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Autore: pluie_de_lumieres    03/01/2016    2 recensioni
Che succede quando due persone completamente opposte si ritrovano a vivere insieme?
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Nota: Vi chiedo immensamente scusa, ho ritardato di tantissimo ma non riuscivo a trovare l'ispirazione per continuare, spero di farcela, ora. Vi faccio gli auguri anche se con un tremendo ritardo, spero abbiate passato bene le feste.

Nota2: Efp mi sta dando problemi e non riuscivo a postare il capitolo modificandolo con l'editor, quindi ve lo devo incollare così com'è, scusatemi!


L'atmosfera natalizia che si respirava per le strade di Londra faceva sentire Bill al settimo cielo. Non c'era un motivo specifico per cui amasse il Natale, o forse ce n'erano talmente tanti che difficile sarebbe stato elencarli tutti. Il primo tra tanti erano le luci. Qualsiasi cosa si accendesse e facesse luce, attirava la sua attenzione, di qualsiasi colore essa fosse; lo riempivano di una gioia indicibile e Tom, mentre camminavano per le strade di Londra, aveva occhi solo per lui. A Tom il Natale non era mai piaciuto particolarmente, consumismo puro. Ma ora lo poteva guardare riflesso negli occhi di Bill e aveva tutto un altro sapore. Per tutto il pomeriggio non aveva fatto che sospirare, godendo delle espressioni del biondo, che cambiavano ad ogni addobbo natalizio che scovava per le strade. Percepiva la sua euforia ed era bello vederlo così sereno, così bello che per un attimo sentì il mondo intorno a sé venire meno, per un momento si dimenticò perfino chi fosse, cosa ci facesse in quell'angolo di mondo, cosa significasse respirare. Esisteva solo Bill e quel momento gli diede i brividi. Quanto poteva essere devastante vivere per qualcun altro? Forse in tutti quegli anni, nel profondo del proprio cuore, ci aveva sperato che arrivasse una persona del genere, una persona tutta per sé, qualcuno che combaciasse alla perfezione con tutto quello che lui non era, quello che non era mai stato. Era bello, sì, ma per lui, al tempo stesso, era stancante. Essere felici poteva avere il suo prezzo. "Sei tutto quello che non sono" pensò, guardando il suo sorriso illuminarsi alla vista di un albero addobbato di biscotti di zenzero, nella vetrina di una pasticceria. "Tom! Vieni!" lo sentì esclamare. "Ahahahah, hai finito di correre a destra e a sinistra? A malapena riesco a starti appresso!" gli urlò dietro con un sorriso altrettanto sereno. "Voglio comprare un libro di ricette natalizie, me la cavo meglio col salato, ma voglio provare a fare dei dolci" rifletté l'altro ad alta voce. "Va bene, entriamo pure, allora" gli sorrise, prendendogli la mano; Bill la strinse forte, con un sorriso che gli rivolse direttamente in viso. I piccoli gesti lo facevano sciogliere e anche se per Tom non avevano mai contato molto, lui lo faceva per l'altro, perché sapeva che agli occhi di Bill era tutto diverso, tutto aveva un altro colore. Il mondo si colorava, quando gli dava la mano; quando gli sedeva accanto, quando si stendeva sul divano con lui. Era vero che la vita aveva dato al biondo un paio di occhiali scuri, ma la forza d'animo di Bill era più forte della depressione e anche se continuava a cadere e ad inciampare, non aveva mai smesso di rialzarsi. Quella forza che lo caratterizzava, lo faceva sentire orgoglioso di essergli accanto. "E per chi vuoi farli questi biscotti?" chiese Tom, sbirciando il libro che Bill stava sfogliando dentro alla libreria. "Come per chi? Per noi! E anche per Gustav. Un po' anche per Georg magari, ma solo perché a Natale si è tutti più buoni e spero lo diventi anche lui" sospirò. Tom si sentì un po' in colpa per avergli fatto quella domanda, gli era uscita spontanea. "Puoi farli per noi, hai ragione e ci facciamo colazione, poi ci