Non solo, ma luoghi dove si usano…tipo chiese o altro…”ribadì con fare saccente Hartmut.
“Hartmut, non puoi essere più preciso, ti rendi conto che razza di lista ne verrà fuori? Siamo a Colonia non in un paesello sperduto tra le montagne dell’Eifel…Devi trovare qualcosa per  fare una selezione…non so… l’acidità del terreno presente sotto le scarpe…o roba simile…” consigliò sull’orlo della disperazione Ben.
“Lo so…ma per esempio la terra è comune a tutta Colonia e non solo, mi dispiace Ben, ma questo è l’unico indizio che posso fornirti. Posso continuare a visionare i reperti, ma dubito…” concluse Hartmut.
“Ok, grazie comunque…se hai novità…”
“Sì, certo contaci” e il tecnico concluse la telefonata.
“Mi faccio stampare tutti i possibili posti …poi chiederemo al commissario di quanti uomini possiamo disporre” propose Semir e alzandosi prima di uscire dall’ufficio si rivolse a Ben “La troveremo, vedrai”
Ben non rispose, guardò il suo socio e annuì.
 Il ragazzo si era sempre considerato un ottimista, fiducioso del suo istinto, di quello di Semir e delle intuizioni scientifiche di Hartmut, ma questa volta aveva paura che tutto questo non servisse a niente.

Dalla morte di D’javol ormai erano passate più di dodici ore, erano quasi le quattro di mattina e cominciava ad albeggiare.
Già da una decina d’ore tutti gli uomini del comando della CID , agenti di altri reparti e volontari stavano cercando la ragazzina.
Erano veramente tanti e di questo Ben fu grato alla generosità dei colleghi e alla disponibilità del commissario Kruger nell’arruolare nelle ricerche più persone possibili.
Semir e Ben stavano perlustrando una chiesa e i suoi sotterranei quando il cellulare dell’ispettore più anziano squillò: era il commissario Kruger.
“Gerkhan, tutti gli uomini disponibili hanno perquisito da cima a fondo chiese di tutti gli ordini, conventi e monasteri, luoghi di culto consacrati o meno, i loro sotterranei e cripte. Persino i cimiteri e le grotte vicino all’Eifel dove si dice che si celebrino messe nere e quindi sarebbe giustificata la presenza di cera per candele. Lo stesso si può dire per i negozi, supermercati, siamo quasi arrivati in fondo alla lista…purtroppo non abbiamo trovato ancora niente…”
Ben guardava con apprensione Semir, ma lo sguardò del suo collega era emblematico: Livyana  non era stata ancora trovata.

Intanto in una specie di cripta Livyana stava cercando di aprire il lucchetto che teneva chiuso il cancelletto dove era tenuta prigioniera.
Aveva trovato in un angolo un piccolo oggetto appuntito e con quello cominciò ad armeggiare disperatamente.
Quando ormai stava per desistere le venne in mente il suo amico Ben.
Durante le sue lezioni di chitarra spesso la bambina sbuffava quando non riusciva a fare in modo perfetto alcuni accordi, ma Ben la incoraggiava.
Il giovane spesso le ripeteva che non bisogna mai darsi per vinti anche quando tutto e tutti sono contro di te.
Livyana un giorno gli  rispose a tono dicendogli che con le sue piccole manine era pressoché impossibile eseguire in modo perfetto un Sol maggiore o un Sol7, ma lui replicò che ‘Chi dice che una cosa è impossibile, non dovrebbe disturbare chi la sta facendo’.
“Vedrai” disse come se avesse Ben vicino a se “Questo stramaledetto lucchetto è come un accordo impossibile, ma io lo aprirò…” e con sommo piacere non ebbe neppure il tempo di terminare la frase che la serratura scattò aprendosi tra le sue piccole manine. 

Intanto Semir concluse la telefonata con il commissario, stava per dire qualcosa all’amico, quando il suo cellulare suonò.
“Dimmi Einstein” rispose Semir mettendo l’apparecchio in viva voce.
“Ho trovato una cosa interessante…micro particelle…insomma, vale la pena tentare…ho trovato delle spore di un fungo , che si riproduce solo vicino ad un tipo di pianta rara da queste parti…”
“Einstein per favore…” lo bloccò il piccolo ispettore.
“Okay…ascolta poco dopo l’uscita di Colonia nord c’è un vecchio edificio abbandonato. Era la residenza di una facoltosa famiglia caduta in disgrazia” cominciò a raccontare Hartmut.
Ben che osservava le espressioni di Semir che continuava ad alzare gli occhi al cielo, in un impeto di rabbia strappò letteralmente il cellulare dalle mani del socio.
“Ascolta Hartmut” disse stizzito Ben “Livyana potrebbe morire durante le tue delucidazioni, se hai qualche indizio utile sarebbe meglio saltare la lezione di storia, fisica, botanica o altro…”
“Ben calmati” lo rimproverò Semir, ma da Ben ricevette solo un’occhiataccia furiosa.
“No scusate, Ben ha ragione…dunque questo edificio ha un enorme parco, con attiguo un cimitero…”
“Un cimitero?” chiese Ben.
“Sì, una specie…comunque risultano esserci dei sotterranei con delle cripte…ho controllato la lista…non è inserito” continuò il tecnico.
“Ma perché quel posto non è nella lista, maledizione” imprecò Ben.
“Perché in teoria quel luogo con la villa, la chiesetta, la cripta,  il piccolo cimitero...insomma non dovrebbe esserci niente…tutto doveva essere demolito e l’area bonificata ancora tre anni fa, poi…sai come vanno le cose…burocrazia…”
“Vabbè dammi l’indirizzo Hartmut” incalzò Semir.
I due ispettori per tutto i tragitto non proferirono parola.
Ben dal canto suo continuava a mordicchiarsi un dito della mano, segno evidentissimo dello stato di agitazione che lo attanagliava.
Il giovane si ritrovò a pregare che quello fosse il luogo dove Asimov teneva prigioniera la piccola, e si augurava di arrivare in tempo per trovarla ancora viva.
Semir dal canto suo sperava davvero quello potesse essere il posto giusto e di trovare la piccola viva, perché di una cosa era certo, se Livyana fosse morta, Ben sarebbe morto con lei, distrutto dal dolore e dal suo senso di colpa per non essere riuscito a proteggerla.
 
Nota dell’autrice: …un altro anno è passato. Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito, recensito e incoraggiato. Grazie mille vi voglio bene. Auguro a tutti voi un felice e sereno nuovo anno…in particolare a Liviana, Elisa e alla mia preziosissima Beta , nonché carissima amica Maty.
Angolino musicale: come avrete potuto vedere, anzi leggere Bennuccio caro è ancora vivo e vegeto, ma vi avverto, nel mio ‘diabolico’ piano mancano all’appello ancora due ‘dipartite’.
Madonna ‘Secret’ (segreto)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=UBbyNfyGBjE
Le cose non sono più state le stesse Da quando sei entrato nella mia vita Hai trovato un modo per toccare la mia anima E non lascerò mai e poi mai perdere La felicità sta nelle tue mani Mi ci è voluto troppo tempo per capire Come sarebbe potuta essere Fino a quando non hai condiviso il tuo segreto con me Qualcosa sta per accadere Il mio tesoro ha un segreto Mi hai restituito il paradiso Che credevo perduto per sempre Mi hai aiutato a trovare le mie ragioni Mi ha sorpreso il fatto che tu capissi Che hai sempre saputo Ciò che non ho mai voluto dire Fino a quando ho imparato ad amare…



 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11 / Vai alla pagina dell'autore: ChiaraBJ