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Autore: Vanex23    27/12/2015    1 recensioni
[...]
Una ragazza dai capelli biondi stava seduta fuori da un locale alle 22:00 di sabato sera, intenta a finire delicatamente la sua ultima sigaretta, cercando di non pensare a ciò che si stava perdendo all'intero del posto. I suoi occhi color cioccolato si erano quasi incantati a fissare il nulla, all'estremità della strada, da cui passavano auto su auto e aveva ormai perso il conto di quante ne aveva viste in quelle serata.
Si stava annoiando e stava aspettando e ciò la portava alla seccatura più totale perché odiava aspettare, soprattutto chi era in ritardo.
Si stava interrogando se le scelte che aveva fatto fin quella sera potevano essere giuste oppure no, ma d'un tratto si scordò pure perché stava pensando, quando incrociò il suo sguardo con uno sguardo azzurro, che la scrutavano come sempre e, uno sguardo così non te lo puoi dimenticare. Non te lo puoi dimenticare soprattutto se ci sei cresciuta insieme, se ci hai sperato almeno una volta nel vederlo addosso a te. Non te lo puoi dimenticare se ci hai passato tutte le notti più brutte della tua vita con quello sguardo che ti rassicurava [...]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                               Decimo Capitolo.

"Ti sento... nell'aria che è cambiata,
che anticipa l'estatee che mi strina un po'.
Io ti sento... passarmi nella schiena,
la vita non è in rima per quello che ne so.

Ti sento... nel mezzo di una strofa,
un pezzo che era loffio ed ora non lo è più.
Io ti sento... lo stomaco si chiude,
il resto se la ride appena ridi tu.

Qui con la vita non si può mai dire,
arrivi quando sembri andata via...
Ti sento dentro tutte le canzoni
in un posto dentro... che so io."



Un anno prima.

I due ragazzi erano ancora abbracciati l'uno all'altra. Lui aveva ancora la testa piegata verso l'altro e cercava di rimanere calmo, mentre con una mano rimaneva ad accarezzare piano piano la spalla e la schiena di lei, che tremava, piangeva ed era scossa da piccoli sussulti a cui si erano ormai abituati entrambi. Mentalmente sapeva già che non sarebbe durato più di qualche momento, che non avrebbe portato a nulla, ma lui voleva provarci ugualmente, perché ci teneva e perché ci sperava.
Piano piano arrivò fin ai capelli di lei, accarezzando dolcemente i capelli biondi della ragazza, che continuava a rimanere col viso incastrato tra il suo collo. Continuava a farsi cullare e continuava a respirare il profumo, il tipico profumo che ogni sera metteva addosso il ragazzo e che ormai conosceva fin troppo bene, lo sapeva solamente lei, lo sapeva solamente lui.
Era bella quella piccola sensazione di pace che per un momento aveva portato entrambi al completo bisogno l'uno dell'altro, ma sapevano non sarebbe durata per sempre.
"Keira.." Bisbigliò il ragazzo al suo orecchio, mentre piccoli brividi percorrevano la schiena della ragazza sentendo la sua voce così vicina a lei e così bassa, che poteva sentirla realmente solo lei.
Alzò piano il viso, attenta ad asciugarsi le piccole lacrime rimaste per non farsi notare da lui e si voltò lentamente a guardarlo. E quegli occhi facevano sempre il loro effetto. Azzurri, talmente così azzurri che potevano colorarti la vita. Immersi nei suoi color nocciala, avrebbero sempre vinto gli occhi del ragazzo in cui si specchiava per riflesso.
"Sì?" Domandò piano lei, mettendosi seduta meglio addosso a lui.
"Devo dirti una cosa e so che non è il momento giusto per dirtelo, ma devo." Rispose il ragazzo abbassando lo sguardo.
"Cosa può succedere di peggiore?" Chiese sciettica la ragazza ormai completamente apatica.
"Tra quattro giorni parto, vado via. Andrò in America a fare l'anno all'estero." Disse il biondo lasciando l'abbraccio che fino a pochi secondi fa proteggeva la ragazza.
E lei lo sapeva, ormai non poteva rompersi più nulla dentro, era già distrutta. Sarebbe solamente stata polvere su polvere.




