Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
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Autore: Red_and_blue96    02/01/2016    4 recensioni
Non ci si meraviglia di un uomo comune che prova amore… ma può, invece, un folle, incosciente, dedito al divertimento, innamorarsi sul serio? Può un essere duro e freddo come il marmo, giudicato da tutti una bestia, provare amore? Può un uomo autoritario, interessato solo al potere, amare la sua famiglia? E può l’amore cambiare le persone?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La tabella dei punti di vista:
-NERO: Giulietta
-BLU: Mercuzio
-ARANCIONE: Tebaldo
-VIOLA: Lady Capuleti

La sera della festa arrivò e io mi ero affidata alle mani della mia nutrice affinché mi rendesse presentabile… alla fine dei preparativi, più che la figlia di un conte sembravo una principessa! La mia nutrice rimase a bocca aperta e mi girava intorno ammirando ogni lembo del vestito e ogni ciocca di capelli, sapientemente acconciati.
“Nemmeno una regina è bella quanto te!” esclamò con gli occhi lucidi.
“Nutrice mia, grazie…è tutto merito tuo e delle tue mani! Che Dio ti benedica!”
“Dio benedica te figliola! Adesso vai che ti aspettano tutti!”. Scendemmo lentamente le scale, ad attendermi alla fine di esse c’era mia madre, mio padre e mio cugino Tebaldo tutti e tre agghindati come si deve! Mio cugino mi venne incontro, mise un piede sull’ultimo gradino e allungò la mano verso di me facendomi un sorrisino malizioso oserei dire! Presi la sua mano solo per non essere sgarbata, ma non lo degnai di uno sguardo. Una volta al suo fianco, mi tirò verso di sé facendomi voltare e poggiò una mano sul fondo della mia schiena, sussurrò al mio orecchio:
“Cugina cara, sei una donna bellissima!” e sfiorò le sue labbra sulle mie, io ero paralizzata dalla paura e non mi mossi al suo tocco. Mio cugino Tebaldo è sempre stato un tipo ribelle e impulsivo, forse a causa della mancanza dei genitori, sapeva anche essere autoritario e per tal motivo tutti qui a palazzo avevano paura di lui, me compresa, anche se con me si è sempre dimostrato gentile e accorto. Odia con tutto il cuore i Montecchi e ogni occasione è quella buona per scatenare una rissa, proprio come l’altro giorno: i nostri servi e quelli dei Montecchi avevano preso a insultarsi e lui, notando la presenza di Benvolio Montecchi, nipote del Conte, lo sfidò a duello, determinato a ucciderlo! Fortuna che il passaggio della carrozza del Principe li aveva interrotti…
“Giulietta!” mi richiamò mio padre
“Eccomi padre mio” dissi inchinandomi di fronte a lui.
“Guarda quanti giovani nobili sono venuti per te…” disse indicandomi la sala con un gesto del braccio.
“Padre, sono lusingata dalla loro presenza…vorrei conoscerli uno ad uno”
“Allora dirò ai servi di farli sistemare in corteo per venire a salutarti! Presto tu, vieni qui…” richiamò un servo e gli diede istruzioni. Nell’arco di qualche minuto, tutti gli uomini presenti nella sala stavano formando un corteo che iniziava a pochi passi da me.
“Amici miei, è giunto il momento di presentarvi mia figlia: Giulietta” esordì mio padre prendendomi per mano. Sorrisi agli uomini e li guardai curiosamente uno alla volta, poi mi sedetti e aspettai che ognuno venisse da me…

Quei pazzi dei cugini Montecchi avevano saputo della festa in maschera e quindi ne volevano approfittare per entrare a Palazzo Capuleti, avevano il permesso di presentarsi per via di mio zio, il Principe, che l’altro giorno aveva sorpreso dei servi delle due fazioni rivali ad azzuffarsi e per creare una pace temporanea aveva obbligato il Conte Capuleti ad invitare alla festa i Montecchi. Io non avevo problemi invece, avevo ricevuto l’invito dal Conte stesso, tramite mio zio.
“Gentile Romeo vogliamo che tu balli!” dissi prendendomi gioco di lui, che camminava con la testa  fra le nuvole.
“Io? No, no credetemi” disse ridestandosi.
“Ah sei innamorato… Fatti prestare le ali da Cupido e vola con esse al di sopra delle tue pene!” dissi sapendo che aveva perso la testa per una certa Rosalina.
