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Autore: Alessia Krum    27/12/2015    2 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
Ciao, zia!

Max ormai era già andato e Acquamarina era davanti alla porta della stanza di sua zia. Era lì da circa dieci minuti e non riusciva a decidersi. Entrare, oppure no? Era agitatissima. Molte volte aveva desiderato di ritrovare la sua famiglia, ma mai avrebbe pensato che ci sarebbe riuscita sul serio. Ora all’idea di incontrarne un componente era andata nel panico. Prima con la cugina non era successa la stessa cosa perché era stata proprio Corallina a  rompere il ghiaccio. Ma con la zia come avrebbe dovuto comportarsi? Alla fine prese un gran respiro e girò lentamente la maniglia. Aprì uno spazio e mise dentro la testa. La camera della zia era un po’ lugubre. Piena di scaffali altissimi e severi, aveva un’aria…inquietante. Il letto era davanti a una grossa e imponente libreria, mentre dall’altro lato della stanza vi era una piccola scrivania tra due scaffali. Davanti ad un tomo gigante stava seduta la zia. Ora Acquamarina non sapeva assolutamente cosa fare. Se aveva una camera così severa, molto probabilmente anche Olimpia era severa.
Ma, fortunatamente, fu proprio lei a parlare per prima.
Entra, Acquamarina, vieni pure, cara. – Poi si alzò dalla sedia e trotterellò in modo buffo verso la ragazza, stringendola subito in un grande abbraccio. Acquamarina aveva subito notato il suo buffo viso, rotondetto e simpatico, e il colorato abito a strisce che portava. Olimpia era una donna grassottella, e le ricordava un po’ la sua mamma adottiva. Con l’unica differenza che aveva pinne, pelle azzurrina e ciocche azzurre tra i capelli. Contrariamente a quello che pensava, Olimpia si era subito rivelata simpatica e buffa.
- Cara nipotina, credevo che non saresti più entrata, perché ci hai messo così tanto tempo? Sono d’accordo che la mia stanza sia un po’… bruttina, ma non credevo fino a questo punto! -  Acqua rise insieme alla zia e poi riprese ad ascoltare il turbine di parole che uscivano dalla bocca di quell’incredibile donna.
- Allora, come stai, ti piace Atlantis? Non siamo proprio nei periodi migliori per una gita turistica, ma la nostra bella città è incantevole lo stesso. Non è così? Io trovo proprio di sì. Certe volte passeggio per il mercato e mi sorprendo che la gente sia lì nonostante tutto. Ma poi mi dico: la gente viene qui perché sa che così si può riprendere la normalità, anche se adesso la normalità è vivere tutti i giorni con la paura di essere assaltati e poi magari anche rapiti, ma… oh, scusami certe volte inizio a parlare e poi non mi fermo più. Fatti vedere un po’. -  Olimpia prese il viso di Acqua tra le mani e la guardò a lungo.
- Sei proprio identica a tua madre. Il suo ritratto! Sei bellissima, proprio come lei! –
- Beh, io veramente non l’ho mai vista… -
- Come non l’hai mai vista? Se sei andata in biblioteca devi per forza essere passata per il corridoio dei quadri! –
- Scusami, ma come fai a sapere che sono stata in biblioteca? –
- In primo luogo perchè me l'ha detto mia figlia. Ma l'avrei saputo comunque grazie ai poteri della mente, cara Acqua, se sei forte e decisa puoi fare quello che vuoi, ricorda. –
- Forse ho capito qual è il corridoio dei quadri. Comunque non sono qui per parlare di quadri. –
- Sì, certamente. Fammi tutte le domande che vuoi. Se c’è una cosa che so fare bene, quella è parlare. –
“Me ne sono accorta” pensò Acquamarina, ma subito dopo si vergognò di quello che aveva pensato. Aveva appena conosciuto la zia, non poteva certo giudicarla al primo sguardo. Olimpia la fece accomodare su uno sgabellino sgangherato di fronte a lei.
- Allora, Corallina mi ha detto che frequenta una specie di scuola al tempio e ha detto anche che per alcuni alunni l’insegnante tiene corsi di magia. La mia domanda è: che tipo di magie intendeva Corallina?  -
- Ho una figlia che parla decisamente troppo. Ricordi quello che ti ho detto prima? –
- Con i poteri della mente si può fare tutto. Questo, no? –
