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Autore: manueos85    29/12/2015    2 recensioni
Il rapporto tra genitori è figli non è mai semplice... Soprattutto quando il padre in questione è l'Hokage e il figlio risponde al nome di Boruto Uzumaki!
Una bravata con i fiocchi si merita una punizione esemplare e questo segna l'inizio di un lungo viaggio in un intreccio di ricordi vecchi e nuovi. A fare da guida un Virgilio d'eccezione: Sasuke Uchiha.
Nota: Questa storia partecipa al Contest "The journey that opened his eyes - Quel viaggio che gli aprì gli occhi - Naruto Contest" indetto da Nede
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 4

 

I tetti dell'accademia diventarono visibili all'improvviso, subito dopo aver svoltato l'angolo. Boruto riconobbe immediatamente l'edificio, nonostante apparisse diverso dal solito.

“È stato ricostruito dopo che Pain l'ha raso al suolo” lo informò Sasuke, come se gli avesse letto nella mente.

Un gran numero di ragazzini vocianti era raccolto al di fuori del portone e un Iruka-sensei di diversi anni più giovane era impegnato a distribuire dei rotoli.

“Ma che succede?” chiese Boruto, incuriosito suo malgrado.

“Avvicinati e lo scoprirai.”

Guardò di sbieco il maestro, ma lui si limitò a indicargli la folla con la mano, come invitandolo ad andare avanti.

“Non dovevamo passare inosservati?” chiese allora, in tono irriverente.

“Sei il nipote un po' stupido di un comune viandante, no? Devi solo ricordarti questo per non combinare disastri. Che cosa stai aspettando? Vai.”

Boruto non era del tutto convinto, ma fece come gli era stato detto, avvicinandosi quasi timidamente alla folla. I ragazzini erano festanti e mostravano ai genitori i rotoli che il giovane Iruka-sensei aveva consegnato loro, ricevendone in cambio degli elogi.

“Ehi! Che succede?” osò chiedere ad uno di loro.

“Eh? E tu chi sei?” ribatté il ragazzino, squadrandolo. “Non sei uno di qui.”

“No” rispose Boruto. Non dovette fingere di balbettare perché aveva appena riconosciuto in lui Kiba-sensei in versione bambino. “Il nonno e io siamo solo di passaggio in questo villaggio, ma sembrava una festa e...”

“Be', sì che è una festa!” esclamò l'altro, regalandogli un sorriso enorme. “Non è vero, Akamaru?”

“E cosa festeggiate?”

“Festeggiamo il fatto che siamo stati promossi all'esame per diventare genin! Questa, amico mio, è l'Accademia Ninja di Konoha! D'ora in poi potremo addestrarci per diventare i migliori shinobi del mondo! D'altra parte, è risaputo che gli shinobi di Konoha sono i più forti! Vero, Akamaru?”

Il cagnolino bianco appollaiato sulla testa di Kiba abbaiò e scodinzolò come fosse perfettamente d'accordo con le parole del suo padrone e Boruto si chiese se fosse davvero lo stesso Akamaru che conosceva lui, il cagnone gigante che non si separava mai da Kiba-sensei.

“Be', dev'essere un esame piuttosto facile, allora. Siete stati promossi tutti e avete la mia stessa età” commentò.

“Proprio per niente! Non era un esame facile!” interloquì una Ino ancora più piccola di quella che aveva visto poco prima. “E non è vero che siamo stati tutti promossi. Lui non ha superato l'esame!”

La piccola Ino-sensei indicò verso il giardino.

“Quello lì è una calamità! È solo una fortuna che non abbia superato l'esame!” rise Kiba.

“Già. Pensa che cosa potrebbe combinare se dovesse diventare ninja.” brontolò un adulto alle sue spalle. “Potrebbe radere al suolo l'intero villaggio.”

“Non dire altro. Sai che l'Hokage non vuole che se ne parli!” lo redarguì subito un altro.

Boruto era sconcertato. Ma di chi stavano parlando quelle persone? Si voltò nella direzione che gli aveva indicato Ino e scorse un ragazzino seduto in disparte sull'altalena.

I suoi stessi capelli biondi e ribelli. I suoi stessi occhi azzurri.

Papà.

Si rese conto solo in un secondo momento che c'era qualcosa che non andava. Quegli occhi azzurri erano inondati di lacrime e il ragazzino stringeva i pugni sulle corde dell'altalena, osservandoli da lontano. Sul suo viso era chiaramente leggibile la rabbia, oltre al dolore.

Fu un moto istintivo quello di muovere un passo nella sua direzione prima ancora di capire quello che i suoi occhi stavano realmente vedendo, ma una mano gli afferrò il braccio e lo trattenne.

“Non andare là.”

