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Autore: YomiCrazy    27/12/2015    2 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza?
Cosa sarebbe accaduto?
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Harriet è una bambina con un'infanzia molto triste alle spalle.
Costretta ai continui soprusi dagli zii e del prepotente cugino, desidera una vita normale, come ogni bambina della sua età dovrebbe avere.
Ma qualcosa cambierà il giorno del suo undicesimo compleanno.
Qualcosa che non avrebbe mai immaginato potesse essere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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L’inizio non era stato dei migliori.
Solo per entrare nella botola, il trio aveva dovuto affrontare un cane a tre teste e, per grande fortuna, era già stato addormentato.
La seconda difficoltà era stata il tranello del diavolo. Senza Hermione, sicuramente Harriet e Ron sarebbero morti lì.
Soprattutto Ron.
Ma in quel momento…
Avevano attraversato l’unica porta che vi era dal corridoio in cui erano caduti dal tranello del diavolo. Harriet aveva sentito un battito d’ali e dopo aver attraversato l‘uscio, una mandria di chiavi con delle ali volavano per tutta la stanza che si era presentata a loro.
Curioso… aveva detto la riccia, ma secondo Harriet era stupefacente.
Continuando a camminare per la grande sala in cui erano capitati, Harriet notò con sempre più orrore che l’unica via d’uscita era una porta chiusa.
“Scommetto che una di queste… Serve per aprire quella porta.”
Commentò, indicando un grande portone di legno chiuso. Fra loro e la porta, però, illuminata dalla luce della luna, una scopa lievitava a mezz’aria. Harriet la guardò un po’ stralunata.
“Che cosa significa?”
Chiese scettica Hermione.
“Non lo so…”
Rispose la corvina, fissando ancora la scopa. Ron, intanto, aveva tirato fuori la bacchetta e fissava la serratura con decisione. Si avvicinò alla porta e pronunciò più di una volta Alohomora, senza però avere particolare successo. Il rosso girò il viso tutto sconsolato ed Hermione fece uscire un grugnito di disapprovazione.
“Ed ora che facciamo!?
Ci saranno migliaia di chiavi lassù!”
Mentre Harriet guardava le tante chiavi, ne individuò una che rispecchiava il commento di Ron.
Grande e vecchia.
Arrugginita…
Eccola! – disse indicando un punto preciso per aria – La vedo! Quella con l’ala spezzata!”
Tutti si guardarono, mentre Harriet ricominciò a fissare la scopa. Qualcosa non andava. Possibile che non vi erano trabocchetti?
“Che cos’hai?”
La corvina alzò il viso verso Hermione, ingurgitando saliva.
“E’… è troppo semplice.”
“Oh, avanti Harriet! – gli urlò Ron – se Piton l’ha presa con quella vecchia scopa, puoi farlo anche tu! Sei la più giovane cercatrice del secolo!”
Harriet annuì sorridendo ed allungò la mano verso il manico di scopa. Appena le sue dita toccarono il legno, un rumore strano attirò la sua attenzione. Tutte le chiavi alate si erano riunite e la stavano puntando. La corvina, presa dal panico, salì sulla scopa muovendo una mano intorno al viso per scacciare le chiavi e mentre Ron borbottava qualcosa, partì al volo cercando di non schiantarsi contro i muri.
La vecchia chiave arrugginita cominciò a volare via ed Harriet aumentò la velocità rincorrendola fra i pilastri che tenevano in piedi la stanza. Virò più e più volte, riuscendo poi ad acchiapparla in picchiata.
“Prendete la chiave!”
Urlò ai due lanciandola ad Hermione, per poi risalire seguita sempre dalle chiavi impazzite. Anche se quella a cui loro erano interessati era stata presa, Harriet continuò imperterrita a volare seguita dalla mandria. Fece un paio di piroette intorno ai pilastri e quando Hermione le urlò di muoversi, lei si fiondò a tutta velocità fuori dalla porta, fermandosi prima di spiaccicarsi al muro.
 