- Esatto. Ora, i membri della famiglia reale, in particolar modo re e regina, e alcune persone speciali, sono capaci di controllare l’acqua, le maree, le correnti e altri elementi subacquei. Altre persone invece possono fare magie di altri tipi, come far apparire cose dal nulla. Tuo padre controllava le maree e le correnti, mentre tua madre il fiorire degli alberi e delle piante subacquee. Tu, per tua natura, hai il potere di attirare le particelle di acqua e di utilizzarle per creare vortici e cose simili. Puoi cambiare la temperatura dell’acqua e farla muovere come più ti piace. Io credo che i tuoi poteri siano ancora in fase di sviluppo e perciò siano ancora un po’ deboli. Per questo avevo proposto a Max di chiedere aiuto a Mara De Orchis. Per far crescere il tuo potere, e per renderti in grado di difenderti. Ma noi crediamo anche che, nella spada di tuo padre, quella che usò nella sua ultima battaglia, ci sia ancora un po’ del suo potere. E che, siccome solo i membri della famiglia reale possono usarla, tu sia in grado di riprendere questa scintilla di potere e controllarla. Ma prima dovrai riuscire a usare i tuoi, di poteri. –
Acquamarina ripensò a quando, nella doccia, aveva avuto la sensazione che l’acqua fosse stata parte di lei. E quando aveva variato la temperatura del getto d’acqua semplicemente pensandolo.
- Ok, ci ho capito qualcosa. –
- É già un inizio! –
- La seconda domanda è: perché Max pensa che mia mamma sia prigioniera e non che Darcon l’abbia…uccisa? –
- Perdonami, tesoro, ma ti devo rispondere con una domanda. Hai visto degli alberi quando sei venuta qui? –
- Sì, certo. –
- E come ti sono sembrati? Erano marci? –
- No, anzi. –
- Appunto. Max pensa che tua madre sia ancora viva perché vede che i suoi poteri sono ancora vivi. –
- Ma non potrebbe essere Darcon a usarli?  -
- Tu credi che lui li userebbe per far fiorire le piante? –
- Ah, giusto. Al massimo le farebbe marcire.  –
- Esatto! –
- E allora perché non ha ucciso mia madre come ha fatto con mio padre? –
- Darcon prende come prigionieri solo coloro che possono e sanno usare la magia. In questo modo può appropriarsi dei poteri e usarli a suo vantaggio. -
- Se sono i poteri che vuole, perché mio padre è morto? Perché l’ha ucciso? –
- Quella volta Darcon era troppo accecato dall’odio e dalla rabbia per poter comprendere quello che stava accadendo.  Era talmente contento di aver finalmente catturato tuo padre che voleva avere la soddisfazione di ucciderlo con le sue mani. Ma non ha pensato, e ha fatto un grandissimo errore.  –
Acqua sembrò riflettere per un po’, poi guardò il viso allegro della zia e la sua acconciatura a dir poco spettinata e le fece un grande sorriso.
- Grazie zia. Non so proprio come avrei fatto senza tutte le risposte che mi hai dato. Ora vado a fare una cosa molto importante. Ciao! –
Acquamarina si alzò dallo sgabellino e si diresse verso la porta. Diede un ultimo sguardo alla stanza piena di libri e uscì. Appena fu nel corridoio sentì un invitante profumino venire da destra. Ormai era ora di pranzo ad Atlantis e dovevano essere tutti a tavola. “ Io ho già mangiato sulla Terra per oggi, se mangio ancora potrei diventare una balena!” pensò Acqua e quindi si diresse dalla parte opposta delle cucine. Voleva andare a vedere il ritratto di sua madre. Secondo quello che aveva detto la zia, il corridoio si trovava sulla strada per la biblioteca e Acqua ricordava di aver visto molti quadri mentre nuotava dietro a Corallina. Secondo lei, il corridoio di cui parlava Olimpia era proprio quello. 
E infatti, eccolo lì. Il quadro in cui i suoi genitori sorridevano vicini era a un passo da lei. Guardò lo sguardo dolce di sua madre e quello deciso di suo padre. 
Azzurra era uguale a lei. Proprio come aveva detto zia Olimpia. Gli stessi occhi grandi e azzurri, lo stesso naso un po’ schiacciato e la stessa identica bocca sempre sorridente. Sui capelli biondi percorsi da striature azzurre c’era una bellissima corona tempestata da gemme e pietre preziose. L’abito era molto semplice: con una scollatura a V e le maniche a palloncino, cadeva fino ai piedi e si apriva a campana. Lo sguardo della regina era rivolto verso il suo sposo: il re Aquarium. Fiero e sicuro di sé, guardava avanti tenendo per mano la regina.
Indossava un mantello rosso rubino sopra ad un’elegante camicia  bianca e un paio di pantaloni della stessa tonalità del mantello.
Acquamarina rimase lì ad osservare il quadro, mentre mille pensieri si rincorrevano nella sua mente. Voleva al più presto trovare il modo di riprendersi il potere di suo padre, ma prima doveva imparare a usare i suoi, anche se aveva promesso a Max di aspettare. Ma lei non voleva aspettare.




--- Angolo autrice ---
Probabilmente dopo quasi tre mesi di assenza mi credevate morta. Ebbene, non lo sono. Mi dispiace tantissimo essere scomparsa per così tanto tempo, ma sono sommersa da montagne e montagne di roba da studiare :(
Scusatemi tanto. Sperando che questo capitolo, più simile a un interrogatorio che al primo colloquio zia-nipote, non vi abbia completamente disgustato, vi porgo i miei più distinti saluti,

Alessia Krum
   
 
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