prendiamo anche il tè o la cioccolata calda nel pomeriggio" suggerì, accarezzandogli il dorso della mano col pollice. "Certo! Allora prendo questo" decise, avviandosi verso la cassa per pagare. "Lascia lì!" esclamò Tom, prendendoglielo di mano. "Ma che...?" protestò il biondo, confuso. "Ti pare che ti faccio pagare?" lo rimproverò l'altro. Bill mise il broncio, incrociando le braccia al petto "Non puoi pagare tutto tu, questo è mio e lo pago io!" "Chi fa la spesa ogni settimana?" chiese Tom, con un'espressione piena di rimprovero. "Ma che c'entra! A me piace fare la spesa, sono io che cucino, quindi so io quello che mi serve!" replicò Bill. "Appunto: fai la spesa, cucini, fai la maggior parte delle faccende di casa...vuoi far fare qualcosa anche a me?" chiese l'altro, pagando il libro. La commessa sorrise ai due e Bill sfoggiò il più elettrico dei suoi sorrisi, felicissimo di star facendo spese con Tom. "Grazie, amore" mormorò, lasciandogli un bacio sulla guancia: la ragazza non poté non notarlo e dedicò ai due un secondo sorriso, uno più consapevole. Quando uscirono dal negozio, Bill si mise a saltellare, stringendo la busta del libro tra le mani "Non vedo l'ora!" esclamò. "Prossima tappa?" chiese Tom, guardandosi intorno. "Voglio andare anche lì!" disse il biondo, indicando una cartoleria. "Una cartoleria?" domandò il moro, un po' scettico. "C'è la carta da regalo, le buste per i regali e-" "Ma non c'è nessuno a cui fare regali" se ne uscì lui, senza collegare il cervello alla bocca. Bill si zittì. Ci rimase davvero male. Come affondare il coltello nella piaga. Era vero, non c'era nessuno a cui potesse fare dei regali, e la persona a cui poteva farli era lì con sé, quindi non aveva molto senso andare a fare shopping con lui. "No! Io...volevo dire che...non volevo dire questo!" cercò di salvarsi l'altro in calcio d'angolo, ma il danno ormai era fatto. "No, hai ragione, non c'è nessuno a cui fare regali, possiamo tornarcene a casa" mormorò il biondo, cambiando direzione. "Bill! Aspetta!" disse l'altro, fermandolo per un braccio. "No! Lasciami!" si lamentò lui, aveva già gli occhi lucidi. "Ho parlato senza neanche pensarci, Bill, sono un idiota. Per me è tutto nuovo, non ho...mai fatto shopping, mai fatto regali. Ma se per te è così importante, faremo dei regali, coraggio, andiamo! Forza! Non voglio vedere più nessun broncio su quel viso! Dobbiamo fare un regalo a Gustav e mi fido del tuo buon gusto, andiamo, su!" lo trascinò verso di sé, nell'altra direzione. Bill si asciugò gli occhi, sorridendo dolcemente "Un regalo a Gustav?" chiese, come riprendendosi. "Certo, non ha mai ricevuto regali in vita sua, è ora che ne riceva uno!" lo rassicurò l'altro. "Potremmo fargli un bel maglione con scollo a V, sono sicuro che gli starebbe benissimo e poi...una tazza per la cioccolata calda e...anche un preparato per cioccolata calda, uno di quelli rinomati e costosi da prendere in cioccolateria, al peperoncino!" Tom sorrise, era proprio vero che bastava pochissimo per far tornare felice Bill, si ripromise di tapparsi la bocca, o di riflettere prima di riaprirla. Comprarono un bel maglione blu e grigio per Gustav, l'immancabile carta da regalo con fantasia ad orsetti e una tazza che col calore cambiava colore. Soddisfatti degli acquisti, più Bill che Tom, in realtà, tornarono a casa dove il primo poté incartare i regali e l'altro iniziò a tirare fuori gli ingredienti per fare i biscotti. La prima infornata Bill la bruciò completamente. "Sono carbonizzati" mormorò, prendendone uno dal vassoio. "Amore, no! Sono solo belli croccanti!" fece Tom, assaggiandone uno. Con grandissima fatica riuscì a mandare giù quel pezzo di carbone, ora sapeva come doveva sentirsi un barbecue in pieno agosto. "Sono bruciati, non mangiarli che ti fanno male!" esclamò lui, buttandoli nella spazzatura. "La