Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Segui la storia  |       
Autore: Recchan8    29/12/2015    1 recensioni
Padre Enrico Pucci venne fermato prima della creazione del Nuovo Universo. La Fondazione Speedwagon e Jotaro Kujo presero una decisione drastica al fine di eliminare per sempre il seme di Dio Brando dalla terra: Enrico Pucci, Ungaro, Rykiel e Donatello Versus furono uccisi. Per vari motivi, solo Giorno Giovanna venne risparmiato.
Maggio 2012: Finalmente ogni traccia oscura di Dio Brando era stata spazzata via.
O meglio, così si credeva.
"Non ti fidare di Jotaro Kujo. Trova Giorno Giovanna; ne va della tua vita" sono le parole che spingono Celeste a fuggire a Napoli. Ma a chi appartiene la voce suadente che le parla? Perché vuole che trovi Giorno? E perché Jotaro Kujo pare ossessionato dalla voglia a forma di stella che possiede Celeste, così tanto da chiederle un campione di DNA?
Che la stirpe di Dio non si sia estinta?
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Giorno Giovanna, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Deep Memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il giardino della villa del boss era un posto frequentato quasi esclusivamente da Giorno (che se ne prendeva cura in prima persona) e da Mista, che trovava rilassante sedersi su di una panchina a fissare la siepe di alloro che delimitava il perimetro del giardino ben curato. Una volta Numero 6 gli aveva detto che sembrava Leopardi; quel giorno Mista l'aveva lasciato senza pranzo.
Mista si era appena seduto sulla sua solita panchina quando, in una nube di fumo, Mercuzio gli apparve accanto.
-”Cazzo, Zep! La prossima volta ti pianto un proiettile in fronte!”- gridò Mista spaventato dalla comparsa del compagno.
-”Mista, posso farti una domanda?”-.
Mista, dopo essersi ricomposto, lanciò un'occhiata di sottecchi a Mercuzio e aggrottò la fronte.
L'ultima volta che l'aveva visto così provato era stata due anni prima, quando una ragazza di Amalfi lo aveva perseguitato per ben sette mesi; Mercuzio dovette fare l'impossibile per scrollarsela di dosso, e ciò influì negativamente sul suo lavoro, tanto che Giorno fu costretto a dargli delle “ferie” per risolvere la questione. Nessuno, tranne Mercuzio, sapeva che fine avesse fatto quella ragazza.
-”Se c'entra di nuovo una femmina, lascia che ti dica una cosa: così impari a fare il Casanova!”- sbottò Mista. Gli doleva ammetterlo, ma sotto sotto invidiava Mercuzio per il suo successo con le donne. Più volte si era domandato cosa ci trovassero le ragazze in lui. Cos'era che le attirava? I capelli neri? Gli occhi verde smeraldo? Il fisico ben messo?
No, no. Il mio fisico non lo batte nessuno!”, finiva sempre per concludere.
Numero 5 uscì dal tamburo della pistola di Mista e andò a sedersi sulla spalla di Mercuzio. Per qualche strano motivo il piccolo Stand era particolarmente affezionato al ragazzo moro.
-”Come ci si deve comportare con una ragazza che non si è in grado di gestire?”-.
E ti pareva?”, pensò Mista alzando gli occhi al cielo e scuotendo il capo.
-”Zep, possibile che non ti sia servita a nulla la storia di due anni fa?”-.
Mercuzio prese una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca e se la accese col suo solito accendino celeste. Se lo rigirò tra le dita per un po', poi se lo rificcò in tasca.
-”Con gestire non intendevo in quel senso, ma in quell'altro”- spiegò il ragazzo moro scandendo i concetti con dei gesti delle mani.
-”Quale quell'altro?”- domandò Mista.
-”Quell'altro!”- sbottò Mercuzio ad alta voce. Numero 5, ancora seduto sulla sua spalla, sobbalzò per lo spavento.
Mista strinse gli occhi fino a ridurli a due fessure e incrociò le braccia muscolose al petto. Mercuzio sembrava molto a disagio: tra un tiro di sigaretta e l'altro non faceva passare nemmeno cinque secondi, e le sue ginocchia continuavano a fare rapidamente su e giù. Colpito da una folgorante illuminazione, Mista annuì e diede al compagno una pacca sulla spalla.
-”E' una ninfomane, eh?”- disse guardandolo con compassione.
Mercuzio gettò la sigaretta sull'erba e scattò in piedi, facendo cadere Numero 5; Mista riuscì a prenderlo al volo.
-”Cazzo, Mista!”- gridò Mercuzio. -”Possibile che tu non capisca mai un cazzo?! Mi sto riferendo a quella rompicoglioni che mi è stato ordinato di proteggere! E no, il sesso non c'incastra niente!”-.
-”Ah”- disse Mista visibilmente deluso.
Il ragazzo con gli occhi verdi spense con un pestone la sigaretta che aveva buttato per terra e se ne accese immediatamente un'altra, ficcandosela con rabbia tra le labbra. Mista lo osservò in silenzio, accarezzando distrattamente la testolina di Numero 5.
Possibile che il suo pacchetto di Marlboro Gold sia infinito?”, si chiese.
-”Non esiste ragazza che resisti al mio fascino, giusto?”- iniziò Mercuzio prendendo a camminare su e giù davanti alla panchina sulla quale era seduto Mista. -”Allora perché quella là mi schifa?! E' la prima volta in tutta la mia vita che vengo ignorato da una ragazza! Si crede chissà chi, la regina del mondo! E come se non bastasse mi tratta come il suo schiavo! Tratta me, Mercuzio Zeppeli, come il suo schiavo?! Ma io l'ammazzo!”- urlò agitando la sigaretta a destra e a manca.
-”Zep, posso dire una cosa?”- tentò di intervenire Mista.
-”Stai zitto! Non ho finito!”-.
Numero 5, dopo aver lanciato un gridolino, tornò nel tamburo della pistola insieme agli altri Sex Pistols. Mista alzò le mani in segno di resa e si abbandonò sullo schienale della panchina. Normalmente sarebbe andato su tutte le furie per una risposta così irrispettosa nei suoi confronti (del resto Mercuzio aveva ventidue anni e Mista ventinove), ma quella volta decise di sorvolare e starsene buono; era evidente che Mercuzio fosse profondamente alterato.
-”Io non la capisco, davvero! Ci sono momenti, quei rari momenti in cui sta zitta, che la guardo e penso che sia proprio una bella ragazza, e ti dirò, più volte ho pensato di provarci, di darle una possibilità, ma poi si gira, mi guarda con quei suoi occhi gialli, mi dice “Che cosa vuoi?” e lì mi viene da strangolarla!”-.
-”Mi sembri in conflitto con te stesso”- riuscì a commentare Mista.
Mercuzio espirò furiosamente il fumo dalle narici e gli scoccò un'occhiataccia.
-”Credimi, se qui qualcuno è in conflitto con se stesso, questo qualcuno è lei”-.
-”Che intendi dire?”- gli domandò Mista curioso.
Mercuzio parve pentirsi delle sue ultime parole. Distolse lo sguardo dal compagno, serrò le labbra e finì la sigaretta con tre tiri.
-”Niente, lascia perdere”- bofonchiò chinandosi a spegnere il mozzicone tra l'erba; già che c'era andò a recuperare la mezza sigaretta che qualche minuto prima aveva buttato via. Lanciò un'occhiata di sottecchi a Mista, borbottò un “Ci vediamo” e fece per andarsene, ma Mista lo richiamò indietro.
-”Lo vuoi 'sto consiglio o no?”- gli domandò.
Un po' esitante, Mercuzio annuì.
-”Quando si ha a che fare con una leonessa, cercare di contrastarla con la forza è controproducente. La cosa migliore da fare, se la si vuole avere al proprio fianco, è mostrarle quanto di bello c'è in questo mondo e qui”- disse indicandosi il petto.
Mercuzio spalancò gli occhi dalla sorpresa per le belle parole di Mista; poi capì, e sorrise.
-”Trish Una, eh?”- disse.
-”Già...”- sorrise a sua volta Mista.
Mercuzio fece qualche colpetto di tosse, imbarazzato, e si ficcò le mani nelle tasche dei pantaloni.
-”Col mio discorso di prima non volevo dire che la rompicoglioni mi pia...”- iniziò arrossendo di botto.
Mista si alzò, prese il ragazzo per le spalle, lo girò e gli diede una pedata al fondoschiena.
-”Sì, sì, come ti pare. Adesso levati di culo; devo fare Leopardi”-.