_____







"Ti sento... e parlo di profumo,
t'infili in un pensiero e non lo molli mai.
Io ti sento... al punto che disturbi, 
al punto che è già tardi, rimani quanto vuoi.

Qui con la vita non si può mai dire,
arrivi quando sembri andata via.
Ti sento dentro tutte le canzoni,
in un posto dentro che so sempre io."





Un anno dopo.





Proprio in quel momento la mente di Luke viaggiava per i ricordi lontani di quell'anno, ritracciando passo dopo passo tutto quello che era successo, non trovando ancora risposte alle molte domande creatosi nella propria mente.
Quella mattina si era svegliato presto, forse perché pensava che proprio nella stessa stanza, sotto lo stesso tetto, a pochi cm di distanza, aveva la ragazza che da tre anni non faceva altro che farlo impazzire in tutti i sensi, dormirgli affianco, quasi beatamente. Era stato strano però. Non era più abituato a quel tipo di contatto con la ragazza, non più ormai. Erano passati tre anni ma non aveva mai smesso di sperare. Era passato un anno da quando era partito e tornato e non aveva mai smesso di sperare. Infondo ci credeva forse più di chiunque altro, più di lei, e non sapeva se aveva fatto bene oppure no.
Uscì dalla doccia, continuando a pensare e si posizionò davanti allo specchio, curando il proprio riflesso. Non avrebbe mai potuto capire da solo cosa succedeva e doveva chiarirsi al più presto.
Keira nel frattempo stava ancora dormendo sotto le lenzuola. Fu disturbata lievemente da un raggio di sole che entrava prepotentemente nella stanza e cercava di illuminare l'ambiamente da una piccola fessura della finestra. La camera di Luke era spaziosa ma non troppo, era comoda e calda. D'un tratto si svegliò, leggermente ansimante e quasi sudata, saltò sul letto mettendosi a sedere di scatto.
Era stato un altro dei suoi incubi come sempre, era abituata a tutta questa agitazione mattutina. Si strofinò un po' gli occhi e dopo aver ripreso a regolarizzare il respiro, si guardò intorno un po' spaesata.
Non era camera sua, e fin lì lo aveva capito. Ma nemmeno camera di Steffy o Allison, dove sperava di poter essere. Era una camera che aveva però riconosciuto subito. Mobili bianchi, pareti bianche e azzurre, letto a una piazza e mezza, due peluche di pinguini, uno grande e uno piccolo accanto a una scrivania e chi altro poteva tenere le tute sulla sedia accanto alla libreria? Luke.
Era in casa di Luke, precisamente in camera sua, in biancheria intima, e aveva dormito quasi bene fino a quel momento? Non poteva crederci. Non ci credeva perché non era più una cosa normale per lei poter dormire tranquillamente da un paio di anni a questa parte.
Si alzò di scatto dal letto ed infilò di nuovo il vestito che aveva messo per la serata di ieri, mentre cercava di richiuderlo con scarsi risultati. Si sentiva molto impedita e sapeva bene che era stata la sbronza della sera precedente a ridurla così a pezzi.
"Luke senti, dove metto questo..?" Si spalancò la porta di scattò, mentre la persona che fino a cinque secondi fa stava parlando, era rimasta quasi pietrificata davanti alla figura di Keira, che cercava di rivestirsi, specchiandosi.
"Ehm.." Cercava di rispondere, ma tutto fu inutile.
"Scusami, non pensavo che in camera di mio fratello ci fossi tu. Ciao Keira." Rispose il ragazzo, biondo come il fratello e che Keira ormai conosceva fin troppo bene.
"Ciao Jake.. No, io mi stavo solamente sistemando, ma adesso sarei andata via." Puntualizzò la ragazza, lievemente in imbarazzo.
"Sì, certo." - Continuò Jake cominciando a sorridere.- "Tu e mio fratello..?" Chiese.