seconda volta è quella buona" lo rassicurò Tom, aiutandolo a mettere ordine in cucina per poter ricominciare a fare i biscotti. Finirono all'una di notte, ma ne valse la pena, per il sorriso luminoso di Bill, questo ed altro. Ne sfornarono non si sa quanti vassoi, perché ormai ci avevano preso la mano e il biondo iniziò e disporli in carinissimi sacchettini di stoffa che aveva comprato nel pomeriggio. A Tom, in quel momento, venne un'idea. "Domani ti porto in un posto, ci svegliamo presto" lo avvisò, aiutandolo a fare i fiocchetti. "Agli ordini!" rispose Bill, non facendoci caso più di tanto. Ma l'altro aveva in mente una bella sorpresa per il suo alieno adorato. "Poi passiamo anche da Gustav, però?" chiese, pensando ai regali. "Certo, possiamo vederlo in tarda mattinata e pranzare insieme, che ne dici?" propose il moro. "Mi va! Non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando scarterà i regali!" esclamò Bill, facendo l'ultimo fiocchetto. "Amore, ma non si fanno così i fiocchi..." protestò, guardando quelli fatti da Tom. "Uhm..." fece lui, osservando i propri fiocchi e poi quelli di Bill: la differenza era palese. "Mi insegni?" chiese, sciogliendone uno. "Certo!" ne sciolse uno anche lui, gli si affiancò e passo dopo passo gli fece vedere come si faceva un fiocco che si potesse chiamare tale. "Dove hai imparato a fare tutte...le cose che fai?" chiese Tom, rifacendo i fiocchi, uno ad uno con un'aria serena. "Mia madre" mormorò Bill. "Dov'è?" domandò Tom, sapendo di star toccando un brutto argomento. Bill scosse la testa con un sorriso mesto e gli accarezzò una mano mentre l'altro faceva i fiocchi. Il moro lasciò perdere quello che stava facendo e lo attirò nel suo abbraccio "La mia famiglia è la tua, ora". L'altro sorrise, guardandolo negli occhi "Ma tu non ci parli con loro, non molto, almeno" mormorò Bill. "Ma per te è importante e se può servire a farti felice, li andremo a trovare almeno due volte al mese, che ne dici?" propose Tom. "Per favore" rispose Bill, guardandolo con gli occhi vitrei e un sorriso commosso. "Ti ci porterò di nuovo, va bene? Non essere triste, amore mio" sussurrò il moro, baciandogli tutto il viso. E Bill quella sera si addormentò con quel pensiero, che lo rendeva immensamente felice. Avrebbe passato ancora del tempo con la famiglia di Tom, magari anche lui, pian piano, avrebbe recuperato completamente i rapporti e la cosa lo rendeva felice da morire. "Amore?" lo chiamò, anche se l'altro, poverino, stava per addormentarsi. "Dimmi" rispose il moro, riaprendo gli occhi. "Andiamo a prendere anche dei regali per i tuoi? Domani..." chiese, quasi impaziente. Tom annuì con un sorriso e richiuse gli occhi, stringendoselo contro "Certo, ma ora dormi" mormorò. La mattina dopo si prepararono presto e fecero colazione con gli omini di zenzero preparati la sera prima, dopodiché si misero in macchina e Tom guidò verso il centro "Mi aspetti un attimo in macchina? Devo prendere una cosa qui" disse, lasciandogli un bacio sulle labbra. "Certo, vai pure!" si mise comodo e lo attese. Il moro tornò con due buste: una era enorme, l'altra piccolina. Ci aveva messo quasi mezz'ora. "Lo sai che intanto mi sono fumato due sigarette e ho cantato le canzoni di Natale che passano alla radio?" protestò con una risata. "Scusami, c'è una cosa che va assolutamente fatta!" disse Tom, ridendo insieme a lui. Rimise in moto e la tappa successiva fu la casa-famiglia. "Come mai siamo qui?" chiese Bill, non riuscendo a capire "E' una scuola?" domandò ancora. "Non proprio. Scendi e prendi i biscotti" lo incitò, scendendo dalla macchina e iniziando a trafficare con la busta più piccola: si era comprato una barba da Babbo Natale e un cappello rosso col ponpon bianco e li indossò sul momento. "Tom!" esclamò l'altro, vedendolo: non poté fare a meno di ridere, ci