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Autore: Stillintoyou    01/01/2016    1 recensioni
{Threequel di "Benvenuta nella radura"}
Lui aveva un espressione spenta, preoccupata, ma come suo solito preferiva non parlare di ciò che lo preoccupava.
Era strano. Davvero strano. Da quando eravamo tornati dalla zona bruciata, non era più lo stesso.
Capivo che la perdita di tutte quei radurai, in così poco tempo, l'aveva messo K.O., ma eravamo vivi. Lui era vivo.
A pensarci bene, nessuno di noi era più lo stesso dopo la zona bruciata.
Nemmeno io, dopo tutto quello che avevo visto e vissuto in quel posto.
Né Evangeline, che durante la notte spesso si ritrovava a gridare il nome di Frankie.
L'averla vista morire sotto i suoi occhi, divorata da degli spaccati l'aveva sicuramente segnata. E chi non segnerebbe una scena del genere? Non vuole nemmeno toccare l'argomento.
Era come chiedere a Newt di Chuck. Non voleva parlare di quando l'ha visto morire.
Genere: Angst, Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo essermi andata a fare una “meravigliosa doccia rigenerante”, mi sentii pronta ad affrontare un'altra giornata composta principalmente da finta gioia di trovarmi in quel posto.

Ma dovevo resistere, considerando che non avevo altro posto dove andare.
Newt, prima di separarci, mi disse che mi avrebbe aspettata fuori dal dormitorio femminile.

Sapeva già che ci avrei messo molto tempo.

Mi sembrava di essere tornata ai vecchi tempi, quando rimaneva fuori dalle docce della radura ad aspettare che uscissi da lì.
Solo che ora non c'era di certo il rischio che uno dei radurai andasse a spiarmi, considerando che anche che erano la metà della metà di quanti eravamo quando eravamo nella radura.
Quella mattina nei dormitori si accese un altoparlante che svegliò tutti.
Quel buon vecchio simpaticone di Janson ci comunicò che quello per noi sarebbe stato un giorno importante, per cui dovevamo muovere il culo e prepararci. E sopratutto, possibilmente, dovevamo apparire felici come non mai.
E questa cosa già mi puzzava.
Si era anche preso la briga di parlarci uno ad uno, per poi dire a tutti la stessa ed identica cosa:
“Tranquillo/a, le prove sono finite, questa riunione è molto importante, comportatevi bene, siete osservati, se qualcuno si rivolta sappiate che ci saranno delle conseguenze piuttosto severe”.
Cominciai a pensare che tutto quel caspio di casino era dovuto ad un imminente incontro con i capi dei piani alti, quindi mio padre ed altri capi di altre basi... o qualche sploffata del genere.
Magari per vedere da vicino i soggetti superstiti dei test.
Sperai di no, perché dopo più di venti giorni l'ultima persona che volevo vedere era proprio mio padre.

La rabbia nei suoi confronti chiaramente non era passata, ed una buona parte di me stava sperando che in quei giorni avesse sofferto le pene dell'inferno e fosse morto in uno dei modi più atroci.
Le poche cose positive capitate in questi giorni, erano che Janson aveva cominciato finalmente a trattarmi non come la figlia del capo, ma come un comune soggetto, Marie mi girava direttamente la faccia, Brytan quando mi guardava assumeva un comportamento da cucciolo... Ma questo è un comportamento in seguito all'ultima minaccia di “cavargli gli occhi con un bicchiere di vetro spaccato sulla sua testa di sploff” ricevuta da Newt, l'ultima volta che ha provato a rivolgermi la parola. E giuro di non aver mai visto Newt così scocciato dalla presenza di qualcuno.

La cosa negativa era che, dato che ero stata ufficialmente riconosciuta come un soggetto dei test, avevo perso i miei precedenti diritti e non potevo più girare liberamente per la base.
L'altoparlante suonò, emettendo un fischio fastidiosissimo, annunciando il fatto che tra meno di dieci minuti dovevamo abbandonare tutti i dormitori e dirigerci verso l'auditorium, una stanza non troppo lontana dai dormitori.

Mi vestii alla svelta ed uscii, trovando il biondino poggiato al muro e con le braccia conserte.

Forse era lì da più di un'ora, considerando che aveva cambiato abiti ed aveva avuto anche il tempo di sistemarsi i capelli in modo quasi perfetto e preciso. Un po' come i capelli Minho, che non sgarravano di una virgola ed erano sempre e costantemente perfetti, quasi disegnati matita e squadrette.

Mi rivolse uno sguardo veloce, passandosi una mano tra i capelli.