"No. Io stavo solamente dormendo, è.." Cominciò Keira, ma fu interrotta dallo stesso Luke che rientrò il stanza, salvandola e gliene fu davvero molto grada in quel momento.
"Grazie Jake per avermi portato il pantalone della tuta." Disse Luke, sistemandosi la tuta nell'armadio.
"Figurati. Bene, io vado. Ciao Keira." Continuò ridendo il fratello, mentre usciva dalla stanza.
"Ciao Jake." Disse ancora imbarazzata Keira.
Mentre Luke chiudeva di nuovo la porta della stanza, riuscì a sentire il fratello scendere le scale e dire - "Mamma, indovina chi ha portato Luke a casa?" - e un sorriso si formò sulle sue labbra.
"Scusalo." Disse solamente Luke scuotendo la testa.
Keira sorrise lievemente e rimase seduta sul letto ad osservare il ragazzo davanti a lei. Aveva ancora i capelli un po' umidi, tuta addosso, maglietta bianca aderente e braccia ben in vista. Sembrava quasi una visione. Luke riusciva ad essere sempre bello, in ogni momento.
"Ho dormito qui?" Domandò Keira, molto confusa da tutte quelle situazioni.
"Sì." Rispose solamente Luke ancora girato di spalle.
Per Keira era tutto così irreale e così strano. Non tanto il fatto che abbia condiviso il suo sonno con Luke, tanto quanto il fatto che abbia potuto dormire e ci sia riuscita, nonostante tutto quello che era successo.
"Beh, sicuramente in questo momento ho così tante domande per la mente." Pensò Keira a voce alta, e Luke sentì perfettamente questa frase, da girarsi di scatto verso la biondina e guardarla dalla testa ai piedi.
"Ho io invece una domanda migliore da farti: perché mi menti?" Chiese lui, in modo così strazziante che fece rabbrividire Keira.
"Io non ti sto mentendo, Luke, è difficile da spiegare." Rispose abbassando lo sguardo.
"Voglio aiutarti." Continuò lui esausto.
"Nessuno può aiutarmi Luke e di certo io non aiuterò te dicendoti quello che vorresti sapere." Disse Keira scossa.
"Mi hai forse preso per uno stupido?" Domandò arrabbiato il biondo.
"Ti prego solamente di aspettare qualche settimana." Rispose subito Keira, sapendo esattamente cosa sarebbe accaduto passata quella settimana. 
"Ieri sera ho parlato con Scott!" - Cominciò il biondo avvicinandosi a Keira, che a sua volta si era alzata dal letto e aveva iniziato ad indietreggiare lentamente per la stanza, finendo con le spalle al muro. Luke continuava ad avanzare, fin quando non riuscì a bloccarla, col suo braccio e la fissava così intensamente con quei suoi occhi, che Keira per la prima volta non seppe distinguere i sentimenti che echeggiavano nella mente del biondo. - "Anche lui sa qualcosa e non ha voluto dirmelo." - Disse sussurrando, quasi deluso. E per un attimo Keira sembrava tranquillizzarsi. - "Lo hai detto a lui, ma non a me. Perché?" - Domandò triste, deluso, affranto e amareggiato.
"Perché tu non meriti di soffrire." Rispose Keira, appoggiando lievemente la sua mano sul braccio del ragazzo. 
Luke stava per rispondere, ma quando vide la reazione di Keira, era sincera, non stava mentendo, iniziò a capire che non lo stava dicendo per proteggere se stessa, ma stava lottando contro se stessa per potreggere lui. Era sempre andata così. Mettere sempre gli altri davanti e non curarsi mai di lei.
Abbandonò la presa e la lasciò andare, abbassando la testa. - "L'hai fatta tu quella domanda ieri, nei biglietti, vero? 'Torneresti mai indietro nel tempo per cambiare alcune cose che non ti piacciono?'" Domandò Luke, seguendola con lo sguardo.
"Sì. Ma non mi aspettavo che la prendessi proprio tu." Commentò Keira facendo un sorriso amaro.
"La mia risposta era sincera." Rispose Luke facendo spallucce.
"Ti credo." Disse Keira, prima di uscire dalla stanza e abbandonare la casa.