stava piuttosto bene con quel nuovo look. "Andiamo?" disse, prendendo l'altra busta. "Che hai comprato?" chiese il biondo, curioso, portando la busta coi biscotti. "Dei giocattoli. Avevi voglia di fare regali e faremo dei regali, stamattina" spiegò. Ricevuto il permesso della direttrice, poterono entrare e vennero scortati fino alla sala in cui tutti i bambini erano seduti ad unico tavolo per fare i compiti. Difficilmente si possono immaginare le loro espressioni quando videro entrare un Babbo Natale con una busta piena di regali e il suo amico dalle scarpe con le lucine, con un'altra busta. Distribuirono regali e biscotti ad ognuno di loro, rallegrando la mattinata un po' a tutti e ne uscirono più felici che mai. "Come ti è venuta quest'idea?" chiese Bill mentre uscivano. "Non lo so, sono stato ispirato dal tuo spirito natalizio!" gli sorrise, risalendo in macchina con lui. "E' stata davvero una bella idea, mi sento meglio" sospirò Bill, chiudendo gli occhi. "Gusty, sono io!" urlò al telefono. "Ehi! Allora non sei morto! Che fine hai fatto?" chiese l'amico, allegro. "Mi sto godendo le vacanze con la mia dolce metà. Vogliamo vederci da Nando's, vicino ai grandi magazzini?" propose Tom. "Certo, sono libero come l'aria!" "Allora a tra poco, e non farci aspettare, altrimenti Bill ti mangia!" lo minacciò, chiudendo la chiamata. "Ma perché devi farmi passare per quello cattivo?" chiese il biondo, dandogli uno scappellotto. "Ma tu sei cattivo! Sei la regina cattiva delle favole!" "Sono la regina sexy..." lo corresse lui. "Senza ombra di dubbio, sei molto sexy, te lo prendo a morsi quel sedere!" si lasciò sfuggire il moro. "TOM!" scoppiò a ridere Bill, dandogli un pizzicotto sul fianco. "Un regalo? Per me?" chiese Gustav, guardando il pacchetto unico. "Dai, scartalo!" lo incitò Bill, non stando più nella pelle. "Ma perché mi avete fatto un regalo, però?" domandò ancora quello. "Ma come perché? Perché è Natale e si fanno regali alle persone care e amiche" spiegò il biondo con un piccolo sospiro. Gustav era davvero perplesso e Tom rise nel vederlo così, ma alla fine si decise a scartare il regalo. "Oh! Una tazza...Bhè, grazie, ci berrò il caffè la mattina!" disse, allegro. Gli stava piacendo la storia dei regali, iniziava a farci l'abitudine. "Dai, scarta anche il resto!" esclamò Bill. "Piano, piano! Con calma!" fece lui, riprendendo a scartare il resto del regalo. Tom e Bill si lanciarono uno sguardo d'intesa e attesero. "Ma è un maglione! Ed è anche un sacco bello!" si sorprese il povero Gustav, che di maglioni belli forse non ne aveva mai ricevuti. "Ti piace, ti piace?" chiese Bill, sorridendo felice. "Certo che mi piace! Non vedo l'ora di indossarlo, grazie! Come si dice in questi casi? Ma non dovevaaate, non dovevate spendere soldi per me! Basta il pensiero! ...Come sono andato? Ho sempre sognato di dire queste frasi!" e sbottarono tutti e tre a ridere. "Quindi vuoi partire di nuovo?" chiese Gustav a Tom mentre Bill era in bagno. "Voglio fargli passare delle feste serene e se per lui serenità è famiglia, allora famiglia sarà. Ma torneremo presto, promesso, non ti lascio troppo solo!" lo rassicurò il moro. "Ma no, anzi, mi fa felice sapere che torni da loro per le feste, è davvero bello vederti così, credimi Tom e anche lui... lui sembra davvero molto contento ed è grazie a te. Hai visto cosa hai fatto? Senza mandare a puttane niente. Dovresti essere orgoglioso di te stesso!" gli fece notare Gustav. -"Marconi plays the mambo, listen to the radio. Don't you remember we built this city on rock'n roll."