“Il suo dardo mi ha ferito troppo crudelmente perché io possa spiccare in alto” rispose sconsolato…
“Via via… Bussiamo ed entriamo alla festa e appena dentro ognuno di noi per sé!” si intromise Benvolio porgendo al cugino una maschera. Ridemmo tutti e tre e ci avviammo a cavallo verso Palazzo Capuleti…appena entrati, due servi ci accolsero e ci chiesero i nomi. A quanto pare dovevamo metterci dietro gli altri uomini per fare la conoscenza della figlia del Conte: un’altra antipatica e viziata ci scommetto! Mentre ci avvicinavamo, riuscivo a scorgere la figlia del Capuleti ma non riuscivo a vederla bene…prima di me toccò a Romeo e a Benvolio e notai le guance della giovane andare in fiamme appena posò il suo sguardo su Romeo, anch’esso incantato dalla ragazza. Quando il servo fece i loro nomi, il Conte e un altro ragazzo al suo fianco sbiancarono e il ragazzo serrò la mascella e portò istintivamente una mano alla spada quando si accorse dello scambio di sguardi tra Romeo e la giovane donna, ma venne trattenuto dal Conte…
“Messer Mercuzio Della Scala, nipote del Principe di Verona!” annunciò il servo. La sala si riempì di brusii che provenivano, per lo più, dalle donne presenti; mossi alcuni passi verso la giovane e mi fermai ad una certa distanza per inchinarmi e farle il baciamano. Lei mi scrutava attentamente e finalmente aprì bocca:
“Io sono Giulietta, la figlia del Conte Capuleti…” e si inchinò. Giulietta…era davvero bellissima, altro che antipatica…i suoi movimenti erano aggraziati, la sua pelle sembrava delicata e morbida come seta, i suoi occhi erano due stelle luminosissime, le labbra parevano boccioli di rosa e i lunghi capelli emanavano un forte profumo di lavanda…rimasi anche io incantato ma poi venni scansato dal messere dietro di me. Spostandomi notai lo sguardo indagatorio del giovane che affiancava il Conte…


Non solo dovevo occuparmi di quel vigliacco di Romeo che ha osato mettere piede in casa Capuleti insieme a quell’idiota di Benvolio, deve ringraziare mio zio che mi ha trattenuto, altrimenti lo avrei trapassato con il mio ferro, certo che non avrei commesso alcun peccato, ma adesso dovevo anche occuparmi di quel Mercuzio: gli sguardi che ha appena posato su mia cugina non sono stati per niente di mio gradimento! Questa è la peggiore serata della mia esistenza, ed è tutta colpa di quell’arrogante di mio zio, perché se solo mi avesse concesso di sposare sua figlia, questa festa non avrebbe mai avuto luogo! “Caro nipote, non credo che la mia Giulietta faccia al caso tuo…” questa era stata la sua risposta…brutto vecchio, ti farebbe più piacere sapere che tua figlia giace tra le gambe di un altro uomo che si approfitterà della sua bellezza e della sua purezza per poi farla soffrire? Io non la tratterei mai come una fra le tante perché lei è… così… delicata, candida…non è fatta per soddisfare i piaceri più peccaminosi di noi belve, lei è fatta per conoscere l’amore sincero e puro…quell’amore che solo io saprei dargli…
Tra tutti gli uomini che si sono presentati alla festa, solo due di loro mi hanno suscitato interesse. Il primo è il figlio del nostro più grande rivale, Romeo Montecchi, il secondo è addirittura il nipote del Principe, Mercuzio Della Scala! Sono entrambi due bei giovani, ogni virtù è con loro: Romeo è il più giovane dei due, lo si può notare dai tratti del suo viso appena accennati, segno di un’ infanzia appena trascorsa, i suoi occhi sono due scure calamite e le sue labbra sono così sottili quanto rosse. Mercuzio, al contrario, è più grande: ha già la barba che appena gli ricopre parte del viso, porta i capelli biondi e ricci all’altezza delle spalle, il suo sguardo color caramello mi ha fatto tremare per un attimo l’anima…
“Giulietta!” mi chiamò la mia nutrice facendomi sobbalzare.