Boruto si girò di scatto a guardare il ragazzino che gli aveva parlato, notando immediatamente gli occhi perlacei che denotavano la sua appartenenza allo stesso clan di sua madre, gli Hyuga.

“Perché?” gli chiese, sconcertato.

Non capiva. Suo padre aveva tanti amici. Perché lo stavano trattando in quel modo?

“Gli adulti non vogliono che parliamo con quel ragazzino, né che giochiamo con lui, né che ci avviciniamo in nessun altro modo” gli spiegò quello.

“Neji-nii-san” lo supplicò la bambina che era accanto a lui, torcendosi le mani angustiata e con un filo di voce a stento udibile. Gli occhi erano gli stessi. Un'altra appartenente al clan Hyuga. “Non dovresti parlare così di Naruto-kun. Lui non ha fatto nie...”

“Hinata-sama!” la interruppe immediatamente lui, in tono duro. “Devo ricordarti quello che ti hanno detto i tuoi genitori al riguardo?”

Neji. Hinata-sama.

Quindi quella era la sua cara mamma, la mamma dolce e gentile che amava tanto suo padre. Come poteva essere? E quello era lo zio Neji, l'uomo che non aveva mai conosciuto, ma di cui suo padre parlava sempre con tanta stima e a cui la madre portava sempre fiori freschi al cimitero. Era impossibile.

Ma la piccola Hinata abbassò il capo remissiva e mormorò un flebile: “No, Neji-nii-san. Mi dispiace.”

“Andiamo via.”

I due Hyuga si allontanarono e Boruto si girò di nuovo a guardare in direzione dell'altalena, ma di suo padre non c'era più alcuna traccia.

 

***

 

Era ancora parecchio scombussolato da quell'incontro quando tornò ad affiancarsi a Sasuke-sensei, ma lo shinobi non disse nulla. Si limitò ad avviarsi lungo la strada e Boruto gli andò dietro.

La rupe con i volti degli Hokage era proprio davanti a loro, rosata nella luce del pomeriggio che andava calando.

“Guarda un po' e dimmi se non ti ricorda qualcosa” disse all'improvviso Sasuke.

“Ma... ma... com'è possibile!” Boruto sgranò gli occhi, incredulo. “Io ho ripulito tutto!”

“Ma sei proprio stupido!” Il maestro sospirò sconsolato. “Sai che il jutsu è ancora attivo, ma stai tranquillo, questa volta il colpevole è un altro.”

 

***

 

Suo padre era impegnato a ripulire, esattamente come aveva fatto lui proprio il giorno prima mentre Iruka-sensei lo teneva d'occhio.

“Non tornerai a casa finché non avrai pulito tutto per bene” disse il sensei, severamente.

Ma suo padre non parve considerare le parole del maestro, anzi, sbuffò sonoramente. “Che mi importa!” sbottò, sprezzante. Abbassò lo sguardo e, a bassa voce, aggiunse: “Tanto a casa non c'è nessuno.”

Il ragazzino continuò a pulire a testa china, ma si vedeva che quelle parole bisbigliate erano state sentite da Iruka-sensei e lo avevano scosso. Infatti lo shinobi si grattò pensierosamente la fronte mentre studiava il suo allievo, ma poi sorrise.

“Ehi, Naruto...”

“E adesso che c'è?”

“Niente. Volevo dirti che, quando avrai finito di pulire, ti offrirò del ramen per cena.”

Un enorme sorriso si aprì sul volto del ragazzino.

“Evviva! Allora mi metto d'impegno!” esclamò, riprendendo a sfregare con vigore.

 

***

 

Sasuke-sensei seguì Iruka-sensei quando il maestro condusse la versione più giovane di suo padre al chiosco di ramen e Boruto non poté far altro che seguirli a sua volta.

Iruka-sensei mise un'enorme ciotola fumante sotto il naso del ragazzino e quello iniziò a mangiare con voracità.

“Che buono!” esclamò, a bocca piena.

“Naruto, senti...” iniziò il maestro, “perché hai fatto quegli scarabocchi? Tu sai chi sono gli Hokage, vero?”

“Eh? Certo che lo so!” gli rispose. “Prendono il titolo di Hokage i ninja migliori del villaggio. Il Quarto Hokage è l'eroe che ha protetto Konoha dalla Volpe a Nove Code.”

“E allora perché li hai derisi?” volle sapere Iruka.

“Perché un giorno conquisterò anch'io il titolo di Hokage e supererò in forza tutti gli Hokage che ci sono mai stati!” esclamò suo padre, impugnando le bacchette come un trofeo. “Così tutto il villaggio sarà costretto a riconoscere la mia bravura!”