‹‹ Ehi ›› dissi, sistemandomi la maglietta. Lui sollevò un sopracciglio, si spostò dalla parete contro la quale era poggiato e si avvicinò di più a me, sollevandomi la scollatura della maglietta in seguito ad un suo sbuffo.
‹‹ Va meglio ›› annuì tra sé e sé ‹‹ sei in ansia? ›› domandò, per poi cominciare a camminare.
Scossi la testa, affiancandolo, per poi cominciare a camminare verso il salottino ‹‹ affatto. ›› risposi, guardandolo con la coda dell'occhio ‹‹ tu? ››
‹‹ No, ma stavo cominciando a pensare che te la fossi data a gambe dalle tubature della doccia. Non uscivi più! ››
ridacchiai e scossi la testa, passandomi le mani tra i capelli umidi ‹‹ stavo cercando di liberarmi del sonno arretrato ›› sollevai una ciocca di capelli verso il suo viso ‹‹ e questi cosi non si lavano da soli! Dovevo anche asciugarli almeno un po'! ››
spostò la mia mano con fare delicato, poi rise ‹‹ quando mi lavo i capelli non ci perdo tre ore per asciugarli. Sei tu, donna, che sei strana. Rassegnati! ››
‹‹ Scusami, Newton, ma non abbiamo la stessa lunghezza di capelli! ›› arricciai il naso, incrociando le braccia poco dopo, fingendomi offesa.
Sollevò gli occhi al soffitto e diede uno sbuffo, stando al mio gioco.
In quei giorni eravamo riusciti ad avere abbastanza tempo per noi per vivere una specie di “relazione normale”, per quanto normale potesse essere in una situazione del genere.

Ora che eravamo tutti raggruppati in quell'auditorium, le sue dimensioni iniziali, di quando era più vuota, sembravano dimezzate.
Oltre al chiasso dovuto ai mille chiacchiericci intrecciati, si capiva a stento ciò che dicevano le persone accanto.
‹‹ Sono agitata ›› mormorò Sonya accanto a mio orecchio, aggrappandosi alla mia spalla ‹‹ e se ci dicessero che ora c'è una dannata fase tre? ››
Eva, meglio conosciuta come “l'asiatica dai sensi fini”, riuscii a sentire la bionda e si sporse nella nostra direzione, portandosi un dito alle labbra.
‹‹ Se portate sfortuna, ragazze, vi giuro che vi strappo la lingua con le pinzette le sopracciglia! ››

Eravamo seduti tutti vicini, come sempre.
Tutti, tranne Teresa, che si era seduta distate da noi.

‹‹ Cosa pensate che vogliano farci? ›› domandò di nuovo Sonya, ricevendo in tutta risposta uno sbuffo da parte di Newt.
‹‹ Secondo me ci spiegheranno l'utilità di questi test... almeno spero ›› rispose una ragazza del gruppo B, seduta al fianco di Eva.
Minho scosse la testa, poggiando il braccio attorno allo schienale della sedia di Eva, essendo seduto tra me e lei
‹‹ Non credo ›› sbadigliò ‹‹ non avrebbero scuse logiche e giuste. Ci rifilerebbero una marea di sploffate e basta, o cercheranno di giustificare tutto con la solita scusa ››
‹‹ “È per il bene più grande” ›› aggiunse Eva, schioccando successivamente la lingua
‹‹ Esatto ›› Minho le fece l'occhiolino.
Eva tirò su gli occhiali con l'indice, dato che le stavano scivolando giù per il naso ‹‹ magari ci mostreranno i risultati ai test! ›› provò ad essere positiva, ma senza successo. Nessuno di noi concordò con lei, ed anzi, avevamo assunto tutti un espressione veramente poco convinta.

‹‹ Io ho una pessima sensazione riguardo questa riunione... ›› questa era Harriet, che poco dopo aver detto quelle parole, sospirò con fare quasi rassegnato.

E non era l'unica ad avere quella sensazione, ma avevamo tutti paura di dirlo. Forse perché temevamo che, se l'avessimo esternato, sarebbe diventato qualcosa di reale. E nessuno voleva più correre ulteriori rischi.

Marie salì sul piccolo palco davanti a noi, reggendo in mano una pila di fogli e battendoli sul leggio davanti a lei ‹‹ Ragazzi, ora, fate silenzio! ›› aveva un tono non poco autoritario, per essere una semplice scienziata. Che fosse stata promossa ad un livello superiore?

Non ne avevo idea, e onestamente la cosa nemmeno m'interessava.