______








"Mi spieghi perché diamine non riesco a finire questo livello così idiota di questo gioco di merda?" Protestò quasi urlando Calum, mentre stava seduto al suo posto, cercando di finire il livello di un gioco sul telefono, mentre aspettava che la classe si riempisse.
"Come diamine fai a giocare di prima mattina?" Domandò Ashton sedendosi dietro di lui.
"E' malato di questo gioco. Ha perso il sonno. Venerdì era a dormire a casa mia, c'è stato sopra tutta la notte." Commentò Micheal serio e disgustato.
"Ragazzi sto per bestemmiare, io non credo, non ci credo. Sono morto proprio nello stesso punto in cui muoio ogni fottuta volta." Disse isterico Calum, mentre cercava di ricominciare il livello.
"Questo succede quando la ragazza ti molla e tu sei frustato sessualmente." Disse Micheal attirando la sua attenzione su di sé.
"Senti, per prima cosa non eravamo neppure fidanzati. Seconda cosa non sono frustato sessualmente, e terzo..." Stava per continuare ma Ashton lo bloccò.
"... E terzo sei morto di nuovo." Disse indicando il suo telefono.
"Porca troia Micheal, questo è tutta colpa tua!" Scattò arrabbiato Calum, mentre i suoi amici se la ridevano battendosi il cinque.
"Che allegria questa mattina." Si avvicinò Luke prendendo posto accanto a Calum.
"Non mi parlare, non mi parlate, nessuno può parlarmi oggi." Disse subito Calum, ritornando a giocare.
"Ma che ha?" Chiese Luke scioccato.
"Ha bisogno di scopare e adesso che non ha più la ragazza, è frustato sessualmente e si dedica a giochi idioti per bambini stupidi." Spiegò Micheal scarabocchiando sul suo quaderno cose senza senso.
"Io non sono frustato sessualmente, smettetela. Se lo volessi, potrei scoparmi chi cazzo mi pare, quando cazzo mi pare, come cazzo mi pare!" Scoppiò esausto Calum, mentre gli altri continuavano a ridere.
Proprio in quel momento entrarono in classe anche Allison e Steffy, che presero posto rispettivamente una davanti al secondo banco e l'altra nel banco della stessa fila del moro, mentre continuava a parlare con l'amica, non prestando attenzione ai due ragazzi seduti di fronte a lei.
"Sicuramente non ti avrà visto." Rispose ridendo Ashton.
"Smettetela. Oggi mi state estremamente sul cazzo." Borbottò Calum, posando il telefono, ancora arrabbiato.
"Keira non c'è?" Chiese Micheal avvicinandosi a Luke e facendoglielo notare.
Luke si guardava attorno ed era vero, Keira non era ancora entrata in classe e tra l'altro non aveva ancora detto a nessuno della sua famosa discussione della mattina precedente con la ragazza.