“Arrivo…” dissi; mi trovavo infatti in balcone, la festa era appena finita e stavo guardando tutti gli invitati che lentamente lasciavano casa mia per raggiungere i loro cavalli e le loro carrozze… non potei non notare tre cavalli bianchi, due sellati con stoffe blu e verdi e uno con drappi oro e blu: due Montecchi e un Della Scala. Erano loro…erano i due angeli che avevano riempito di emozioni il mio cuore con alcuni semplici sguardi. Entrambi si voltarono nella mia direzione, come se avessero capito che li stavo pensando e io prontamente mi nascosi dietro una colonna…
“Giuliettaaa! Vieni che è tardi!” urlò ancora la nutrice.
“Sisi eccomi” dissi entrando in camera mia. Aiutata da lei, mi preparai per andare a dormire ma qualcuno bussò alla mia porta…

La festa era finita da poco e io mi ero già ritirata nelle mie stanze, lasciando a mio marito il compito di salutare i nostri ospiti…ogni giovane che si era presentato per la mia Giulietta era di bell’aspetto, ma non tutti furono graditi! Come quei ragazzacci dei Montecchi, presenti solo per far contento il Principe…Dio mio i suoi occhi erano sempre fissi su di noi e di certo avrà notato la reazione di mio nipote Tebaldo…povero caro, non aveva tutti i torti!
“Se ne sono andati tutti” mi informò mio marito entrando nella nostra stanza.
“Allora, che ne pensi di questi giovani? Hai notato qualcuno che potrebbe fare al caso nostro?”
“Sono tutti dei buoni pretendenti, ma sono stato colpito in particolare da uno: il Conte Paride…è stato il più galante e meno sfrontato aggiungerei, visti gli altri…”
“Chissà cosa ne pensa Giulietta…e poi bisogna convocarlo qui per informarlo della scelta…”
“Va da lei e chiedi il suo parere a riguardo…sii vaga però…”
“Vado” dissi inchinandomi. Arrivata davanti alla sua porta bussai, aprì la porta e subito si scansò per farmi entrare:
“Madre mia, che ci fate qui a quest’ora?”
“Sono venuta per sapere cosa ne pensi dei giovani presenti alla festa…”. La vidi sorridere e poi sedersi sul letto, io mi avvicinai e mi misi al suo fianco.
“Vedi madre…c’era qualcuno che mi interessava…”
“Mmm vediamo se indovino…il Conte Anselmo?”
“No ma che dici…”
“Il Conte Paride?”
“E’ un bel giovane ma non mi ha attirato…madre, io parlavo di Romeo Montecchi e di Mercuzio Della Scala…ma so già che il primo sarà impossibile…ma con me è stato molto galante ed è ricco di ogni virtù, solo perché è un Montecchi non vuol dire che sia il peggiore, anche se avesse un altro nome sarebbe uguale!” cercò di giustificarsi.
“Giulietta! Non osare pensare che accorderemo un matrimonio con i Montecchi!”
“Ma madre, e se con questo matrimonio riuscissimo a mettere fine a quest’odio?”
“Tuo padre non sarebbe d’accordo…e Tebaldo ancora più di tuo padre…”
“Ma Tebaldo non ha alcun diritto di comandare su di me! È mio cugino non mio padre e nemmeno mio fratello!”
“Ma è come se lo fosse: vive con noi da quando era piccolo e ti ha vista nascere e crescere…è praticamente tuo fratello, e tu devi obbedire anche a lui…piuttosto, hai fatto un altro nome se non sbaglio…”
“Si…ho nominato Mercuzio, il nipote del Principe…”
“Non è male, ma girano strane voci su di lui…c’è chi dice sia folle, chi senza cuore e sfrontato…”
“A me non pare!”
“Va bene, domani mattina manderemo un invito a Mercuzio e ad altri nobili graditi a tuo padre…è lui che deciderà”
“Ma io voglio sposare la persona che amo…”
“Giulietta cara, noi donne siamo obbligate a ubbidire al volere dei nostri padri…non si può ubbidire all’amore…gli uomini non sanno cosa è” dissi dispiaciuta nel vederla delusa.
“Buonanotte figlia mia!”
“Buonanotte madre…” la lasciai sul letto e andai a riferire della nostra conversazione a suo padre…
“Nostra figlia ha idee diverse dalle tue…”
“Ah! Non ne avevo dubbi…sentiamo, chi ha nominato lei?”
“Il nipote del Principe, Mercuzio, e…Romeo Montecchi!”
“Cosa?! Un Montecchi per parente non ce lo voglio!”