Anche Boruto aveva una ciotola di ramen davanti, ma per una volta non aveva molta voglia di mangiare. Suo padre e Iruka-sensei stavano ancora parlando tra di loro quando guardò Sasuke-sensei. Lo shinobi stava sorseggiando tranquillamente una tazza di tè dopo aver mangiato una piccola porzione di riso al vapore.

Notando che il suo reticente allievo aveva appoggiato le bacchette, Sasuke gli lanciò un'occhiata sorpresa.

“Non è da te non avere fame.”

“Io credevo...”

“Cosa?”

“Credevo che avesse sempre avuto tanti amici. Perché allora pomeriggio all'accademia l'hanno trattato in quel modo?”

“Perché è il Jinchuuriki della Volpe a Nove Code.”

“Cosa c'entra?” Boruto era stupito.

Certo, Kurama poteva essere spaventosa a volte e il suo chakra era mostruoso, ma quella vecchia volpe gli stava simpatica.

“Kurama non è sempre stata quella che conosci” disse Sasuke, come leggendogli nel pensiero. “Tuo padre ci ha messo anni ad addomesticarla e la gente ne ha sempre avuto paura, considerato quanto è successo con il Quarto. Guarda.”

Gli indicò fuori dalla finestra e Boruto scattò in piedi, rovesciando lo sgabello. Corse a schiacciare il naso contro il vetro, osservando incredulo quanto stava accadendo al di fuori del piccolo ristorantino.

Il cielo era trapunto di stelle, ma Konoha non riposava. La popolazione correva per le strade in preda al terrore, cercando disperatamente di mettersi in salvo dalle fiamme che divampavano per il villaggio. Gli shinobi cercavano di aiutare quanto più potevano la gente a scappare da quell'inferno e, mentre i chunin coordinavano l'evacuazione, i jonin tentavano di arginare gli incendi e di proteggere quello che restava del villaggio.

Un potente ruggito fece tremare i vetri della finestra, attirando lo sguardo di Boruto verso le colline a ovest di Konoha.

“Quella è Kurama?” chiese, scioccato.

L'enorme demone rosso stava devastando la foresta sferzando gli alberi con gli artigli e le code e tra le sue fauci si formavano in continuazione palle di fuoco che sputava tutt'attorno, spiegando così l'origine degli incendi. Sembrava combattere contro qualcuno perchè di tanto in tanto Boruto poteva scorgere l'ombra di uno shinobi saltare tra le cime degli alberi, ben visibile contro il bagliore delle fiamme.

“Sì, quella è Kurama” confermò Sasuke. “E quello che sta cercando di fermarla è il Quarto Hokage.”

Corde di chakra si avvolsero attorno al corpo della Volpe a Nove Code che, con un ultimo ruggito rabbioso, svanì all'improvviso e tutto tornò silenzio.

Boruto si girò verso Sasuke, che non si era mosso dal tavolo e aveva continuato a bere il suo tè.

“Il Quarto era mio nonno, vero?” gli chiese. “Era il padre di mio padre?”

“Sì.”

“Papà ha detto che è stato lui a sigillare Kurama nel suo corpo il giorno che è nato. Mi ha fatto vedere il sigillo. Ma perché Kurama faceva così?”

Il maestro non rispose subito e, quando lo fece, era evidente che stava scegliendo con cura le sue parole.

“Tua nonna era la precedente Jinchuuriki” disse. “Quella notte, l'Akatsuki aveva complottato per estrarre la Volpe da lei con la forza e catturarla, ma tuo nonno riuscì a sigillarla in tuo padre prima che loro potessero prenderla. Prima che tuo padre riuscisse a placarla, Kurama era un demone feroce. Tua nonna riusciva a controllarla a stento e, una volta liberata dal suo sigillo, ha potuto causare la distruzione che hai appena visto. Il Quarto, tuo nonno, e la precedente Jinchuuriki, tua nonna, persero la vita in quella battaglia, salvando il villaggio e tuo padre neonato dopo aver sigillato in lui il demone e facendone il nuovo Jinchuuriki. Ma dopo quegli eventi, la gente ne aveva troppa paura.”

“Sì, ma perché trattavano così papà? Lui è il Jinchuuriki, è vero, ma non ha fatto niente di male!”

“Qualcun altro risponderà a questa tua domanda. Se hai finito di mangiare, andiamo.”

Boruto lanciò un ultimo sguardo alla finestra prima di seguire lo shinobi fuori dal chiosco, ma tutto quello che vide fu la solita quieta Konoha di sempre.




Angolino dell'autrice:
Il viaggio di Boruto nel passato di suo padre prosegue e le cose cominciano a farsi più complicate perchè scopre cose che non avrebbe mai sospettato...
Grazie a tutti coloro che hanno letto questa storia finora, soprattutto a chi ha recensito! 
Spero che continui a piacervi!
Un abbraccio!
manueos85

  
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