§§
 
La stanza successiva a quella delle chiavi impazzite, come le aveva rinominate giustamente Ron, fu un salone ancora più grande pieno di personaggi di marmo. Harriet li fissò sbalordita mentre scorgeva Ron indugiare molto forte.
“Non mi piace… - sentì dire da Hermione – non mi piace per niente.”
“Cos’è? – chiese agli altri, quasi spaventata – Un cimitero?”
Ron negò vistosamente e le superò salendo sul pavimento rialzato poco dopo le statue nere.
“No, non lo è.
Questa è una scacchiera.”
Come per magia, appena il rosso aveva pronunciato la parola scacchiera, delle torce intorno a loro si accesero e Harriet poté vedere tutto con chiarezza.
Intorno a lei, quelli che erano i pezzi del gioco stavano eretti e fissi gli uni contro gli altri, poggiati sulle caselle bianche e nere della scacchiera. La sala era enorme e i grandi archi permettevano alla stanza di contenere tutto il gioco.
Harriet ed Hermione raggiunsero Ron sulla scacchiera e si guardarono intorno. Dietro di loro vi erano i pezzi neri e davanti, invece, i bianchi. La corvina strizzò un po’ gli occhi e poi indicò un punto dietro i bianchi.
“Lì! La porta!”
Si guardarono sorridenti e poi si avviarono, ma appena arrivati davanti i pedoni bianchi, quelli estrassero le spade e li fermarono. Indietreggiarono tutti e tre un po’ impauriti ed Hermione lanciò un altro grido di sconforto.
“Che facciamo?”
“E’ ovvio – cominciò Ron – dobbiamo attraversare la sala giocando.”
Harriet fissò l’amico incerta. Lei era una sega. E sicuramente neanche Hermione ne era capace. Ma Ron… Ron era bravissimo a scacchi.
“Allora… Harriet, prendi il posto dell’alfiere, Hermione, tu dovrai essere la torre, quanto a me… Io farò il cavallo.”
Tutti annuirono ed andarono a prendere il loro posto. Hermione ed Harriet si sistemarono sulle caselle vuote, mentre Ron si arrampicò sul cavallo, reggendosi alle briglie. 
La stanza calò nel silenzio più totale. Harriet si guardò intorno spaesata ed Hermione disse quel che lei aveva pensato fino a quel momento.
“Ed ora che facciamo?”
“Beh, i bianchi muovono per primi e poi… Giochiamo.”
Un primo pedone bianco cominciò a muoversi sulla scacchiera. Harriet rimase allibita, senza però emozionandosi troppo.
“Ron… - attirò l’attenzione Hermione – non vorrai dirci che sarà… veramente come giocare ai veri scacchi dei maghi. O sì?”
Harriet girò il viso dalla riccia al rosso e lo vide un po’ in difficoltà. Si morse le labbra, sperando che non avesse dimenticato la bravura nel giocare al dormitorio.
“Tu, laggiù! – urlò però il rosso – D5!”
Harriet girò il viso e vide un pedone nero muoversi di due caselle. Si fermò al lato destro del pedone bianco e, appena il turno passò al nemico, l’altro pedone sfoderò le spade e lo distrusse.
Hermione urlò un po’ ed Harriet si portò le mani al petto strozzando la paura.
“Si Hermione… - sentì dire il rosso – credo che questo sarà esattamente come gli scacchi dei maghi.”
Harriet fissò l’amico indugiare e la riccia rimanere impalata dalla paura.
Il gioco ricominciò subito dopo. Tutte le mosse le conduceva Ron ed era ben attento a non muovere Hermione ed Harriet, tenendole fisse ai loro posti. I pezzi si distruggevano uno dopo l’altro, i marmi si attaccavano e passavano da parte a parte nell’intento di braccare Re e Regina nemici.
Harriet guardava allibita il gioco, scovando mosse che lei neanche avrebbe mai immaginato. Ogni tanto si girava verso Hermione e la guardava ritrarsi ad ogni attacco dei nemici, cercando di evitare i pezzi di marmo volanti.
L’ultima mossa toccò alla regina. Sfoderò la spada ed attaccò la torre davanti a lei, riducendola in pezzettini. Harriet si abbassò evitandone un pezzo, rialzandosi spaurita.
Ora toccava di nuovo a loro. Si guardò un po’ intorno, cercando di indovinare la prossima mossa del rosso, ma poi si sgranò gli occhi. Non vi erano più pezzi. E restava solo un’unica disperata mossa da fare.
“Aspetta un momento…”
“Hai capito, vero Harriet? – la fermò subito Ron – Una volta fatta la mia mossa, la regina mi mangerà, così darete scacco matto al Re.”
“No! – urlò la corvina, portandosi le mani al petto – Ron, no!”
“Cosa c’è?”
Chiese Hermione, che di scacchi proprio non ne capiva.
“Ron ha deciso di sacrificarsi!”
Hermione trasalì e si girò fulminea verso il rosso.
“No, non puoi! Deve esserci un altro modo!”
“Volete evitare che Piton prenda la pietra o no? - Urlò Ron, più con paura che con vera rabbia. – Harriet… - riprese subito dopo – Sei tu quella che deve continuare, lo so… Non io, non Hermione, tu!”
Harriet indugiò e lasciò cadere le mani lungo i fianchi annuendo.
Com’erano finiti in quella situazione? Davvero stava per sacrificare un amico? Perché la sua vita faceva costantemente così schifo?
“Cavallo in H3.”
Appena Ron pronunciò le parole, la pedina su cui era seduto si mosse lentamente, fermando un L accostandosi poi accanto alla regina. Harriet vedeva Ron andare in iperventilazione e la cosa non l’aiutava per niente. Il suo primo amico, il rosso Weasley stava per esser lasciato indietro. E tutto questo a causa di Piton che voleva la pietra per darla a lui: Voldemort.
Mentre la regina si girava per raggiungere Ron, Harriet la fissò con tutto l’odio che potesse mai contenere il suo corpo. Perché dovevano farlo? Perché non poteva vivere serena?
La regina si fermò davanti al cavallo ed i respiri dei tre si fermarono. Accadde tutto in poco tempo. Il pezzo degli scacchi sfoderò la spada e trafisse il cavallo con potenza, facendo cadere il rosso sulla scacchiera, con tutti i pezzi di marmo che lo colpivano.
“Rooon!”
Urlò Harriet, portandosi le mani alla bocca. Ma il rosso non si alzava, non dava segni di vita. Hermione, spaventata, si mosse subito, ma Harriet la richiamò.
“Non ti muovere! Non dimenticare… Stiamo ancora giocando…”
La riccia la guardò un po’ preoccupata e poi tornò ferma al suo posto.
Harriet allora si girò di nuovo verso la regina e, ingurgitando saliva, si mosse lenta verso di lei, fermandovisi davanti.
“Scacco matto.”
Come a dar veritiera la cosa, la spada della regina cadde a terra, lasciandola disarmata. Harriet la fissò un poco e poi si mise a correre verso il rosso. Hermione la raggiunse in poco tempo e subito controllarono il ragazzo.
“Sta bene…”
Sospirò Hermione. Harriet sorrise e poi si alzò, fissando la porta dietro ai pezzi bianchi aprirsi.
“Dobbiamo andare…”
“Ma…”
“E’ vivo. Torneremo a prenderlo.”
Hermione annuì e si alzò lasciando Ron svenuto a terra, seguendo la corvina dietro l’ennesima porta.
 