- E così partirono di nuovo alla volta di Berlino, il giorno prima della Vigilia di Natale. "Questo è per te" disse Tom, una volta che si furono sistemati sull'aereo, dando a Bill un pacchettino. "Per me?" era sorpreso, non si aspettava un altro regalo dopo l'anello. "E' da parte di Gustav" specificò il moro con un sorriso. "Gustav?" chiese, ancora più sorpreso, iniziando a scartare. Nel pacchetto trovò una scatolina e dentro quella, una collana con una medaglietta sulla quale erano incise le loro iniziali "T & B". "E' meravigliosa" mormorò, indossandola subito, rimirandosela tra le dita. "Ha delle belle idee anche lui, hai visto?" sorrise, baciandogli una clavicola. Bill sorrise a quel gesto e gli lasciò un bacio sulla barba "Sono così contento che rivedremo i tuoi. Li hai avvisati?" "Mamma si è messa a piangere per telefono" disse Tom "E papà, credo sia felice anche lui, anche se non lo dà a vedere". Presero in affitto una macchina e arrivarono fino a casa di Tom per l'ora di cena. "Eccoci qua!" esclamò lui, entrando insieme a Bill dopo che la madre ebbe aperto la porta. Si abbracciarono, salutandosi, come se non si vedessero da secoli e poi la donna li invitò a portare di sopra i bagagli. Sarebbero stati nella vecchia cameretta di Tom: il letto era un po' piccolo, ma sarebbe andato benissimo per loro che amavano dormire abbracciati, stretti stretti. Il padre salutò Bill con un sorriso e lui capì che era grato per quello che stava facendo con Tom, il solo averlo riportato a casa per Natale, per lui, era degno di lode, ma non si espresse, se non con quell'unico sorriso. La mattina della vigilia, Tom e Bill andarono in giro per i mercatini di Natale della città e comprarono dei pensierini per i genitori: optarono per dei saponi fatti in casa, artigianalmente e delle candele fatte con la medesima lavorazione. La sera cenarono loro quattro insieme e aspettarono la mezzanotte per scambiarsi i regali: i genitori di Tom avevano regalato al figlio una tuta di quelle che a lui piacevano tanto quando era più piccolo, ed in effetti le apprezzava ancora; a Bill, invece, la madre aveva fatto una sciarpa a mano, di colore rosso fuoco con le frange bianche e un'enorme B ricamata su un'estremità. Il biondo aveva gli occhi lucidi nello scartarla e se la rimirò tra le mani per minuti interminabili. "E ora non metterti a piangere!" scherzò Tom, abbracciandoselo contro, riempiendogli il viso di baci: ormai sapeva meglio di chiunque altro quanto Bill fosse incline al pianto. Si ritirarono in camera di Tom verso l'una di notte e, abbandonati i vestiti su una sedia, s'infilarono sotto le coperte con i soli boxer addosso, stringendosi l'uno all'altro per scaldarsi. "Non riesco a dormire" disse Bill, dopo minuti che gli sembrarono interminabili. "Qualcosa non va?" domandò Tom, accarezzandogli una spalla. "No, certo che no. Sai cosa si dice?" "Cosa si dice?" chiese il moro, curioso. "Che quando la realtà è finalmente più bella dei tuoi sogni, non riesci a dormire" mormorò il biondo. "Ed è così che ti senti?" domandò ancora Tom, col cuore che gli batteva fortissimo. L'altro annuì, poggiando la guancia contro il petto del moro, accarezzandogli l'addome scolpito. "Non credevo di poter essere così felice, vedendo un'altra persona esserlo" confessò lui. Bill sorrise "L'amore può fare questo effetto, te lo avevo detto. Non credo ti ringrazierò mai abbastanza per avermi portato qui. Hai condiviso la tua famiglia con me, il loro Natale con me.." "Bill, guarda che è merito tuo se ho ripreso i rapporti con loro, mi sembra il minimo, non ti pare?" gli fece notare Tom. Il biondo sollevò il viso per baciarlo sulle labbra, continuando ad accarezzare quell'addome scolpito che lo mandava in visibilio in pochissimi secondi. Il moro gli fece schiudere gentilmente le labbra, con una lieve pressione della lingua, cosicché potesse avere libero accesso alla sua bocca, e ne assaggiò dolcemente ogni centimetro, fin dove riusciva ad arrivare col proprio muscolo granulato, dando vita ad un bacio lungo ed appassionato.
  
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