 

 

Giorno, affacciato alla finestra della sua enorme camera, osservò Mista e Mercuzio parlare in giardino. Raramente capitava che il ragazzo moro chiedesse consiglio al collega più grande, ma quando questo accadeva era uno spasso starli a osservare: Mercuzio si arrabbiava sempre per un nonnulla, mentre Mista si sforzava di assumere un tono da superiore e fratello maggiore. Ogni volta le loro conversazioni si concludevano con una pedata da parte di Mista.
Giorno non dovette sforzarsi molto per capire quale fosse l'argomento della conversazione di quei due: Celeste. Quella ragazza lo aveva colpito fin dal primo istante in cui l'aveva vista, e tutti i membri di Passione che avevano avuto modo di vederla avevano intuito che fosse una persona speciale. Nessuno, però, si era accorto di un “piccolo” dettaglio che ultimamente aveva dato parecchio da pensare a Giorno: la somiglianza di Celeste con Giorno stesso. Forse se la stava solo immaginando, o forse quella somiglianza saltava all'occhio solo di chi, come loro, possedeva quella dannata voglia a forma di stella.
Che sia per questo che Jotaro Kujo la sta cercando?”, si domandò andando a sedersi sulla poltrona rossa. “Ma...Chi è Jotaro Kujo?”.
Era sicurissimo di aver già sentito il nome di quella persona ancor prima che Celeste glielo nominasse; eppure, per quanti sforzi facesse, non riusciva a ricordare niente.
Era come se qualcuno gli avesse strappato una pagina dei suoi ricordi.

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE
Salve a tutti! ^^
Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo, giocando con Mista e Mercuzio. Nei precedenti capitoli non sono stata ad approfondire il rapporto che c'è tra loro (ed è un peccato), ma sì, i due vanno molto d'accordo.
Oh, Giorno, mio caro Giorno... >:)
Al prossimo capitolo! :D

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: Recchan8