Nel frattempo, Keira era ancora a casa e stava, come sempre, continuando a lottare contro se stessa. Cercava in tutti i modi di alzarsi in piedi ma non ci riusciva. La testa le scoppiava, le pulsava così forte, non riusciva più a capire cosa stesse succedendo, soffriva, avrebbe tanto voluto urlare, ma ciò accadeva all'interno della sua mente e basta, senza poter l'atto concreto nella realtà.
Si sentiva soffocata e chiusa, doveva alzarsi ma non ci riusciva. Prese dal comodino il suo solito pacchetto giallo che usava per le emergenze come in questo caso, ma quando lo aprì e cercò in tutti i modi di far uscire qualcosa che non usciva, capendo che era vuoto, anche la sua ultima speranza fu distrutta.
"Maledizione!" Disse piano, infilando il piccolo pacchetto in tasca.
"Mamma!" Urlò, quasi non riusciva più a respirare.
"Tesoro, cosa succede?" Salì le scale sua madre, correndo e trovandosi subito nella sua stanza.
"M-mamma t-ti prego..- Cominciò Keira ansimando. - "Nnon ce la faccio, nonn riesco a-ad a-alzarmi." Continuò Keira, toccandosi il petto con una mano. Si alzava e si abbassava velocemente, aveva smesso di tremare, ma aveva preso ad avere piccoli spasmi per tutto il corpo.
"Sei sicura di voler andare a scuola oggi? Puoi rimanere anche a casa, fin quando non ti calmi." Disse sua madre preoccupata, aiutandola a scendere le scale.
"D-devi d-darmi queste.." - Disse uscendo il pacchetto dalla tasca dei jeans, sapeva che sua madre ne teneva sempre un pacco di riserva in cucina, ma in quelle condizioni da sola non avrebbe potuto prenderle.
Sua madre la face sedere su una sedia, le preparò un bicchiere d'acqua e le diede quelle due pillole magiche che l'aiutavano sempre e calmarsi quando aveva queste reazioni incontrollabili.
Keira le prese subito e bevve l'acqua tutto d'un sorso.
Iniziava a stare meglio, si sentiva meglio, aveva iniziato a respirare con più regolarità, non ansimava più, ogni tanto continuava a sussultare, ma si era calmata.
"Io vado a scuola adesso." Disse rivolgendosi a sua madre.
"Sei sicura?" Domandò lei ancora preoccupata.
"Sì. Sto meglio. E poi tu devi andare a loro, quindi non preoccuparti. Ho queste con me." Indicò il pacchetto 'magico', come lo chiamava lei.
"Se dovesse succedere qualcosa, chiamami ti prego. Non voglio stare in pensiero." Rispose sua madre, preoccupata, prima di lasciarle un lieve bacio sulla fronte e abbracciarla.
"Sì mamma, non preoccuparti, te lo dirò." Disse Keira, ricambiando l'abbraccio di sua madre.
Pochi secondi dopo uscì dalla porta di casa per dirigersi a scuola.




***


Mancavano cinque minuti prima che il professore cominciasse a chiamare l'appello, Luke si guardava attorno ma di Keira non c'era ancora nessuna traccia. Ogni tanto lanciava furtivamente delle occhiate verso la porta, ma senza ottenere nessun risultato.
"Non è che se guardi la porta così tante volte, lei appare." Lo riprese scherzando Steffy, notando l'espressione del biondo, sentendola parlare.
"Non sei preoccupata?" Chiese Luke.
"Un po' sì, ma sono sicura che adesso arriverà, non è la prima volta che fa ritardo." Disse Steffy cercando di calmare sia se stessa che il biondo.
"Prof, scusi il ritardo." Disse una voce entrando in classe e i ragazzi si girarono tutti verso la persona davanti alla porta. Era Keira.
"Prego, entri pure." Rispose il professore, mentre Keira prendeva posto insieme a Steffy.
Luke l'aveva guardata attentamente, era diversa in viso quel giorno. Era quasi preoccupata? Non l'aveva mai vista con quella espressione in volto prima di quel momento. Si girò per riguardarla un'ultima volta, stava parlando con Steffy, e sentì più o meno quello che le due ragazze si stavano dicendo.
"Tutto bene?" Chiese la mora preoccupata.
"Più o meno.." Si lasciò sfuggire Keira, sospirando sonoramente.














Angolo Autrice:
Sono ancora qui, tranquilli! Ho preso un po' di tempo prima di aggiornare perché dovevo sviluppare meglio questo capitolo e perché tra il mio 18esimo, le feste di natale e la scuola, non c'ho visto più e dovevo un attimo riposarmi, ma adesso ho aggiornato e finalmente siamo vicini alla verità! Tatatatatatatatata.
Come sempre fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, cosa ne pensate e scusatemi per eventuali errori ma sto pubblicando parecchio di fretta.
Vi auguro una buona lettura e buon natale anche se in ritardo e buon capodanno uehuehe.
Xoxo, Vanex23









 

SPOILER:


[...]
"Keira, va tutto bene, ci sono io qui. E' passato." Disse abbracciando forte la ragazza.
"No, non è passato.." Continuò piangendo e tremando, completamente debole in quel momento.
[...]
  
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