La mia attenzione, al momento, era caduta sui suoi capelli super elettrizzati, sfibrati, privi di forma e bruciati come pochi. Erano corti poco sotto l'orecchio, questo significava che aveva avuto il tempo di tagliarli in quei venti giorni, o forse era semplicemente successo qualcosa ed era stata costretta a farlo.

Un taglio netto e per giunta farlo male. Sembrava avesse una scodella arrugginita in testa.

‹‹ Newt, Marie con quel taglio così sploffato ti somiglia! ›› commentò sottovoce Minho ‹‹ ma donna, più basso, più vecchio, più acido e più brutto! ››

Newt sollevò un sopracciglio, accennando un sorrisetto, che non capii se fosse ironico o meno.

Evangeline diede una gomitata a Minho, facendogli cenno di stare zitto.

Sapevamo che Marie non avrebbe cominciato a parlare finché in quella caspio di sala non fosse sceso il più totale ed assoluto silenzio, e noi volevamo solo che quello strazio di riunione finisse il prima possibile.

Non appena calò il silenzio tombale, la donna batté i fogli sul leggio per sistemarli bene, poi li poggiò ordinatamente e diede un finto colpo di tosse per assumere un tono serio e tranquillo.
Sollevò il volto, stampandosi in faccia uno di quei sorrisi finti che si notano da chilometri di distanza, poi poggiò le mani ai lati del leggio, dando uno sguardo veloce a tutti i radurai davanti a lei.
‹‹ Allora, buongiorno ragazzi! ›› fece una breve pausa, forse aspettando che rispondessimo, ma così non fu.
Sollevò le sopracciglia, scuotendo le spalle poco dopo ‹‹ come preannunciato dal collega Janson, oggi è un giorno importante per voi, ma non mi è concesso rivelarvi il motivo.
Tra meno di cinque minuti, Janson entrerà in questa stanza con una sorpresa che sono sicura che tutti voi gradirete ›› tirò indietro una ciocca di capelli, come se si fosse resa conto improvvisamente di quanto i suoi capelli fossero un disastro galattico ‹‹ mi raccomando, ragazzi, seguite il copione già da ora. Mostratevi sorridenti e felici! ››
‹‹ Dobbiamo avere paura di qualcosa? ›› domandò una ragazza dall'altro lato della stanza, e Marie scosse la testa.
‹‹ Niente di grave e niente di cui avere paura ›› Marie sorrise di nuovo cercando di risultare il più cordiale possibile. Sentivo puzza di bugia ‹‹ posso giurarlo sulla mia testa. Quei tempi sono finiti. ››

‹‹ Sto quasi sperando che sia una bugia allora, così magari crepa... ›› commentò Newt sottovoce, provocandomi una risatina che cercai di soffocare.
‹‹ Dov'è Jillian? ›› domandò Eva, forse con un tono fin troppo alto per i gusti della donna-spaventapasseri che stava sul palco.
Questa sospirò rumorosamente, come se fosse la domanda più frequente ricevuta negli ultimi giorni
‹‹ Jocelyn, Jillian sta bene. È dove deve stare ›› sbuffò. Eva fece per replicare, ma fu Minho a darle una gomitata sta volta. Un po' per ripicca per prima, un po' perché sicuramente sapeva che sarebbe scattata da un momento all'altro. Sia per lo sbuffo della donna, sia per il nome che aveva usato.
‹‹ Ora, se non avete domande più importanti, vi prego di iniziare a fare come vi è stato detto ›› e, detto questo, abbandonò il palco, avviandosi verso la porta dove sicuramente aspettava l'ingresso dell'uomo ratto.

Dovevamo semplicemente seguire un copione, ma eravamo tutti preoccupati per ciò che poteva accadere da lì a pochi istanti.

Avremmo sorriso e avremmo continuato a fare come se nulla fosse.

Chiacchierando del più e del meno, cercando un modo per distrarci dal pensiero fisso di “cosa succederà?”, “farà male?”,“ci saranno altre vittime?”.

Tanto avevamo capito che con la C.A.T.T.I.V.O. potevamo solo fare il conto alla rovescia di chi sarà il prossimo morto. E nonostante Marie avesse detto che non c'era niente di cui avere paura, avevamo abbastanza testa da sapere che non c'era da fidarsi.