§§
 
“Cosa pensi che troveremo ancora?”
Subito dopo gli scacchi, le due bambine erano entrate in una stanza dall’odore sgradevole. Steso a terra vi era un grande gigante ed Harriet spinse velocemente Hermione verso la porta dietro di lui.
Fortuna che l’hanno già steso… pensò mentre cercava di togliersi quell’odore dal naso.
“Beh, da quel che ho capito, i professori proteggono la pietra con delle prove – commentò Hermione, avvicinandosi alla corvina per pulirle il mento dalla polvere – abbiamo affrontato il Tranello del Diavolo, sicuramente apparteneva alla professoressa Sprout.”
“E poi ci sono stata le chiavi.”
“Si – continuò Hermione – opera del professor Flitwick.”
“Poi gli scacchi.”
“La professoressa McGranitt.”
“Quindi mancano solo…”
“Il professor Raptor, il gigante ed ora…”
“Piton. La sua prova.”
Harriet non finì di parlare che, appena superata la porta, delle fiamme bloccarono le uniche due uscite della stanza in cui le due bambine erano finite. La corvina si guardò intorno e scoprì un lungo tavolo con sopra diverse bottiglie.
Hermione si precipitò sorpresa verso un pergamena poggiata accanto alle boccette.
“Guarda Harriet…”
La riccia srotolò la pergamena ed Harriet si posizionò dietro di lei per leggerne il contenuto, che recitava:
 