“Lei diceva che con il matrimonio si poteva mettere fine a questa guerra…”
“Lei può dire quello che le pare, decido io…nemmeno quel Mercuzio mi va bene: dicono sia folle e a modo suo, non è un vero nobiluomo…e del Conte Paride che ne pensa?”
“Dice che è bello ma che non l’ha attirata…”
“Almeno gli piace…e sia, domani mattina manderò dei servi a chiamare il Conte e Messer Mercuzio…voglio conoscerli entrambi…”


Sapevo che il nome di Romeo non sarebbe stato gradito, è un unione impossibile la nostra…ma non pensavo che girassero voci sul conto di Mercuzio…addirittura folle! E cosa avrà mai fatto per essere giudicato come tale…mi giravo e rigiravo nelle coperte ma non riuscivo a prendere sonno in alcun modo, mi alzai spazientita e uscì a prendere aria sul balcone. Mi misi a guardare la luna che illuminava il palazzo e i giardini sottostanti, le stelle che brillavano, un leggero venticello mi fece rabbrividire e subito mi strinsi nello scialle…poi un rumore di foglie mi fece abbassare di scatto gli occhi sulle siepi del giardino, non vidi nessuno…poco dopo, notai la pianta rampicante che ricopriva per metà le mura del palazzo muoversi, mi affacciai per vedere cos’era e vidi l’ultima persona che avrei mai immaginato di vedere a Palazzo Capuleti: Romeo Montecchi era arrampicato sull’edera e aveva raggiunto il mio balcone, che scavalcò con un balzo per poi ritrovarsi di fronte a me…mi sorrise e fece un inchino:
“Mia signora…”
“Se ti vedono ti uccidono…” riuscì a dire solo questo…
“C’è più pericolo nei tuoi occhi che in venti delle loro spade! Guardami con dolcezza ed io sarò al sicuro da ogni nemico” disse scandendo ogni parola, mi prese per mano e guardandola e accarezzandola continuò a dire:
“Se io profano con la mia mano indegna questa reliquia sacra, le mie labbra sono pronte a rendere più molle, con un tenero bacio, il ruvido tocco…” e poggiò le sue calde labbra sul dorso della mia fredda e tremante mano.
“Buon pellegrino, voi fate troppo torto alla vostra mano che ha mostrato in ciò la devozione che si conviene…”
“Dunque…” disse alzando le nostre mani ancora unite all’altezza del suo petto “…lascia che le labbra facciano quello che fanno le mani…” e iniziò ad avvicinarsi al mio viso. Prontamente mi scansai, ma le sue mani mi bloccarono in una stretta ferrea alla quale non riuscì a scappare…
“Ferma…ferma non muoverti…” sussurrò al mio orecchio. Il mio cuore batteva all’impazzata…Romeo era davvero un gentiluomo. Perché sei tu Romeo, infondo, il tuo nome soltanto mi è nemico…perché non hai un altro nome?! Dio mio, perché mi hai abbandonata a questa sorte? Perché proprio un Montecchi…mi voltò tenendomi fra le sue braccia e con estrema dolcezza posò le sue labbra sulle mie. Un bacio casto, delicato…il mio primo bacio non l’avrei mai immaginato così; più e più volte mi soffermai a pensare quando sarebbe arrivato l’amore, quando avrei conosciuto l’uomo che mi avrebbe fatto sospirare, quando avrei avvertito il tocco delle sue mani su di me, quando le sue labbra si sarebbero unite alle mie in un adorazione reciproca…era forse arrivato questo momento?
“Oh Romeo…io ti sono nemica e mio padre ha già deciso chi farmi maritare…è un amore impossibile il nostro!”
“Giulietta, mia adorata, combatterò se devo…tu sarai mia!”
“Romeo io…io credo sia sbagliato correre…il tempo ci farà capire ogni cosa…”
“Per me è già tutto chiaro: sei tu la donna dei miei sogni…forse, tu non ricambi…” disse lasciandomi libera dalla sua presa.
“Romeo, non vorrei ferirti…non mi condannare se nel buio della notte ho in un attimo ceduto al tuo amore…buonanotte” e detto questo rientrai in camera mia. Da dietro la finestra vidi Romeo scendere nei giardini e poco dopo un cavallo bianco si allontanò lungo il sentiero…a me invece, non restava che attendere il nuovo giorno.
  
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