 

Passarono quei benedetti cinque minuti. Sembrava di aspettare un eternità, e gli argomenti cominciavano a scarseggiare. La porta dell'auditorium si aprì, così mi girai assieme a Newt e Minho. Janson fece il suo ingresso, ma non era solo.
Il mio cuore prese a battere per la gioia di vedere quella persona per cui portavo preoccupazione da quando era sparito.
« Beh, mi sa che sono rincaspiato e finito in paradiso. È Thomas! » gridò Minho, così anche gli altri radurai portarono la loro attenzione alla porta e ai due arrivati, ma principalmente a Thomas.
Cominciarono ad esultare, gridare, fischiare... Un casino che sembrò quasi forzato, ma non mettevo in dubbio che alcuni di loro fossero effettivamente felici di vederlo.
Thomas sorrideva come un bambino, ma poi il suo sguardo si posò su qualcuno.
Provai a seguirlo, finché non capii che guardava Teresa, che era scattata in piedi come una molla impazzita e gli sorrideva. Rimasero fermi in quel modo per un po'.
‹‹ Tommy! ›› esultò Newt, ma il suo tono era strano. Era felice, ma allo stesso tempo sembrò quasi forzato e tetro nel dire quel nome. Come se, in fondo, fosse quasi irritato nel vederlo tutto sorridente.
alzandosi in piedi insieme a Minho poco dopo ed andando dall'amico.
‹‹ Sono felice che sia vivo! ›› disse Eva.
Decisi di non alzarmi per andare da Thomas, per il semplice fatto che forse stargli col fiato sul collo in quel momento era la cosa meno opportuna.
‹‹ Già, lo sono anche io ›› dissi, osservando attentamente Newt. Sorrideva, ed ora quel suo modo di fare sembrava sparito nel nulla. Magari la mia era solo un'impressione sbagliata dovuta un po' alla mancanza di sonno.
‹‹ Minho era davvero preoccupato per lui, si faceva paranoie di continuo ›› Eva fece ruotare gli occhi verso l'alto ‹‹ durante gli allenamenti non faceva altro che chiedersi come stava ››
‹‹ Sono molto legati, penso sia normale... Dopotutto hanno perso molte persone care ›› risposi
‹‹ Siamo tutti un po' nella stessa barca ›› s'intromise Sonya. Nonostante tutto, il suo intervento non lo trovai fastidioso. Aveva ragione ‹‹ la zona bruciata ci ha provati tutti... Forse anche più del labirinto ››
‹‹ Una parte di noi è morta laggiù ›› concluse Eva, quasi rassegnandosi all'idea che in effetti era tutto cambiato ‹‹ mi chiedo se ci sarà concesso di avere un futuro normale ››
‹‹ Mi depressione ha pensieri su una possibile famiglia? ›› Sonya cercò di ironizzare, ma senza successo.
‹‹ Non essere ridicola ›› rispose Eva, sospirando poco dopo. Capivo ciò che intendeva.
Sentii i radurai fare delle battute su Thomas e Teresa, così portai l'attenzione su di loro.
Lui si era avvicinato a lei, ed ora lei gli teneva la mano, ma questo lo tirò via, completamente rosso in volto.
Odiavo quando i radurai facevano coretti o battutine sulle coppie. Insomma... era imbarazzante.

«Oooh, che dolce. Quasi quanto la volta in cui ti ha dato il bastone della

lancia sulla tua faccia di caspio.» disse Minho.
Qualcun altro commento qualcosa, ma non capii bene, troppo presa dal cercare di decifrare le varie espressioni di Thomas durante tutta quella situazione.
Ricordavo le paranoie di Teresa sul fatto che Thomas non l'avrebbe mai perdonata, e mi sentivo così vuota la parte sua che nemmeno riuscivo a tenere i piedi per terra.
Avrei voluto intervenire, ma non sapevo cosa dire. D'altronde io non ero presente durante quella scena, e rischiavo di ritrovarmi anche io in mezzo a quelle discussioni.
D'altronde non erano tutti pronti a perdonarmi per ciò che avevo fatto con gli spaccati, nonostante le acque si fossero calmate.
L'uomo ratto interruppe i miei pensieri, passandomi davanti e battendo le mani, dirigendosi con passo spedito verso il palco.
«Mettetevi tutti seduti ›› disse, e come se fosse stato un ordine supremo, tornarono tutti ai loro posti. Tutti, compresi Minho e Newt, che si lasciarono cadere di peso sulle loro sedie ‹‹ abbiamo alcune cose da discutere prima di rimuovere il filtro.» concluse Janson, raggiungendo il palco e salendo su questo.
Corrugai la fronte. Rimuovere il filtro? Quel filtro?
Janson si sistemò dietro il leggio, poggiò le mani ai lati di questo, sforzandosi di sorridere in modo così naturale che quasi riuscivo a credergli.
«Esatto, signore e signori. State per recuperare la memoria. Ogni singolo ricordo» disse.


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