Hai davanti il pericolo, hai dietro la salvezza,
tra noi, due sole aiutano chi ci si raccapezza,
una fra tutte sette consente di avanzare,
un’altra invece porta indietro, a quanto pare,
in due è contenuto puro vino d’ortica,
tre possono ammazzarti in men che non si dica.
Scegli, se non desideri restar per sempre qui,
ti diamo quattro indizi e ti aiutiam così:
primo, per quanto il subdolo veleno sia nascosto
a sinistra del vino d’ortica è sempre posto;
secondo, agli estremi ce ne son due diverse
ma a farti andare avanti sono avverse;
terzo, lo vedi bene, son tutte disuguali,
la nana e la gigante non ti saran letali:
infine, le seconde da destra e da sinistra,
sono gemelle al gusto, ma non a prima vista.

 
Harriet si grattò stranita la testa, ma quando vide Hermione sorridere, immaginò che la riccia sapesse già la risposta.
“E’ geniale. Si tratta semplicemente di logica! Molti maghi rimarrebbero incastrati qui a vita.”
“Come noi?”
Azzardò la corvina, ma subito, Hermione la fulminò.
“Certo che no. Su questo foglio c’è scritto tutto quello che serve per superare la prova.”
“Cioè?”
“E’ semplice – cominciò la riccia guardando le bottiglie – Sette boccette, tre contengono veleno, due vino d’ortica ed una ci farà tornare indietro, mentre l’altra ci farà andare avanti.”
“E quale dobbiamo bere?”
“Dammi un minuto.”
Hermione fece un profondo respiro e si mise a fissare le boccette. Leggeva e rileggeva la pergamena, fissando ed indicando poi le varie bottiglie. Ogni tanto contava e si fermava, sembrava maledirsi e poi ripartire.
Harriet si sentiva davvero inutile. Riusciva a pensare solo a quanto stava perdendo per colpa di quel mostro. Quella doveva essere l’ultima battaglia.
“Ho capito! – la risvegliò Hermione urlando – Quella più piccola ci farà attraversare il fuoco per raggiungere la pietra!”
“Dentro c’è a malapena un sorso, basta per una di noi…”
“Harriet, ascoltami – la bloccò Hermione sorridendo – Ron su una cosa aveva ragione: sei tu quella che deve continuare, non io, non lui… tu.
Harriet si sentì come colpita ed affondata. Tutti credevano in lei, mentre lei stessa non sapeva neanche cosa poter fare contro un mago oscuro potentissimo.
Hermione si apprestò a prendere l’ultima bottiglietta all’estremità destra e si riavvicinò alla corvina.
“Tornerò da Ron.”
“Si – commentò debolmente Harriet – fai così. Torna da lui, usate la scopa nella stanza delle chiavi e mandate Edvige da Silente. Io cercherò di trattenere Piton.”
Hermione annuì e si morse un labbro.
“Stai attenta… Potrebbe esserci Tu-Sai-Chi.”
“Beh, sono stata fortunata una volta – sorrise per rassicurarla – ne avrò sicuramente di nuovo.”
Hermione sospirò ed abbracciò la corvina.
“Sei grande, lo sai Harriet?”
“Non brava quanto te.”
Rispose imbarazzata la corvina.
“Io? – chiese subito la riccia – tanti libri e molta furbizia… Tu sei altro, sei coraggio, amicizia, e… Oh… Ti prego sta attenta.”
Harriet annuì.
“Forza, bevi e torna da Ron.”
Hermione aprì la boccetta e bevve, per poi girarsi verso la porta ed attraversare le fiamme. Harriet la guardò allontanarsi e poi si girò verso la parte opposta. Aprì la bottiglietta e bevve, per poi attraversare le fiamme con determinazione.
Ciò che vi era oltre il fuoco, fu l’ennesima stanza.
All’interno c’era già qualcuno, ma Harriet constatò che non era Piton.
E neanche Voldemort.
 
 
 
 
 
Note: Pensavate che non pubblicassi, eh? Ed invece eccomi qui!
Avete passato bene le feste? Buon Natale in ritardo!
Ho deciso di inserire le prove che nel film sono state deliberatamente tagliate, sperando che vi sia piaciuta come idea. Vi avverto anche che il prossimo è l’ultimo capitolo.
Ringrazio tutte le persone che continuano a seguirmi, ancora ed ancora!
  
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